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Autore: thenightsonfire    19/07/2011    6 recensioni
È il periodo di Natale del 2005, ed Harry, Ginny, Ron ed Hermione devono decidere i nomi che daranno ai loro figli, quelli che poi nell'epilogo la Rowling ci presenterà come Albus Severus e Rose. È solo una semplice one-shot per festeggiare, anche se in ritardo, l'uscita dell'ultimo film della saga.
Dal testo:
« Be’, un altro nome che mi piace tantissimo è ‘Rose’ » disse Hermione mordicchiandosi il labbro con un sorrisino. « Mi piacerebbe chiamare nostra figlia così. »
« Bello – come il fiore, no? » chiese Ginny con un sorriso.
« Non solo » intervenne Ron inaspettatamente, « questo nome indica anche la forte relazione esistente tra due persone, o... o qualcosa del genere. »
Hermione lo guardò con un misto di meraviglia e incredulità. « Hai... hai letto il libro che ti ho fatto vedere? Quello sull’origine dei nomi, eccetera? »
« Non avrei dovuto? » disse Ron, scrollando le spalle con noncuranza. Ma notò – esattamente come Harry – che tutta la collera di Hermione sembrava essere passata in un solo secondo, e sorrise compiaciuto.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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1000+1 nomi per tutti i gusti:

dalle Banshee più crudeli ai Babbani più famosi’

 

 

Harry girò un’altra pagina del libro che teneva sulle ginocchia, ma senza prestarvi molta attenzione. Guardò di sfuggita l’orologio a muro che teneva nella parete di fronte e che in quel momento segnava le cinque e trentasette, pensando che Ron ed Hermione sarebbero arrivati a breve, poi spostò lo sguardo sul box gioco dove suo figlio James – che aveva appena sedici mesi – si stava divertendo a giocare con una pluffa giocattolo che faceva le pernacchie ogni volta che il bambino se la faceva sfuggire di mano.

« Trovato qualcosa, Harry? » chiese la voce di una donna dalla cucina.

« No, Ginny, ancora niente di interessante. »

Harry capì dal rumore che seguì la sua risposta che Ginny aveva preso alcuni pezzi del servizio di porcellane che tenevano nello scaffale più alto della cucina (quello, per intenderci, fuori dalla portata di loro figlio: Harry aveva ormai perso il conto di quanti piatti, bicchieri e tazze avesse già mandato in frantumi il bambino) e si chiese perché mai sua moglie avesse deciso di utilizzare il servizio che la cognata Fleur aveva regalato loro come regalo di nozze – servizio di porcellane che aveva comprato, come la francese aveva ricordato a chiunque le fosse capitato a tiro durante la cerimonia, in un « negosio très très cher » a Parigi. Insomma, erano Ron ed Hermione: dubitava che avrebbero fatto caso al servizio da tè.

« Ginny, tesoro » domandò allora, accigliandosi, « perché stai utilizzando il servizio di Fleur? »

« Perché a quanto pare è très scontonta del fatto che non le abbiamo mai utilizzate prima – be’, mi sembra ovvio, a forza di ricordarmi quanto siano costose e delicate ora ho il terrore di romperle. »

« Ah » rispose Harry, « ma – ehm – continuo a non capire perché... »

« Mi ha detto che un giorno di questi verrà a farci visita » continuò Ginny con un tono vagamente infastidito, « e siccome sa che oggi Ron ed Hermione verranno qui probabilmente farà un salto qui. Ecco, voglio che mi trovi pronta. »

Il tono con cui disse “pronta” ricordò ad Harry il comandante di un esercito che annuncia alle truppe di essere pronto a ricevere qualsiasi attacco nemico – d’altra parte era noto che fra le due cognate ci fosse ancora qualche dissapore, anche se niente di grave. In particolare, Ginny non apprezzava affatto, per usare un eufemismo, l’abitudine di Fleur di invitare spesso a Londra la sorella Gabrielle, che ormai da tempo aveva un debole per Harry e non mancava mai di lanciargli occhiate penetranti e maliziose.

Harry fece per rispondere, quando con un sonoro ed echeggiante “pop” un uomo e una donna apparvero esattamente al centro del salone, facendolo sobbalzare. Dalla cucina si udì il fragore di porcellana – di una costosa, costosissima e delicata porcellana – infranta.

« Ehm, ciao, ragazzi » li salutò, scoccando uno sguardo allarmato in direzione della cucina.

I due fecero per ricambiare il saluto, quando una furiosa Ginny Weasley piombò nel salone completamente rossa in volto e con la bacchetta in mano. Il largo maglione che indossava non aiutava a nascondere la gravidanza, ormai giunta al settimo mese, ed Harry notò con un certo divertimento che il pancione della ragazza era talmente prominente che quando entrava in una stanza prima si vedeva spuntare quest’ultimo poi il resto del corpo.

« Per favore » sibilò, e per un attimo sembrò la copia più giovane e più arrabbiata della signora Weasley, « potreste cortesemente evitare di Materializzarvi nel salone di casa nostra senza prima avvertirci? O volete che ci venga un infarto prima del tempo? Potevate spaventare James! »

Ron inarcò un sopracciglio guardando il nipote, che invece di sembrare anche solo vagamente impaurito osservava la scena con vivo divertimento, e, prima che la moglie potesse trattenerlo, esclamò: « Ginny, ce l’hai detto tu di Materializzarci qui, e... Be’, in tutta franchezza mi sembra che James adori vedere le persone Materiallizzarsi. E poi cosa volevi, che ti inviassimo un gufo? »

Hermione borbottò uno « sshhh » e diede un pizzicotto al marito mentre Ginny, se possibile, diventava ancora più rossa.

« Scusaci, Ginny. Ignora Ron, prometto che la prossima volta non ci Materializzeremo dentro casa » intervenne Hermione in fretta, per poi zittire le proteste del marito con un’occhiata.

Ginny sbuffò, ancora rossa in volto, ma non rispose e tornò in cucina a passo di marcia, dove la sentirono borbottare « Reparo ».

« Ma che ha? » disse Ron togliendosi il pesante cappotto nero e attaccandolo all’appendiabiti all’ingresso. « Per Merlino, se una volta quando era arrabbiata sembrava mia madre ora assomiglia più ad una Banshee. »

« Be’, ma anche tu, Ron, potevi benissimo evitare di fare quella battuta » osservò Hermione imitando il marito e posando il cappotto e la borsa. Nemmeno i suoi vestiti riuscivano a nascondere la gravidanza, però, al contrario del pancione di Ginny, il suo era appena accennato.

Ron si sedette subito accanto ad Harry, ma Hermione rimase in piedi, indecisa.

« Forse è meglio che vada ad aiutarla... »

« FACCIO DA SOLA, GRAZIE! » trillò la rossa dall’altra stanza, ed Hermione si affrettò a sedersi sull’altro divano in completo silenzio.

« Lasciate stare, Fleur la fa innervosire » disse, e spiegò la situazione ai due, che non commentarono oltre.

Ron guardò incuriosito il libro che ancora Harry teneva aperto sulle ginocchia. « Cos’è? » domandò, sporgendosi oltre la spalla dell’amico.

« Un Libro dei Nomi » rispose chiudendo il libro e rivelandone così la copertina, « ma è piuttosto inutile. Sono davvero pochi i nomi che effettivamente metterei al bambino. »

La copertina recava il titolo, a lettere cubitali e lucide, 1000+1 nomi per tutti i gusti e sotto si alternavano due sottotitoli, Dalle Banshee più crudeli ai Babbani più famosi e Nomi magicamente originali che faranno rimanere gli sconosciuti a bocca aperta!. Evidentemente cercavano di attrarre l’eventuale acquirente in dolce attesa (… e che riuscivano nell’intento. Ginny aveva davvero speso diversi Galeoni per quel libro).

Lo passò a Ron, che lo esaminò con occhio critico. « Banshee? » domandò, accigliato. « Chi diamine metterebbe alla propria figlia il nome di una Banshee? »

« E non è finita qui » disse Harry. « Se apri il libro vedrai che i nomi sono divisi in capitoli. Prima stavo leggendo Giganti e Gigantesse più Sanguinari dal Medioevo ad Oggi, che si trova subito dopo Orchesse & Fatine: improbabili ma efficaci accoppiate di nomi. Come se qualcuno potesse chiamare sua figlia... com’era? » sfogliò velocemente fino a trovare la pagina giusta. « Ah, ecco: Trillain Wridwulfa. »

Ron sghignazzò, poi riprese il libro commentando che ‘almeno si sarebbe fatto qualche risata’.

La casa dove Harry e Ginny erano andati a vivere subito dopo il matrimonio si trovava nel piccolo villaggio di Godric’s Hollow: era una villetta di due piani che oltre ad una cucina accogliente e due comodi bagni (uno al piano terra e uno al primo piano) poteva vantare un salone abbastanza luminoso, due camere da letto spaziose e una stanza degli ospiti. In più aveva una soffitta dove potevano tenere tutto ciò che non trovava spazio nel resto della casa. Sebbene Harry avesse ereditato la casa di Grimmauld Place aveva deciso di non andare ad abitarvi, poiché era inevitabilmente legata alla memoria del suo vecchio padrino Sirius Black e a molti altri membri dell’Ordine, Remus Lupin e Ninfadora Tonks per primi, il cui figlio, Teddy, era suo figlioccio. D’altra parte, di certo non aveva problemi economici: oltre a disporre del suo personale conto in banca alla Gringott Sirius gli aveva lasciato una cospicua somma di denaro, a cui si aggiungeva lo stipendio da Auror; inoltre, da quando aveva sconfitto Lord Voldemort era rimasto impressionato di quanti maghi e streghe (specialmente Nati Babbani e Mezzosangue) donassero a lui, nel loro testamento, discrete somme di denaro – sia in sterline che in galeoni - per ringraziarlo di aver eliminato il Mago Oscuro più temuto di tutti i tempi e di aver donato loro, in questo modo, una vecchiaia tranquilla e serena. Che poi Harry donasse questi soldi agli ospedali o agli orfanotrofi Magici e non, non lo avrebbero mai saputo.

Dal canto suo, Ginny aveva guadagnato non pochi soldi giocando per ben quattro anni come Cercatrice nelle Holyhead Harpies e portandole ogni anno alla vittoria.

Harry rimase ad osservare suo figlio giocare, riflettendo che fino a pochi anni prima non avrebbe mai pensato di potersi sposare, men che meno di avere un figlio – due, si corresse pensando al pancione della moglie. Un sorriso gli increspò le labbra.

Che poi non fosse facile fare il marito e il padre, quello era un altro discorso: già da quando James aveva poco più di cinque mesi aveva capito che chiamarlo James Sirius era stata una scelta a dir poco azzeccata: non c’era oggetto fragile, di vetro, porcellana o legno, che il bambino non riuscisse a rompere con la magia accidentale, e persino a mani nude. Da quando aveva cominciato a camminare, poi, i disastri erano aumentati esponenzialmente. Harry pensò con un certo orrore che doveva essere il DNA mischiato di James Potter e dei Weasley, in particolare dei Gemelli, Fred e George – anche se Fred era morto durante la Battaglia di Hogwarts, nel 1998 – e che ancora, probabilmente, non aveva visto niente.

« A proposito » disse allora rivolgendosi a Ron, « come va ai Tiri Vispi? »

Per qualche motivo Hermione alzò gli occhi al cielo e sbuffò. « Per favore, non ne parliamo »

« Perché? Gli affari vanno male? »

« Affatto » rispose Ron, « Però... »

« Però » lo interruppe Hermione con un tono quasi irritato, « assorbono gran parte del suo tempo. Spesso non è a casa a causa del suo lavoro di Auror, quando poi è libero passa il suo tempo nel negozio o immerso fino al collo in pergamene e non fa che controllare e ricontrollare il numero degli ingredienti di qualche intruglio, il numero delle vendite o i calcoli riguardanti spese e guadagni. Se si fosse applicato così anche ad Hogwarts non avrebbe mai dovuto aver bisogno del mio aiuto. »

Ron fece per rispondere, quando Ginny entrò nella stanza facendo levitare un vassoio con quattro tazze di tè caldo e fumante che andò a posarsi con delicatezza sul tavolino di legno di fronte a loro. Non persero tempo a prendere il tè per riscaldarsi un po’.

« Be’, io continuo a ripetere a George che dovrebbe assumere qualche altra commessa per lasciare del tempo libero a Ron » disse Ginny sedendosi accanto a Hermione. « Ron, se continui così ti cadranno tutti i capelli. »

« A me piace lavorare lì. »

« Questo non c’entra, il punto è che... »

« E poi » continuò Ron interrompendo la moglie (ed Harry notò con una certa preoccupazione che gli occhi di Hermione si erano ridotti a due fessure), « non è vero che passo tutto il mio tempo immerso negli affari del negozio. Giusto domenica scorsa sono andato con te a quella mostra di quel pittore Babbano, Picastro... »

« Picasso » sibilò Hermione.

« Fa lo stesso. »

« Peccato, però, che se ben ricordi hai passato tutto il giorno a blaterare in continuazione della nuova linea di Puffole Pigmee appena entrata in commercio. Cominciavo a pensare che te ne fossi invaghito, sai? » sibilò Hermione, non cercando nemmeno di dissimulare l’irritazione. « Se continui così giuro che ti lascerò libero di sposarti persino con una Pasticca Vomitosa, Ronald. »

L’uso del nome di battesimo fece capire a Ron che era meglio per la sua salute fisica – Hermione sembrava pronta a lanciare uno Schiantesimo - non ribattere oltre: infatti tornò a prestare tutta la sua attenzione al Libro dei Nomi, anche se ad Harry parve di udire un soffocato « Donne incinte! Tutte in preda agli ormoni ».

Ginny ed Hermione cominciarono a discutere animatamente dei nomi da dare ai loro figli, e concordarono nell’affermare la bellezza ed eleganza dei nomi francesi.

« Per esempio, io adoro la Francia » stava dicendo Hermione, « e non mi dispiacerebbe affatto dare un nome francese a mia figlia... »

« Già, peccato che ci abbia già pensato Fleur. Non so te, ma io non ho alcuna intenzione di sentirmi dire: ‘non hai tonta orijinalità, Ginnì’. »

« Be’, un altro nome che mi piace tantissimo è ‘Rose’ » disse Hermione mordicchiandosi il labbro con un sorrisino. « Mi piacerebbe chiamare nostra figlia così. »

« Bello – come il fiore, no? » chiese Ginny con un sorriso.

« Non solo » intervenne Ron inaspettatamente, « questo nome indica anche la forte relazione esistente tra due persone, o... o qualcosa del genere. »

Hermione lo guardò con un misto di meraviglia e incredulità. « Hai... hai letto il libro che ti ho fatto vedere? Quello sull’origine dei nomi, eccetera? »

« Non avrei dovuto? » disse Ron, scrollando le spalle con noncuranza. Ma notò – esattamente come Harry – che tutta la collera di Hermione sembrava essere passata in un solo secondo, e sorrise compiaciuto.

« Sentite qua » disse dopo qualche secondo guardando il libro che teneva in mano con ostentata incredulità. « ‘I nomi dei Draghi più pericolosi e mortiferi del Medievo’... chi diamine metterebbe il nome di un drago a suo figlio? »

« Hagrid » rispose Harry.

Gli altri tre risero, ma lui provò un moto di compassione per quei bambini che avevano la sfortuna di chiamarsi ‘Feuerzunge’, come un drago che, a quanto diceva il libro, nel 1300 aveva seminato il terrore in Germania.

Fu guardando Ginny ridere e portarsi indietro i lunghi capelli rossi che Harry decide di dirle una cose che gli frullava in testa da tempo.

« Ginny, in realtà io avevo pensato di chiamare nostro figlio... ecco, Severus » disse, per poi aggiungere frettolosamente: « Però voglio sapere cosa ne pensi ».

« Sai » rispose lei meditabonda, portandosi un dito alle labbra, « in effetti ci ho pensato anche io. In fondo è anche grazie a lui che sei sopravvissuto per sconfiggere Tu-sai-chi, meriterebbe che tu mettessi al bambino il suo nome. »

Harry la guardò a bocca aperta. Si aspettava una smorfia, o qualche balbettio indeciso, ma non questo. Insomma, Severus non era certo un nome facile da portare, né particolarmente grazioso.

« Ma, ecco, c’è un altra cosa » continuò Ginny, « in effetti avevo pensato anche ad ‘Albus’. Che ne dici? »

All’inizio Harry non seppe cosa rispondere – l’aveva lasciato sbalordito. Mentre guardava sua moglie sorridere con occhi luminosi la vide ancora più bella grazie alla gravidanza, e capì perché l’amava. L’amava perché lo comprendeva, sempre e comunque, perché capiva ciò che sentiva nel cuore prima che aprisse bocca.

« Quindi... » deglutì, pensando a cosa dire. « La sceltà è tra ‘Albus’ e ‘Severus’? »

« No » rispose Ginny mantenendo il sorriso, « la scelta è Albus Severus. »

Ebbe l’impulso irrefrenabile di prendere sua moglie e baciarla – baciarla per ore, ore ed ore –, ma prima che riuscisse a muoversi qualcuno suonò alla porta.

Ginny sbiancò leggermente, deglutì e andò con passi strascicati ad aprire la porta d’entrata. Quando lo fece, tutti e quattro videro una Fleur in forma smagliante entrare con grazia nel salone.

« Bonsoir à tout le monde » disse sorridendo. « Oh, Ginnì, vedo che hai fatto il tè. Posso averne un po’? »

« Certo » rispose Ginny lanciando un’occhiata penetrante agli altri tre e dirigendosi in cucina.

Harry pensò che se Fleur non avesse smesso una volta per tutte di chiamarla ‘Ginnì’ presto lei l’avrebbe affatturata. D’altra parte, come faceva a conservare ancora quell’accento francese dopo così tanti anni? Cominciava a pensare che lo facesse apposta.

Fleur diede un bacio sulla guancia ai tre e poi si sedette accanto a Hermione, accavallando le gambe snelle e fasciate da collant neri.

« I bambini sono con Bill » spiegò. « Ho pensato di venire a farvi visita. È da tonto tempo che non sci vediamo, sapete... »

« Sì, certo. E, ehm... » balbettò Ron. « Dicci, Fleur, qualcosa di nuovo? »

« Oh, sì! » esclamò Fleur portandosi una mano alla fronte. « Sono très, très sbadata ultimamonte. Harry! » esclamò facendolo trasalire. « Devo dirti una cosa che ti renderà molto felisce... Gabrielle verrà presto a farsci visita! Non è meraviglioso? »

Harry non sapeva bene che concezione avesse Fleur della parola ‘meraviglioso’, ma capì dal fragore di porcellana infranta proveniente dalla cucina che di certo non era quella di Ginny.

Un’espressione di immenso orrore si dipinse sul volto di Fleur. « Ehm, Ginnì, non era una delle mie tassine da tè, quella, vero? »

L’immediata risposta fu un’altra porcellana infranta, e questa volta, sospettò Harry, intenzionalmente.

 

Quando quella sera finalmente si mise sotto le coperte Harry sospirò, pensando che tutto sommato l’incontro con Fleur era andato meglio del previsto: almeno Ginny non aveva scagliato nessuna porcellana contro la francese.

Ginny lo raggiunse poco dopo, coprendosi fino al mento con la pesante coperta e poggiando il capo sul petto del marito, che prese ad accarezzarle i capelli. All’inizio non parlarono – Ginny era evidentemente stanca a causa della lunga giornata, poi Harry decise di dar voce ad un dubbio che lo assillava da quel pomeriggio.

« Ginny? »

« Sì? »

« Non trovi che ‘Albus Severus’ sia un nome... impegnativo? »

Ginny capì subito cosa intendesse dirle, e nell’oscurità della stanza puntò gli occhi in quelli verdi di Harry. Inaspettatamente, ghignò.

« Tesoro, sono abituata ai nomi impegnativi » disse scoccandogli un bacio sulle labbra. « Non ho forse sposato Harry Potter? »

Note:
È da secoli che non scrivo più fanfiction, e da altrettanto tempo che non pubblico più su EFP - nessuno di voi si ricorderà di me! Fatto sta che ora che è uscito Harry Potter e i Doni della Morte ho sentito il bisogno di scrivere di nuovo qualcosa, ed eccomi qui.
Se state leggendo queste parole significa che avete letto tutto, quindi mi farebbe molto piacere vedere qualche vostra recensione sincera. Grazie mille.

P.S. Se doveste notare qualche errore di battitura vi prego di avvertirmi. Avevo così tanta voglia di pubblicare che sicuramente non avrò controllato per bene! 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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