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Autore: Lesty    20/07/2011    1 recensioni
C'è chi va in chiesa per pregare, chi per nascondersi, chi per chiedere aiuto. E c'è chi lo fa per ricercare un cuore ormai andato in frantumi.
E poi c'è Leslie, un altro bastardo senza cuore.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Nuovo personaggio, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 3 - 13, Amelia Street


48/245

“Cosa sono quarantotto anni di amore rispetto a 245 di abbandono?
Cosa significano 48 miserabili e fuggevoli anni rispetto a quasi tre secoli di tradimento e dimenticanza?
Cosa vuol dire amare ogni giorno della tua esistenza la persona che invece dovresti detestare con tutte le tue forze?
Cosa significa portare nel petto non più un cuore, ma uno scrigno vuoto, circondato da ghiaccio e veleno?

Perché ostinarsi a cercare ogni giorno con lo sguardo quegli occhi azzurri che non hanno mai versato una lacrima per l’unica persona che l’abbiano amati ogni giorno, senza riserve, senza rimpianti?
Non è forse inutile continuare a sperare in un cambiamento, dopo tutto il tempo trascorso dall’ultimo addio? Non è da masochisti continuare ad elargire il perdono a qualcuno di così insensibile?
No, è semplicemente da stupidi. Mai avrei dovuto riporre la mia fiducia, i miei sentimenti migliori, in una persona simile, a qualcuno che ama solo se riesce a venire ferito da tale amore, qualcuno che continuamente cerca dolore e battaglia in un rapporto.
Alzarsi ogni sera con la testa in fiamme…coricarsi ad ogni alba con il senso di vuoto addosso, il letto deserto, la casa sempre silenziosa.
Vorrei dire che mi manchi, Francia. Perché è così, te lo dissi già la prima volta che mi lasciasti. Allora rispondesti che non sarebbe più accaduto, che mi saresti rimasto accanto per sempre. Quel tuo per sempre è durato tre anni.
Mi hai venduto di nuovo. Sei fuggito, come un ladro, di notte, senza un saluto. Senza neanche avere il coraggio di dirmelo guardandomi negli occhi. Hai lasciato che fosse Alfred a dirmi che ormai dovevo dimenticarti, guardare al futuro, insieme a lui. Che dovevo smettere di ostinarmi a parlare la tua lingua, perché adesso doveva essere l’inglese a suonarmi sulle labbra.
Sai che non mi è mai piaciuto l’inglese, mi suona male. È una lingua talmente priva di sentimento, così vuota, sterile. Non come il francese. Era divertente prendere in giro gli inglesi quando stavamo insieme, deriderli per i loro difetti. Non avevo capito, allora, i tuoi reali pensieri nei loro confronti.
Nei SUOI confronti.
Il primo tradimento per cosa è stato, per amicizia ad Antonio, forse? Per saldare un debito, per fargli un favore, per farti bello ai suoi occhi, per poterti abbassare al livello di Inghilterra? Forse gli sei sempre stato troppo superiore, era questo che ti infastidiva?
La seconda volta so per certo che lo hai fatto per soldi. Alfred ti ha pagato bene. E mi ha trattato meglio di quanto non abbia mai fatto Antonio. Forse perché al contrario del passato, non ho mai cercato di cacciarlo via dalla mia terra. Quando mi ribellai ad Antonio, lo feci perché volevo tornare da te, stare con te…credevo che quella situazione fosse solo un equivoco, che ci avessero separati con la forza. Per questo lottai con tutte le mie forze per riaverti.
Ma quando mi vendesti ad America, capii che sin dalla prima volta mi ero sbagliato. Nessun equivoco, nessuno sbaglio. Non mi avevi mai voluto.
Ti avevo fatto comodo, ero stato una brava colonia, il tuo porto sui Caraibi.
Poi ti erano serviti i soldi, e hai preferito cedermi all’americano. Se avessi saputo che un giorno sarebbe successo, non avrei mai contribuito nella lotta per la sua indipendenza. Non avrei lasciato sbarcare i tuoi soldati sulle mie coste. Non avrei ammirato tanto Lafayette.
Non ti avrei amato.
Non è vero, sto mentendo. Pur con il senno di poi, non posso ancora credere che ti avrei tenuto fuori dalla mia vita. Tu eri la mia vita.
Tu mi tirasti fuori da quella palude quando ero appena un ragazzino, incurante dei pericoli e delle malattie. Mi hai cresciuto, non come un padre, ma come un amante premuroso.
E come tale, alla fine mi hai tradito.
Alla fine, mi hai insegnato una lezione che mi è sempre tornata utile nel corso dei secoli: mai affidare il proprio cuore a qualcun altro. Sta bene lì, nel posto che gli spetta. Sul fondo di una palude. La stessa dalla quale tu mi salvasti.
Ecco, quello è il simbolo del nostro amore: freddo, sporco, pericoloso, impossibile da estirpare.
Quella palude è sempre rimasta lì, infestata dai coccodrilli e dai miasmi, ha resistito ad ogni tentativo di bonifica. Come il mio amore per te.
E dato che quella palude resterà lì per sempre, immutabile, ferma e tetra, è lì che ho gettato definitivamente il mio cuore che hai infranto con tanta serenità d’animo. Lì sono sicuro che nessuno andrà mai a cercarlo, e se anche qualcuno lo facesse, non riuscirebbe mai a tirarlo fuori.

Ormai è marcio.
Come l’anima tua.
Marcio, sudicio, immobile, dannato.

I tuoi occhi si posarono su di me, firmando la mia condanna. I tuoi baci furono la mia maledizione.

Il mio amore resterà sempre la mia prigione.

Il tuo ricordo, le mie catene.

Il tuo volto, il mio tormento.

E il tuo sorriso, ormai lontano, il mio inferno.

Grazie, Francis.
Grazie per avermi insegnato ad essere un bastardo senza cuore.
È solo così che posso sopravvivere a questo mondo.”


Leslie posò la penna, chiudendo il diario che continuava a riempire dal 1718. L’unico regalo che gli aveva fatto Francis.
L’unica cosa che appartenesse al francese e che ancora potesse guardare, senza provare l’impulso di annegarsi nel fiume.
L’unico legame che ormai gli era rimasto.
Lo ripose nel cassetto dello scrittoio ottocentesco, e si alzò, uscendo dalla stanza.
Spense la luce e se ne andò. Ancora una volta per annegare i ricordi nell’alcol. Per sostituire il dolore con altro dolore. Per cancellare, almeno per una notte, quel viso tanto amato e rimpianto, sofferto e mai dimenticato.
Per vivere, ancora una notte, nell’illusione che aveva creato, alla quale credeva anche lui.
Quella di essere solo un piccolo miserabile bastardo, perso nella notte luminosa di New Orleans.
   
 
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