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Autore: Sole_    20/07/2011    1 recensioni
Ci sono due ragazzi e una delusione d'amore. Forse.
Sono tre capitoli. Sì, è una storia corta lo penso anch'io. Ma sono sintetica. :S
"Ballicchiava, mentre si alzava dal divano e sbuffava, per l’ennesima chiamata di sua madre, pensò. E invece no, perché l’unico numero che finiva per 412 era il suo, se non ricordava male. Inspirò ed espirò come per cercare di calmarsi, ma non ci riusciva, non riusciva a pensare ad altro che a Lui, il suo Greg."
Ah, era nata come OS quindi il titolo è rimasto quello.
Spero che vi abbia incuriosite.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ehi” più bacio uguale svenimento assicurato.

I love… rock ‘n’ roll.

 

Secondo capitolo. Spero vivamente che vi piaccia. Giù vi aspettano un po’ di note! ;) Non l’ho fatto apposta, è colpa delle mani: hanno vita propria. :/

Ps. Recensite? Mi fareste un immenso favore, davvero. Mi piacerebbe sapere se, secondo voi, sarebbe meglio che mi dessi all’ippica. :)

Mary.

 

“Ehi” più bacio uguale svenimento assicurato.

 

Così il giovedì, si era ritrovata in Via Cavour con i suoi amici. Divertendosi -certo- ma l’unica sua vera voglia era vedere Greg.

Al suo arrivo, insieme a due suoi amici: che cosa ci facessero insieme a lui non ci è dato saperlo, si guardarono, si sorrisero, si abbracciarono e a lei salì il cuore in gola. Oh, quanto è bello! Il commento di Celeste.

E, come i migliori sconosciuti, non si parlarono, si ridivisero le comitive. Camminavano insieme, gomito a gomito, ma ognuno per le sue.

Ad un certo punto però la considerò. Nel suo modo così genuino e stupendo –a detta della ragazza-, la considerò. E lei si sentì così felice, emozionata e  importante, che quasi gli svenne ai piedi, per un semplice “Ehi.”

Parlarono fitto fitto, sempre più vicini, sempre più complici e, nel frattempo, arrivarono ai Lungarni. E lì, lui la fermò.

Lei sapeva che era il momento. Quello che aveva aspettato per dieci mesi.

Lui voleva che fosse il momento. Se la ragazza, se Celeste, avesse potuto leggere i suoi pensieri non penso l’avrebbe baciato.

A lei –ovvio- batteva il cuore.

A lui –spero- pesava il cuore.

Lui le si avvicinò, le sorrise e le sistemò una ciocca che volava grazie alla brezza fluviale dell’Arno.

Lei, durante questi sette secondi e mezzo, si imbambolò. Gli sorrideva ebete e felice.

Lui si avvicinava sempre di più e lei… si ricordò le parole dell’amica, sempre la stessa frase in quei dieci mesi d’amore non corrisposto: “Ce’ mi dispiace, ma ci sei andata senza nessuna certezza; fossi stata al posto tuo, non l’avrei fatto!”. L’amica non era cattiva, era realista. Non le era piaciuto vedere la ragazza spezzata da un cotta estiva, non le era piaciuto per nulla. Le sue frasi, che potrebbero sembrare stronze, superficiali e pissere, erano dettate semplicemente dalla rabbia, dall’amarezza, dalla tristezza per la sua amica.

Lei avrebbe voluto fermarsi, ma lui non si fermava, la sua bellezza incise sulla sua forza d’animo; ma di più lo fecero le altre parole dell’amica: “Ce’, carpe diem. Sempre e comunque.”

E così si buttò, metaforicamente, ovvio.

Incollò le labbra a quelle del ragazzo, che, stupito, rispose prontamente. La strinse a sé fino a sentire il prosperoso seno della ragazza attaccato al suo petto.

Lei era mossa dall’amore.

Lui non si sa da che cosa.

Ma si baciavano, senza pensare a nessuno, senza pensare al futuro: solo con il “noi” in mente.

Be’ almeno la ragazza.

Era un bacio casto –all’incirca- , finché il ragazzo non le toccò il labbro inferiore con la lingua. A quel punto, alla ragazza, venne spontaneo aprire la bocca, per dare avvio alle danze.

Erano sul Ponte alla Carraia, fra gli alberelli che il Sindaco –o chi per lui- aveva fatto mettere per la Notte Bianca. Con il profumo dell’Arno nelle narici –molto poco romantico-, che però non sentivano, assuefatti dal loro, di profumo.

Be’ almeno la ragazza.

Continuarono a baciarsi, facendo sospirare molte ragazzine passanti di lì –ed anche me, il narratore-, finché qualcuno non li fece ritornare alla realtà.

Be’ almeno la ragazza.

“Ehehm…” si fece sentire un’amica della ragazza.

Loro –finalmente, forse- si separarono.

Lui le sistemò la solita ciocca svolazzante, le sorrise e le si allontanò; la prese per mano.

Lei sorrise, innamorata, e si lasciò trascinare verso il Duomo, direzione McDonald’s, sicura che da sola si sarebbe persa certamente.

 

****

Note:

- non so se l’avete capito o meno, la storia è ambientata a Firenze… “che è la mi città..” [Le porti un bacione a Firenze], conoscete?             

- questo è l’Arno, i ponti che si vedono sono: Ponte alla Carraia (quello della storia) e Ponte vecchio.

- L’Arno di notte credo sia una delle cose più belle e a cui sono più affezionata di tutte.

- La foto del Ponte alla Carraia è stata fatta durante l’esposizione, durata tutto Maggio, per la Notte Bianca. Se vi state chiedendo se ci ho partecipato –anche se non penso proprio, lasciatemi sproloquiare :D- : sì, c’ero anch’io: fino alle 10 e mezzo, con i miei genitori. Credo di essermi rotta le palle in una maniera indescrivibile. Io dico: ma se si chiama Notte Bianca, un motivo c’è no?! Rimaniamo più fuori quando andiamo semplicemente a mangiare. Io boh. I miei sono strani! -.-

-L’altra foto, quella del Ponte Vecchio, è stata fatta il 17 marzo. Per i 150° hanno fatto delle installazioni luminescenti (?) da tutte le parti;ce ne era una anche a  Palazzo Vecchio.

Ma non era questo quello che mi interessava. Volevo farvi notare lo sprazzo di verde prato –perché E’ un prato! ;D- nell’angolino destro. Quello è il prato dei Canottieri Firenze. Qui si vede meglio.

Bene. Credo di aver finito le note! :)

Mary. 

  
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