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Autore: PrincesMonica    19/07/2011    9 recensioni
E' una FF che mi è nata dopo i Concerti Italiani. non so da dove sia uscite, comunque è stranamente Tenerosa. Jared si mette in relazione con una ragazza un po' diversa dalle solite e che lavora per loro. Riuscirà a capire che cosa vuole?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8
 
Jared era insofferente verso qualsiasi cosa e questo includeva la sua famiglia, i suoi pochi amici, il suo lavoro.
Ancora un concerto, l’ultimo e poi sarebbe scomparso. Aveva deciso, se ne sarebbe andato via per un po’, disperso in un paese del terzo, quarto mondo, e avrebbe lasciato la notorietà. Fanculo a tutto e a tutti. Aveva bisogno di stare solo. Odiava quegli sguardi pietosi che gli lanciava la gente, consapevole che era stato scaricato prima ancora di dichiararsi. Era mai stato così sfigato? No, almeno quando ci provava a scuola, le ragazze lo scaricavano subito dopo la dichiarazione.
Sospirò di nuovo. Si rendeva conto che sembrava un vecchio rompipalle e che nessuno, neppure Emma o Shannon, riuscivano a gestirlo. E poi perchè? Per una ragazza?
No, per l’unica ragazza per la quale valeva la pena di deprimersi anni dopo la sua prima delusione amorosa, questo era da ammettere.
Prese dal frigo il cartone del latte di soia e ne bevette un gran sorso più per fare qualcosa che per vera voglia di latte, poi si accorse di non essere solo: Silenziosa come un gatto, e con la stessa espressione furba, Emma lo fissava immobile seduta su una sedia della cucina.
“Buongiorno Jared.”
“Che ci fai qui?” lei alzò un sopracciglio.
“Ti ricordi che dobbiamo andare a fare le prove? Mi hai chiesto tu di venirti a prendere.”
“Sì, lo so, ma è presto.”
“Jared... sono quasi le due.”
“Cosa? Non dire cazzate.” Emma si limitò ad indicare l’orologio digitale del forno e Jared strabuzzò gli occhi “non mi ero accorto che fosse così tardi. Dammi... dammi il tempo di fare una doccia e sarò da te.”
“Va bene.”
Jared salì di corsa in bagno: quell’arrivo di Emma lo aveva scombussolato. Era così preso dai suoi pensieri che neanche si era accorto di aver perso così tanto tempo e non era cosa buona. Doveva andare a provare, l’ultimo show, l’ultima apparizione e poi basta. Almeno li doveva dare il meglio del meglio, dimenticarsi Zoe, far finta che non fosse mai entrata nella sua vita. Era l’unico modo per poter trovare un minimo di tranquillità.
Si congraturò con se stesso per averci messo meno del tempo richiesto ad Emma e scese quasi correndo, con i capelli ancora leggermente umidi. Trovò la sua segretaria nella stessa posizione nella quale l’aveva lasciata, inviperita con lo sguardo fiammeggiante. Non gli ci volle molto per capire il perchè.
Una ragazza bionda, dalle lunghe gambe praticamente nude grazie ad una culotte nera, con solo una maglietta addosso stava mettendo a  soqquadro la cucina alla ricerca di una macchinetta per fare il caffè, almeno era quello che lui stava capendo dai suoi borbottii inconsulti.
“Ma è possibile che in questa casa non si trovi niente tranne preservativi?” gli chiese sorridendo.
“Quelli sono essenziali, il caffè no.” La interruppe Jared. “Lo sai che te ne devi andare? Devo uscire.”
“Oh, mi stai cacciando?”
“In parole povere sì. Scusa, ma sono di fretta.”
La ragazza, una bambolina senza curve, lo fissò imbronciata, ma non disse nulla, si limitò ad alzare le spalle ed andare a recuperare i suoi vestiti sparsi per la casa.
“Cinque minuti che se ne va e poi possiamo andare anche noi.”
“Se fossi stata io, ti avrei minimo minimo dato un calcio nei gioielli di famiglia.”
“E perchè di grazia?”
“Perchè non sei stato molto gentile a mandarla fuori, visto che mi pare evidente che stanotte non ti sei fatto molto scrupoli a portartela a letto.”
“Perchè, avrei dovuto farci altro, secondo te?”
La manata che Emma diede al tavolo gli fece paura.
“Sei un idiota imbecille. E la cosa incredibile è che fai di tutto per esserlo. Ma è possibile che te le trovi tutte con lo stampino? Bionde, giovani, possibilmente sceme. Quando metterai la testa a posto?”
“Mai.” Disse lui indifferente, almeno all’apparenza. La testa a posto l’avrebbe voluta mettere qualche mese prima, ma qualcuno aveva giocato sporco e non ci era riuscito. Che poi Zoe non aveva fatto nulla di male, aveva semplicemente voluto andare avanti ed aveva fatto bene.
“Paura eh?”
“Di cosa?”
La ragazza bionda tornò in cucina e gli diede un leggero bacio sulle labbra, fuggevole come una farfalla, che infastidì per primo Jared e poi la segretaria.
“Ci sentiamo per questa sera.”
“Non credo proprio.” Mormorò lui, ma quella era già sparita oltre la porta. “Allora, direi che dobbiamo andare, altrimenti facciamo troppo tardi.”
“E invece no, adesso tu vieni qui e parliamo seriamente.”
“Emma, siamo tardi.”
“Shannon aspetterà per una volta nella sua vita, come fa aspettare noi. Quindi ora fermati.”
Jared si appoggiò allo stipite della porta incrociando le braccia: sapeva che quando Emma aveva quell’atteggiamento combattivo, le cose si facevano dure e quindi che sarebbe stata una lunga ed intensa chiacchierata.
“Tu hai paura di innamorarti. Anzi, peggio, hai paura di andare da lei a dirle che sei innamorato.”
“Ti avviso, in modo che tu sappia fin da subito: stai attenta a quello che dici. Stai molto attenta.”
“Me ne fotto altamente dei tuoi avvisi.” Silenzio teso, terribile. Loro non litigavano mai, di norma si sapevano capire al volo e soprattutto sapevano incontrarsi e a raggiungere compromessi fondamentali per il lavoro e per il loro rapporto personale. Arrivare a quel silenzio così carico, significava solo che la sopportazione di Emma era arrivata al limite.
“Emma, che cosa vuoi?”
“Cosa voglio io? Ti faccio la lista? Primo, vorrei che tu tornassi ad avere un peso da essere umano vivente e non da zombie. Poi vorrei che fossi un po’ più amabile con chi ti intervista, o con chi ti rivolge la parola, ivi incluse le Echelon che sì, a volte saranno un po’ invadenti, ma sono anche quelle persone che ti seguono, che ti mantengono e che credono in te e quindi meritano del rispetto che non stai dando loro. E, cosa principale, vorrei che tu e nessun altro, tornassi a sorridere. Sono stufa di vederti in questo stato. Non fai che girare da una città all’altra, tra le cosce di una bambola come quella che è appena uscita da qui di cui, ci scommetto, neanche ricordi il nome.” Dato che Jared non parlò, lo prese come una conferma della sua teoria. “Sai quello che mi fa incazzare di più?” Domandò in maniera quasi dolce. “Ti basterebbe così poco per essere felice. Un niente, solo una parola e invece ti ostini a vivere la tua vita così giorno dopo giorno trascinandoti come un... idiota. Basterebbe così poco....”
“Non dirlo.”
“Invece sì. Tutti hanno paura di fare il nome di Colei che non deve essere nominata, neanche fosse Voldemort. Bene, non lo dicono loro? Lo farò io. Zoe. Un nome, una condanna.”
“Smettila! Zoe ha preso la sua decisione ed è giusto così!”
“E certo, come se tu avessi sempre seguito quello che dicono gli altri e non avessi mai fatto di testa tua. La assecondi solo perchè hai paura che le cose possano essere diverse. Bhe Jared, ti dico una notizia in anteprima: i cambiamenti portano a dolore, ma anche a felicità. Aver paura di provare queste cose è un comportamento degno di un bambino e tu hai quarantanni a breve, hai passato da parecchio l’infanzia.”
Jared non sapeva se temere più Emma o le sue parole. Sapeva che la sua segretaria aveva ragione e proprio per questo il parlarne con lei gli faceva male.
Zoe gli aveva scavato un buco nel cuore e quel che peggio si stava allargando.
“Non devi far null’altro che andare da lei a parlare. Dimostrarle che non sei il solito, ma qualcuno di speciale per lei.”
 
“Sei gentile, ma io non bevo questo caffè.” Fece Zoe, prendendo il bicchiere di Carta di Starbucks e mettendoglielo vicino al suo.
“Perchè?”
“Perchè non mi piace, Jared.”
Erano al secondo piano di uno dei più grandi Starbucks di Melburne. Avevano un paio di giorni di pausa tra un concerto e l’altro e quindi avevano deciso di fare un giro nella città australiana. Faceva caldo e Jared aveva preferito una spremuta e pensava che Zoe potesse volere un caffè, dato che era quella che ne beveva di più in tour bus.
“Io credevo che il caffè fosse la tua benzina.” Lei sorrise e andò al bancone a prendersi una cioccolata con il caramello e un muffins, visto che a differenza del suo capo, lei mangiava, poi tornò davanti a lui che la fissava un po’ rabbuiato.
“Lo è, Jared, ma il caffè vero, non quello lungo ed acquoso.Ma veramente grazie del pensiero. Vuoi un po’ di Muffins ai Mirtilli?”
“No.” Dal tono Zoe capì che era ancora un po’ offeso e sorrise.
“Mia zia fin dal primo viaggio in Italia, si portò dietro una moka e una macchinetta per l’espresso, una di quelle serie. E ne prese una anche per me e mamma. Ho praticamente vissuto con il caffè ristretto, è quello che mi ha permesso di laurearmi.” Rise “Insomma, adesso non posso apprezzare cose simili.” Disse indicando il bicchiere ancora fumante.
Jared sospirò.
“Ok, la prossima volta ti prendo altro.”
“Molto meglio.”
Finalmente lui sorrise e si appoggiò alla sedia, totalmente rilassato.
Molto lentamente stava imparando a conoscerla. Dal loro primo giro da Arnold fino a quel momento, avevano passato un sacco di tempo a parlare. E incredibilmente si era anche aperto molto, parlandole di cose private che normalmente non erano argomenti di discussione con chiunque, ma solo con Shannon. Era una sensazione particolare di cui, inizialmente, aveva avuto paura. Aveva creduto che quanto prima avrebbe visto quelle cose pubblicate da qualche parte, invece Zoe aveva tenuto per se le confessioni più o meno lucide che lui le aveva fatto. Forse era per quel motivo che continuava ad usarla come sfogatoio. Oltre al fatto che si stava seriamente affezzionando e che, da un paio di giorni a quella parte, aveva una insana voglia di toccarla, sfiorarla. L’aveva vista con Emma a giocare in piscina e c’era stato un secondo in cui si era ritrovato senza pensieri, il cuore si era fermato per un battito e il mondo era scomparso. C’erano solo loro. Era stata quella sensazione a fargli decidere che voleva provarci. Magari sarebbe durata un niente, il tempo di una notte, ma valeva la pena tentare. Zoe era diversa. Le diceva di no. Come per il caffè.
“Non ti pesa girare con noi tutto il tempo? La tua vita privata non ne risente?”
“Quale vita privata? Al di fuori del lavoro e degli Echelon non ho grandi frequentazioni. Quando ho iniziato a seguire voi, le mie vecchie amiche si sono defilate. Non amavano i concerti, l’idea di fare street team. Loro adesso sono sposate e figliate, io... io sono sola.” E si mangiò un pezzo di muffin.
“Non mi sembri così disperata. Pensavo che per voi donne il principe azzurro fosse la prima cosa da trovare per essere felici.”
Zoe lo guardò seria. Improvvisamente aveva abbandonato il sorriso che aveva sulle labbra ed era diventata l’efficente aiuto segretaria che era diventa.
“Ogni bambina viene cresciuta con lo stereotipo della principessa che viene salvata e poi amata per sempre dal principe azzurro. Da piccole ci crediamo sul serio, vogliamo diventare delle regine da grandi, con un gran castello, qualche pargolo bellissimo e ovviamente un marito che ci ama e ci venera, un vero Re. Crescendo tutte noi, o quasi, capiamo che il mito del principe azzurro è una cazzata, che noi donne abbiamo l’incredibile e sottovalutata capacità di prenderci cura di noi stesse e di riuscire esattamente a salvarci da sole dal terribile drago.”
“Sembra che stai dicendo che siamo superflui.”
“Oh no, questo mai. Dico solo che una volta per essere donna dovevi avere un uomo. Ora per essere donna basta essere se stesse. Capisci? È una differenza piccola, ma incredibile.”
“Meglio così, le donne per essere sexy devono essere se stesse, non far finta di essere quello che non sono*.”
“Se lo dici tu....”
“Dici che non è vero?”
“Onestamente parlando, non ni pare che quelle che ti porti a letto siano così se stesse. Sono tutte uguali, tutte alla ricerca di essere qualcosa che non saranno mai. Sono starlettine identiche tra loro.”
Jared sorrise muovendosi sulla sedia. Si appoggiò al tavolo avvicinandosi a lei.
“Touchè, ma qui si parla di scopate estemporanee, qualcosa che dura una notte e basta, perchè mi devo mettere a cercare qualcuno di serio se il giorno dopo non la vedrò più?”
“Forse perchè sarebbe il caso di mettere un po’ la testa a posto. Hai una certa età ormai.”
“Non ho trovato la donna giusta. Per ora.” E sorrise malizioso facendole partire un brivido dietro la schiena. In quel periodo Jared le stava particolarmente appresso, in barba alla sua idea di non relazionarsi troppo con la band. Però le piaceva, soprattutto in quei brevi attimi nei quali lui la toccava. Aveva delle mani morbide, nonostante i calli sulle dita dati dalle corde delle chitarre. E poi sembrava facesse apposta a toccarla nei punti più sensibili, come se sapesse che a lei piaceva, anche se capiva che lo faceva assolutamente in buona fede. “E tu che cerchi nel tuo uomo ideale?”
“Non ho un ideale maschile. Mi sono piaciuti diversi ragazzi e ognuno aveva qualcosa di particolare. So per certo che per poter stare con lui deve amarmi sul serio, oltre che essere bravo a letto. Non posso pensare di vivere la vita con uno che non sa scopare. La condizione primaria è che ci sia compatibilità fisica, altrimenti mancherà sempre qualcosa e a quel punto si sarebbe solo amici. E poi...”Si bloccò.
“E poi? Dai, stava diventando un discorso molto divertente.”
Zoe girò quel poco che restava della cioccolata con il bastoncino di legno, poi finì.
“E poi vorrei che il mio lui mi sapesse stupire facendo qualcosa che normalmente non farebbe mai.”
“E così sarebbe qualcosa che non è... non decade tutto?”
“No, non hai capito. Ti faccio un esempio. Hai presente Pretty Woman vero?” Lui annuì con un sbrilluccichio sarcastico negli occhi grigi “Ecco, alla fine Richard Gere va a dire a Julia Roberts che la ama e lo fa salendo sulla scala antiincendio del suo palazzo. Ma tutti sappiamo che lui ha paura dell’altezza, ma per lei fa quella follia, per lei si arrampica per dimostrarle che farebbe di tutto. Ecco, io intendo una cosa simile, capisci?”
“Sì e lo trovo inutile. Se una ti piace glielo dici e fine.”
“Ma tu sei un uomo e quindi non sei alla disperata ricerca del gesto romantico, di quella cosa da principe azzurro. Noi cresciamo con la folle idea che prima o poi ci capiterà una cosa simile. E a ben poche principesse capita una cosa simile. Vorrei essere una di quelle fortunate, ma è impossibile, dato che sono destinata a restare da sola.”
“E questa cazzata da dove spunta?”
“Io sono troppo complicata per stare con qualcuno. Ho troppo bisogno dei miei spazi e dei miei tempi e questo è qualcosa che rende difficoltosa una convivenza. I miei ex mal sopportavano, per esempio, che facessi i miei viaggi per venire a vedervi. Erano gelosi di voi e in parte lo posso anche capire: marte è sempre stata la prima cosa nella mia vita. Tutto il resto, mamma a parte, veniva dopo. Ci credo che i miei ragazzi si sentivano messi da parte, ma evidentemente non li amavo abbastanza. Quando e se troverò l’uomo della mia vita, sarà lui il mio primo pensiero la mattina, non voi.”
Jared rimase stupito ancora una volta. Non aveva paura di dire le cose come pensava e soprattutto aveva una criticità verso se stessa piuttosto accentuata e non si faceva problemi a dirlo. E non ultimo, riusciva far crescere il suo ego per il lavoro svolto, piuttosto che per il lui uomo.
“Sei interessante, Zoe, veramente tanto.”
“Insomma, mi sento piuttosto... noiosa come poche.”
“Questo lo credi tu, bambina. A me piaci.”
 
Fissò Emma in maniera tale che la donna credette stesse per liquefarsi. Era prossimo alle lacrime, ma sapeva che Jared non si sarebbe mai macchiato di quella debolezza di fronte a lei. Ma di certo il discorso forse stava facendo il suo effetto e solo questo bastava.
Poi suonò il campanello e l’apparente magia finì, fino a quando Emma non vide apparire in cucina Tim. Che ci faceva li? Dovevano trovarsi per le prove, non alla Mars house.
“Ehy, ciao. Disturbo? Ho interrotto qualcosa di importante fra voi?”
“No, lo stavo solo sgridando.”
“Detta così sembra che sia un bambino.” Lei rise.
“Per me lo sei, almeno fino a quando non dimostrerai il contrario.” Tim spostò lo sguardo da uno all’altra senza capire bene il succo del discorso e quindi Emma spiegò “Stavamo parlando di Zoe.” Lui si illuminò.
“Perfetto, anche io ero venuto qui per quello.”
“No, basta, non ti ci mettere anche tu. E soprattutto fatti i cazzi tuoi e non i miei.” Urlò Jared.
“Io non mi faccio i cazzi tuoi, io sono solo preoccupato per Zoe.”  Jared sbiancò.
“Le è successo qualcosa?”
“No, a parte che è infelice. E per questo che devi andare da lei.”
“Lei non ha bisogno di essere salvata.” Disse Jared tranquillo, ricordando la loro chiacchierata a Melburne. Zoe sopravviveva alla grande da sola, era una donna fortissima, aveva carattere e tempra giusta, non aveva bisogno di lui per stare bene.
“Jared, sei tu che devi essere salvato. E solo lei lo può fare.”
 
 
 
*Lo ha dischiarato lui stesso nell’intervista di Cosmopolitan UK.
L’entrata in campo della bionda non ha nulla a che fare con la signorina di Saint Tropez. Era nella mia Fan Fiction prima dell’uscita delle foto.
   
 
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