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Autore: MissysP    20/07/2011    3 recensioni
Finalmente aveva trovato
il coraggio di dichiararsi alla persona tanto amata ma le sue speranze
andarono distrutte dall’occhiata di gelo che le aveva
riservato. Per questo motivo stava correndo. Voleva scappare da tutto e
da tutti. Ma proprio a causa del suo fuggire incontrerà una
persona che mai si sarebbe aspettata di incontrare. Una persona, o
meglio un uomo, senza scrupoli che uccideva chiunque incontrasse sul
suo cammino. Era ferito ma qualcosa gli diceva di curarlo, non per
doppi fini. E neanche lei sapeva quale fosse quel motivo.
[Quinta classificata al
contest "L'Amore Si Odia - Akatsuki in love" indetto da ellacowgirl]
(Premio Originalità e Premio Speedy)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kisame Hoshigaki, Neji Hyuuga, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Una brutta giornata



Era una giornata di pioggia, anche il cielo era nero. Nero come il suo umore. Lui non avrebbe mai capito, non l’avrebbe mai compresa né apprezzata. Correva. Stava scappando lontano da quel villaggio che tanto la opprimeva in quel momento.
Calde lacrime le rigavano il volto. I suoi pensieri erano confusi, stava impazzendo. E lui, di certo, non le rendeva le cose semplici.
Finalmente aveva trova il coraggio di dichiararsi, dopo le tante missioni fatte insieme, i vari pericoli che avevano superato e molto altro ancora, lui non le aveva risposto. L’aveva guardata con indifferenza e se ne era andato, superandola. In questo modo aveva mandato in frantumi le sue speranze di poter ritagliarsi un pezzetto di felicità in quella vita fatta di guerre e morti. L’aveva osservata con quel suo sguardo glaciale, a lei che non l’aveva mai guardata in quel modo. A lei che trattava come se fosse una sorella. Certo non le era mai dispiaciuto quel genere di rapporto, ma col passare del tempo aveva imparato ad amarlo, nonostante il suo carattere, e anche lui. Ci aveva pensato più e più volte, ci aveva sperato più e più volte, anzi, pregava Dio che anche lui provasse gli stessi sentimenti che lei provava per lui. Ma non era stato così.
Si sentiva abbandonata e tradita. Dal ragazzo che amava, per cui avrebbe sacrificato la vita pur di salvarlo. Per lui non era sufficiente; lui voleva di più, più di quello che lei gli poteva dare.
Correva, nella totale disperazione, senza sapere dove stava andando.
Inciampò in una radice e cadde. Rovinò a terra, proprio in mezzo ad una pozza di fango. I suoi vestiti si sporcarono. Continuava a piangere. Poi un rumore attirò la sua attenzione, si mise subito in ginocchio, portando una mano al borsello delle armi. Aveva lasciato il suo grande rotolo delle armi a casa e quindi doveva arrangiarsi con il poco materiale che aveva a disposizione. Uno scroscio d’acqua. Si girò di scatto, verso il fiume che c’era a poca distanza da lei. C’era qualcosa sotto la superficie dell’acqua. Curiosa, a fatica, si rimise in piedi e si diresse verso il fiume.
Si sporse quel che bastava giusto il necessario per scorgere quella figura. Sembrava un uomo ma non lo era. Aveva la pelle bluastra e dei segni sul viso. Perdeva sangue dalla maglietta ferrata. La ragazza si spaventò. Lo riconobbe per via del copri fronte. Era un nukenin e apparteneva all’Organizzazione Alba. Fece qualche passo indietro, ma vedendo che non cercava di fermarla, si riavvicinò di nuovo, lentamente. Lo guardò meglio e vide che aveva gli occhi chiusi. Il sangue si mischiava all’acqua cristallina. Lei si fece coraggio e con la mano tremante cercò di afferrare l’uomo per la maglietta. Lo trascinò fuori. Era molto pesante e non le fu facile portarlo a riva.
Lo poggiò per terra e scostò la cappa del mantello. Osservò la ferita. La sua mano corse, da sola, al kit di soccorso che portava sempre con sé. Non sapeva il perché, ma qualcosa la spingeva ad aiutarlo. Sospirando, dopo aver chiuso gli occhi, iniziò a prendere tutto l’occorrente che sarebbe servito a medicarlo.
 
Era scappato, da quel campo di battaglia. Lo aveva abbandonato, ma si odiava per quel gesto. Non avrebbe mai dovuto lasciarlo, adesso potrebbe essere morto e lui aveva il compito di aiutarlo, in quanto suo compagno di squadra. Il suo compagno gli aveva ordinato di scappare, di lasciargli compiere quell’ultima missione da solo. Si odiava, lo aveva già pensato.
Non aveva calcolato che nella fuga avrebbe potuto incontrare l’obiettivo del suo compagno. Non poteva ingaggiare battaglia con lui, per cui si limitò a scappare. Il suo avversario, però, aveva tentato di ucciderlo e lui non si era difeso, non poteva fare altro. Era riuscito a ferirlo e, troppo debole e stanco, si era trascinato vicino a un fiume, dove era svenuto cadendoci dentro.
In quel momento non capiva che cosa gli stava succedendo. Un attimo prima si sentiva debole e in quel momento sentiva le energie ritornargli. Delle delicate e calde mani gli stavano sfiorando il torace. Qualcosa di freddo e cremoso gli copriva la ferita. Il dolore stava sparendo e lui non sapeva come. Lentamente riaprì gli occhi, ma questi erano troppo pesanti. Ci riprovò una seconda volta e ci riuscì. Uno spiraglio di luce, gli permise di vedere cosa gli stava succedendo attorno. Vide una ragazza con due chignon castani e gli occhi del medesimo colore. Sul suo viso era dipinta la preoccupazione, ma non riusciva a capire se era per lui oppure per il gesto che stava compiendo.
Sapeva con chi aveva a che fare? Molto probabilmente no.
Cercò di muoversi e quel gesto fece sobbalzare la ragazza. Mugugnando si rialzò, a fatica, sui gomiti. Si guardò attorno spaesato. La corrente del fiume doveva averlo trascinato per un bel tratto. Ritornò a guardarla ragazza e vide il suo copri fronte. Era un ninja della foglia.
“C-chi sei tu?” domandò l’uomo, ignorando il dolore.
“S-sono… Sono una kunoichi del villaggio della foglia” balbettò alla fine, dopo aver deciso di rispondergli. Lo guardava con uno sguardo intimorito e spaventato. Per la prima volta l’uomo non provò quella sensazione di soddisfazione che di solito provava quando qualcuno aveva paura di lui. Quella volta era diverso, forse a causa della ferita, ma non provava quella sensazione. Continuò a guardarla senza dire una parola. Il silenzio fra loro, un silenzio che fu spezzato.
“Perché lo hai fatto? Perché mi hai salvato? Tu lo sai chi sono?” domandò.
La ragazza lo guardava, aprendo e chiudendo la bocca, senza emettere un suono.
“S-si, lo so. Tu sei Kisame Hoshigaki, membro dell’Organizzazione Alba. Ho già combattuto contro di te in passato. E non chiedermi come mai ti abbia salvato ma l’ho fatto e basta” gli rispose, abbassando lo sguardo, per non incrociare i suoi occhi. Kisame la guardò, sorpreso. Quella ragazza era proprio strana. Si rimise in piedi, con l’aiuto della ragazza. Ma quell’aiuto lo infastidì e la scrollò bruscamente.
“Ehi! Io volevo solamente aiutarti” si lamentò TenTen.
Kisame la ignorò e si rimise in piedi. La ferita si riaprì e costrinse il nukenin a piegarsi su se stesso.
“Ti consiglio di non affaticarti. Ti ho appena fasciato la ferita ma rischi di riaprirla se ti affatichi” lo reguardì.
TenTen si mise un braccio intorno al suo collo e lo aiutò ad arrivare al masso più vicino, dove si sedette. Kisame non protestò e si lasciò aiutare. Diffidava da lei, d’altronde perché doveva aiutalo? Erano nemici. Eppure non sembrava volerlo attaccare. Ma cosa la spingeva a compiere un simile gesto? Non glielo domandò, preferendo restare in silenzio. Il silenzio era imbarazzante e la ragazza non sapendo cosa dire cercò una via di fuga. Diede un’altra occhiata alla ferita e vide che questa si stava riaprendo. Presa da un moto di gentilezza gli si avvicinò e gli premette un pezzo di stoffa sulla ferita. Kisame gli prese le mani, fermandola.
“Cosa vuoi fare?” gli domandò.
“Cerco di guarirti” gli rispose. Ormai la paura gli era passata. Se avesse voluto ucciderla lo avrebbe già fatto senza esitazioni, anche se ferito. Rimane pur sempre un traditore di alto livello e non avrebbe fatto molta fatica a sbarazzarsi di lei. Lo guardò con decisione e questo basto all’uomo nel lasciarle andare entrambe le mani. TenTen riprese a tamponargli la ferita fino a quando il sangue non si fermò. Gli cambiò le bende, regalando sollievo all’uomo. Kisame rimase incantato dai suoi movimenti eleganti e leggeri. Li seguiva con interesse, pronto ad intervenire qual’ora avesse fatto una mossa falsa. Mentre gli rivenda la ferita, ogni tanto la ragazza  gli lanciava occhiate furtive e di curiosità. La guardò con curiosità e perfino lui se ne stupì. La gentilezza che mostrava nei suoi confronti era disarmante. Come poteva ucciderla, quando lei lo stava aiutando?
“Posso farti una domanda? Come hai fato ad arrivare qui e per di più ferito?” domandò lei. La curiosità aveva preso il sopravvento su di lei. Appena si rese conto della domanda che gli aveva posto, si portò una mano alla bocca e si bloccò. Attese in silenzio, che Kisame la rimproverasse o le rispondesse a modo, come si sarebbe aspettato.
“Per un ordine. Itachi mi ha ordinato di lasciarlo combattere da solo contro suo fratello e io gli ho ubbidito. Ma nel lasciare il campo da battaglia Sasuke mi ha trovato e ha cercato di farmi fuori” rispose, dopo un attimo di esitazione.
Non la guardava, si sentiva in colpa. E aver confessato di essere un vigliacco davanti al nemico gli sembrava una giusta punizione.
TenTen finì di fasciarlo.
“Sai non sei l’unico a soffrire in questo momento. Mi sono dichiarata ad un ragazzo che non mi calcola nemmeno” disse. Aveva bisogno di sfogarsi ma non capiva come mai si sentiva a suo agio con lui.
“Ehi, io non ti ho chiesto di dirmi la tua vita” si lamento il criminale. Ten lo  ignorò, facendogli un gesto con la mano intimandogli di fare silenzio. Kisame la guardò stupito. Che cosa era quel gesto che gli aveva fatto con la mano? Stava per aprire la bocca per dire qualcosa ma lei lo precedette.
“Ti ho curato e mi sembra il minimo che tu possa fare per sdebitarti” gli intimò voltandosi per guardarlo.
Kisame lasciò perdere. Piuttosto si guardò attorno, confuso nel non trovare la sua spada. Guardò la ragazza.
“Dov’è la mia spada?” domandò, leggermente irritato. Se c’era qualcosa che odiava era il fatto che nessuno poteva toccare la sua spada. TenTen abbassò lo sguardo colpevole.
“Beh… Ecco ero curiosa e così l’ho provata mentre tu eri incosciente, ma adesso è là” disse, indicando la spada, che era appoggiata al tronco vicino a loro. Kisame si rialzò e andò verso la sua adorata arma. La prese in mano e incominciò a maneggiarla come se fosse una piuma. TenTen rimase affascinata da quei suoi movimenti precisi. Lo osservò per tutto il tempo. 
Un fruscio fra i cespugli attirò la loro attenzione. Entrambi si girarono verso quella fonte di rumore. Una figura si fece spazio fra gli arbusti e le felci del bosco. La ragazza strabuzzò gli occhi nel vedere chi fosse la figura appena giunta sul posto. Kisame si fermò, attento ai movimenti del nemico.
“Neji!” esclamò, sorpresa, TenTen e alzandosi. Neji, sentendosi chiamare alzò lo sguardo e la vide. Le sorrise, un sorriso che stupì la ragazza.
“Ten…” iniziò ma il sorriso e le parole si bloccarono non appena si accorse che c’era anche un’altra persona con lei.
Si mise in posizione di combattimento, lo stesso fece anche Kisame. TenTen si ritrovò in mezzo ai due. Non voleva che i due combattessero, sapeva fin troppo bene che Neji non c’è l’avrebbe mai fatta. Ma non capiva come mai era venuto a cercarla. Non era stato lui ad allontanarla con il suo comportamento?
“Perché… Perché sei qui, Neji?” domandò la ragazza. Neji le rivolse un’occhiata ma ritornò subito a guardare il suo avversario. Sapeva bene con chi aveva a che fare e per questo non poteva permettersi distrazioni in quel momento.
“Ten, non mi sembra il caso…  Non vedi chi abbiamo di fronte?” le ricordò. Ma la ragazza era testarda. Strinse i pugni e camminò verso il nukenin, sotto lo sguardo stupito di entrambi.
“Ma Ten cosa stai facendo?” domandò sbalordito. La ragazza lo ignorò e lo guardava negli occhi, con sfida.
“Non mi interessa. Io non mi muoverò da qui fino a che tu non mi dirai il perché sei qui” sibilò fra i denti. Kisame sorrise divertito. Quella ragazza iniziava a piacergli. Gli occhi del ragazzo corsero fra lei e il criminale alle sue spalle. Non sembrava avere intenzioni di fargli del male, ma non poteva permettersi di abbassare la guardia. Era venuto per scusarsi di quel comportamento nei confronti della compagna di squadra, avuto poco prima. Sospirando, cedette.
“Sono venuto per scusarmi. Per il mio comportamento. Ma tu devi capire. Non mi sarei mai aspettato una dichiarazione del genere da parte tua. Per questo me ne sono andato, facendo finta di nulla. Sono venuto per chiederti scusa e anche perché mi stavo preoccupando per te” rispose.
Aveva parlato tutto d’un fiato senza prendere aria per i polmoni. Stava guardando negli occhi la compagna, trasmettendogli tutto il dispiacere che provava in quel momento. TenTen sembrava incerta se credergli o meno. Ma il suo cuore prese a battere furiosamente nel suo petto, ordinando gli di muovere qualche passo verso quel ragazzo di cui era innamorata. E così fece. Mosse il primo passo e poi un altro, fino a correre verso di lui. Lo abbracciò di slancio. Neji rispose all’abbraccio, sollevato che la compagna fosse in salvo. I due presero a guardarsi negli occhi, con intensità. I loro visi si avvicinarono fino a sfiorarsi, ma si ricordarono dell’uomo che assisteva a quello spettacolino, che aveva classificato come stomachevole. Infatti era sparito. Li aveva lasciati soli, a godersi la loro intimità.
“La prossima volta… La prossima volta non sarete così fortunati” mormorò fra sé mentre si allontanava sempre di più. La sua figura si perse fra i rami del bosco. Con il sorriso sulle labbra.
‘Solo… E’ un peccato… Quella ragazza mi incuriosiva!’ pensò. 



Mi vergogno nel decidere di pubblicare questa storia, ma visto che ha partecipato ad un contest perché non pubblicarla? Insomma è una storia un po' fuori da quella che di solito scrivo, ma valeva la penda di tentare xD
Spero che possa piacervi lo stesso e non esitate nel scrivermi anche delle critiche, saranno molto utili in un futuro, nel caso decidessi di scrivere un abominio simile a questo... (Almeno mi servirà come spunto ^^)
Ringrazio ellacowgilr in Madame_Butterfly, per aver indetto un simile concorso, è bello uscire dai canoni ogni tanto xD

Giudizio scritto: Ho trovato il racconto particolarmente originale ed anche il rapporto tra i due personaggi mi è parso sufficientemente ben articolato.
Hai saputo rendere in modo completo i sentimenti del personaggio femminile, ovvero Tenten, riuscendo a coinvolgere in modo sufficiente il lettore, anche se devo dire che in questo punto l’attinenza al tema sia un poco diminuita: i sentimenti descritti riguardano molto il rapporto che si è creato tra la ragazza ed il suo compagno di squadra, piuttosto che verso il vero e proprio protagonista e questo ti ha portata leggermente fuori strada.
Tuttavia ho apprezzato molto il lieto fine da te inserito (che ti ha dato i 2 punti bonus pieni pieni a riguardo) e l’ho trovato anche particolarmente coinvolgente.
Personalmente non credo tu sia sforata nell’OOC: Tenten resta della sua personalità buona e generosa, per quanto si presenti determinata e convinta delle sue scelte ed anche Kisame rispecchia a pieno i suoi caratteri essenziali senza allontanarsi troppo dal personaggio “reale”. La minaccia finale del membro dell’Akatsuki mette in evidenza il fatto che sia un vero e proprio criminale, mentre ho apprezzato non poco la sua affermazione riguardante la ragazza: in quel momento credo che tu abbia messo realmente in evidenza l’interesse di lui nei suoi confronti, mentre nel resto della storia credo sia un attimino carente per quanto comunque sia presente in ogni sua parte.
L’unica cosa che mi ha lasciata un attimo stupita è il fatto che Neji abbia chiesto scusa alla ragazza così apertamente, davanti ad un nemico così pericoloso per giunta… Sicuramente questo ha enfatizzato il fatto che lui ci tenesse particolarmente a lei e ne sono molto contenta, tuttavia in questo caso effettivamente un pochetto OOC lo è stato… Ma non l’ho ritenuto così rilevante da abbassarti il punteggio nell’IC.
Ciò che in realtà ti ha penalizzata è la sintassi: sono molto frequenti le ripetizioni, sia di parole che di predicati, mentre ti è capitato un paio di volte di omettere gli accenti o di posizionare una virgola tra soggetto e verbo che, mi rincresce molto, ma ho dovuto tenerne conto in quanto errore particolarmente grave.
Lo stile invece risulta molto buono e scorrevole, la lettura è dunque piacevole e non presenta momenti noiosi o pause troppo lunghe che inducano il lettore ad interrompere la sua lettura, anche se qualche riflessione in più relativamente ai loro sentimenti avrebbe forse coinvolto ulteriormente il lettore.
Ti faccio i miei complimenti per essere riuscita a destreggiarti in modo abbastanza inerente con i personaggi non semplici che ti avevo assegnato, sfida non facile da affrontare.
Grazie per aver partecipato e per avermi consentito di leggere la tua storia, che in ogni caso è riuscita a trasmettermi qualcosa di positivo.


E dopo questa direi di non poter aggiungere nient'altro, ho già detto tutto xD Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic
  
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