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Autore: LeslieCyanide    19/07/2011    6 recensioni
Solo una delle numerose storie che la mia mente elabora durante notti passate a pensare. Una specie di rivalsa sulla mia vita, vediamola così. In un mondo come questo, la fantasia e l'immaginazioni sono le uniche cose capaci di farci evadere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Seven

-Les, ripetimi un po’, con chi è che vorresti uscire stasera?- Era la terza volta che mi faceva la stessa domanda da quando ci eravamo sedute a tavola, senza contare le due volte mentre preparavamo la cena. Smisi di giocherellare con le carote, accatastandole da una parte del piatto come facevo sempre, e posai la forchetta sul tavolo con aria esasperata. –Con un ragazzo della mia scuola, Billie Joe. Mi porta a sentire la sua band suonare, d’accordo? Finiscila con il terzo grado mamma, lo sai benissimo che puoi fidarti di me.- Risposi, con un tono irritato. Lei abbassò lo sguardo, e sbiascicò qualche parola per giustificarsi, ma io replicai, evitando di far cadere lì l’argomento, e cogliendo l’occasione per rivelarle tutto ciò che pensavo e che non avevo mai avuto il coraggio di dire. –Lo so, mamma, lo so benissimo che non sei abituata a cose del genere. Hai sempre avuto a che fare con una persona come me, che preferisce rimanere da sola che mischiarsi con tutta la merda che c’è in giro, lo capisco, non pensare che io sia all’oscuro di tutto o che non mi renda conto del fatto che non ho amici. Ma adesso ho trovato una persona con cui posso essere me stessa, con cui condividere qualcosa, dovresti essere contenta, no?!- Mi fissava stupefatta. Non le avevo mai detto cose del genere, così, su due piedi. Eppure l’avevo appena fatto, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo. –Io.. Mi dispiace, Les. Non volevo..- Disse sotto voce, fissando il piatto. –E’ ovvio che sono felice per te, come potrei non esserlo? E’ solo che, non so, non so cosa mi sia preso.- La capivo, in fondo, ma non aveva il diritto di trattarmi come se fossi una bambina. Andare a vedere una band suonare con un amico, non mi sembrava niente di particolarmente allarmante. Ma lei era convinta che io mi facessi infinocchiare da qualche ragazzino idiota, le si leggeva nello sguardo. Temeva che mi innamorassi, era così evidente. Ma, in realtà, le sue paure erano fondate? .

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Guardai l’orologio, 9.25. Uscii salutando mia madre, che, come al solito, si raccomandò di non fare troppo tardi. Trovai Billie Joe ad aspettarmi davanti casa. –Sei in anticipo!- Dissi ridendo. Lui diventò rosso, e abbassò lo sguardo. Sorrisi, e rimasi a scrutarlo per qualche secondo. Dio, quanto mi piaceva. Cosa c’era di male ad ammettere l’evidenza? Era così, c’era qualcosa in lui che mi aveva affascinata dal primo momento. Non era di quei ragazzi oggettivamente belli, anzi. Era basso, goffo e con i denti storti, ma per me era come se avessi davanti la perfezione. Lo guardavo, e sentivo lo stomaco contorcersi. Erano quelle le tanto famose ‘farfalle’? Non le avevo mai provate guardando nessuno. Tutto ciò che desideravo era sedermi accanto a lui, guardarlo sorridere e potermi perdere nei suoi occhi. Era questo l’amore? Non sapevo darmi una risposta, e il dubbio mi torturava. Mi destai dai quei pensieri all’improvviso. Mi abbassai, guardandolo, permettendogli di fare lo stesso nonostante continuasse a fissare l’asfalto, e gli sorrisi. Anche lui fece lo stesso. –Si, beh, sono uscito di casa un po’ prima, temendo di non riuscire a ritrovare la tua, ma l’ho trovata subito.- Rispose farfugliando e grattandosi nervosamente la testa. –Oh, d’accordo. Piuttosto, come hai fatto a trovare casa mia? Non ti ho mai detto dove abito, adesso che ci penso!- Sgranò di colpo gli occhi, e iniziò a sbiascicare parole sconnesse. Beh, non mi importava come aveva fatto a trovare casa mia, in realtà. Mi dispiaceva vederlo così imbarazzato, quindi, sorridendo, lo presi sottobraccio. –Allora, dove si va, rockstar?- Rise. Improvvisamente mi resi conto di quanto fossero fondamentali per me le sue risate, e di quanto potessero mancarmi quando non era con me. Staccò il suo braccio dal mio e mi prese la mano. Sentii distintamente una scarica elettrica partire dall’avambraccio e disperdersi in tutto il corpo. –Vieni con me, preparati ad entrare in paradiso!- Esclamò con fare solenne, iniziando a camminare. .

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Fumo, puzza di sudore e musica, tutto ciò che distinsi dopo che Billie Joe ebbe spalancato la porta dello strano locale. Tossii, e strizzai gli occhi. Li riaprii, rimanendo affascinata dalla visione. Un piccolo palco, una band che suonava, una trentina di ragazzi sotto il palco che cantavano, urlavano e pogavano come se la loro vita non dipendesse da altro. E in effetti era così, quella era la loro vita. E subito scoprii che quella era anche la mia. Quell’atmosfera così ovattata, quei ragazzi che non avevi mai visto ma che ti capivano più di chiunque altro, ti facevano sentire in famiglia, era meraviglioso. Solo dopo qualche minuto mi resi conto di essere impalata in mezzo alla sala, in trance, con Billie Joe che mi guardava sorridendo. Aveva intuito esattamente il mio stato d’animo, perché era anche il suo, e quello di chiunque altro in quel bugigattolo. -Vieni, ti presento i miei amici!- Mi trascinò dietro il palco, senza lasciare la mia mano. –Hey, ragazzi, lei è Les, la ragazza di cui vi parlavo! Les, loro sono Mike e Al!- Disse, indicando i due ragazzi mentre scandiva i loro nomi. Uno, Al, fece capolino da dietro una batteria, e agitò la mano in segno di saluto, senza però avvicinarsi. L’altro, completando l’accordatura del suo basso, si avvicinò sorridendo, e mi strinse la mano. –Ciao Les, Billie ci ha parlato tanto di te! Dice che sei una tosta, è così?- Rise, per poi rivolgersi a Billie Joe. –Tu, brutto cretino, sei in ritardo! Tocca a noi adesso! Muovi le chiappe e vai a prendere la tua chitarra, tra due minuti dobbiamo essere su quel fottuto palco!- Erano molto agitati, solo in quel momento me ne resi conto. Li capii, in un certo senso. Io non sarei mai e poi mai riuscita a salire su un palco, suonare o cantare davanti ad altre persone. Mi lasciò la mano e si allontanò, per prendere la sua chitarra. Che magnifico strumento che possedeva. Una stratocaster azzurra, piena di adesivi e scritte, un po’ malconcia. Quanto mi sarebbe piaciuto avere una chitarra, imparare a suonarla, era il mio sogno. –Tocca a noi, Les!- Mi venne vicino. –Grandi, spaccate il culo a tutti!- Ci scambiammo un sorriso, e mi allontanai, andandomi a posizionare sotto il palco.

-Noi siamo gli Sweet Children, e questa canzone si chiama Going To Pasalaqua!- Billie Joe afferrò il microfono, e scandì queste parole con una grinta che non mi sarei mai aspettata da lui. Quel ragazzo, all’apparenza così chiuso, su quel palco sembrava un’altra persona. Silenzio. Primo accordo. Caos totale. Questa sequenza avvenne in una frazione di secondo, e in un tempo altrettanto breve mi ritrovai in un vortice di persone che si spingevano a vicenda e urlavano. Sentii la testa girare vorticosamente e rischiai di cadere a terra più volte. Ma poi quello strano ballo mi coinvolse. Ascoltavo la musica, quella bellissima musica, la sentivo dentro. Quattro canzoni passarono velocemente, non me ne accorsi nemmeno.
L’interruzione della musica mi destò da quello stato di trance, in cui non ti importa altro che continuare ad ascoltare. Tutti si fermarono. Uscii dalla matassa di persone accalcate, dirigendomi verso il retro del palco. Vidi i tre ragazzi, e corsi verso di loro. –Dio mio, ma cosa siete? Siete stati fantastici a dir poco!- Al e Mike mi sorrisero, ringraziandomi. Billie Joe si avvicinò, e in meno di un secondo mi ritrovai tra le sue braccia. Mi stringeva forte. In un primo momento rimasi spiazzata, ma poi feci lo stesso, appoggiando il viso sul suo collo. Sarei rimasta in quella posizione a vita. Era così dolce con me, una dolcezza che mai ti aspetteresti da un ragazzo del genere. L’amavo, ora ne ero certa.

-Cyanide.

  
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