Capitolo 5: E la
maschera proietta la sua storia…
Dietro suggerimento della
proiezione, i due cavalieri si accomodarono, mentre questa esordì:
-Il mio nome è Aleola, e sto per traghettarvi in una
storia che si perde molto, molto lontano, in un tempo in cui il mito faceva
ancora parte del quotidiano.
A quel tempo Atena, vincitrice della prima guerra
sacra contro Poseidone, rimase sconvolta dal sacrificio dei suoi cavalieri,
armati soltanto del loro coraggio.
Per questo motivo, ella volle donare loro delle
protezioni: unendo l’oro, il sangue, umano e divino, sacrificato sul campo di
battaglia, fece forgiare dagli alchimisti dell’isola di Mu delle corazze, vere
e proprie vestigia di quell’epoca-
-Insomma, stai parlando
delle nostre armature- Chiese Death Mask, con un lieve fare annoiato.
Aleola era visibilmente
scocciata, ma riprese:
-Ebbene sì, sto parlando proprio di quelle antiche,
misteriose blinde. Ma torniamo alla storia, prima che il granchietto si annoi- fece, ironizzando sull’atteggiamento del cavaliere
del Cancro:
- Erano ormai passate sei generazioni da quella
prima vittoria, e a quell’epoca i cavalieri non si occupavano di difendere un
luogo sacro, come fate voi oggi; allora, semplicemente, il Santuario non
esisteva.
I pochi saint allora esistenti, vivevano in un
villaggio poco distante da Atene, addestrandosi l’un l’altro e iniziando a
tramandarsi le primitive tecniche di combattimento, proprie delle loro
costellazioni.-
Il fantasma
s’interruppe, notando l’espressione meravigliata ed incredula del cavaliere del
Cancro. Un’impressione confermata dal custode della sesta:
-Immagino che a
quell’epoca la situazione fosse molto meno cristallizzata dell’attuale-
Aleola sorrise al
biondo guerriero:
-Immagini bene, all’epoca non c’erano tutte quelle
regole che vi portate appresso, e che mi stai involontariamente mostrando nei
tuoi ricordi-
La frase del fantasma
infastidì leggermente Virgo, che venne tranquillizzato da Death Mask:
-Non farci troppo caso,
da questa distanza non è così strano che un fantasma riesca a captare dei pensieri,
specie se li esprimi troppo apertamente-
Aleola guardò divertita
il cavaliere della sesta:
-Non fraintendere, simulacro di Astrea. Le tue
difese psichiche sono eccezionali, ma a breve distanza qualcosa lasciano
trapelare, se il tuo interlocutore è uno spirito-
Dopo qualche istante, la
ragazza riprese il racconto:
-Credo che a questo punto abbiate intuito quale fosse
la situazione: al tempo, Atena non aveva un esercito permanente, e la maggior
parte dei suoi guerrieri viveva in mezzo alla gente comune.
Nel frattempo, gli alchimisti dell’isola di Mu
lavoravano alacremente per completare le armature mancanti, compresa quella di
Libra, l’ultima delle armature d’oro ad essere stata forgiata.
A quel tempo non esistevano grosse differenze di
classe tra i guerrieri sacri, e non sembrò strano quando il cavaliere della
Lince s’innamorò di una sacerdotessa di casta superiore-
Death Mask alzò la mano
per interrompere, alla stregua di uno scolaretto:
-Sacerdotessa, hai
detto? È vero che spesso chiamiamo così i cavalieri con la maschera, ma
formalmente l’unico sacerdote che conosco è il gran capo della baracca-
Aleola annuì, severa,
mentre Shaka chiarì il dubbio:
-Un tempo tutti i
cavalieri erano considerati veri e propri officianti della dea; se ci fai caso,
le nostre armature sono sempre state definite vesti sacerdotali-
Stringendosi il mento
con le dita, l’italiano sembrò d’accordo:
-Quello che dici
avrebbe senso… in fin dei conti il nostro capo è tuttora chiamato Gran
Sacerdote… anche se da quello che ci ha detto Aleola, forse all’epoca non
esisteva-
Il fantasma riprese la
narrazione, annuendo:
-è
così, infatti. Mancando alcuna gerarchia, non esisteva nessun capo, al di fuori
della Dea in persona. All’epoca, ogni guerriero aveva la stessa importanza,
poco importava se di bronzo, d’argento o d’oro. E la mancanza di un comandante,
di un “Gran Sacerdote”- disse,
sospirando: -Forse contribuì alla
tragedia che si stava sviluppando nella comunità dei saint di Atena, una delle
prime e più devastanti della storia del corpo-
Dopo qualche attimo di
silenzio, necessario a recuperare i ricordi di quei giorni infausti, Aleola
riprese:
-Allora i saint si governavano in regime
democratico. Ovviamente, in quella primitiva comunità di guerrieri, non
mancavano certo gli screzi: tipico era quello dovuto alla disparità di
trattamento dei due custodi della terza casa.
Due cavalieri, una sola armatura.
Ciò portò nel tempo a numerosi scontri, ma nulla che
non potesse essere mediato senza spargimento di sangue.
Tuttavia, l’attenzione rivolta verso i Gemelli
lasciò inosservato l’operato di un altro uomo… le cui azioni s’intersecarono
con le vite della Lince e della sua amante.
Ma andiamo con ordine: come dissi, i due cavalieri
si amarono, ed essendo in tempo di pace, il loro amore diede i suoi frutti, con
la nascita di un maschietto.
Ciò che passò inosservato… fu che a qualcuno quel
rapporto non piaceva.
Un essere diabolico nutriva sentimenti impuri verso
l’amante della Lince.
Sentimenti che ella non ricambiata, donando la sua
anima a Linx.
Impossibilitato a nuocere direttamente alla donna,
in quanto suo parigrado, rapì padre e figlio, e li portò su un monte poco
distante da Rodorio.
Ironicamente… proprio lo stesso monte su cui ci
troviamo ora.
Lince fu ritrovato in mille pezzi. Solo i resti
bronzei della sua armatura permisero all’amata di riconoscerlo.
-Insomma, invece di
puntare su un bersaglio difficile, ha fatto fuori quello più facile- commentò
Death Mask: -Ma il marmocchio che fine ha fatto? Morì anche lui?-
-No, Cancer. Il figlio di quella coppia venne
nascosto dall’assassino di Lince. Egli aveva architettato un piano infame,
costringendo la donna a usare la propria veste per proteggere il figlio.
In entrambi i casi avrebbe raggiunto il suo scopo:
se fosse morto il bimbo, il cavaliere sarebbe stato disonorato, mentre se
avesse ceduto al ricatto, sarebbe stata uccisa.
Nonostante ciò, ella decise di combattere, sia pur
priva della sacra blinda. Nonostante tutto, cercò di tenergli testa. Tuttavia,
col passare del tempo, la stanchezza e le ferite la costrinsero a cedere, di
fronte ad un avversario che la odiava a tal punto, da macchiarsi di atti infami,
pur di trarre soddisfazione-
Aleola, piuttosto
sofferente, prese una pausa, notando lo sguardo perplesso del cavaliere della
quarta:
-Sembri deluso, Cancer, la storia non è forse di tuo
gradimento?-
Note:
Finalmente inizia il cuore del racconto. Come avete
notato, Uscher non si propone come una tipica fic, piena zeppa di
combattimenti, ma è il racconto di una parte della storia dei cavalieri,
precedente alla fondazione del Santuario. Chiaramente ho preso spunto
dall’Hypermith, ma ammetto anche di essermi preso alcune licenze, come sul
numero di armature allora esistenti. Il motivo sta nel fatto che all’epoca, non
esistevano tutte le costellazioni attuali: basti pensare che le stelle che oggi
formano la costellazione della Bilancia, un tempo erano le “chele”di quella
dello Scorpione (benché in altre culture esistesse già la costellazione di
Libra)
Anche la situazione sociale in cui vivevano i
cavalieri dell’epoca è completamente inventata, Perché mi serviva un modello di
società “prototipale”, in cui non ci fossero le regole attuali. Tra l’altro, ho
voluto giocare un po’ con la versione italiana dell’anime, in cui i cavalieri
Marin e Shaina sono chiamate, impropriamente, sacerdotesse. Anche l’uso del
termine “vestigia” è stato fatto per sottolineare l’errore insito nel
doppiaggio italiano.