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Autore: cazzarola    19/07/2011    9 recensioni
MODIFICAZIONE CAPITOLI ESEGUITA QUESTA SETTIMANA!
Tutto ha avuto inizio con una canzone.
Si, adoravo quel suono così semplice e melodico nelle orecchie.
Riusciva a mandarmi in un altro mondo e a farmi fare cose incredibili, che senza questa spinta non sarei mai stata in grado di fare.
Anche se molte delle volte, quando racconto l’accaduto che tutti vogliono sentire nei particolari, parto con la scusa della canzone, che ha fatto in modo di aprire la mia mente a questa nuova esperienza.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ANGIE  




 

 _ CAPITOLO SEI _
 

 

 
 Le settimane prima degli esami sono passate in un batter d’occhio, volate così velocemente, che mi sono ritrovata a finire l’ultimo anno di scuola superiore con un’estrema tristezza e un vuoto interiore pronto ad esplodere da un momento all’altro.
Non sono felice come ogni anno della fine della scuola, sono terrorizzata dagli esami e dal poter fallire, non ho più le forze e il coraggio non ne vuole sapere di affrontare un’altra prova così difficile.
Ho solo paura di non farcela.
Questa cosa mi sta distruggendo mentalmente, ogni giorno di più; non riesco nemmeno ad immaginarmi l’anno prossimo a Berlino, lontana da Max e da Francesca, ma è il mio sogno e non voglio rinunciare di certo perché starò un paio di mesi distante da loro, di sicuro io non gli voglio perdere, loro in un certo senso, sono tutto quello che ho.
Non posso farne a meno.
 
È come se mi trovassi in una barca in mezzo al mare e le possibilità sono due: fare marcia indietro e tornare al porto o andare avanti e arrivare a destinazione, in un porto forse più bello e pieno di soddisfazioni, ma costerà fatica arrivarci.
Da un certo punto di vista voglio liberarmi dal peso degli esami, andare in vacanza e stare con i miei amici, dall’altra parte non voglio finire la scuola e prendere la maturità, perché sicuramente ci divideremo prima della fine dell’estate.
 
Non so come andrà a finire dopo l’estate, so che non si può fermare il tempo, che il sole domani mattina sorgerà e che la guerra non finirà mai, ma di sicuro farò gli esami, e bene o male uscirò con un pezzo di carta in mano che mi darà il permesso di lasciare tutto quello che ho creato.
Mi sono messa a studiare e a ripetere ogni giorno dopo la fine della scuola, ho ignorato il cellulare e Francesca che continuava a chiamare per avere mie notizie, ma io dovevo solo studiare, perché stavo male se non mi concentravo nello studio, sentivo un male cresce tra la cassa toracica.
Non ce la facevo più.
 
La sera prima dell’esame scritto di italiano, non ho chiuso occhio, sono stata ferma immobile sul letto, con le braccia lungo i fianchi, il cervello non si fermava più, frenetico continuava ad elaborare informazioni su scrittori, date storiche ed eventi accaduti di recente, mi chiedevo se Max poteva superare l‘esame, ma la risposta è sicuramente con un punteggio migliore del mio.
Si, sono brava a scrivere, forse, a parte i disegni sui professori, l’unica cosa che so fare è scrivere dei racconti su personaggi buffi ed inventati.
Devo solo convincermi che andrà tutto bene.
Chiudo gli occhi.
 
Sono entrata nel mio paradiso, in quel mondo meraviglioso e incredibile che solo la mia immaginazione è in grado di creare, e i colori sono ancora più vivi dai miei vaghi ricordi; Sono seduta sotto ad un albero dalla chioma arancione, la corteccia si sta togliendo come zucchero filato e delle piccole anatre azzurre camminano in fila indiana vicino al mio fianco.
Le farfalle volano in un moto circolare e leggero, quelle creaturine sono fragili e deboli, ma con il particolare dono del volo.
Delle pecore gialle stanno bevendo dal ruscello che attraversa questa pianura viola.
Il paesaggio in lontananza è molto vario e sempre pieno di vita.
Guardo in giro, in cerca di qualcos’altro di nuovo e magico, ma più guardo in lontananza il paesaggio, questo si disintegra, si colora di nero e poi sparisce, come se un intero buco nero stesse travolgendo il mio mondo, il mio spazio.
Il nero ha cancellato quegli animaletti che avevo prima al mio fianco, facendoli diventare il vuoto, si sono vaporizzati come la neve sotto il sole cuocente.
Quelle creature non posso vivere, come non può vivere una persona che immagina queste cose, così nel vuoto più profondo, con quei animali indifesi ci sono finita anche io, senza un filo di respiro di troppo, sono stata risucchiata.
 
Non ho visto più niente, ho solo il ricordo di una soffusa luce che spunta dalla finestra, il sole sta sorgendo, richiudo gli occhi, lasciando che il mio soffice respiro mi culli, ancora incosciente di quello che starà per succedere.
 
Devo dire che il risveglio è stato la mia salvezza, il punto di equilibrio, ne ho avuto bisogno per recuperare il fiato, l’energia vitale che ho perso durante quel drastico sogno.
Il senso di vuoto e di disorientamento è ancora completamente presente, ogni cosa che sogno, immancabilmente, si riversa sul presente, travolgendo un’altra volta la mia vita.
 
Sono stanca, ma ho una stanchezza strana, da non riuscire nemmeno a reggermi in piedi, peggio della sbornia di due settimane fa, l’avessi mai fatto!
Ma devo alzarmi da questo posto, le lenzuola iniziano a stringermi troppo il bacino e le gambe, devo darmi una mossa per non arrivare tardi all’esame.
C’è un’emozione forte che si cela al mio interno, vuole esplodere.
Scendo a fare colazione già vestita con un paio di jeans attillati e una maglietta con due fate sulla scollatura a V.
Prendo una tazza e ci metto del caffè.
Ho iniziato a bere il caffè pensando che tutti i problemi, in un certo modo si risolvessero, come fanno gli adulti, ma mi sono accorta che non è così per niente.
Provo a riprendere la situazione in mano, meglio di quanto l’avessi la sera prima, devo caricarmi, non posso dormire sul banco durante l’esame, anche se sono cosciente dal fatto che non prenderò mai sonno, perché ho un’agitazione nel corpo che nessuno riuscirebbe a trattenere.
Esco di casa con i miei soliti occhiali da sole e lo zaino quasi vuoto se non fosse per il dizionario che è d’obbligo.
 
C’è una piccola folla piazzata dentro la scuola, vicino all’entrata che aspetta che le porte si aprino per prendere i posti migliori per riuscire a copiare qualcosa in più.
Non ci sono più quegli odiosi ragazzini del biennio che bloccano sempre tutti i passaggi; è la prima cosa positiva della giornata, che evidentemente non promette niente di buono.
Ci sono dei ragazzi con delle occhiaia molto più profonde delle mie, con dei capelli scompigliati, c’è chi piange e chi affronta l’esame ridendo per non pensarci, pensavo di trovare una situazione più tesa, invece è abbastanza tranquilla.
Posso farcela.
 
Non vedo Max tra la folla, mi alzo in punta di piedi e riesco a vedere i suoi capelli a spazzola che compaiono tra un gruppetto formato dai suoi compagni di classe.
Mi vede e mi viene incontro.
- Ciao -
- Ciao -
- Sei agitata? –
- Si, anche se non si vede … tu? –
Ce l’ha stampato in fronte che stava alla grande, ha l’espressione della’atleta che si è allenato tanto e che è consapevole di vincere. 
È sicuro che passa senza tanti problemi, lui è fatto così, sulle cose su cui è sicuro, può cadere il mondo che è ancora lì, spensierato come non mai.
- No, sono abbastanza tranquillo -
- Non mi tranquillizzi con questo tuo atteggiamento così sicuro, mi stai facendo preoccupare –
- Ma dai Giulia! Sei brava a scrivere… non dovresti preoccuparti! –
Caro il mio amico!
Mi sta facendo venire male, il respiro si fa debole e sta passando sempre meno fiato all’interno della gola.
Giulia, non svenire, ti prego!
Max mi prende per le spalle e mi dà due scossoni forti da farmi riprendere una cerca conoscenza di me.
- Giulia, ma che cazzo stai facendo? –
Faccio un passo in avanti e traballo, chiudo gli occhi e respiro profondamente.
- Niente… è solo che non ho dormito bene questa notte -
- I tuoi soliti sogni ? –
- Diciamo che questa volta non era proprio un sogno, più un incubo – gli spiego guardandolo dritto negli occhi.
- Mi dispiace, è la cosa peggiore prima di un grande evento come questo… ma tu puoi farcela comunque, sono sicuro che tu hai le capacità per fare bene l’esame.
Togli quella tristezza dal tuo viso e fammi un bel sorriso, sai che non mi piace vederti così –
Max ha sempre ragione in tutto.
Maledizione.
Mi sorride.
La cosa più strana forse è che non riesco a resistere al suo sorriso, quando le sue guance si contraggono gonfiandosi leggermente, mentre le sue labbra diventano più sottili e fanno spuntare i denti bianchi.
Ricambio il sorriso.
Riesco solo a muovere i muscoli facciali.
-Finalmente un sorriso! Sei molto più carina quando sorridi –
 
Non mi può distrarre in questa maniera cinque minuti prima dell’esame, il mio cervello non si attiverà proprio più!
Adesso manca Filippo e abbiamo completato l’opera!
 
Ma per fortuna decido di entrare.
I banchi si trovano sui corridoi e formano due colonne, sistemati in fila.
Mi siedo su un banca a caso, prendo la penna dalla borsa con un foglio protocollo a righe.
Ci spiegano le regole fondamentali compreso il fatto: “chi viene sorpreso a copiare, il compito verrà immediatamente ritirato e annullato”.
Ci vengono consegnate le trame mandate direttamente dal ministero.
Ore 8.00 si inizia.
Le tracce sono molto semplici, inizio a pensare cosa mi potrebbe riuscire meglio.
Allora le varie categorie sono: saggio breve, tema socio economico, tema socio politico, scienza e tecnologia, tema storico e ordine generale.
Vada per il saggio breve che dice: Per la redazione del "saggio breve" o "articolo di giornale" dell'ambito artistico letterario si parla di "Piacere e Piaceri" e tra i documenti sono allegati brani di D'Annunzio, Leopardi, Ungaretti, Brecht e Andrea Emo e Paolo Mantegazza e dipinti di Botticelli, Picasso e Matisse.
Avendo fatto parte al giornale studentesco per tutti e cinque gli anni, a scuola sono conosciuta come “la giornalista” per le persone che leggono quello che scrivo o “la sfigata che scrive al giornale” per chi non sa esattamente niente di quello che ci può essere nel giornale studentesco, ma per me fa lo stesso.
I miei articoli parlano di temi attuali e di politica, ma anche di musica.
Più volte la redazione mi ha chiesto se volevo diventare la redattrice, ma io ho sempre rifiutato perché richiedeva troppo tempo, soprattutto quest’anno per lo studio e il tempo con gli amici è sacro.
Quindi in brutta copia metto giù qualche appunto o idea del momento, per poi costruire bene il testo, ho cinque ore dure davanti, ma ce la posso fare.
 
Sono partita con questa convinzione e mi sono messa a scrivere, senza tanto pensare all’agitazione, come fiumi in piena, il foglio di brutta copia si sta riempiendo, inserisco anche qualche citazione di Leopardi; rileggo il tutto, aggiungo e taglio, alla fine il foglio è come sempre pieno di schizzi d’inchiostro.
Sono le 11.15 e inizio a scrivere in bella copia e come introduzione questa non mi sembra niente male:
E’ più facile che i poeti si siano soffermati sul dolore, la tristezza e la malinconia che sul piacere. Sembra dunque che abbia ragione Leopardi, quando afferma: “uscir di pena è diletto tra noi”, assegnando al piacere la sola valenza negativa dell’assenza dell’affanno connesso con il vivere…
 
Una donna dall’aspetto molto importante, con camicia bianca molto scollata, una gonna nera e un paio di tacchi vertiginosi si avvicina e mi prende il foglio dalle mani, bloccando la mia mano nel scrivere, che con cura e precisione, ha iniziato l’introduzione.
Fantastico!
Fa una firma e io la squadro.
Lei mi guarda come per dire: “dai, dammi il foglio, non ho tempo da perdere con te”.
Tutte queste arie per fare una firma, se veniva con una tuta da ginnastica forse aveva più credibilità.
 
Non ci faccio caso e continuo a scrivere, facendo attenzione alla punteggiatura e agli errori grammaticali.
 
Sono le 12.20 e ho dato l’ultima rilettura.
Guardo il foglio con aria un po’ sconfitta ma anche fiera di quello che c’è scritto e penso tra me: “ ecco, speriamo bene! “
Così mi alzo, spostando la sedia che fa un rumore incredibile sul pavimento del corridoio, con tutti gli sguardi incattiviti degli altri ragazzi, vado a portare il mio esame al professore che ci sta controllando, e lui con sospetto e con un enorme disinvoltura mi dice:
-Già finito? –
Si, sono più di quattro ore che ci lavoro senza sosta, penso di avere finito.
Maledetto.
Un sacchetto di cavoli suoi, no?
Hanno deciso loro di stare agli esami, non si possono rivolgere in questo modo.
Ma alla fine più di tanto non mi interessa, sono felice d’aver finalmente finito e gli faccio un sorriso, perché oggi è andata bene, a confronto di questa mattina!
 
Ritorno a posto e metto via la penna e i vari fogli nella borsa, prendo la prima porta che vedo e mi dirigo fuori.
Aria.
Sembra da anni che non respiri più quest’aria fresca.
Faccio un respiro a pieni polmoni e chiudo gli occhi.
- Ma che stai facendo?-
- Ciao Filippo! -

 







Ciao! scusatemi per il ritardo, come sempre!! questo capitolo l'ho scritto in molto tempo, perchè non ho avuto ispirazioni buone, ma ho grandi IDEE per il prossimo! Quindi anche se questo non mi piace, spero con tutto il cuore che il prossimo sia il migliore!
Che ne dite?
Giulia che quasi sviene, Max che la fa tornare in sè, quei strani sogni e Filippo che compare come sempre dal niente, è un buon segno?
Vi ringrazio perchè mi seguite sempre e commentate ogni mio capitolo!
GRAZIE
un bacione,
CAZZAROLA

   
 
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