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Autore: KikiSuicide    20/07/2011    4 recensioni
Già è difficile essere adolescenti, aggiungici: un fratello impossibile, la sua band di metallari scalmanati e dei genitori che non ti conoscono = meglio che ti spari
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Suzanne >> qualcuno stava sussurrando il mio nome, qualcuno di cui non riuscivo a percepire la presenza, mi trascinava lungo un viale di sassi.

Non potevo aprire gli occhi, poiché chiusi in una morsa di sangue che sgorgava sottoforma di lacrime.

<< Suzanne non puoi fuggire per sempre >> non tutti i sensi mi avevano abbandonato, anche se erano paralizzati dalla paura.

Sentivo due mani tozze e callose stringermi i polsi, non esistevano manette più sicure di quelle carnali. Dovevo trovare un modo per liberarmi, per

scampare da quello che stava succedendo.


<< Portala dentro >> gridava, in lontananza, un’altra voce cristallina.

La presa si era fatta più forte e insistente, il ritmo dei passi era accelerato e il fiatone rimbombava in quel luogo desolato.

Doveva essere uno scherzo di cattivo gusto, non ricordo neanche come ci ero arrivata. Un attimo prima fissavo la pila di cd davanti lo stereo di Jimmy

e l’attimo dopo uno sconosciuto mi stava portando via. Decisamente c’era qualcosa che non andava.


<< Suzanne non puoi fuggire per sempre >> un’altra voce più familiare mi parlava all’orecchio, sussurrava quelle parole senza senso.

Da quando avevo ripreso coscienza mi sentivo vuota, una scorza priva di succo. Tutte quello che sapevo sembrava essersi nascosto in qualche antro di

me, non dava segno di voler uscire.


<< Devi dire la verità >> intimava dolce, parole velenose.

<< Su cosa? Non capisco >> mi ero fatta coraggio ma ormai la mia voce neanche sembrava più mia, come se mi avessero privato anche di riconoscere

il mio stesso timbro.


<< Slegala >> la benda dagl’occhi, di cui neanche mi ero accorta, cadde insanguinata rivelando un mondo lugubre e sterile.

Sembrava un vecchio ospedale abbandonato, le finestre delle camere erano rotte, il pavimento seppur “pulito” aveva ancora qualche macchia

incrostata di sangue.


<< Devi dire la verità >> una donna dai lunghi capelli corvini si stava avvicinando, indossava vesti candide come la sua pelle. Ai miei occhi sembrava

una dea greca. Da quello che avevo capito il suo nome era Sybilla, un nome antico quanto lei.


<< Non capisco >> ancora una volta cercai di mandar giù il groppo in gola per poter ripetere quelle parole con più insistenza.

<< La verità verrà fuori e sarai tu a dirla >> cercavo di focalizzare la mia attenzione su quell’ultima voce tanto familiare.

Zack!

<< Zack? Ti prego aiutami, non mi fare questo >> era lui la nota che stonava in quel luogo, mi voleva bene, non mi avrebbe mai fatto tale tortura.

Appoggiata al muro tre persone mi stavano accerchiando, di cui una la più importante della mia vita.

<< No, Suzi tu non mi puoi fare questo. Dobbiamo sapere >> un frammento di memoria mi stava tornando. Le parole iniziavano ad  arrivare come un

fiume in piena.


<< Cos’è successo? >> chiese d’un tratto l’uomo bigotto alla destra della bellissima donna.

Ora capivo a cosa si riferivano, quello che mi portavo dentro doveva uscire da me.

<< Zack. Mamma non ha detto niente, lei guardava >> mio fratello mi aveva appoggiato una mano sulla spalla,  per conforto.

<< Sai quel pomeriggio quando sono tornata a casa, non avrei mai immaginato di trovare uno scenario simile >> che era sogno o realtà, Zack doveva

sapere con che persone vivevamo.


<< Suzi, cos’è successo >> l’uomo che chiamavo papà mi guardava con occhi iniettati di sangue, per quello che avevo visto, per quello che avevo detto

dopo la bastardata che aveva fatto alla donna a cui aveva giurato eterno amore.


<< Sono corsa a casa, lui mi ha seguito e mi ha giurato che se avessi detto qualcosa mi avrebbe ucciso >> prima di allora non avevo mai provato una

paura così forte.


<< Quando mi sono ribellata ha iniziato a picchiarmi e lei era li che guardava, non diceva nulla stava semplicemente guardandomi come per chiedermi

scusa … >> non sarei mai dovuta tornare a casa, dovevo stare ancora un po’ con Johnny, ma la sua fidanzata aveva bisogno di lui e io chi ero per

mettermi in mezzo << … non avrei potuto mai perdonarla, non adesso. Poi me ne sono andata >> la figura dell’uomo dai capelli bianchi era scomparsa,

seguita da quella della donna. Eravamo rimasti io e Zack in quel posto spaventoso.


<< Grazie Sue, ora puoi svegliarti >> da cosa mi sarai dovuta svegliare? Quella era la realtà, eppure, perché mi sembrava tutto così irreale?

<< SVEGLIATI >> un’altra voce mi urlava nel cervello.
 





Lentamente aprivo gl’occhi per paura di quello che avrei potuto trovare, ero ancora in quel manicomio?

“ Suzi” Jimmy mi stava chiamando, non potevo essere ancora lì.

“Jimmy?” sentivo la sua mano fredda accarezzarmi il viso, dolce e delicato come per paura di sfregiarmi.

“Sei svenuta” il mio incubo personale però aleggiava ancora nella mia mente, minacciando di tornare. Gl’occhi del ragazzo, quegl’occhi così blu mi diedero

una piacevole sensazione, la sensazione di casa e protezione.

“Devo aver avuto un calo di zuccheri” come no … E mia zia era la regina Elizabeth.

“Certo, vuoi che ti vada a prendere qualcosa di dolce?” ero una ragazza con l’ appetito da donna incinta, sarebbe stato facile fargli credere alla mia scusa.

Da quando mi ero ‘trasferita’ a casa di Jimmy, Zack mi aveva più e più volte chiesto il perché, qual’era stata la motivazione per spingermi ad’allontanarmi

dalla mia famiglia. Io per tutta risposta gli avevo detto che era meglio non sapere e che la mia unica famiglia era lui.

“Grazie” piano piano cercavo di rialzarmi, ma la testa mi girava troppo e non volevo rischiare, di nuovo, di cadere in quel sonno degno della bella

addormentata. Se Jim era tornato, voleva dire che avevo passato tre ore in quel mio inferno personale, eppure era sembrata  una questione di minuti.

“Una bella fetta di torta al cioccolato per la dormigliona” disse in tono scherzoso. Quanto amavo quel ragazzo per essere sempre così dolce con me, aspetta!

Avevo davvero pensato la parola amore? Lui era solo un amico e tra amico e fidanzato c’era di mezzo il mare. Ero solo un po’ spossata dall’incubo,

nient’altro.

“Sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa, vero Sue?” il primo assaggio di quella meraviglia mi stava per finire di traverso se non era per la prontezza di

Jimmy che mia aveva dato una sonora pacca sulla schiena.

“Lo so, perché dici questo? Ho detto qualcosa mentre ‘dormivo’ ?” ti prego buon Dio che sei lassù, fai che non avevo per sbaglio svelato quello che era

successo. Non perché non mi fidavo di Jimmy (anzi mi fidavo più di lui che di me stessa) solo che non lo volevo mettere in mezzo più di quanto c’era già.

“Hai solo detto, cito testuale ‘Non posso ‘perdonarli’” certo che non potevo, non dopo tutto quello che mi stavano facendo vivere, vivere nel terrore di

tornare a casa per trovarmi di fronte a lui con i suoi occhi crudeli e lei con la sua indifferenza da stupida.

“ Ma nulla, ho fatto solo un incubo” il mio fottutissimo incubo che non era così lontano dalla verità.

“Vieni qui” mi aveva preso sopra di se, mi stringeva al suo petto accarezzandomi i capelli. Avevo proprio bisogno di una persona così al mio fianco.

Le sue labbra così morbide ,come petali di rosa, erano a pochi centimetri dalle mie, un minimo spostamento e si sarebbero toccate.

Lui si stava portando più vicino a me fino ad ottenere quel contatto che tanto desideravo, che tanto desideravamo. Un bacio si era fatto largo tra i mille

pensieri che offuscavano il cervello di per sé già in tilt.

La sua lingua accarezzava le mie labbra mentre la mia cercava di sgusciare dentro la sua bocca così calda e inebriante.

A chi volevo prendere in giro, gli amici non si baciano così, gli amici non si baciano proprio.

“Jimmy” le nostre labbra ancora attaccate e sussultanti.

“Ti amo” non sapevo proprio se avevo fatto la cosa giusta a lasciarmi andare così, ma in quel momento sembrava così magico e perfetto che quelle due

parole non avrebbero fatto altro che migliorare la situazione già eccitante.

“Ti amo” ripeteva lui con meno lucidità in corpo di quella in mio possesso.

Le sue labbra si stavano dilagando su tutto il mio corpo. Prima la clavicola, il mio punto debole, per poi passare al fianco e in fine arrivare nel mio ventre già

scoperto.

“Sei bellissima” quelle parole così dolci mi avevano fatto sentire per la prima volta una donna, non una ragazzina racchia e sfigata ma una bellissima donna.

“Baciami per fa …” neanche il tempo di finire la mia supplica che le sue labbra si erano portate sulle mie.

Le nostre bocche erano come ricercatori che andavano in avanscoperta.

“Ti mangerei se solo potessi” sussurravo all’orecchio prima di mordicchiarlo e tornare a baciarlo con più trasporto e più consapevolezza delle sue labbra.


 


******************************** 
Note dell’autrice:
Sono tornata, dopo una pausa per la poco ispirazione la signorina in questione è tornata!!
Avevo anche pensato di cancellare questa storia T___T  per fortuna però non l’ho fatto :D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che soprattutto ci abbiate capito qualcosa  XD
Ovviamente ascoltare troppe volte nightmare porta a questo …. La pazzia più completa in inventare sogni privi di logica ^^
Ok ringrazio infinitamente: i cari lettori silenziosi che si prendono la briga di leggere le mie innumerevoli stronzate xD poi chi recensisce, mi fa un piacere immenso sapere che il mio lavoro è piaciuto a qualcuno (poi se ci aggiungete le critiche sono anche più contenta che così mi aiutate a migliorare), anche chi ha messo la storia su preferiti e seguite … GRAZIE!
Baci
Kiki
 
Ps: Gli aggiornamenti come avete capito non sono regolari, si basano sulla mia ispirazione quindi … Alla prossima gente!
   
 
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