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Autore: gattapelosa    19/07/2011    7 recensioni
Hermione Granger è stata catturata dai mangiamorte e rinchiusa nelle segrete, ogni giorno un seguace di Voldemort la tortura per estorcerle informazioni, informazioni custodite gelosamente.
Un giorno l’obbligo di torturarla passa a Draco Malfoy e, in assenza di mangiamorte efficienti, d’ora in avanti il Serpeverde avrà il dovere di interrogare la mezzosangue; niente di così complicato, se Malfoy non finisse inevitabilmente per innamorarsi di lei.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Perché io ci credo davvero.

 

 

 

 

Il Signore Oscuro sedeva sul trono, il capo retto, la schiena tesa, le braccia rigidamente posate sui braccioli.

Incuteva timore e, per tanto, rispetto.

Beh, e quello che si dice in giro, io per il grande Lord non provavo che un innato senso di repulsione e il tanto agognato rispetto era in realtà timore di essere torturato a suon di cruciatus da qualche mente squilibrata. Mio padre in primis.

Alcuni mangiamorte sedevano lungo la panchina del grande salone per discutere di frivoli progetti, altri si esercitavano con la bacchetta. Altri ancora riverivano il Grande Signore, tra cui Lucius Malfoy.

Accanto a me sedevano Balise Zabini e la sua anima gemella in giornata, Daphne Greengrass, mentre praticamente su di me stava l’essere più rivoltante dopo Voldemort, Pansy Parkinson.

Le sue moine risultavano fastidiose e incredibilmente frivole, utili solo per eliminare lo stress, spesso provocato dalla stessa.
- Draco!- mi sentii chiamare.

Voltai lo sguardo a destra e vi vidi mio padre farmi segno di raggiungere lui e Lord Voldemort al trono.

Non voleva dire niente di buono, ma costituiva un’ottima occasione per scrollarmi Pansy dalle ginocchia.

Con passo lento, cadenzato, forse un po’ intimorito, raggiunsi il mio eterno Signore e il mio spero-presto-defunto padre.
- Mio Signore- dissi inchinandomi.
- Draco.- salutò lui- tuo padre mi stava appunto parlando dei tuoi grandi progressi con il cruciatus.- inghiottii saliva.
- Ebbene, sono quasi le dieci. Alle dieci, un mio fedele mangiamorte scende giù nelle segrete per interrogare un prigioniero molto...particolare. Tu sai di chi sto parlando, vero?
- Hermione Granger.

Hermione Granger. Un nome, una garanzia: coraggio, saccenza, testardaggine, fierezza, orgoglio. Fedeltà. La si poteva torturare con le peggiori cruciatus, lei non avrebbe mai tradito l’Ordine della Fenice.
- Hermione Granger è qui da due mesi e ancora nessuno è stato in grado di convincerla a rivelarci l’attuale posizione di Harry Potter.- continuò Voldemort.- Ho mandato là sotto i migliori: Greyback, Bellatrix, Severus, Lucius. Eppure, ancora non ho ottenuto niente.- fece una pausa per alimentare la suspense- e allora ho pensato: che male può fare mandarci Draco Malfoy?

Avrei dovuto torturare la mezzosangue? Dio solo sa quanto ad Hogwarts io abbia agognato questo momento, quanti giorni io abbia speso nell’immaginarmi la grifona distrutta dai miei crucius. Eppure, in quel momento, non riuscii a pensare a nulla di più squallido che scendere nelle fredde segrete del palazzo, prendere una ragazza di diciassette anni ferita, stremata e affamata, lanciarle contro gli incantesimi peggiori per indurla a tradire i suoi migliori amici, la sua famiglia e tutti i suoi ideali.

Ciò nonostante, dovetti chinare il capo e ringraziare per l’opportunità.

Lucius ghignava soddisfatto e io odiai con tutta l’anima la consapevolezza di essere suo figlio.
- Con permesso.- mi congedai e con passi strascicati raggiunsi le buie scale delle segrete.

Un paio di mangiamorte stavano a guardia dell’entrata, uno dei quali particolarmente insistente che non voleva lasciarmi passare oltre.

Quando riuscii a liberarmi dell’impiccio quasi corsi incontro alle segrete, passai poveri auror imprigionati e ignorai traditori e babbanofili.

La mia meta, isolata, era alla fine del corridoio.

Quando aprii la cella, in un primo momento immaginai non ci fosse nessuno tanto il buio che opprimeva le segrete.

Là in fondo, però, su un piccolo lettino, ci vidi la mezzosangue.

Teneva gli occhi chiusi, i capelli scompigliati, magra come un cencio, pallida come un cadavere.

Ricordai la grifona i giorni di Hogwarts, non riuscivo a decidere se fosse bella oppure no, lasciava sempre che i capelli le ricadessero in fronte, i libri le coprissero il corpo, le gonne lunghe le fasciassero le gambe.

Ricordavo però la sua fierezza, fierezza che credetti estinta là nei sotterranei.

Invece, quando aprì gli occhi, era ancora tutta lì, riflessa in due pozze d’ambra, dura e impalpabile.

L’unica ragazza capace di vivere alle stregue di un mulo malato in una vasca di letame e conservare immacolata la propria dignità.

Scorgendomi retto sulla porta mi guardò con astio e diffidenza.
- Malfoy.- disse qualche secondo dopo. La voce era debole, ma non vacillava.- sei in ritardo.
- Che cosa?
- Le dieci sono passate da otto minuti.- rispose ancora. Fissando i miei occhi.
- Dettagli.- dissi io. 
- Forse.

Mi chinai su di lei e le presi i capelli lasciando qualche istante al suo viso per eliminare la sorpresa e il dolore provocato da quel gesto.
- Non sono qui per chiacchierare con te.
- No. Sei qui perché sei un vigliacco.- in un certo senso me l’aspettavo. I suoi insulti, intendo. Le tirai ancora i capelli e la lasciai cadere sul pavimento.
- Taci! Non sei nessuno per parlarmi così. Io ho un solo compito. Farti parlare.
- Sappiamo entrambi che non ci riuscirai.- oh sì, lo sapevamo benissimo entrambi.
- E tu sai cosa ti spetta se non vuoti il sacco.- la vidi sorridere. Un sorriso triste certo, ma sempre un sorriso.
- Sì, lo so.

In quel momento fui io a vacillare: colpirla o non colpirla? 

Rispettare il volere del mio signore avendo così salva la vita, torturando chi ho sempre odiato, chi ho sempre giudicato inferiore, o andare contro mio padre e il mago più potente dell’universo? Rischiando così la vita, morire come era morto Theodore pochi mesi prima nella battaglia di...

In quel momento, il ricordo di Theodore, il mio migliore amico insieme a Blaise, si affacciò prepotente nella mia mente e tutte le nobili intenzioni di risparmiare Hermione Granger dallo straziante dolore vennero offuscate dall’odio e dalla violenza che suscitava in me quel ricordo, riversando la mia frustazione nell’esile corpo di una mezzosangue.

Con un “crucio” portai la Granger in un mondo di dolore infernale, la vidi contorcersi sul pavimento della cella e gridare.

Quando mi fermai, provai repulsione e disgusto verso me stesso.
- Allora mezzosangue, me lo vuoi dire dove si trova lo Sfregiato?
- Ma...i. Mai.- e nei suoi occhi vidi ancora orgoglio e fierezza. Altra rabbia mi colse in petto. Altro dolore riversato in un unica parola: crucio.

Perché lei? Perché lei doveva resistere così? Perché non si arrendeva, perché non smetteva di soffrire, perché non supplicava pietà?

Per dieci minuti alternai cruciatus a domande senza risposta.

Per dieci minuti, divenni un mostro.

Alla fine non ottenni niente.

Mi chinai su di lei, le spostai qualche ciocca dal volto e la guardai.
- Perché tu non cedi? Perché tutti i cruciatus non ti abbattono? Perché sei disposta a soffrire per uno stupido essere come San Potter?
- Pe..r..ché, i...io ci cre...cred..o davv..e..davver..o. 

Perché io ci credo davvero.

Perché io ci credo davvero.

Perché io ci credo davvero.

Perché io ci credo davvero.

In un’improvviso moto di compassione raccolsi quell’esile corpicino e lo abbandonai sul letto, nella mia testa quelle cinque parole.

Perché io ci credo davvero.

Lei credeva davvero che Harry Potter avrebbe distrutto Voldemort.

Lei credeva davvero che tutto il male sarebbe stato sconfitto.

Lei credeva davvero che un giorno l’avrebbero salvata.

Lei credeva davvero che tutti i mangiamorte sarebbero finiti ad Azkaban.

Lei credeva davvero che un giorno si sarebbe creato un mondo migliore. Magari senza distinzioni tra purosangue e mezzosangue.

E io, in cosa credevo?

Credevo in Voldemort? No. Né nei suoi ideali, né sulle sue possibilità di riuscita.

Credevo nello Sfregiato, allora? No. Voldemort l’avrebbe anche potuto schiacciare.

Non credevo in niente, non ero fedele a niente, non combattevo per niente.

Non avrei mai avuto la forze di quell’insulsa sanguesporco, non avrei mai potuto.

Risalii le gradinate e raggiiunsi a passo ancor più lento il Signore Oscuro, inchinandomi al suo cospetto.
- L’ho torturata ininterrottamente per dieci minuti. Non ha detto niente.

Il Signore Oscuro sorrise.- Me l’aspettavo. Molti la considerano una causa persa, ma lei è la nostra unica via. Non ho mangiamorte abbastanza qualificati ora, tutti i miei migliori assistenti sono occupati in altre missioni, fino al loro ritorno te ne occuperai tu.

Chinai il capo e mi scusai. 

Raggiunsi Blaise a la sua cricca sulle panchine, tornando ancora per un po’ alle attenzioni di Pansy, alle battute di Blaise, alle risate di Daphne. 

Nel frattempo, pensavo alla mezzosangue.

  
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