CAPITOLO 3 - 13,
Amelia Street
“Cosa sono quarantotto anni di amore rispetto a 245 di abbandono?
Cosa significano 48 miserabili e fuggevoli anni rispetto a quasi tre secoli di tradimento e dimenticanza?
Cosa vuol dire amare ogni giorno della tua esistenza la persona che invece dovresti detestare con tutte le tue forze?
Cosa significa portare nel petto non più un cuore, ma uno scrigno vuoto, circondato da ghiaccio e veleno?
Perché ostinarsi a cercare ogni giorno con lo sguardo quegli occhi azzurri che non hanno mai versato una lacrima per l’unica persona che l’abbiano amati ogni giorno, senza riserve, senza rimpianti?
Non
è forse inutile
continuare a sperare in un cambiamento, dopo tutto il tempo trascorso
dall’ultimo addio? Non è da masochisti continuare
ad elargire il perdono a
qualcuno di così insensibile?
No,
è semplicemente da
stupidi. Mai avrei dovuto riporre la mia fiducia, i miei sentimenti
migliori,
in una persona simile, a qualcuno che ama solo se riesce a venire
ferito da
tale amore, qualcuno che continuamente cerca dolore e battaglia in un
rapporto.
Alzarsi
ogni sera con
la testa in fiamme…coricarsi ad ogni alba con il senso di
vuoto addosso, il
letto deserto, la casa sempre silenziosa.
Vorrei dire che mi manchi, Francia. Perché è così, te lo dissi già la prima volta che mi lasciasti. Allora rispondesti che non sarebbe più accaduto, che mi saresti rimasto accanto per sempre. Quel tuo per sempre è durato tre anni.
Mi hai venduto di nuovo. Sei fuggito, come un ladro, di notte, senza un saluto. Senza neanche avere il coraggio di dirmelo guardandomi negli occhi. Hai lasciato che fosse Alfred a dirmi che ormai dovevo dimenticarti, guardare al futuro, insieme a lui. Che dovevo smettere di ostinarmi a parlare la tua lingua, perché adesso doveva essere l’inglese a suonarmi sulle labbra.
Sai che non mi è mai piaciuto l’inglese, mi suona male. È una lingua talmente priva di sentimento, così vuota, sterile. Non come il francese. Era divertente prendere in giro gli inglesi quando stavamo insieme, deriderli per i loro difetti. Non avevo capito, allora, i tuoi reali pensieri nei loro confronti.
Nei SUOI confronti.
Vorrei dire che mi manchi, Francia. Perché è così, te lo dissi già la prima volta che mi lasciasti. Allora rispondesti che non sarebbe più accaduto, che mi saresti rimasto accanto per sempre. Quel tuo per sempre è durato tre anni.
Mi hai venduto di nuovo. Sei fuggito, come un ladro, di notte, senza un saluto. Senza neanche avere il coraggio di dirmelo guardandomi negli occhi. Hai lasciato che fosse Alfred a dirmi che ormai dovevo dimenticarti, guardare al futuro, insieme a lui. Che dovevo smettere di ostinarmi a parlare la tua lingua, perché adesso doveva essere l’inglese a suonarmi sulle labbra.
Sai che non mi è mai piaciuto l’inglese, mi suona male. È una lingua talmente priva di sentimento, così vuota, sterile. Non come il francese. Era divertente prendere in giro gli inglesi quando stavamo insieme, deriderli per i loro difetti. Non avevo capito, allora, i tuoi reali pensieri nei loro confronti.
Nei SUOI confronti.
Il
primo tradimento
per cosa è stato, per amicizia ad Antonio, forse? Per
saldare un debito, per
fargli un favore, per farti bello ai suoi occhi, per poterti abbassare
al
livello di Inghilterra? Forse gli sei sempre stato troppo superiore,
era questo
che ti infastidiva?
La
seconda volta so
per certo che lo hai fatto per soldi. Alfred ti ha pagato bene. E mi ha
trattato meglio di quanto non abbia mai fatto Antonio. Forse
perché al
contrario del passato, non ho mai cercato di cacciarlo via dalla mia
terra. Quando mi ribellai ad Antonio, lo feci perché volevo
tornare da te, stare con
te…credevo che quella situazione fosse solo un equivoco, che
ci avessero
separati con la forza. Per questo lottai con tutte le mie forze per
riaverti.
Ma
quando mi vendesti
ad America, capii che sin dalla prima volta mi ero sbagliato. Nessun
equivoco,
nessuno sbaglio. Non mi avevi mai voluto.
Ti
avevo fatto comodo,
ero stato una brava colonia, il tuo porto sui Caraibi.
Poi
ti erano serviti i
soldi, e hai preferito cedermi all’americano. Se avessi
saputo che un giorno
sarebbe successo, non avrei mai contribuito nella lotta per la sua
indipendenza. Non avrei lasciato sbarcare i tuoi soldati sulle mie
coste. Non
avrei ammirato tanto Lafayette.
Non ti avrei amato.
Non ti avrei amato.
Non
è vero, sto
mentendo. Pur con il senno di poi, non posso ancora credere che ti
avrei tenuto
fuori dalla mia vita. Tu eri la mia vita.
Tu
mi tirasti fuori da
quella palude quando ero appena un ragazzino, incurante dei pericoli e
delle
malattie. Mi hai cresciuto, non come un padre, ma come un amante
premuroso.
E
come tale, alla fine
mi hai tradito.
Alla
fine, mi hai
insegnato una lezione che mi è sempre tornata utile nel
corso dei secoli: mai
affidare il proprio cuore a qualcun altro. Sta bene lì, nel
posto che gli
spetta. Sul fondo di una palude. La stessa dalla quale tu mi salvasti.
Ecco,
quello è il
simbolo del nostro amore: freddo, sporco, pericoloso, impossibile da
estirpare.
Quella
palude è sempre
rimasta lì, infestata dai coccodrilli e dai miasmi, ha
resistito ad ogni
tentativo di bonifica. Come il mio amore per te.
E
dato che quella
palude resterà lì per sempre, immutabile, ferma e
tetra, è lì che ho gettato
definitivamente il mio cuore che hai infranto con tanta
serenità d’animo. Lì
sono sicuro che nessuno andrà mai a cercarlo, e se anche
qualcuno lo facesse,
non riuscirebbe mai a tirarlo fuori.
Ormai è marcio.
Come
l’anima tua.
Marcio,
sudicio,
immobile, dannato.
I tuoi occhi si posarono su di me, firmando la mia condanna. I tuoi baci furono la mia maledizione.
Il mio amore resterà sempre la mia prigione.
Il tuo ricordo, le mie catene.
Il tuo volto, il mio tormento.
E il tuo sorriso, ormai lontano, il mio inferno.
Grazie, Francis.
Grazie per avermi insegnato ad essere un bastardo senza cuore.
È solo
così che posso
sopravvivere a questo mondo.”
L’unica cosa che appartenesse al francese e che ancora potesse guardare, senza provare l’impulso di annegarsi nel fiume.
L’unico legame
che ormai gli era rimasto.
Lo ripose nel cassetto
dello scrittoio ottocentesco, e si
alzò, uscendo dalla stanza.
Spense la luce e se ne
andò. Ancora una volta per annegare i
ricordi nell’alcol. Per sostituire il dolore con altro
dolore. Per cancellare,
almeno per una notte, quel viso tanto amato e rimpianto, sofferto e mai
dimenticato.
Per vivere, ancora una
notte, nell’illusione che aveva
creato, alla quale credeva anche lui.
Quella di essere solo un
piccolo miserabile bastardo, perso
nella notte luminosa di New Orleans.