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Autore: _Syn    21/07/2011    4 recensioni
[...]Sasuke lo sente. E' il rumore che fanno le cose che ritrovano il loro posto naturale e legittimo, anche se è la prima volta che lo occupano. E' simile a quello che ha sentito la prima volta che lui e Naruto hanno incrociato gli sguardi. Solo, quella volta non ha ascoltato attentamente. [...]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Note: Questa è la versione corretta e approfondita della drabble che ho pubblicato ieri. Tutte le varie spiegazioni sono presenti nel mio profilo.
Anyway... Volevo renderla una flash e m'è scappata di mano, letteralmente. Volevo renderla seria e ci ho aggiunto qualche momento meno serio e solenne, ma sempre di Naruto parliamo, per cui...
Lo scricchiolio della sedia l'ho fatto rimanere lì dov'era nella drabble – anche se ora risulta decisamente meno equivoco xD – perché mi piace.
E c'è un po' di fluff, suppongo. Ho anch'io il cuore morbido ogni tanto, ammettiamolo.
So... niente, spero che questa versione sia migliore e che vogliate dirmi cosa ne pensate. Baci,
Alexiel.




Il sentiero delle promesse


La prima sensazione che lo colpisce somiglia vagamente al disorientamento. E' strano, non come saltare da un ramo a un altro con gli occhi puntati davanti a sé e i sensi più attivi del solito sia per mantenere l'equilibrio, sia per cogliere eventuali attacchi nemici. Non è neanche come starsene seduti all'Ichiraku Ramen a fissare nient'altro che la ciotola del suo delizioso pranzo/spuntino/qualunque altro pasto e avere la testa vuota da ogni cosa e la bocca piena di quella bontà calda e saporita.

E' come fermarsi di botto ma sentire il dovere preciso e forte di armarsi di tempra e coraggio fuori dal comune, di responsabilità e ragionevolezza. E di un pizzico di genio, gli suggerisce il lampo di flashback che lo colpisce nel momento in cui poggia le mani sui braccioli del “trono”. Li rivede tutti, dal primo all'ultimo, come se sedersi lì significasse inglobare, ereditare, tutti i ricordi di chi c'è stato prima. Gli Hokage che hanno costruito ciò che ora lui deve proteggere e preservare.

Lo Shodaime, che sente come un bisnonno o qualcosa del genere: nonna Tsunade gliene parla, qualche volta. Il Nidaime, di cui percepisce l'eroismo e la lealtà. Il Sandaime che gli sorride e poi lo rimbecca con fare bonario, il Sandaime che sicuramente ora scuoterebbe il capo con finta irritazione per il modo in cui sta accavallando le gambe sotto la scrivania.

Rivede lui, esuberante quanto il figlio e fiducioso quanto i ninja che si affrettano fuori dal palazzo, dedicando qualche pensiero distratto oppure premuroso al nuovo Hokage. Sente le parole di suo padre, la fede che ha riposto in lui quasi prima che nascesse, e sa che ricoprire quella carica significa anche fare dei salti come quello: fidarsi, sapere guardare nel buio e riconoscere ogni scintilla. Afferrarla ed essere pronto a tutto, anche a finire dentro a quel buio. Naruto, tuttavia, sa che prima di tutto deve avere la forza per vivere e poi quella per morire, perché di una guida che muore senza quella forza non ha bisogno nessuno. Un lampo bianco, una risata e lo sguardo di un'altra persona. Naruto vorrebbe che lo vedesse, il vecchio pervertito - si concede di chiamarlo "Jiraiya, il grande sennin" nella sua testa e se lo immagina mentre la sua espressione passa da infinitamente divertita a infinitamente sorpresa.

Lancia un sorriso al vuoto e, rilassandosi, rivede anche lei: nonna Tsunade. Non avrà mai la forza di quella vecchiaccia, si dice, ma per quell'eredità c'è sempre Sakura. Tuttavia, può star certo che si prenderà perfettamente cura dei sogni che lei gli ha lasciato e che continuerà a trasformarli nei giorni che lei ha reso possibili e pieni di orgoglio.

Il pensiero per Kakashi lo rimanda a quando tornerà a casa, perché il ritardo è dovuto. Ridacchia e, finalmente, può rilassarsi sul serio su quel trono di ricordi e pagine bianche. La seconda sensazione sembra familiarità. Ha sognato quel posto per anni, lo sente suo in una maniera che gli fa vibrare il cuore. Ma non lo possiede con l'ardore oscuro dei tiranni. Lo guarda e lo accarezza con la devozione reverenziale di chi ha imparato a guadagnarsi rispetto e stima e, allo stesso modo, a donarli.

Si sente pieno e vuoto al tempo stesso. Pieno di loro e vuoto di sé, perché è solo l'inizio e lui non ha ancora fatto nulla. Il distacco tra lui e il resto degli Hokage dovrebbe spaventarlo almeno un po', ma Naruto stringe con fermezza i braccioli e un sorriso furbo e pieno d'emozione gli trasforma i lineamenti poco prima gelati in un'espressione di pura sorpresa e disorientamento.

Sì, è seduto proprio lì. Ha una veste che quando l'ha indossata quella mattina l'ha inorgoglito e impressionato al tempo stesso. Non ha mai indossato niente di elegante, men che meno vesti del genere, e quella è unica nel suo genere. Ma come in quel momento, Naruto non ha pensato al fatto che probabilmente avrebbe preferito un paio di comodi pantaloni da ninja. Solo che avrebbe fatto una figura pazzesca, in senso buono.

L'ultimo sguardo, dopo un attento esame a quella stanza che ormai conosce a memoria, è per lui. Se l'è portato dietro di forza e l'ha fatto entrare lì di straforo – bel primo giorno – e non ha voluto sentire ragioni. Perciò, adesso, Sasuke è in piedi lì vicino. Non si è ancora tolto dalla faccia quel sorriso e, pur reggendolo, si chiede se non sia necessario prenderlo a pugni per farlo riprendere. L'impatto con la nuova vita deve essere stato troppo forte anche per la testa quadra. In realtà, quel pensiero nasce e muore nello stesso momento, perché leggere dietro quel sorriso è piuttosto semplice. La cosa complicata è farlo sparire, e lui lo sa fin troppo bene, o almeno cercare di dargli un'aria più autorevole, più da Hokage. In quel caso, complicato non determina di certo “complicazioni in arrivo”. Non così gravi, almeno.

Ma è solo l'inizio, si incupisce Sasuke. Lo sa che vedrà quel sorriso incrinarsi, anche da un giorno all'altro. Incrinarsi, ma non spezzarsi. E' solo quel pensiero che gli impedisce di rivolgergli uno sguardo di rimprovero per il modo in cui si sta dondolando sulla sedia.

Si sta ambientando, conviene. Non è benevolenza, vuole solo impedire di far captare la propria presenza a quanta altra gente si aggira per il palazzo. Come se non avesse infranto già abbastanza leggi per una vita intera.

“Baka...” sussurra e basta.

Naruto è così felice che ci fa appena caso. Gli occhi azzurri brillano come il cielo nel giorno più soleggiato dell'anno e l'adrenalina che ha in corpo semplicemente per aver sfiorato e poi toccato con il suo regale deretano una sedia – LA sedia – è inestinguibile. Chiaramente, è proporzionale al tasso di idiozia che gli avaria ancora il cervello, nonostante anni di allenamenti e prove di varia natura. Alcune delle quali, conviene Sasuke, lo riguardano molto da vicino.

Appunto, quel tasso di idiozia è talmente forte in quel momento che, raggiungendo il picco, lo spinge ad afferrare il polso di Sasuke che sta in piedi accanto a lui e a trascinarlo sulle sue gambe. E quel dobe è diventato talmente bravo con gli attacchi a sorpresa – veloce e silenzioso, tanto da far pensare a un serpente, al che Sasuke si concede pure di rabbrividire appena – che lui non può che atterrargli addosso con la grazia di un pollo obeso.

“Vuoi un voto di sfiducia il tuo primo giorno, dobe?!” sbotta Sasuke. Cerca di divincolarsi come meglio può dalla presa ferrea e soffocante di Naruto, ma senza risultati. Neanche la sua posizione aiuta, in effetti. Ha le gambe piegate sul bracciolo della sedia, un braccio bloccato nella presa di Naruto e l'altro incastrato da qualche parte e schiacciato dal collo dello stesso. Non si è sentito così cretino neanche quando, a causa della miopia incipiente, ha rovesciato un bicchierino di sakè addosso al capo del Clan Hyuuga, durante un ritrovo festoso.

“Voglio che lo senta anche tu.” lo rimbecca Naruto. Poggia la fronte sul suo collo e gli respira sul petto. Ha gli occhi chiusi e sembra ascoltare qualcosa. La sua espressione è così serena che per un attimo anche l'ex nukenin ammutolisce. Smette di contorcersi tra le braccia dell'uomo – sul serio, quand'è che sono cresciuti? - e sospira pesantemente. Non di fastidio, è solo che a un certo punto s'è reso conto che da quando Naruto si è seduto lì ha smesso di respirare. Un po' letteralmente e un po' metaforicamente. Perché lui se la ricorda la promessa:

“Cambierò le cose!”

Se la ricorda e gli scappa un tremito nell'abbraccio che lo lega a Naruto. A quel movimento la sedia comincia a scricchiolare, ma senza dar segni di cedimento imminente, e lui, come un'epifania improvvisa che ha atteso per anni, lo vede. Anzi, più che vederlo Sasuke lo sente. E' il rumore che fanno le cose che ritrovano il loro posto naturale e legittimo, anche se è la prima volta che lo occupano. E' simile a quello che ha sentito la prima volta che lui e Naruto hanno incrociato gli sguardi. Solo, quella volta non ha ascoltato attentamente. Poi ancora e ancora, altre esperienze che per lui hanno significato tanto, quel suono l'ha perseguitato.

Ma adesso, seduto in quella maniera indecorosa e indecente in grembo al dobe – aveva detto che erano cresciuti? Si rimangia tutto, per il momento – è come se quel suono, quella sensazione, gli stesse respirando addosso. Come Naruto, che non la smette di abbracciarlo.

“Tra poco arriveranno i Consiglieri.” gli fa presente Sasuke.

Dannatissimo distruttore di atmosfere, pensa Naruto, e gli mordicchia il collo. Quello è il momento giusto per riprendere la battaglia per la libertà, decide Sasuke, e con una spinta ben assestata riesce quasi a sollevarsi, facendolo pressione con l'incavo del ginocchio sul bracciolo. Libera anche il braccio incastrato dietro il collo di Naruto e per un momento non sa se spingersi in avanti o rotolare di lato. E' assurdo che lui debba farsi certe domande e muoversi in quel modo, per di più in una situazione che richiede la tecnica di un genin. O di un neonato.

Alla fine, semplicemente, decide che non vale la pena di rovinarsi l'immagine e rotolare per terra come un'animale e rimane lì, ricadendo con il solito tonfo da pollo obeso sulle gambe di Naruto. Se non altro, gli ha fatto male e il gemito soffocato dall'altro gli regala un pizzico di soddisfazione. Ah, vendetta.

Gli rifila solo un'occhiata micidiale. Ma Naruto, così come Sasuke sa leggere i suoi sorrisi, così lui sa vedere oltre quegli occhi scuri e pieni di intenti omicidi. Finché è lui che vuole ammazzare – o almeno provarci – a Naruto va bene. Fa parte del loro destino, che sia costellato di eventi tragici e a malapena recuperabili o bisticci casalinghi.

Intanto, sotto di loro, la sedia continua a scricchiolare. Forse ride di loro o forse cerca di ammonirli tutti e due per l'atteggiamento poco consono e per il modo assolutamente inappropriato in cui è utilizzata. E Sasuke le darebbe pure ragione se non fosse per il fatto che parlare a una sedia farebbe sì che Konoha tornasse a pensare che sia squilibrato fino al midollo.

“Sono Hokage, Sas'ke.” gli dice Naruto. Proprio a lui. La sera prima, dopo l'ufficializzazione del suo titolo, l'ha ripetuto a se stesso fino a costringere Sasuke a tappargli la bocca con un bacio. Perché il peperoncino nel ramen non aveva funzionato. Pessima mossa, perché erano finiti a letto con la bocca infiammata entrambi.

Ma ora, ora che sono soli e seduti su quel trono insieme – e Sasuke dentro di sé sente di non meritarselo neanche un po', umiliazione a parte – Naruto lo dice a lui soltanto. Perché sta mantenendo le promesse e perché il fatto che sia lì, finalmente, significa solo che ne ha mantenute altre. Forse infinitamente più importanti. E per un po' si concede del sano egoismo, il calore che dentro lo soffocherebbe se la felicità non ci avesse già provato, fallendo miseramente.

“Lo so.” risponde Sasuke.

A quel punto Naruto non lo coglie di sorpresa. Può essere un serpente quanto gli pare, ma Sasuke quell'attacco lo conosce meglio di tanti altri e sa pararlo e ricambiarlo senza troppi sforzi.

La sedia scricchiola ancora mentre Naruto si fa avanti per baciarlo e Sasuke cerca di non cadere allungandosi verso di lui. Scricchiola ma non cede, geme sotto due pesi equi e resta lì.


Scricchiola fin quando non sentono il cigolio della porta e il silenzio minaccioso di Tsunade-hime, percepibile anche a occhi chiusi e con la testa decisamente da un'altra parte. Poi Sasuke rotola via dalle gambe dell'Hokage – vendetta, lo giura – e Naruto salta via come un gatto mentre evita un sinistro che potrebbe benissimo distruggere tutto il Paese del Fuoco.


Quel primo giorno non sarebbe stato così perfetto neanche se l'avesse programmato.








  
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