Videogiochi > Final Fantasy VIII
Segui la storia  |       
Autore: Ashbear    22/03/2006    1 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

One fire burns out another's burning,
One pain is lessen'd by another's anguish.

--William Shakespeare

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ XVII. FRIZIONE ~

Fin dagli inizi del tempo, gli uomini sognano e i poeti scrivono, le guerre scoppiano e le vite vengono rovinate. Perché la vita è finita in un batter d'occhio, una frazione di tempo nella storia. Il massimo che possiamo sperare è di avere un momento nel tempo; un momento che renda la vita degna di essere vissuta. Il dolore e il dispiacere svaniscono a confronto di quel momento. Molti trascorrono l'eternità sognando di un momento tale. Due persone avevano trovato quel momento. Con un unico bacio, la vita aveva un nuovo significato, una passione ravvivata, uno scopo... l'altro.

Le sue labbra, il suo respiro, tutto... era lui. Rinoa non voleva fare altro che allontanarsi, ma sapeva che non sarebbe successo. Aveva bisogno di lui, più di quanto fosse umanamente possibile. Il suo spirito era stato spezzato, e con questo, la fiducia era svanita. L'amore non è nulla senza fiducia.

L'unico modo per fidarsi ancora era concedersi quel piacere, ignorare il dolore, dimenticare il passato e andare avanti. In quel momento, aveva bisogno di sentirlo, sentire il suo battito, e sentire la sua pelle contro di sé. Dannazione a lui... tutto da un solo bacio, una semplice richiesta.

Da parte sua, lui rifiutava di cedere. Quel momento sarebbe finito troppo presto, non importava quanto sarebbe durato. E aveva paura. Paura che lei se ne sarebbe andata, come prima... paura di essere solo. Ma soprattutto, paura di chi era diventato, una pura ombra di se stesso. Non era nulla senza di lei. Alla fine, Squall capì questo.

Lo fece lei. Per quanto fosse difficile, fu lei a spezzare il contatto.

"Squall," disse dolcemente guardando l'anello di sua madre intorno al collo di lui. "Mi dispiace. Non so cosa pensare adesso... non so cosa sentire."

Lui le accarezzò una guancia mentre lei piegava la testa verso il suo tocco.

"Smetti di provare, Rin. Smetti di provare a pensare, di provare a sentire," disse in un sussurro rispetto al suo timbro solito. "Semplicemente senti."

Lei chiuse gli occhi per un secondo, i pensieri che correvano veloci. Rinoa stava per affermare a voce alta la sua decisione, ma prima che se ne rendesse conto, lui si chinò e la afferrò con una passione che lei aveva sognato così spesso. Le mani di lui raggiunsero la sua schiena mentre le sue labbra incontravano appassionatamente quelle di lei. Guidando il suo corpo contro di sé, lui iniziò a distendersi sul tappeto. La sua schiena toccò il pavimento mentre lei giaceva sopra di lui. Nessuno dei due parlava, nessuno dei due avrebbe potuto, mentre ogni secondo si faceva più acceso.

Dannazione a lui ancora una volta, come sapeva cosa aveva deciso? Si meritavano quella notte. Avevano bisogno di quella notte. Il futuro di lei non era di speranza, il meglio che potesse fare era vivere nel presente, quel momento... quello che molti possono soltanto sognare.

Le mani di lui trovarono la strada per la sua maglia, mentre iniziava silenziosamente a toglierla. Per un secondo lei si fermò, così come il cuore di lui. Ma lei sorrise soltanto e lo aiutò a levare l'indumento. Quando questa faccenda fu sistemata, lui si tirò su a sedere, impercettibilmente, togliendosi la maglia. Rinoa allungò le mani a toccargli il petto, la pelle... permettendosi di ricordare. Le sensazioni correvano lungo il suo corpo dalle punte delle dita, mentre incontravano la sua carne.

Il fuoco gli illuminava gli occhi. Ogni sfumatura risaltava, colori mai visti riflessi dalle fiamme. Ancora, Rinoa sentì il travolgente bisogno di sentire le sue labbra, la sua bocca, e la sua lingua. Tutto quello che era lui. Abbassò il proprio corpo su quello di lui, mentre lui allungava le braccia sulla sua pelle nuda. Prima che le loro labbra potessero incontrarsi ancora, lei sussultò quando le costole di lui incontrarono le sue.

Lui si bloccò.

Rinoa si tirò su a sedere, mentre Squall rimaneva steso sotto di lei. Lui fece scorrere teneramente le dita sui lividi neri e violacei sul suo fianco; lei sussultò per il doloroso contatto. Con la più profonda preoccupazione, gli occhi di lui incontrarono quelli di lei. Annuì silenziosamente, dandogli il permesso di fare ciò che gli aveva ferventemente negato prima.

Attentamente, lui posò le punte delle dita sui lividi, mentre una luce ambrata irradiava dal contatto. I colori scuri gradualmente svanirono in quelli più chiari, ma senza mai sparire completamente. Con un sorriso stanco, prese la mano di lui dal suo fianco. Intrecciando teneramente le loro dita, lei mimò con le labbra un "grazie." Lui la guardò con intensità e preoccupazione prima di quello che sembrava essere un piccolissimo sorriso... una sensazione estranea per lui per più di due anni.

Lei si abbassò su di lui, il viso vicino al suo, ma senza incontrarlo. Allungando il suo corpo, Rinoa gli baciò dolcemente le tempie, poi si abbassò appena e gli baciò lo sfregio. Qualcosa che desiderava poter cancellare; eppure anche le magie avevano dei limiti. Gli sfregi che entrambi portavano non sarebbero mai scomparsi. Mai svaniti. Allungando la mano libera passò le dita tra i suoi capelli, ricordando quanto lunghi erano di solito.

"Hai i capelli più corti", disse lei quasi stuzzicandolo.

Lui ricambiò il gesto, sistemandole qualche ciocca dietro le orecchie.

"Anche tu. Abbiamo fatto quello che dovevamo per sopravvivere."

Rinoa ridacchiò apertamente, "hai dovuto tagliarti i capelli? Penso che sia un po' stiracchiata."

Gli posò un tenero bacio sulle labbra, che lui cercò disperatamente di continuare quando lei si allontanò.

"Dovevo provare a dimenticare chi ero... chi eravamo. Non voglio dimenticare... per favore... aiutami a ricordare."

Acconsentendo alle sue preghiere, si premette contro di lui con forza, lasciandogli sentire ogni centimetro del suo corpo. Lui poteva sentire l'aroma del sapone, dello shampoo, e della lozione alla vaniglia che aveva usato prima, nella casetta. Ogni profumo lo eccitava di più, mentre il suo corpo ricordava quello che la sua mente cercava enormemente di reprimere. Portando le mani dietro alla sua schiena, Squall le slacciò senza sforzo il reggiseno. Aveva avuto ragione quel primo giorno, a Balamb, lui era diventato un professionista con il tempo.

Lui afferrò la spallina e gettò velocemente l'indumento sopra la sua testa. Un piccolo respiro le sfuggì dalle labbra mentre le loro labbra si incontravano e il loro petto nudo si incontrava. Questa volta non si tirò indietro mentre lui ricambiava profondamente il bacio.

Senza mai lasciarla andare, le posò una mano sulla nuca, e gentilmente, amorevolmente la fece rotolare sulla schiena, permettendosi di prendere la posizione dominante. Rinoa gli slacciò la cintura, di nuovo, qualcosa con cui non doveva più armeggiare a lungo. Gettò i pantaloni da parte, come lui aveva fatto con il reggiseno, mentre i vestiti venivano lanciati e sparsi lungo tutta la piccola stanza. Era passato così tanto tempo, eppure sembrava che fosse ieri quando erano stati nella stessa posizione. Tutto tornò, suoni, immagini, ricordi. Il loro passato divenne il presente, perché in quel momento erano lo Squall Leonhart e la Rinoa Heartilly di tempo prima.

Quando i loro corpi finalmente si unirono lui la guardò; stava sotto di lui bella come sempre.

"Hyne, mi sei mancata, Rinoa. Non ho mai saputo quanto mi sarebbe mancata questa vicinanza."

Lei lo guardò a sua volta, posandogli una mano sulla guancia, "dimmi solo che sei reale."

Accarezzandole le spalle e le braccia, lui le guardò nell'anima rassicurandola, "sono davvero qui."

Chiudendo gli occhi, Squall combatté con la sua mente. Così tante volte aveva immaginato questa situazione; era l'unico modo in cui poteva andare avanti quando lei non c'era. Ma poi, quando apriva gli occhi, non era mai lei insieme a lui... sempre qualcun altro. Il pensiero quasi gli diede la nausea. Aprì improvvisamente gli occhi, per rassicurare la mente di quello che il suo cuore sapeva già. Con un respiro affrettato, le parlò.

"Rinoa... per favore guardami. Ho bisogno di sapere che sei davvero tu."

Lei aprì gli occhi velocemente cercando di non perdersi nelle sensazioni. I suoi occhi erano così seri, così spaventati. Anche ora, nel momento più intimo, aveva bisogno di lei, del conforto che solo lei sapeva dargli. Solo lei. Era qualcosa che il vecchio Squall Leonhart non avrebbe mai fatto, eppure il sentimento era davvero stupefacente.

Si guardarono l'un l'altro per l'intera unione. Aiutandosi l'un l'altro a dimenticare il dolore, insieme recuperarono i momenti passati. Insieme divennero di nuovo una cosa sola. Quando tutto fu finito, lui ebbe paura di separarsi da lei. Sentendosi come se il sogno dovesse finire, svanire nel nulla e lui, di nuovo, si sarebbe svegliato solo alla sua scrivania. Questo sogno non sarebbe finito, non poteva finire. Non poteva sopravvivere a un'altra separazione.

Rinoa allungò la mano infilando il dito nell'anello di sua madre, che pendeva tra lei e Squall. Le lacrime le riempirono ancora gli occhi, ma si rifiutò di lasciarle cadere. I suoi occhi non lasciarono mai quelli di lui, il suo cuore non lasciò mai quello di lui.

"Sai, non l'ha mai davvero amato, lo ha solo sposato... forse l'ha fatto per la carriera, forse l'ha fatto perché pensava di aver perso la sua possibilità in amore con tuo padre, forse l'ha fatto per ragioni che non capirò mai. Penso che arrivò a volergli bene, ma non fu mai amore. Non ho molto di lei, la fede nuziale, qualche fotografia, e frammenti di ricordi. Ricordi che non sono nemmeno sicura che siano miei, e non sprazzi della mia immaginazione."

Squall sospirò, mentre alla fine rotolava sulla schiena. Si era separato da lei, grazie a Hyne, lei era ancora lì. Il sogno non era svanito. Con il braccio destro, afferrò quello che sembrava un paio di pantaloni e li appallottolò in una specie di cuscino. Senza mai rompere il contatto fisico con lei, la prese tra le braccia. Lei gli posò la testa sul petto, ascoltando il suo battito impazzito.

"Rinoa, non paragonare la nostra situazione alla sua. Non c'è paragone." Alzò una mano a lisciarle i capelli neri, spiegando, "so cosa stai facendo. I tuoi genitori non avranno avuto un rapporto perfetto, ma si volevano bene. Ti amavano entrambi. Richard Bennett e tuo padre non si somigliano per nulla. Possiamo aver avuto qualche divergenza, ma rispetto enormemente Caraway. Non c'è rispetto per Bennett, non è nessuno."

Gli posò una mano sul petto, sentendo sia il suo respiro che il ritmo del suo battito. Squall la conosceva davvero. Fin da quando aveva sposato Bennett, non aveva potuto fare a meno di paragonare le due storie. Anche se per un cavillo legalmente non era davvero sposata a quell'uomo: il matrimonio era stato contratto sotto falso nome. Nondimeno, l'unione in tutti gli altri sensi era vera; desiderava cancellare la repulsione dalla sua testa. Il pensiero di Allison che veniva a sapere di quel matrimonio bastava a darle la nausea.

Quello che aveva detto a Squall prima era la verità, Alexandra l'avrebbe cercato prima o poi... se il momento e le circostanze fossero state quelle giuste. Avevano sempre avuto un piano di emergenza, se la situazione si fosse fatta disperata a quel punto. Alex sarebbe andata da Squall e non da Bennett. Nelle profondità del suo animo, tra i due uomini, aveva sempre creduto che sarebbe stato Squall a fare la cosa giusta. Per un momento pensò di dirgli la verità su Allison, eppure qualche forza invisibile la tratteneva. Forse era solo il pensiero di rovinare questa notte perfetta, questo momento perfetto. C'era sempre domani, anche se non le rimanevano ancora molti domani.

Quella notte era solo lussuria e desiderio, o c'era di più? Lei lo sapeva. Era amore. Dannazione, amava ancora Squall Leonhart, più di quanto le parole potessero descrivere sensazioni e sentimenti al di là delle parole, al di là dell'amore, al di là della paura. Ma rimaneva il fatto più semplice... non poteva essere. Le parole successive furono le più dure che avrebbe pronunciato quella notte, o in tutta la sua vita. Perché queste parole non erano dette per rabbia come prima, ma per amore.

"Domani parto. Squall, per favore torna al Garden... torna a casa. Non posso... non posso essere responsabile della tua perdita di libertà. Devo trovare Alex. Devo assicurarmi che mia figlia sia salva. Lui non mi lascerà mai in pace... io non ho futuro. Tu sì. Sei ancora Comandante e con questo puoi andare avanti."

Cercò di essere forte, Dio se ci provava. Eppure, le parole successive sembrarono un coltello che le veniva conficcato da qualcuno nel petto, e che ora veniva malvagiamente rivoltato.

"Squall, torna a casa da tua moglie. Questo è il nostro passato. Grazie per stanotte, non la dimenticherò mai. Ma da qualche parte là fuori c'è il tuo futuro. Io non ne faccio parte. Io... non posso."

*~*~*~*~*

I venti rigidi si erano placati, lasciando spazio a una notte pacifica. L'aria era ancora fredda, ma in qualche era un conforto tranquillizzante. Seifer poteva vedere le stelle luminose attraverso l'oblò, ognuna con una vita propria. Così a nord sembravano più vicine, anche se solo psicologicamente. Si poteva allungare la mano e toccare i corpi celesti, almeno con gli occhi della mente. Si trovò a tracciare linee immaginarie, disegnando animali e amici allo stesso modo. I marinai l'avevano fatto per secoli, navigando proprio grazie alle stelle. Disegnavano una mappa, una mappa del tempo, una mappa dello spazio. Per un secondo, si trovò perso nella loro bellezza e maestosità.

Seifer non aveva mai prestato molta attenzione alle cose semplici, sempre avvolto da un sogno glorioso, senza mai fermarsi a notare la bellezza di ciò che aveva intorno. Come Quistis. I suoi capelli biondi gli solleticavano la faccia, con ogni respiro. Ad ogni modo, non osava muoversi da quella vicinanza, un'euforia diversa da tutto quello che aveva mai sperimentato.

Ogni senso era sveglio, esuberante. Le sue orecchie sentivano i suoi respiri profondi e regolari. Il suo naso sentiva il leggero profumo di shampoo al cocco. La sua bocca, assaporava un miscuglio di cocco e lei, il sapore di lei sulle labbra. I suoi occhi vedevano la sua bellezza, fisica e dell'anima. Ad ogni modo, più di tutto, la sua pelle registrava il suo tocco - ogni punto in cui i loro corpi si toccavano, ogni ciocca di capelli, un fenomeno più che gradito.

Involontariamente mosse un braccio, cercando di scrollare l'intorpidimento che lo stava prendendo. Con quel semplice gesto, lei si mosse. Seifer si maledì per essersi scostato, mentre lei rotolava sull'altro fianco. Il suo respiro divenne più pesante dopo essersi girata. Voltandosi verso di lei, Seifer guardò i suoi lunghi capelli biondi sparsi dolcemente sul cuscino. Un bisogno improvviso lo colse e allungò la mano e le lisciò i capelli vellutati. La consistenza era stupefacente, un incrocio tra la seta e il paradiso, nulla meno del paradiso.

Il corpo di Quistis si tese, mentre un respiro affrettato le sfuggì dalle labbra. Improvvisamente seppe che stava sognando, ma purtroppo, non sembrava essere un sogno felice. Il suo corpo si arcuò, e poté sentire qualche parola incoerente mentre le mormorava. Per la maggior parte, non erano nulla più che una lingua straniera, compresa solo da lei.

Tra i mormorii finalmente disse, "Squall... per favore..."

In quel momento, si sentì mancare. Quanto era stupido a pensare che in quattro giorni avrebbe dimenticato una vita di desiderio? Squall era suo marito, per amore di Hyne, la persona di cui aveva giurato di prendersi cura per sempre. Da parte sua, Seifer era consapevole che il Comandante non aveva preso quei giuramenti sul serio. Ma Quistis . Squall non si era mai sposato per amore, tristemente, Quistis sì. Chiuse gli occhi mentre lei ripeteva le sue parole...

"Squall...per favore ho bisogno che tu..."

Questa volta Seifer riuscì a capire un po' più delle sue preghiere frammentate. Un'improvvisa desolazione prese il suo corpo. L'uomo stanco trasformò il rifiuto in una sorta di risata nauseata. Quanto fottutamente ironico era tutto questo? Ora era lui l'uomo più debole. La sua mente ricordò un tempo in cui sognava di conforto, con risultati che avevano devastato un'intera nazione. L'ultima volta però, aveva cercato oltre la sua generazione, oltre molte generazioni. Artemisia gli aveva offerto un tale conforto, tali promesse. Quistis era solo umana, il che rendeva la situazione molto più difficile da sostenere. Questa volta non poteva appellarsi a incantesimi, o magie. Questa volta, erano solo i suoi desideri mal riposti.

Silenziosamente, iniziò a scendere dal letto. Per qualche ragione si sentiva ostile nei confronti di lei, anche se non era veramente colpa sua. No, forse l'ostilità non era diretta a lei, ma a se stesso. La luce della luna brillava attraverso la finestra mentre metallo color argento e rame rifletteva una tinta quasi verdognola. In qualche modo, lo stesso cielo che prima sembrava bellissimo ora pareva quasi prendersi gioco dei suoi sentimenti.

Arrabbiato com'era, per qualche ragione, voleva rimanere... forse non accanto a lei, ma vicino. I sentimenti sono strani fino a quel punto. La sua mano tremante esitò mentre si avvicinava alla porta; guardò sopra la sua spalla un'ultima volta, lacerato da due pensieri.

Andare o restare.

Come una risposta alla sua domanda, lei parlò ancora... questa volta le parole completamente comprensibili.

"Squall... per favore, ho bisogno che tu la trovi."

*~*~*~*~*

In un momento urlò, ed era l'unico suono che si poteva udire nella piccola costruzione. Non avrebbe voluto, ma le visioni erano così complete che avrebbero perseguitato la sua mente per sempre. La porta della camera da letto si spalancò e la bambina iniziò a piangere. Quando riconquistò il senso dell'orientamento, Alexandra allungò una mano tremante per confortare la bambina. Fu sorpresa quando la luce della luna rivelò Zell che consolava Allison, tenendola stretta, accarezzandole i capelli sottili con la mano. Dondolandosi leggermente avanti e indietro, appoggiò con dolcezza la testa su quella di lei, offrendole il calore umano della consolazione.

La sua vista si schiarì mentre le ombre dell'oscurità iniziavano a prendere forme familiari. Irvine stava sull'uscio, la luce dietro di lui diluiva tutti i contorni. Il familiare cappello da cowboy era l'unica forma visibile. Di nuovo, le immagini orribili le passarono davanti agli occhi, e provò un travolgente bisogno di sparire.

Nessuno dei due uomini parlò, dando ad Alexandra il tempo di riconquistare la stabilità. Tirandosi le lenzuola sul petto, cercò di nascondere la sua confusione. Allison aveva smesso di piangere e ora appoggiava la testa sulla spalla di Zell, gli occhi azzurri che non si chiudevano. Avevano una curiosità spiccata, un'innocenza infantile che Alex, e gli altri con lei, non avrebbe mai potuto recuperare. La bimbetta guardò il letto, e poi intorno alla stanza con preoccupazione crescente.

"Mami?" disse gentilmente una voce stanca, e poi una seconda volta con più bisogno, "mami?!"

"Non c'è qui ora, tesoro," riuscì a dire Alex tra respiri strozzati. "La zia Alex è dispiaciuta, ma mami sarà qui presto. Promesso. Mami ti ama."

Le parole non sembrarono rassicurare la bambina, che cominciò di nuovo a piangere. Irvine si avvicinò a Zell, e allungò le braccia verso la bimba.

"Hey, pulcino... andiamo a cercare biscotti e succo di frutta. A chi non piace succo di frutta in baba... err... biberon."

La bambina si avvicinò esitante all'estraneo, ma attraverso le lacrime riuscì a squittire la parola, "succo?" Mentre lasciavano la stanza, Zell rivolse finalmente una domanda diretta ad Alex.

"Allora... stai bene?"

"Sì," mentì lei, "solo un brutto sogno... nulla di importante."

Sedendosi sul bordo del letto, l'uomo un po' perplesso guardò i numeri rossi sulla sveglia.

"Non sono le 4:27. Sei sicura di dover essere sveglia?"

Lei emise un suono a metà tra una risatina e un colpo di tosse, "anche tu?"

"Sì, è diventato irritante. Ma a volte svegliarsi da quell'incubo era un conforto maggiore."

Levandosi i capelli dal viso, lei si sistemò le ciocche dietro le orecchie. "Beh, almeno quel sogno era l'unico con cui dovevi convivere... io ne ho altri." Il dolore le riempì la voce. "Le visioni dei morti sono più forti di quelle dei vivi, non dimenticano mai... vorrei imparassero a perdonare."

"Cosa?" Lui la guardò, incuriosito dall'affermazione.

Alex nascose i suoi occhi, "non badarci. Ho fatto solo un brutto sogno, ecco tutto. Mi dispiace d'avervi svegliato."

"Non stavamo dormendo," rispose lui. Una parte di lui voleva continuare a farle domande, perché Zell sapeva che lei stava nascondendo qualcos'altro. Eppure, credeva che Alex ne avrebbe parlato quando fosse stata pronta e decise di non fare ulteriore pressione. "Cercavamo di metterci in contatto con alcuni nostri amici attraverso canali non convenzionali. Irvine è riuscito a mettersi in contatto con la sua fidanzata in una chat usando nomi che solo loro potevano capire."

Per la prima volta lei rise ad alta voce, "Irvine ha una fidanzata? Questa... non me l'aspettavo." Zell la guardò in maniera strana. Lei continuò con gli occhi castani che le si spalancavano, "oh, non in quel senso... voglio dire, oh, fa lo stesso. Mi dispiace, questo posto mi ricorda tante cose, sia buone che cattive. Abbiamo trascorso molte estati qui."

"Era probabilmente molto bello a quei tempi," cercò di complimentarsi lui. "I tuoi genitori dovevano amare Dollet, o la torre di stramissione."

"Non ho mai conosciuto i miei genitori," disse lei sulla difensiva. "Sono stata... adottata da un medico che si prese cura di mia madre."

Zell si grattò la testa, e quasi stuzzicandola chiese, "err... il nome di tua madre non era Raine, o non sei mai stata in un orfanotrofio, vero?"

"No," rispose completamente spiazzata, "perché?"

"Ah... niente, giusto per essere sicuro. È già spaventoso abbastanza avere le stesse visioni." Un altro strano pensiero gli attraversò la testa, "ah... non è che sei mia sorella o cose così?"

"Tua sorella?", rise lei. "No, Zell. Penso che queste siano le domande più strane che mi siano mai state fatte." Per qualche ragione, c'era una tensione di fondo, nell'aria. Cercò di spezzare l'apprensione con una frase più giocosa, "beh, fa a gara con la domanda più strana che mi sia mai stata fatta... sono una strega che sta scappando dal suo ex ragazzo, il Comandante della Seed, che è stata accusata di omicidio e che è incinta di lui... pensi che potresti aiutarmi a partorire e crescere la bambina come tua? Quello è stato un giorno proprio strano."

"Sì, ci credo... beh, vado a controllare Irvine e Allison. Vuoi dell'acqua o qualcosa?"

"No grazie," rispose sorridendogli. "Sto bene così. Credo che proverò a dormire ancora un po'. Allison non vorrà tornare a dormire... è una specie di uccellino della notte."

"Sì," disse lui chiudendo la porta. "Questo l'ha preso dal padre. Ma fortunatamente, sembra avere un po' più della personalità curiosa di sua madre."

*~*~*~*~*

In un certo qual modo, Squall la spinse effettivamente giù dal suo petto, non con forza ma pur sempre con rabbia.

"Tu pensi sinceramente che possa tornare indietro? Dannazione a te, Rinoa. Questo non è un gioco per me, questa è la mia fottuta vita. Non ti ho persa per due anni per permetterti di lasciarmi la mattina dopo. Quanto vuoi che ti paghi?"

L'aveva fatto. Per la seconda volta quella notte, la sua bocca aveva detto qualcosa che avrebbe voluto rimangiarsi. Poco prima, lei aveva svuotato la sua anima davanti a lui, raccontando come si era umiliata a Trabia. Adesso, lui aveva soltanto sminuito quello che era successo, qualcosa di così bello... di così indescrivibilmente magico. Come il loro amore, era qualcosa davvero al di là delle parole. Squall sapeva di averla ferita. Non aveva alzato gli occhi, si era semplicemente raggomitolata in posizione fetale, tremando leggermente; stava distesa, persa nelle parole che l'avevano distrutta.

Squall si mosse velocemente verso di lei, inginocchiandosi sul tappeto.

"Oh, Hyne Rinoa. Non volevo dire quello. Per favore," pregò. "Sono uno stronzo... per favore. Il pensiero di lasciarti dopo così tanto tempo è... ero a malapena vivo prima di stanotte. Perderti di nuovo, sarebbe morire."

Afferrò la trapunta dal letto e le si avvicinò, coprendo delicatamente il corpo di lei. Sedendosi accanto alla persona che per lui contava di più, Squall passò le dita tra i suoi capelli neri.

"Rinoa, verrò con te. Non è una domanda, è una risposta. La mia vita al Garden è finita... la mia vita con la politica è finita. Manterrò la promessa che ho rotto così tanto tempo fa. Per favore... è la mia redenzione, la mia salvezza. Ti offro la mia vita come tuo amico, come tuo innamorato, e come tuo cavaliere. Nessuno farà ancora del male a te o a Allison. Prometto."

Lei smise di tremare, che fosse la coperta, la sua promessa solenne, o la sua vicinanza rimase sconosciuto. Distendendosi sulla schiena, lo guardò. Lui le posò una mano sulla guancia e a lei riuscì un piccolo sorriso.

"Squall, è solo che c'è così tanto... troppi nemici. Lo so che vuoi proteggermi, adesso lo so. Ma c'è qualcosa tra di noi che nessuno di noi può dimenticare. Squall io... io non so se posso fidarmi nell'affidarti le nostre vite. Io lo voglio, Hyne, lo voglio, ma qualcosa mi trattiene dal... c'è qualcosa che non posso spiegare."

Lui afferrò due piccoli cuscini e si coricò sul pavimento accanto a lei. Lei condivise la coperta, lui non chiese: era qualcosa fatto per istinto. Stando disteso sul fianco, lui guardò mentre lei continuava a fissare il soffitto. Squall poteva intuire che aveva paura di guardarlo negli occhi; mostrare il suo corpo nudo era nulla confrontato alla sua anima nuda. Lui allungò la mano verso quella destra di lei che giaceva sulla coperta, incerto di come lei avrebbe reagito.

Per un momento brevissimo lei non si mosse. Finalmente un'esitazione mentre allungava le dita, e poi alla fine si arrendeva, accettando la sua mano. Lui sapeva che era di più. Poteva sentire la loro forza come cosa sola che tornava, mentre le loro anime si univano di nuovo. La mano rappresentava la sua decisione, a cui lei finalmente diede voce. Voltandosi a guardarlo negli occhi, sorrise. Un sorriso che gli sciolse il cuore; uno che rese i suoi giorni degni di essere vissuti, la vita stessa degna di essere vissuta.

"Squall Leonhart, sarei onorata se tu volessi essere ancora il mio cavaliere."

*****
Note delle traduttrici: capitolo rivisto da Alessia Heartilly.
Vi ricordiamo la newsletter per avere la notifica via email degli aggiornamenti!
Citazione di apertura: tratto da Romeo e Giulietta di William Shakespeare; a parlare è Benvolio.
Un fuoco con le sue fiamme consuma l'altro,
un dolore è attenuato dall'altrui angoscia.
- Alessia Heartilly

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VIII / Vai alla pagina dell'autore: Ashbear