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Autore: Lacie    20/07/2011    4 recensioni
[ Nonsense + Ferriswheelshipping, N x Touko ]
«Il Destino ha giocato con noi, Re. [...] Spero che almeno si sia divertito.»
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Touko
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Videogioco
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«Ma a chi credete di far paura? Siete solo un mazzo di carte da gioco!»
Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie



Guardati, o Re. Tieni gli occhi bassi, e fissi con stupore infantile le macerie della tua vita precipitate al suolo con violenza esagerata. Cosa sei diventato?
Il tuo castello di carte è crollato sotto il peso della verità, e il tuo cemento di ideali non ha retto all’impatto. Forse non erano poi così resistenti come credevi.
Ed io ho paura. Paura che nemmeno la verità – o quella che sembrava tale – sia così solida da sostenere tutti questi scossoni. Sento che il bianco della mia giustizia è stato macchiato dal nero dei tuoi sogni, e tutta questa oscurità di sta dipanando come un virus dentro me, distruggendomi dall’interno.
Percepisco chiaro sulle spalle il peso delle mie colpe che si confonde con quello delle mie menzogne. Non sono così forte da reggere a tanto – ho bisogno di te.
Ti tendo la mano in un gesto spontaneo, ma la tua non mi afferra in risposta. A cosa pensi? Se alzassi gli occhi potrei leggerlo nel tuo sguardo. So che oltre quegli specchi limpidi sta andando in scena, come un film, la tragicomica pantomima che ci ha visti protagonisti. Stai forse analizzando i tuoi errori? I miei? Desidero guardare in quei due abissi come non ho mai avuto il coraggio di fare prima. Ho il terrore di rivedere i miei sbagli salutarmi irriverenti dalle tue iridi, ma lascerei tranquillamente che l’abisso guardi dentro me, in modo che si spaventi alla vista di tutto ciò che mi si agita dentro.
Quanta rabbia che sento, Re, non ne hai un’idea. Mi chiedo se ti renda conto anche tu di quanto abilmente siamo stati maneggiati, sfruttati; mi chiedo se è per questo che fatichi tanto ad alzare lo sguardo. Ti vergogni? O è il peso della consapevolezza? Della coscienza di sé come giocattolo nelle mani di un Fato capriccioso? Il Destino ha giocato con noi, Re. Ha iniziato una partita ad ‘acchiapparello’ il giorno in cui ci siamo incontrati, ha proseguito con un poker spietato quando hai scoperto le tue carte a Sciroccopoli, e sta dando sfogo alle sue ultime noie con gli scacchi. Spero che almeno si sia divertito. Le nostre volontà, i nostri desideri, non hanno mai contato niente per nessuno. Sono sempre stati immolati all’altare di un bene superiore che né tu né io siamo mai riusciti a intravedere. Tutti i nostri atti, ogni nostra parola, era subordinata ad una rigida scala gerarchica, al cui vertice il Fato si divertiva a lanciare a caso i dadi per decidere a chi affidare la prossima mossa. E’ stata tutta una partita, o Re. Ciò che reputavamo lo scopo ultimo della nostra esistenza altro non era che una parata di giochi, di cui il Destino era arbitro e sfidante.
A Quattroventi è iniziata la sfiancante corsa del ‘prova a prendermi’. Non c’erano tane, una volta partiti, non c’erano time out – non c’è mai stato tempo per noi, e l’abbiamo capito subito. Tu eri lì di fronte a me, con il tuo cappellino grigio e il sorriso enigmatico di un esperto giocatore d’azzardo – credevi di avere la vittoria in pugno, allora, povero illuso!
“I Pokèmon hanno bisogno di essere liberi.” Avevi appena finito di dirmi.
“Ma non dire stronzate!” – fu la mia fine risposta.
Al che tu avevi replicato, caustico e sferzante: “Attenta, principessa, ti è caduta la corona.”
Vorrei proprio ritrovarla adesso, quella corona. Non l’ho raccolta allora, e non l’ho fatto neanche in seguito, limitandomi a calciarla via adirata. Adesso me ne pento. La vorrei sollevare orgogliosamente, in modo da avere ancora un diritto da reclamare, un ruolo da rivestire come Tua Regina, invece di questi panni da misera pedina. Verrò mangiata.
Anche tu, o Re, non sei stato altro che una pedina, e adesso te ne rendi conto. Pensavi di poterti muovere come volevi, oppure di poter stare fermo ad attendere il tuo Destriero, e invece ti sei scoperto uno strumento, una vittima facilmente sacrificabile in nome di qualcosa di più grande. Ti sei fatto mangiare dai desideri degli altri.
Eppure io, che ho avuto la possibilità di diventar Regina, come pedina ho buttato giù la tua Torre di inconsapevoli inganni. Siamo stati puniti, Re. Veniamo dolorosamente flagellati per aver infranto tutte le regole dei giochi – e nel mio caso anche del bon ton. Fin troppo spesso abbiamo valicato i confini squadrati delle nostre caselle. Ci siamo rincorsi sulla scacchiera, saltellando come ci pareva tra quelle bicromie, calpestando senza pietà il bianco della giustizia per affondare sempre di più nel nero veleno degli ideali. Carte taglienti ci piovevano sulle teste senza sosta, gettati da qualche confuso – crudele? - avversario. Ci sono stati Assi avidi che hanno tentato di prenderci tutto, di toglierci anche il respiro; di spremere via da noi ogni goccia di fiducia che ancora scorreva nelle nostre vene. Io non mi sono mai fidata di te.
“Sarai pure un Asso di Cuori, ma non ti bastano i Fiori o i Denari, per impedirmi rifilarti un gran bel Due di Picche!”
Credevo di averti messo all’angolo, Re. Ero fermamente convinta di avere nella manica l’Asso giusto per metterti in scacco. Sapevo di non aver barato, di aver giocato onestamente, con sfiducia, diffidenza e disincanto, e per questo credevo di aver resistito alla tua tentazione. Mi hai offerto in più di un’occasione la possibilità di diventare la tua Principessa, di unire il mio Bianco al tuo Nero, per diventare insieme un neutro Grigio. Avremmo potuto elevarci al di sopra di qualsiasi sfumatura, e regnare sopra colori, carte e pedine. Eri un Principe, allora, e avevi tutto – avevi sogni; ma io da te non volevo nulla. Ed è invece adesso, che sei diventato Re del Niente, che io desidero più di ogni altra cosa essere la tua Regina, o anche solo la Principessa del tuo Tutto. Ma non trovo la mia corona, e non so come fare. Come posso, senza quella, essere una buona Dama?
Non ho più carte da scoprire, non ne ho mai avute, forse è questa la mia verità. Ecco perché mi hanno scelto come sua paladina: sono fatta per essere Fante, non Regina.
Ma ti vedo, stai pensando; stai aspettando la mia prossima mossa per poi sferrare la tua controffensiva. Che cosa si fa in questi casi? Ah sì: ci si gioca il tutto per tutto. Non ho più niente da perdere – solo te.
Rabbrividisco, presa all’improvviso in contropiede dall’idea che tu te ne vada. Sento una paura tangibile attanagliarmi le viscere, mescolarsi al sangue e inondarmi il cervello. Ha il sapore del presagio. Non abbandonarmi, Re. Non lasciare che questa partita si trasformi in un solitario.
Sento impellente il bisogno di avere una qualche rassicurazione. Perché non sollevi quel viso?
“Ti ho preso.” – sussurro, sperando di liberarti dall’impasse che ti avviluppa.
Finalmente alzi lo sguardo, e nei tuoi occhi leggo la mia sconfitta.
“No.” – bisbigli di rimando.
Cazzo, no.” – sussurro anch’io, mentre vedo le ali di Zekrom spalancarsi e oscurare lo squarcio del cielo al tramonto. Bella mossa, questa - penso sorridendo, mentre la tua astuzia si infiltra nelle crepe del mio castello in aria, costruito mattone dopo mattone da solide verità; nelle fessure del mio muro di giustizia, negli spifferi del mio orgoglio già incrinato, e li abbatte tutti e tre rumorosamente, crudelmente al suolo.
Ti avvicini, sulle labbra il solito sorriso enigmatico del giocatore di poker. Solo che adesso non serve più: hai vinto.
Ti vedo chinarti a pochi passi da me, ad afferrare qualcosa che non ho voglia di guardare. Quando ti rialzi, nel mio campo visivo sfreccia un lampo rosa e bianco: sei tu che tieni stretto tra le dita il mio cappellino.
“Touko-chan” – sussurri, avvicinandoti ancora – “ti è caduta la corona.”
L’altra mano nasconde per un momento il tuo sguardo, mentre afferri la tua visiera grigia e ti sfili il cappellino dalla testa. Il suo posto è subito preso dal mio; e mentre ancora fisso ad occhi sgranati questa scena, avverto un piacevole calore sulla testa. Non ho bisogno di alzare gli occhi per capire che adesso, sui miei capelli castani, spicca il grigio della tua corona.
Probabilmente sono arrossita, probabilmente ho imprecato; non lo saprò mai. Ogni pensiero coerente si è annullato nella visione di te che ripercorri all’indietro la distanza che ti separa da Zekrom, senza mai voltarmi le spalle, né abbandonare il mio sguardo.
Il drago nero prende a sbattere ritmicamente le ali, vincendo a poco a poco la forza di gravità. Il frastuono diventa quasi assordante, mentre refoli di corrente mi smuovono i capelli ormai sciolti. Trasportate da tutto quel vento, sento due parole infiltrarsi in me da ogni poro della mia pelle e permeare con veemenza il vuoto della mia mente.
“Addio, Toucchan~ ”
Scacco matto.



Quando l'ispirazione ti sorprende, sorprendila con Imodium. Così eviti di far uscire certe cag~ Basta.
Très charmànt anche l'autrice, trovate? E qui si spiega la Touko mezza camionista. Era da un po' che volevo scrivere un'altra Ferriswheel, ma non trovavo mai un tema che mi piacesse. Poi, così, sotto la doccia... ZAC! Ecco perchè lavarsi fa bene. Sentite, sono le 0.24 e ho fatto overdose di caffeina, che pretendete? Diciamo che il risultato finale è uscito un filo meno bellino di come me l'ero prospettato [è che ci ho impiegato qualcosa tipo due giorni a buttare giù il tutto]. E poi diciamo che l'ambiente attualmente non è proprio conciliante. Ma tant'è. Mi piace l'atmosfera un po' nero-cremisi [?] del tutto, a me personalmente ha da subito fatto pensare ad "Alice in Wonderland", ma forse non si è capito.
Ho mescolato tanti riferimenti a vari giochi, da tavolo e non, in questa shot, più la storia dell'opposizione tra Bianco e Nero, e il ruolo di Re di N nel videogioco, sui quali mi sarebbe piaciuto soffermarmi di più. Non necessariamente nell'ordine, ho sparso riferimenti a: poker, solitario, semi delle carte da gioco vari [sorvolate sulla battuta dell'Asso di Cuori vipregoviprego], "acchiapparello" o come diamine lo chiamavate voi, scacchi e dama. E se qualcuno c'ha visto pure Trivial Pursuit... bè, gli consiglierei di andare da uno bravo xD La rispostaccia sulla corona è una che mi hanno fatto spesso [miss Oxford, veh?] e che mi piace un sacco, nonostante tutto, mi fa sempre morire °-° Non so, magari la usate anche voi...
Tecnicamente parlando, le frasi interamente in corsivo sono cose che ha ipoteticamente detto Touko ad N in passato, e il soprannome "Toucchan" credo sia una cosa mia [leggi: viaggio mentale].
- Il riferimento all'abisso viene da una celebre citazione erroneamente? attribuita a Nietzche, ovvero «Quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso ti guarda dentro.»
- Disconosco qualsiasi riferimento a Lady Gaga con il titolo.
- La frase «[...] non ho più niente da perdere - solo te» è anche un verso della canzone "Vamos a bailar" di Paola&Chiara.
Magari si è notato, ma non ho la più pallida idea di come si giochi a scacchi xD E son lietissima di dire che la scena finale mi è stata ispirata dal mio nuovo avatar [*ç*], che ovviamente non mi appartiene essendo io ignorante per quanto riguarda la grafica al pc.
Tanto per spammare un po', vi lascio qui il link di una traduzione che sto facendo, sempre a tema Ferriswheel. Personalmente ho adorato questa storia in inglese, e all'autrice piacerebbe molto conoscere i pareri degli eventuali lettori italiani.
Detto ciò vi saluto e vi auguro una buona estate, essendo che dopodomani me ne parto a Wien[na] e sarò assente per una settimana circa. Recensioni come sempre graditissime, along with personali interpretazioni della storia et lamentele varie.
Auf wiedersehen! ♥
  
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