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Autore: _Eileen    19/07/2011    7 recensioni
I nostri amati personaggi di Total Drama, non hanno mai fatto il reality, ma all'età di 11 anni, come tutti i maghi che si rispettano, ricevono la famosa lettera di ammissione ad Hogwarts! Qui, a volte interagiranno con il famoso maghetto occhialuto, mentre cercano di scoprire qualcosa in più su Sirius Black! (loro vanno infatti ad Hogwarts nel 1993, quando Harry è al terzo anno).
 
DAL CAPITOLO 7:
“Okay” disse Duncan deciso un attimo dopo “Non so cosa siano quelle creature e che cosa ci facciano qui, ma non mi piacciono per niente”
“Siamo venuti fin quaggiù per escogitare un piano” esclamò Gwen, ignorando Bridgette che le stava attaccata al braccio come una sanguisuga. “Ne hai per caso uno?”
L’entusiasmo di Duncan scese di botto. “Ancora no, però …"
Genere: Azione, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Duncan, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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2:Owl!

 

Non è vero!”

E io ti dico di sì”

Cucù? È impossibile!”

Duncan squadrò la sorella dall'alto verso il basso, smettendo di ribattere per la prima volta in dieci minuti. Cosa ne sapeva lei di quello che era impossibile o no?! Solo lui era sicuro di una cosa: l'autenticità di quella lettera: se lo sentiva dentro. Però, naturalmente, la sua odiosa sorella si opposta a lui schierandosi subito dalla parte del padre e dicendo che il tutto era una stupida trovata pubblicitaria.

Non rispondi? Bene, ho vinto io” disse la bionda, mostrando la lingua al fratello maggiore e incrociando le braccia al petto.

No! Tu... tu sei solo gelosa che non sia arrivata pure a te!” replicò il ragazzo

Non è assolutamente vero!” negò la bambina, ma Duncan aveva scoperto un punto dolente.

Sei te che sei invidioso.. io.. io.. c'è un isola che ha il mio stesso nome, sono più bella di te! Di che cosa dovrei essere gelosa?”

I due erano seduti per terra, in giardino, a discutere della lettera arrivata quella mattina a Duncan. Il ragazzo scosse la testa, guardando male la sorella, che aveva ancora le braccia incrociate e il naso prontamente all'insù. Ogni volta, ogni santissima volta che non le andava a genio qualcosa, ritirava fuori quella stupidissima storia: lei aveva lo stesso nome di un'isola. Duncan non credeva ci fosse qualcosa di cui vantarsi ad avere lo stesso nome di uno sputo di terra sulle coste Americane, ma evidentemente era l'unico in famiglia a pensarla così.

E allora?” ribatté “Io mi tengo il mio nome, almeno è mio, non è lo stesso di uno stup...”

Ma si interruppe sentendo il grido acutissimo della madre provenire dalla cucina. Lanciando un'ultima occhiata alla sorellina si alzò e corse verso casa, seguito a ruota da Ellis, che si aggiustò un po' il vestitino azzurro prima di entrare in cucina.

Cosa è successo” chiese la bambina con vocina innocente, sbuffando quando si accorse di una macchia di terra su quello che era uno dei suoi vestiti preferiti. Ma quando nessuno le rispose, decise di alzare lo sguardo, e si accorse che cosa era stato a scioccare così tanto madre e fratello. Sul tavolo di cucina, in bella mostra di sé, con gli occhi sgranati e la testa leggermente inclinata di lato, stava un allocco.

La bambina spalancò gli occhi, terrorizzata, e con un urlo acutissimo scappò dalla stanza.

Duncan, tuttavia, parve decisamente incuriosito dall'arrivo del rapace e cercò di avvicinarcisi, finché non fu fermato da un grido della madre, schiacciata nello stretto spazio tra il frigorifero e il muro.

Mamma” replicò tranquillo Duncan, trattenendo a stento le risate, nel vedere la donna così impaurita “è mezzogiorno passato, non ti sembra un po' strano per un gufo entrare nelle case? Voglio solo sapere cosa ci fa qui.. e poi mi pare abbia qualcosa nel becco...”

Aspetta che lo venga a sapere tuo padre!” lo minacciò lei, senza però osare agire in prima persona dovendo quindi uscire dal suo nascondiglio.

Papà ora non c'è” disse semplicemente il ragazzo, facendo un altro passo verso il tavolo dove stava l'animale, ma questo spiccò il volo e si avvicinò al bambino, lasciandogli cadere una busta ai piedi. Dopodiche, con un orribile suono gutturale, fece dietrofront e uscì dalla finestra, dalla quale evidentemente era anche entrato.

Quel giorno le cose non procedevano normalmente: strane buste, gufi in pieno giorno che portavano lettere passando dalle finestre. Ma anche se fossero passati dalla porta o dal camino Duncan l'avrebbe comunque ritenuto strano. Sempre con uno sguardo interrogativo e un sopracciglio alzato, il ragazzo si chinò per raccogliere l'involucro e lo girò per vedere l'indirizzo: la stessa di quella mattina.

Una parte di lui se l'era immaginato, l'aveva sperato, però l'altra parte, quella più coscienziosa -e più odiata da Duncan-, si chiedeva come fosse possibile che un allocco gliela avesse portata e come il mittente avesse saputo che la prima era stata distrutta.

'Semplice' disse l'altra vocina nella testa di Duncan 'Se era l'ammissione per una scuola di magia, tutto è possibile, no?' 'Forse. Ma questo non spiega come mai sia arrivata con un gufo. E se fosse tutta una presa di giro, come dice babbo?' riprese l'altra voce. 'ma io so che tu non lo pensi veramente. Andiamo, sarebbe proprio uno scherzo di cattivo gusto poi, no?' 'Si però...'

Duncan scosse la testa, mettendo fine a quella stupida conversazione nel suo cervello.

Il ragazzo continuò a guardare la busta, senza però osare aprila... All'apparenza era così bianca e innocente, ma aveva paura che all'interno ci fosse scritto a caratteri cubitali qualcosa tipo 'AHAH CI SEI CASCATO, IMBECILLE!', quindi si limitò a fissare l'indirizzo, così preciso e inequivocabile, mordicchiandosi il labbro inferiore.

La madre uscì dal suo 'nascondiglio' e appoggiò una mano una mano sulla spalla del figlio e gli chiese con voce zuccherosa : “Oh Duncan.. Il gufetto ti ha portato una letteruccia? Perché non la dai a mamma, che così la legge, hm?” Il bambino alzò lo sguardo verso la donna, storcendo la bocca in una smorfia di disgusto: come mai si rivolgeva a lui come se parlasse a Ellis?

Come se si fosse sentita chiamata, la bambina entrò in cucina, guardandosi attorno preoccupata e scostandosi una ciocca bionda dal viso.

Se..se n'è andato quel mostro?”

Ellis, andiamo, non era un mostro, solo un gufo!” esclamò Duncan esasperato “Ehi, mamma!” urlò poi, cercando di riprendersi la lettera che la madre gli aveva sottratto, ora che aveva abbassato un po' la guardia. La donna si avvicinò il foglio fino ad averlo a pochi millimetri dalla punta del naso, e cominciò a leggere con un espressione concentrata, le labbra sottilissime e le sopracciglia abbassate. Arrivata al secondo rigo, però, sobbalzò stupita e abbassò lo sguardo sul figlio, che guardava avidamente la lettera, coi pugni chiusi.

Roteò gli occhi alla vista del figlio così voglioso di quello stupido pezzo di carta e ricominciò a leggere, sempre molto concentrata.

Senti figliolo” esclamò ad un certo punto la donna, facendo sobbalzare Duncan “Io.. io non mai sentito parlare di questo postaccio .. o di questo Simpente o quello che è... aspettiamo che torni babbo e sentiamo lui, okay?”

No!” urlò subito il bambino; sapeva già come avrebbe reagito il padre.

Senti” disse la donna con tonno freddo e distaccato “Aspetti tuo padre, oppure butto via questo fogliaccio e ti chiudo in camera fino alla fine delle vacanze. Ora non fiatare, vattene da questa stanza, e aspetta, che in un ora papà dovrà essere qui!”

 

* * *

 

Duncan credeva che quella fosse stata l'ora più lunga della sua vita. E se tutti dicevano che le ore erano tutte lunghe uguali, si sbagliavano di grosso. Il ragazzo guardò per l'ennesima volta l'orologio al polso, per scoprire che erano passati quaranta secondi dall'ultima volta. Sbuffò sonoramente e si rigirò sul letto; ora guardava il soffitto. C'era una crepa enorme che attraversava tutto il muro e arrivava fino alla lampada, notò il ragazzo, facendo una smorfia.

Duncan passò altri dieci minuti a guardare un ragno tessere la sua tela in un angolo della stanza, finché non sentì la voce cavernosa del padre provenire dal piano inferiore. Si alzò di scatto dal letto, procurandosi una fitta non trascurabile al collo, e si precipitò giù per le scale.

Il signor Evans era fermo sull'uscio di casa, discutendo animatamente con un omino piccolo e grassoccio, che tentava di entrare a tutti i costi.

Scusi.. Questa è la mia casa, e io non ho nessuna intenzione di far entrare uno sconosciuto come lei, inoltre...”

Mi scusi tanto, signor Evans” ripeté l'omino, rigirandosi un capello a punta tra le mani “Ma è un fatto di estrema importanza.. ho un urgente bisogno di parlare con il signorino Duncan...”. Il signor Evans sgranò gli occhi, più che arrabbiato ora decisamente terrorizzato, e esclamò con vocina piccina piccina, che non ci si sarebbe mai aspettato di sentire da un uomo corpulento come lui:

Cosa ne sa lei di mio figlio? Io...io la denuncio! È un miracolo che non l'abbia già fatto!” fece per richiudere la porta, ma l'omino mise un piede nel mezzo, esclamando:

Signore, suvvia, sia ragionevole!”

Duncan era rimasto immobile tutto il tempo, e aveva assistito alla scena a bocca aperta: un perfetto sconosciuto cercava di entrare in casa loro solo per parlare con...lui? Che fosse collegato agli avvenimenti di quella mattina? Scosse la testa, per risvegliarsi dai suoi pensieri e si accorse che il padre stava avendo la meglio e che era quasi riuscito a buttar fuori l'intruso. Alzò le spalle, scese le scale, si avvicinò all'atrio e si mise dietro il signor Evans, in modo che l'omino potesse vederlo.

Oh, eccoti qui signorino!” esclamò infatti questi poco dopo, battendo le grandi mani rosee, come un bambino particolarmente felice che riceve in dono il regalo tanto desiderato.

B-buongiorno” salutò Duncan, ora un po' più preoccupato “Mi voleva parlare?”

Certamente, signorino Duncan” esclamò quello, facendo passare un braccio nello spiraglio della porta e stringendo calorosamente la mano al ragazzo “Willy Wiggenweld, molto lieto”

Duncan annuì flebilmente, rispondendo alla stretta di mano “Duncan Evans”

Naturalmente. Ora, se mi è permesso, signor Evans, le sarei molto grato se mi facesse entrare per scambiare due parole con suo figlio. E gradirei avere anche l'attenzione vostra e di vostra moglie.”

A quel punto il signor Evans capì che era inutile continuare a discutere, e nel suo profondo era curioso di sapere che cosa volesse dirgli di così importante un perfetto sconosciuto, così aprì la porta del tutto e si affacciò in cucina. “Margaret cara, potresti venire un attimo? È urgente, grazie”

Si udì un tramestio di pentole e Duncan vide madre e sorella uscire in corridoio. Willy si presentò subito, prendendo la mano della signora Evans e stringendole calorosamente la mano

Buongiorno signora Evans, buongiorno, molto piacere. Ciao piccolina!” aggiunse rivolgendosi a Ellis, che mise il broncio sentendosi chiamare 'piccolina'. “Scusate per essere entrato in casa così, senza preavviso, ma..è riguardo le lettere arrivate a vostro figlio”

Aspetti un momento” lo interruppe il signor Evans toccandosi il mento “Le lettere? Vuol dire che ne è arrivata più di una?

Si caro.. ne è arrivata un'altra proprio un'ora fa...e cosa significano?” chiese la signora Evans rivola a Willy, gli occhi sgranati.

Proprio quello che c'è scritto sopra” disse Willy Wiggenweld con un gran sorriso “Il signorino Duncan, qui presente, è stato ammesso alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts!”

Scuola di magia? E che cosa vuol dire?” chiese Ellis

Mi pare ovvio. Tuo fratello è un mago”

Il tempo parve fermarsi. Un grande sorriso solcò il volto di Duncan e nella stanza calò il silenzio, rotto poco instanti dopo dalla voce sprezzante della sorella: “Che cosa vuol dire che è un mago, scusa? Lui non può...” disse con una smorfia. Willy spalancò gli occhi, non si aspettava certo una domanda del genere!

Bé..” balbettò “lui è un mago. Sai.. può fare delle magie” agitò la mani nell'aria, come se avesse una bacchetta invisibile, speranzoso.

Forte!” ruggì Duncan entusiasta “e come faccio?”

Bé, per questo devi andare a Hogwarts, la scuola. Lì potrai imparare a controllare la magia e...a usarla al meglio”

Wow” sospirò Duncan, guardandosi intorno con aria sognante. La madre era in lacrime di gioia e si teneva un fazzolettino davanti alla bocca, mentre il padre sorrideva compiaciuto, stringendo la spalla del figlio; l'unica che non sembrava contenta dell'avvenimento era Ellis. “Non credo che mio fratello possa essere un mago.. Io non credo a questa roba” disse

Willy sospirò, e tirò fuori dalla tasca un lungo bastoncino liscio e nero. Alla vista stupita di Duncan, si girò verso di lui e spiegò: “Questa è una bacchetta. Ogni mango ha la sua. È fondamentale, sta a vedere” si guardò intorno, individuò le stoviglie ancora sporche della colazione e esclamò: “Gratta e netta!”. Immediatamente le tazze diventarono splendenti e asciutte.

Wow..” esclamò sognante Margaret.

Wow sì..” dissero insieme Duncan e Paul, il signor Evans.

Wow un corno!” urlò Ellis sull'orlo delle lacrime. “Che cosa c'è, tesorino? Non sei contenta per il tuo fratellone?” chiese la madre stringendola forte

È solo invidiosa” disse Duncan ridendo “Puoi tenerti il tuo bellissimo nome da isola americana, sorellina!” Questo fece singhiozzare Ellis ancora di più, mentre il sorriso si allargava sul volto di Duncan.

 

 

  
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