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Autore: Aurora Barone    21/07/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La voce di Itou era altisonante, la potenza della sua voce e del suo sguardo rabbioso erano come un incendio dirompente.
“La mamma ti amava...Non sai quanto ha sofferto quando tu hai incominciato ad allontanarti da lei...eri sempre così preso dal lavoro e da Isae!”
“La prima ad allontanarsi è stata lei. Non mi degnava più delle attenzioni di una volta ed io di questo ne soffrivo, tutte le attenzioni te le sei prese tu! E così mi sono fatto da parte e ho deciso di dedicarmi cuore e anima alla scienza...e poi è arrivata Isae...”
Quella conversazione terminò così, Itou non disse più una parola. A
 cena piombò il silenzio assoluto, né il padre, né Itou parlavano, solo Isae la vidi tentare inutilmente di sostenere una conversazione.
Stava parlando di un libro che aveva letto e ci stava raccontando la trama sostenendo che fosse molto interessante, mentre Itou le lanciava certe occhiate per farla tacere.
Io iniziavo a reggergli il gioco, perché mi faceva tenerezza, stava inutilmente cercando di rendere quella cena meno spiacevole possibile.
Era così amorevole e dolce Isae, era impossibile volerle far del male, ma Itou non era dello stesso avviso, sembrava volerla uccidere solo con lo sguardo e il fatto che fosse gentile nei suoi confronti doveva scatenare maggiormente la sua ira.
“Dimmi una cosa perché non hai cercato di riportare in vita la mamma! A che cazzo serve tutta questa scienza, se non riesci neanche a far questo!” disse adirato battendo un pugno violentissimo contro  il tavolo.
“I genitori di tua madre non me l'hanno permesso, lo sai loro...non volevano neppure che io sposassi tua madre, odiano l'idea che io sia uno scienziato e mi hanno detto che loro figlia non doveva essere oggetto di alcun tipo di esperimento...e poi lo sai...riportare in vita qualcuno che è morto rimane comunque pericoloso, mantenere integra la sua personalità non è semplice...avrei potuto riportarla in vita, ma avrebbe potuto subire uno stravolgimento della sua personalità da renderla completamente un'altra persona...” disse il padre con un tono riflessivo e pacato.
“E ti ritieni uno scienziato?!” esclamò con estremo sarcasmo prima di andarsene.

Nei giorni successivi Itou era completamente assente c'era fisicamente ma non con il corpo, persino con Yoto e Sayoko parlava a malapena dopo aver scoperto che persino loro fossero' al corrente della morte di sua madre e che gli avessero' taciuto così a lungo la verità.
In uno di quei giorni Sayoko e Yoto, a ricreazione non riuscirono più a reggere quella situazione, erano stanchi dell' Itou taciturno e strafottente, così  Sayoko disse “ Adesso basta, Itou se ce l'hai con noi...per quello che è successo, incazzati! Ma non fare l'indifferente! Non tenerti tutto dentro, facci una bella sfuriata... è più sensata come cosa, invece di rimanere in silenzio!”
“Sono senza parole... non mi aspettavo una cosa del genere da parte vostra, mi sento come se mi aveste tutti preso per il culo, come se tutto ciò che ho vissuto fino ad ora fosse pura finzione!”
“E' stato tuo padre che ci ha detto di non dirtelo e poi quando eri venuto a sapere della notizia di tua madre, hai perso i sensi e non ti ricordavi niente...e nessuno ha trovato il modo e il coraggio di dirtelo per paura che potessi avere di nuovo delle ricadute...” ammise Yoto con estremo dispiacere.
“A questo punto avrei preferito non venirlo mai a sapere...dopo tanto tempo che so una cosa...venire a sapere dopo tanto tempo che era tutta una bugia...è così...” disse non riuscendo a concludere la frase, ma il suo sguardo angosciata sembrava dire molto più delle parole.
Sayoko lo abbracciò poi si unii anche Yoto, mentre io li guardavo incominciando a sentirmi fuori posto, ero felice per lui, aveva dei buoni amici che lo sostenevano, anche se aveva  un pessimo carattere, immaginavo che per lui doveva essere stato un colpo troppo grande venire a conoscenza della morte della madre e sopratutto in quel modo così inusuale, dopo che gli era stata detta una bugia per così tanto tempo.
Forse un po' lo invidiavo, dopo Liriko, potevo dire di avere degli amici?
Loro non erano miei amici,ma amici di Itou e si comportavano bene con me, solo perché ero il robot di Itou...altrimenti non si sarebbero mai mostrati cordiali nei miei confronti.
E mentre pensavo queste cose e mi guardavo intorno nel giardino della scuola sentii Yoto dire “Ei Echiko unisciti anche tu al nostro abbraccio di gruppo!”
Un sorriso mi si stampò automaticamente sulle labbra, forse dopotutto mi stavo sbagliando, non ero considerata solo il robot di Itou...
Mi unii a quell' abbraccio amichevole, Itou era circondato da così tanto calore e affetto eppure sembrava non rendersene neppure conto.

A scuola: si svolgeva  tutto come al solito, mi accorgevo solo di un particolare in quei giorni tutti mi evitavano, sembravano spaventati da me, c'erano quei ragazzi e ragazze che avevo attaccato che erano rimasti lesi ad una gamba, ad un braccio e avevano subito fortunatamente  solo delle lievi fratture e altri ancora in ospedale e a quanto pare non mi avevano dato la sospensione soltanto perché il padre di Itou si era scusato con le famiglie delle vittime e aveva dato una cospicua somma di denaro alla scuola e alle vittime.
“E' assurdo che continui a venire a scuola dopotutto quello che ha combinato! E' spaventosa!” sentivo dire da varie ragazze che parlottavano fra di loro.
I loro sguardi erano davvero spaventati e atterriti da me e incominciai a sentirmi a disagio, però se non altro adesso non osavano più maltrattarmi, anzi erano del tutto intimoriti dalla mia presenza in classe.
“Oddio forse ci ha sentite...oddio adesso che cosa ci farà!” le sentii dire a quelle ragazze che fino ad un momento fa avevano parlato, le guardai in silenzio e presi posto.
“Quando ci ha attaccato aveva degli occhi...così cattivi....sembravano iniettati di sangue... troppa impressione mi ha fatto!” disse il biondino che mi aveva tolto la maglietta di dosso.
Da vittima ero diventata carnefice...la cosa un pò mi dispiaceva, io non volevo né suscitare paura né disprezzo,  ma a quanto pare l'unico modo che avevo per guadagnarmi il loro rispetto stava nell'infondere loro timore.
Così mi misi a ridere, per l'assurdità della situazione sotto lo sguardo stupefatto e turbato di tutti.
E poi domandai  alzando la voce “Bè che avete da guardare?!”  e tutti  abbassarono lo sguardo spaventatissimi, mentre io mi giravo da una parte all'altra mostrando uno sguardo cattivo.
Itou con la testa fasciata mi guardava con un sorriso stampato sulle labbra, sembrava anche lui divertito dalla situazione.
Notavo che Kasumi da un po' di giorni si era assentata da scuola, non ricordavo neppure se le avevo alzato le mani e incominciavo a preoccuparmi, speravo che non le fosse accaduto niente di brutto o quanto meno di non esserne responsabile.
Così prima che la professoressa arrivasse in classe raggiunsi i banchi vicini delle sue due amiche e gli domandai di Kasumi, loro mi risposerò con voce tremante “Ah, no Kasumi sta bene...è andato solo dal chirurgo plastico, spera forse che la chirurgia faccia miracoli, ma nel suo caso non credo che ci basti il chirurgo!”
Le guardai stupita dalla loro falsità, davanti a lei si mostravano così amiche e in sua assenza erano così acide e cattive nei suoi confronti.
“E di certo lei non potrebbe mai competere con te, lei è solo invidiosa di te Echiko perché sei molto bella...e ha paura che gli porti via Itou...” dissero' falsamente, iniziavo ad essere improvvisamente così docili nei miei confronti, dovevano essere molto spaventate.
Osservai il resto della classe, i ragazzi e le ragazze che si facevano i fatti loro  tentavano inutilmente di non dar a vedere la paura che provassero' in mia presenza, parlando tra di loro, ma percepivo quell' agitazione nei loro visi e poi  mi guardavano con la coda dell'occhio, come se avessero' persino paura di incrociare il mio sguardo.
Poi mi rimisi a sedere, non sopportavo più quegli sguardi intimoriti e sprezzanti, avrei solo voluto un po' di pace.
Dopo un po' Sayoko si alzò dal suo banco e mi diede a parlare, era così gentile ed amichevole, mi disse anche di non darci troppa importanza ai loro sguardi.
Si comportava normalmente come al solito, come se quel giorno non fosse accaduto nulla, nonostante avesse assistito al massacro compiuto, lei non aveva paura di me, bè a pensarci bene neanche Yoto ed Itou sembravano aver paura di me.
Poi  entrò in classe Liriko, il suo sguardo si incrociò con il mio, era gelido come al solito.
Aveva le stampelle, riusciva a malapena a camminare ed alcune compagne si offrirono di aiutarla, l'avevo ridotta io in quello stato.
Non sapevo se dovermi sentire in colpa o meno per quello che era successo, ripensavo a quella me stessa assettata di sangue che concitatamente la colpiva.
 Rabbrividivo al solo ricordo di quella violenza selvaggia che si era scatenata in me, con cui avevo ferito i compagni di Itou e poi Liriko,
Doveva esserci qualcosa di sbagliato in me! Iniziavo seriamente ad aver paura di me stessa, di ciò che fossi in grado di fare, se avessi perso il controllo un'altra volta chissà cosa poteva capitare...
Dopo la scuola, venne a prenderci l'autista della famiglia Kayashi.
“A quanto pare non verrai più molestata...non sei contenta?” domandò Itou in tono ironico.
“Veramente, non mi fa piacere che gli altri abbiano paura di me...” esclamai scocciata.
“Ma se ti stavi divertendo un mondo a terrorizzarli...” controbatteva.
“Già, ma dopo un po' mi sono accorta che non era divertente...e poi anch'io ho paura di me stessa, di quello che potrei fare...” ammisi secca.
“Ti preoccupi troppo!” disse tranquillamente guardando fuori dal finestrino.
“Tu non hai paura di me?” gli domandai a bassa voce, non volevo che l'autista udisse le nostre conversazioni.
Lui scoppiò in una fragorosa risata e poi disse “Io paura di te? Paura del mio robot! Tesoro se tu mi fai del male muori insieme a me! Capisci?”
“E ma intanto tu moriresti lo stesso!” gli feci notare.
“Non è che mi importi più di tanto di morire, anzi forse ora come ora sarebbe la cosa migliore che mi possa capitare!” disse facendosi serio e cupo.
“Che diamine stai dicendo?” gli sbottai contro.
“Non credo che tu possa capire...” disse facendosi malinconico e triste.
Era dal giorno in cui aveva saputo della morte della madre che era diventato sempre più cupo e malinconico e poi non mangiava niente, saltava i pasti e si rinchiudeva in una stanza della casa senza accendere neppure la luce e rimaneva lì rinchiuso per tutto il giorno a suonare il pianoforte.
E anche quel giorno sembrava dello stesso avviso, infatti non appena tornammo a casa non salutò neppure il padre che lo guardava con un espressione rassegnata.
Dopo un po' riprese a suonare quell' angosciante melodia, l'avevo già sentita, mi era alquanto familiare, doveva trattarsi di una sonata di Beethoven, però non riuscivo a riconoscerla.
A pranzo Itou come al solito, non si presentò, non mangiava da circa una settimana e aveva continuato a suonare  ripetutamente quella melodia non appena tornava da scuola fino a tarda sera, da quello che sapevo il padre lo aveva persino trovato addormentato dinanzi al pianoforte.
Anche quel giorno gli inutili tentativi di persuaderlo del padre, delle cameriere e del maggiordomo non avevano dato i suoi frutti.
E così ci ritrovammo a pranzare come al solito senza Itou sulle note di quel brano musicale.
“Accidenti...speravo che gli passasse...che tempo un 5 giorni si fosse ripreso” disse il padre preoccupato.
“E' passata una settimana!” gli fece notare Isae poi aggiunse “Kayashisama deve fare qualcosa! E' suo figlio ed è davvero molto triste, lo percepisco...da questa melodia si può avvertire la profonda tristezza del suo cuore...” disse in modo alquanto animato, stava proprio facendo una ramanzina al padre.
“Isae che dovrei fare?” esclamò lui iniziando ad alterarsi.
Iniziavo a percepire una certa tensione fra quei due ed era alquanto insolito vedere Isae prendere posizione contro il padre di Itou, mi era parso un robot remissivo e accondiscendente, ma mi dovevo essere sbagliata
“Bè stare qui a mangiare come se niente fosse non mi sembra il massimo...e poi non avrebbe dovuto dirgli delle cose tanto brutte...è come se gli avesse detto che sua madre è morta per colpa sua!”
“Non capisco perché lo difendi tanto...ha cercato persino di ammazzarti...” controbatteva lui.
“Ha le sue ragioni...per essere arrabbiato con me...e anche con lei...” gli rispose a tono Isae.
“Ti piace Itou...sembra che alla fine tutte perdiate la testa per lui...in effetti è più giovane, immagino che uno come me non ti vada più bene!” esclamò il padre irritato.
“Ok dopo questa risposta, non credo che abbiamo altro da dirci!” esclamò Isae alzandosi per andarsene, aveva le lacrime agli occhi,mentre il padre rimase seduto senza dir nulla.
Quando se ne fu andata, il mio sguardo si concentrò su quello del padre, ero anch'io irritata dal suo comportamento, sembrava che stesse facendo di tutto per evitare un approccio con Itou e quando Isae gli aveva sbattuto in faccia la verità, gli aveva detto che dovesse parlargli o quanto meno fare qualcosa e non stare lì ad osservare suo figlio distruggersi, lui si infuriava come se temesse il confronto con Itou.
“Bè che c'è Echiko vuoi farmi anche tu la ramanzina?” esclamò indispettito.
“Bè Isae ha ragione...in quanto suo padre ha il dovere di far qualcosa...”
“Lui mi odia...che vuoi che faccia? Non mi vuole neppure rivolgere la parola...”
“Possibile che non glie ne importi nulla di Itou!” esclamai agitandomi, non sopportavo quel suo modo di fare, rispondeva come se la questione non lo toccasse affatto.
“Non è così, è solo che tra me e lui i rapporti non sono mai stati quelli di un padre e di un figlio.  
E' difficile ripristinare un rapporto che non c'è mai stato...anche se Itou è mio figlio, non posso far a meno di provare rancore nei suoi confronti....se solo lui non fosse esistito io non avrei mai perso l'amore di mia moglie...io l'ho odiato, sono arrivato al punto di volerlo uccidere quand'era ancora in fasce...ma  fortunatamente sono riuscito a tornare in me...e non l'ho fatto...”
“Ma se tutto ciò non fosse mai avvenuto...lei non si sarebbe innamorato di Isae... forse molto probabilmente non sarebbe neppure riuscito a realizzare dei robot, perché è stato grazie ad Itou, a quel figlio che gli ha portato via sua moglie se lei si è dedicato in maniera così morbosa alla scienza...”
“E' vero...non ci avevo mai pensato!” mi rispose sorpreso.
Dopo di ciò andò a parlare con il figlio, ma non parve andare molto bene, Itou non lo aveva neppure ascoltato e aveva continuato a suonare senza curarsi di lui.
Così pensai che le uniche persone che potessero' sbloccarlo da quello stato fossero' Sayoko e Yoto, ma anche a loro non parve dare molto retta, avevano inutilmente tentato di indurlo ad uscire, ma senza ottenere dei buoni risultati.
Altra soluzione poteva essere la cameriera sexy con cui Itou andava a letto, non credevo che Itou potesse dire di no alla sua depravazione e invece anche in quel caso mi dovetti ricredere, era davvero depresso.
“Non mi ha neppure degnato di uno sguardo, ma che diamine gli è successo?” domandò la cameriera scoraggiata.
L'ultima cosa che potessi fare era parlargli personalmente, così bussai alla porta con in mano un piatto con una torta, la  cameriera con cui Itou andava a letto mi aveva detto che era la sua preferita e così pensai che forse non si sarebbe rifiutato di mangiarla.
Bussai senza ottenere una risposta e poi entrai dentro la stanza buia, nella penombra riuscivo appena a scorgere il pianoforte ed Itou.
“Fammi indovinare” disse continuando a suonare senza distogliere lo sguardo dal pianoforte, poi disse “ Dopo la visita di mio padre, quella di Yoto e Sayoko e dopo la trovata della cameriera...uhm bè penso che tu sia...vediamo sono indeciso tra Isae ed Echiko...”
Mi sedetti accanto a lui poggiando il piatto con la torta sulle mie gambe.
“Uhm Isae è sbucata già diverse volte per parlarmi,quindi per esclusione direi Echiko!”
“Ottima deduzione Watson!” esclamai ironica.
Dopo di ciò  continuò a suonare senza degnarmi di alcun tipo di considerazione, io accesi la luce dato che in quell'oscurità a fatica riuscivo a vederlo.
Non appena accesi la luce stupidamente  rimasi ad osservarlo suonare, non sapevo neppure perché ma ero rimasta affascinata dal suo sguardo assorto dalla musica e poi guardavo le sue mani scorrere sui tasti del piano erano così veloci, notavo che neppure osservava i tasti, il suo sguardo era fermo su un punto imprecisato della stanza, doveva conoscere la posizione dei tasti a memoria.
“Questa è la Moonlight Sonata di Beethoven giusto?” domandai, ascoltando con attenzione il brano.
“Si, esatto...” disse fermandosi di colpo poi notò la torta che avevo poggiato sulle mie gambe e disse maliziosamente “ Sarei indeciso tra la torta e le tue appetitose cosce!”
Io non prestai attenzione alle sue parole e gli porsi la torta, ma lui la rifiutò dicendo di non avere poi tanto appetito.
“Ne sei sicuro?!” gli domandai poi aggiunsi “No, perché se non la vuoi la mangio io, sembra davvero buona...”
In effetti a guardarla mi rendevo sempre più conto che aveva un aspetto davvero delizioso: era al cioccolato e con le nocciole.
E così ne tagliai un pezzo per assaggiarla ed era veramente buona e mi lasciai scappare di proposito un 'affermazione del tipo che era buonissima e che non sapeva che cosa si stesse perdendo.
Dopo aver finito di masticare all'improvviso si avvicina di scatto alle mie labbra e incomincia a leccarmele con delicatezza, provocandomi i brividi lungo la schiena e poi il suo sguardo era puntato contro i miei  occhi castani sbarrati e confusi.
“Che diamine ti salta in testa!” urlai indispettita e imbarazzata.
“Ti era rimasto del cioccolato sulle labbra...” disse tranquillamente come se fosse una giustificazione plausibile.
Poi prese il piatto poggiato sulle mie gambe e lo posò sullo spazio libero dello sgabello su cui ero seduta.
Lo guardai confusa, non avevo idea di che cosa avesse in mente e il suo sguardo non mi tranquillizzava, aveva assunto quell'espressione perversa, ma al contempo carica di fascino e sensualità, per non parlare del suo sorriso smagliante che mi toglieva il fiato.
“Aria, aria...mi mancava il respiro, iniziava a fare così caldo...” pensai tra me mentre lo vedevo lì in piedi dinanzi a me, poi si chinò all'altezza delle mie gambe.
Oh santo cielo che cosa aveva in mente...
“Hai delle gambe così belle...una cosa che io adoro delle ragazze è la sinuosità delle cosce fino a giungere alle ginocchia e alle caviglie...” disse in tono sexy.
“Ah bè mi fa piacere...” dissi in completo imbarazzo.
Poi lo vidi allungare le mani verso le mie gambe e subito sbottai sulla difensiva “Non ci provare neanche depravato!”
“Ah,bè pensavo fossi venuta qui per consolarmi!” disse mostrando un broncio forzatissimo.
“Io non consolo le persone nei modi in cui intendi tu...” esclamai infastidita.
“Frigida...frigida...frigida!” prese ad insultarmi senza far cenno di volerla smettere  mentre stava avvicinando le sue mani alle mie gambe ed io le allontanavo prendendo la scossa.
“Dai il fatto che mi sia morta la madre...mi dovrebbe rendere ancora più affascinante, il fascino del ragazzo cupo, triste e depresso...e tu mi dai l'idea di essere la solita protagonista rompi coglioni che ha la sindrome della crocerossina della situazione...mi vuoi consolare....aiutare e quindi...”
“E quindi dovrei venire a letto con te?!” esclamai esterrefatta da quei suoi ragionamenti contorti.
“Esattamente!” disse ridendo, ma era di una di quelle risata forzate e acide.
“Ma ti ascolti quando parli?! e poi cazzo alzati!e non ti stare chino vicino le mie gambe!” esclamai agitata.
“Mi inchino alla bellezza delle tue gambe! Anzi dovresti esserne onorata,si può dire che sia un segno di sottomissione...”  disse lanciandomi uno sguardo provocante, poi le sue mani si posarono sulle mie cosce senza che me ne accorgessi.
Ero rimasta completamente paralizzata, non riuscivo a fare resistenza, sentivo il mio cuore battere fortissimo, mentre le sue morbide e affusolate mani si posavano sulle mie soffice pelle nuda.
Scivolavano sempre più sotto la gonna della mia divisa ed io rimanevo immobile con lo sguardo chino non riuscendo neppure  a sostenere il suo sguardo.
Fino a che non sentii una delle sue mani tentare di insinuarsi più in profondità per raggiungere il mio interno coscia, le mie gambe serrate stavano per essere spalancate da quella mano dal tocco deciso, ma allo stesso tempo delicato.
Le mie cosce  si fecero' cedevoli e lasciarono che la sua mano sfiorasse la mia intimità.
E mentre mi chiedevo che stessi facendo, perché diamine non reagivo, avvertii una sensazione di piacere così forte e inarrestabile mentre la sua mano continuava a giocherellare con la mia intimità insinuandosi dentro le mutandine.
Ansimai tentando inutilmente di trattenermi, ma era tutto inutile il piacere era troppo forte per potergli resistere e avvertivo anche tanto caldo e un desiderio inaudito della sua intimità dentro di me, che non riuscii neppure a tenerlo segreto, le parole mi uscirono di bocca da sole.
Poi le mie mutandine finirono sul pavimento e mi accorsi con imbarazzo che le mie gambe quasi d'istinto si erano del tutto spalancate per accoglierlo.
Sentii la sue carnose labbra posarsi dentro di me, poi la sua lingua calda e la sua saliva fluire dentro la mia intimità causandomi un'eccitazione che non avevo mai provato prima di quel momento.
Continuavo a gemere  perdendo del tutto il controllo di quello che stessi dicendo ormai accecata dal piacere e dall'estasi di quel momento.
La mia voce era soffocata dai gemiti diceva di volerlo e lo supplicavo di farmi sua in quel preciso istante.
Ma proprio in quel momento si  ricompose scoppiando a ridere dicendo “ Hai visto te lo avevo detto che mi avresti poi pregato di farti diventare mia!”
Io tornai in me e mortificata da tutta quella sgradevole situazione mi rimisi le mie mutandine e poi gli mollai un violento schiaffo sulla guancia e così avvertii un ustione alla mia stessa guancia.
“Ed io che mi preoccupo per uno come te...” dissi con le lacrime agli occhi per la rabbia e l'umiliazione subita, non riuscivo neppure a credere al fatto che avessi potuto essere così stupida da cedere alle sue avances.
“Dai volevo solo vedere se eri davvero tanto frigida come credessi...tutto qui...” disse in tono piuttosto pacato come se non fosse accaduto nulla di grave.
“Itou fai schifo! Sei viscido!” dissi mostrandogli tutto il mio disprezzo.
“Bè a me non pare che ti dispiacesse...anzi...” esclamò lui divertito.
“Vuoi che ti faccia a pezzi?! Non credo ti convenga farmi perdere il controllo, dato che hai ancora la testa ferita!” esclamai adirata pronta ad andarmene, ma sentii la sua mano stringere il mio polso per trattenermi.
“Lasciami!” urlai furibonda liberandomi dalla sua stretta e prendendo una violenta scossa per poi andarmene via.

Il giorno seguente a scuola tutto proseguii come al solito e poi mi accorsi di un repentino cambiamento nel comportamento di Itou, non era  più tanto malinconico, aveva ripreso a mangiare normalmente tanto che il padre mi chiese che cosa avessi fatto per riuscire in una tale impresa.
Io lo guardavo stupita mentre da sotto il tavolo mi faceva il piedino con aria divertita, mentre io allontanavo il piede in assoluto disagio.
“C'è qualcosa che non va Echiko?” domandò il padre di Itou.
“Oh no niente...” esclamavo io in completa difficoltà.
“Allora Echiko vuoi dirci cosa hai fatto al nostro Itou?” mi domandò per la seconda volta il padre sotto lo sguardo divertito di lui.
“Echiko sa essere molto, ma molto persuasiva e la sua compagnia...risulta essere molto piacevole...” disse Itou allusivo, ma delle sue allusioni me ne accorgevo solo io, mentre il padre di Itou e Isae non percepivano nulla di strano nelle sue parole.
Lo guardai malissimo, avrei tanto voluto farlo a pezzi sopratutto ripensando a quello che era accaduto il giorno precedente.
Poi mentre Isae e il padre erano distratti e mangiavano, si leccò le labbra alludendo a quella mia debolezza del giorno precedente e mi rivolse un mordace sorriso,mentre io immaginavo tutti i modi possibili e immaginabili per poterlo uccidere.
Istintivamente strinsi i pugni, avrei tanto voluto mollargliene una ventina di fila, ma non potevo, la presenza del padre e di Isae mi frenava e poi quel maledetto braccialetto e le sue violente scosse elettriche.
La cosa che più mi faceva rabbia era stato il mio stesso comportamento, ero stata così idiota da lasciarmi sedurre da uno come lui e per quanto cercassi di schifarlo, anche in quel momento non riuscivo davvero a farmelo dispiacere, nonostante tutto ciò che fosse accaduto, una parte di me era sorprendentemente attratta da lui e se ripensavo a quello che era accaduto potevano venirmi le vertigini al solo pensiero, era stato come toccare il cielo con un dito, peccato che poi... mi ero risvegliata e mi ero resa conto di essere calata giù all'inferno.
Avevo perso la faccia, mi sentivo così sporca, così sudicia, avevo fatto qualcosa di così orribile e umiliante, eppure se ripensavo a quelle sensazioni provate in quel momento, non potevo dire che fosse stato spiacevole.
E poi ecco adesso doveva essersi convinto di avermi in pugno, lo percepivo da quella sua espressione fiera e soddisfatta.
“Papà stavo pensando di uscire con Echiko questo pomeriggio...” disse facendosi tutto sorrisi.
Mentre io lo guardavo preoccupata, quest'idea di uscire da sola con lui non mi piaceva per niente, si era già spinto troppo oltre per i miei gusti.
Era appagato dalla mia espressione allarmata, mentre tentavo inutilmente di dire la mia in merito   sperando di persuadere il padre:“Itou credo che  tu sia ancora troppo sconvolto...non credo che ti faccia bene uscire...”
“Io invece penso che gli farà proprio bene uscire...” disse il padre piuttosto allegro.

E mentre continuavo a chiedermi perché dovevano capitare cose come queste proprie a me, eravamo già fuori di casa ed io scocciata non gli rivolgevo neppure la parola.
Lui si era fatto invece alquanto comunicativo, sembrava lo facesse di proposito per farmi salire i nervi.
“Allora Echiko dimmi ti piace più il sukiyaki o il sushi?” domandava ridendo.
Mi rivolse tante di quelle domande stupide e prive di senso per tutto il tragitto a cui io mi esimevo dal rispondere, ma lui insisteva fino a svilirmi e quindi rispondevo semplicemente per farlo smettere di rivolgermi sempre le solite domande.
Dopo un po' stufa di tutto quel camminare e di quelle domande prive di senso gli dissi “Adesso rispondimi tu ad una domanda...dove diamine siamo diretti?”
“Non ne ho idea!” esclamò lui perplesso.
“Non ti credo!” esclamai sulla difensiva.
“Vediamo...secondo te dove siamo diretti?” mi domandò scendendo dal marciapiede e fermandosi di colpo nel bel mezzo della strada.
“Itou sei in mezzo alla strada!”urlai categorica notando pure un camion che stava passando proprio in quel momento nel punto esatto in cui si era fermato Itou.
Scesi dal marciapiede e lo raggiunsi tirandolo via per un braccio verso il marciapiede, il camion non aveva investito Itou per un pelo.
Il camionista frenò di botto spaventatissimo e poi imprecò contro Itou prima di andarsene.
“Volevi per caso ammazzarti?!”gli invei contro.
“No, stavo lì tanto per....mi godevo il panorama!” disse con accesso sarcasmo.
“Tu sei completamente pazzo!” esclamai scossa.
“E tu sei un'idiota, perché diamine ti sei prodigata a salvarmi la vita!” esclamò ostile e contrariato dal mio gesto.
“Onestamente non lo so, sarà il braccialetto o sarà che non voglio assistere ad uno che tenta di suicidarsi...” esclamai acidamente.
“Vabbè allora torna a casa!” disse incominciando a camminare per i fatti suoi.
“Che hai intenzione di fare?!” gli chiesi allarmata.
“Non sono affari tuoi...va a casa!” mi rispose secco.
“Aspetta non vorrai mica provare un'altra volta ad ammazzarti?!”
“Può darsi!” esclamò in tono alquanto rilassato come se stesse dicendo cose da niente.
“Aspetta, Itou perché  vuoi ammazzarti?”
“Secondo te?”
“La domanda te l'ho fatta io!”protestai.
“Bè sai uccidersi fa molto figo...la madre morta...insomma ci siamo capiti, mi manca il suicidio per raggiungere il culmine...” disse continuando a non rispondermi con serietà.
“La finisci di dire cazzate!” gli sbottai contro.
“Bè si può quasi dire che sia stato io ad uccidere mia madre...è questa la ragione!” disse con aria contrita.
“Questo non è vero...quello che è successo è terribile ma non è colpa né tua, né di tuo padre e né di Isae, è stato un incidente...”
“Già ma tu non hai idea...di quanto io odiassi mio padre, di quante volte da bambino, avrei tanto desiderato che lui non esistesse per poter avere mia madre tutta per me...” disse bieco.
Era evidente che Itou da piccolo avesse sofferto della cosiddetta sindrome di Edipo, ma ciò che mi stupiva e che i genitori non se ne fossero' accorti e che avessero' sottovalutato questo suo attaccamento morboso con sua madre.
“Itou mi dispiace, deve essere difficile per te...questa situazione, ma uccidersi non mi pare una buona idea...” esclamai iniziando a diventare comprensiva nei suoi confronti, ma proprio in quel momento scoppiò a ridere dicendo “Ci sei proprio cascata, non volevo uccidermi, sapevo che mi avresti trascinato via in tempo...dopotutto sei il mio robot, era solo divertente vederti preoccupata per me...e poi mi hai pure perdonato ciò che  è accaduto ieri...che ingenua!”
“Va al diavolo!” esclamai furibonda pronta a tornarmene a casa alla svelta.
“Aspetta!”  disse tenendomi per il polso e poi disse  con un tono abbastanza convincente “ Dai mi farò perdonare!”
Dopo un po' mi portò in giro, stavamo guardando le vetrine di vari negozi ed io continuavo ad essere perplessa e scocciata non capivo quali fossero' le sue intenzioni.
“Bè entriamo!” disse lui davanti a un negozio elegantissimo che aveva tutta l'aria di essere uno di quei negozi a cui io e Liriko non osavamo mettere neanche piede, poiché non potevamo permettercelo a causa delle nostra misera paghetta.
“Buongiorno Signor Kayashi!” disse una delle commesse.
Era molto bella, aveva gli occhi corvini e i capelli neri perfettamente lisci che le ricadevano lungo la schiena, poi il suo naso era così lineare e le sue labbra fini e sottili al punto giusto, non c'era qualcosa in lei che fosse fuori posto, anche le sinuosità del suo corpo si concentravano in maniera sottile e delicata nel sedere, nel seno e nei fianchi.
Poi quel  tailleur  nero che indossava  con una gonna e i collant mettevano in mostra le sue lunghe e snelle gambe, anche queste erano perfette, le cosce risaltavano più del resto delle gambe per la  loro sinuosità che però non era eccessiva,  poi si scendeva giù fino alle gambe al punto che diventavano più snelle e le caviglie erano piccole e messe in mostra da quelle scarpe dal tacco vertiginoso, mi sorprendeva che riuscisse a camminarci con tanta facilità, doveva esserci abituata.
Itou aveva lo sguardo  perso nella contemplazione di quella commessa, la stava squadrando dall'alto in basso, avevo capito che le doveva piacere dato che aveva un debole per le belle gambe.
“Mi porta sempre tante nuove clienti!” disse lei cortese e sorridente guardandomi.
Mi sentii a disagio e completamente fuori posto, sorridevo forzatamente, mi sentivo nervosa e poi non capivo perché Itou mi avesse portato in quel negozio, continuavo a non capire.
“Credo che a questa signorina serva proprio un bel vestito e delle belle scarpe!” disse Itou rivolgendosi alla commessa senza degnarmi di uno sguardo.
“Bene, vediamo un po' cosa possiamo fare...” disse la commessa ammiccando sorrisi ad Itou.
Quando si allontanò per prendere i vari vestiti e le scarpe,  io mi rivolsi ad Itou chiedendogli che cosa avesse in mente e lui mi guardò dicendo “ Bè te l'ho detto che volevo farmi perdonare...quale modo migliore...se non comprarti un bel vestito e delle belle scarpe...”
“Guarda che non basta un paio di scarpe ed un vestito per farti perdonare...che idea ti sei fatto di me? Pensi che sia così facilmente corruttibile!” contestai.
“Sei una donna...a tutte le donne piacciono i bei vestiti costosi e delle belle scarpe...” disse con eccessiva  leggerezza.
“ Io me ne vado!” affermai infuriata.
“E mio padre che cosa penserà? Che mi hai lasciato solo e disperato” disse divertito, aveva il coltello dalla parte del manico.
E così senza che io lo volessi mi ritrovavo in quel camerino a provare una serie di vestiti eleganti con tanti di quei zeri da far girare la testa.
Mi sentivo un po' come Julia Roberts in “Pretty woman” peccato che il mio Richard non era un gentiluomo, anzi tutt'altro.
Però dovevo ammettere che provare tutti quei vestiti non mi dispiaceva ed erano tutti così eleganti e belli, iniziavo a sentirmi come una principessa, ma frenai questi miei pensieri  sapendo che ciò su cui Itou faceva leva era proprio su questo.
Lui sapeva che una ragazza di fronte a tutti quei bei vestiti e a tutte quelle meravigliose scarpe non poteva far a meno di lasciarsi corrompere, conosceva bene l'infima natura femminile e incominciavo a chiedermi il perché...
Presi un altro di quei bei vestiti, ne avevo indossati tantissimi ed erano tutti così belli da avere le idee abbastanza confuse e  poi ne provai un altro:
Era un vestito nero con delle maniche di seta e a palloncino, poi aveva dei  papaveri stilizzati di colore bianco che formavano una linea obliqua che scivolava dal seno sinistro fino alla gonna del vestito.
 Davanti   veniva messo in risalto il mio piccolo seno con una scollatura a barca  e poi dietro  la schiena la stoffa formava un rombo, lasciando  negli angoli degli spazi vacanti in cui veniva messa in mostra la pelle e una lieve striscia del fondo schiena su cui poi cadeva con una gonna di tullè che arrivava fino alle caviglie che però aveva un andamento irregolare e quindi in alcune parti era molto più corta.
Itou entrò in quello stesso momento dentro al camerino senza neppure bussare, poi rimase fermo per circa un quarto d'ora, sembrava essersi incantato, mi guardava in un modo che mi piaceva, era questo che forse mi rendeva vulnerabile, era quel suo sguardo così ingannevole, sembrava perdersi nella profondità dei miei occhi, quando in realtà non li stava fissando neppure...era così bravo a fingere, ora capivo anche perché le ragazze perdessero' la testa per lui, riusciva a simulare degli sguardi così belli, quasi da innamorato.
“Ei ti sei incantato!” esclamai perdendo le staffe, volevo mostrarmi diffidente.
Poi si ricompose quasi in un modo goffo, che non gli s'addiceva.
“Ti ho portato un bel paio di scarpe!” disse con in mano una scatola da cui tirò fuori delle scarpe rosso scuro con un tacco sottile e molto alto.
“Perchè rosse?” domandai interdetta.
“Hai presente la fiaba di Andersen le scarpette rosse, è la mia preferita...”
“Ah, quella in cui la protagonista indossa delle scarpette rosse che la fanno ballare, però poi non riesce più a fermarsi e così gli vengono mozzate le gambe...” dissi accorgendomi che non erano proprio di quelle storielle allegre da raccontare ai bambini,anzi era abbastanza grottesca e macabra.
“Già...quella storia fa capire quanto le donne possano essere così sciocche, per delle bellissime scarpe la protagonista si riduce senza gambe...”
“Ma lei non la sapeva che quelle scarpe fossero' così pericolose”
“Non è vero,  gli era stato detto che quelle scarpe erano pericolose e di non metterle mai, ma la protagonista le guardava, era così sopraffatta dalla bellezza di quelle scarpe che alla fine le mette nonostante tutte le raccomandazioni...”
Dopo un po' lo vidi chinarsi davanti a me per mettermi le scarpe ed io affermai intimorita dalle sue reali  intenzioni:“Non c'è bisogno, posso mettermele da sola!”
Lui non mi stava dando affatto retta, così rassegnata lo lasciai fare.
“Sembra la scena quella di cenerentola quando il principe le mette la scarpetta... per vedere se è lei la principessa del ballo...” disse ridendo poi aggiunse con sarcasmo “Non è romantico?!”
“Uhm guarda...tantissimo!” esclamai ironica mentre finiva di mettermi le scarpe.
“Guarda che io so essere sorprendentemente romantico...” controbatteva in sua difesa.
“Uhm si guarda...immagino!” esclamai con scetticismo.
“Guarda che se non sapessi fare tutte quelle sciocche romanticherie che piacciono a voi ragazze, non avrei certo scopato con nessuna...le serenate, i mazzi di rose, i vestiti, le scarpe, le cene a lume di candela, i gioielli...”
“E questo secondo te significa essere romantici?! “ esclamai disgustata.
“Bè, il 99% delle ragazze a cui ho fatto dei regali...è finita col darmela... e all'un percento ci stiamo lavorando...”  disse ridendo.
“L'un percento sarei io?” domandai scossa.
“No, anzi non c'è neppure l'un percento, dato che ieri se non mi fossi fermato...” disse ridendo soddisfatto e poi aggiunse “ E non ho dovuto neppure farti dei regali...per questo adesso te li meriti...”
In tutta risposta mi tolsi le scarpe e glie le lanciai contro riuscii appena in tempo a schivarle, mentre io avvertivo le scosse per tutto il corpo .
Poi mi tolsi il vestito sotto i suoi stessi occhi, non curandomi della sua presenza per poi rimettermi la divisa scolastica in fretta e furia e fuggii via dal negozio.
Sentii la voce di Itou chiamarmi più volte, ma non gli diedi affatto retta e proseguii da sola seminandolo.
Mi venne un'improvvisa voglia di piangere e non riuscivo a capirne la ragione, perché le sue parole dovevano darmi quest'effetto perché aveva il potere di rattristarmi e rallegrarmi con delle semplici parole?
E mentre soffrivo e singhiozzavo, meditavo una vendetta, glie l'avrei fatta pagare in qualche modo, ma non sapevo ancora come.
Eppure per quanto volessi davvero odiarlo, non ci riuscivo, ripensavo alla tristezza dei suoi occhi, anche se non lo dava a vedere, percepivo quella sua fragilità che celava con quel suo sarcasmo e cinismo.
Ma anche se stava soffrendo per la morte di sua madre, non dovevo essere una giustificazione, non doveva approfittarsi della mia comprensione e bontà d'animo, non potevo permetterglielo.
Mi sedetti su di una panchina amareggiata e guardai il cielo pensando che era tutto così ingiusto, perché tutto ciò capitava proprio a me e come se non bastasse ecco che sbucano dei tizi che puzzavano di alcool e fumo, indossavano dei vestiti sudici e avevano delle facce terrificanti, da veri teppisti.
“Ei bella! Sei sola, un robot tutto solo soletto...il tuo padrone ti ha abbandonata!” diceva uno di quei tre sedendosi accanto a me mentre gli altri rimanevano alzati  per impedirmi di fuggire.
“Fantastico...ci mancava solo questa!” pensai tra me.
Mi divincolai mentre quel tizio con quell'espressione truce e disgustosa si avvicinava a me, sentivo le sue mani sudate posarsi sul mio braccio ed io che la strattonavo via causandomi una lieve scossa appena percettibile e poi gli altri due che iniziavano anche loro a voler allungare le mani verso di me.
Stavo iniziando a perdere la calma, volevo reagire, ma sapevo che se lo avessi fatto poteva accadere qualunque cosa ed io non volevo far del male a nessuno, anche dei tizi ignobili come loro avevano il diritto di vivere...e poi più della loro vita mi importava dell'opinione che avessi di me stessa, se li avessi uccisi, che cosa avrei pensato di me stessa? Non avrei mai più potuto guardarmi allo specchio, avrei dovuto ogni giorno far i conti con la mia coscienza e il rimorso sarebbe stato troppo grande.
Già mi dispiacevo di quello che fosse accaduto a scuola e con Liriko nonostante fossi stata provocata e avessi reagito per legittima difesa, mi sentivo lo stesso maledettamente in colpa.
Sentivo le sue mani appiccicose e sudicie posarsi su di me ed io che non riuscivo neppure a far più resistenza,chiusi gli occhi per potermi distaccare da quella cruda realtà non sapendo cos' altro potessi fare, perché se reagivo avrei potuto perdere del tutto il controllo.
Poi sentii qualcuno tossire forte dicendo “Non vorrei essere inopportuno, ma lei sarebbe il mio robot....”
I tre teppisti si voltarono verso Itou con un espressione minacciosa tirando fuori dei coltelli, Itou li osservava dicendo “ Io non lo farei se fossi in voi....sapete qual'è la reazione di un robot, quando il suo padrone è in pericolo?”
“Ah, è vero...non credo ci convenga...” disse uno dei teppisti intimorito,mentre gli altri due più spavaldi dicevano “ E' solo un robot femmina...che cosa dovrebbe mai farci...”
L' altro preoccupato tentava inutilmente di far ragionare quei due, mentre Itou stava fermo ad osservarli senza scomporsi neppure per un momento, non sembrava neppure spaventato dalla situazione.
Ancora una volta reagii d'istinto: balzai dinanzi a loro,  facendo da scudo ad Itou, mentre loro puntavano i loro coltelli verso di me, ma i loro movimenti erano così lenti e prevedibili, riuscii a sottrargli i coltelli dalle mani e a tirarglieli contro senza però centrarli, in verità volli mettergli solo paura.
Sbagliai mira di proposito, loro invece pensarono di essere salvi per un pelo e fuggirono via rivolgendoci persino delle scuse.
“Devo sempre tirarti fuori dai guai!” sbuffò lui.
“Bè in verità non so chi dei due salva chi....è un po'...complicato... da spiegare” dissi ridendo, ma dopo cinque minuti, mi domandai perché stavo ridendo, non dovevo ridere, dovevo avercela a morte con lui.
“A quanto pare non riesci davvero ad avercela con me!” disse sorridendo mentre camminavamo.
“Guarda che io sono ancora arrabbiata con te! Ti odio!” esclamai alterata.
“ Tanto lo so che non è vero!” esclamò sorridente.
“Che è quel sacchetto?” domandai osservando il sacchetto che teneva fra le mani.
“E' il vestito e le scarpe...le scarpe che mi hai tirato addosso...”  disse ridendo.
“Mi sembra di averti già detto che non li voglio...” mi lagnai.
“ Io te li ho comprati lo stesso!” disse con noncuranza.
Mi stancai persino di controbattere sembrava non volesse proprio darmi retta, non glie ne importava nulla del fatto che io non volessi i suoi regali, voleva per forza rifilarmeli.
“E poi tra un po' di giorni faccio il compleanno, quindi dovrai metterti qualcosa di carino...” disse secco.
Arrivati davanti al portone ecco che eravamo punto e daccapo, c'era di nuovo Lyriko davanti al portone ad attenderci con aria minacciosa.
La osservai riusciva a malapena a mantenersi in equilibrio con quelle due stampelle e doveva aver faticato molto per arrivare davanti casa di Itou, ma ciò nonostante sembrava abbastanza determinata.
Si avvicinò verso di me tentando di colpirmi con una delle sue stampelle, ma scivolò per terra senza  riuscire neppure a colpirmi.
“Non credo che tu sia nelle condizioni per potermi far del male...” esclamai offrendogli la mia mano per aiutarla ad alzarsi, ma lei orgogliosa e decisa per com'era la rifiutò.
Si alzò a fatica reggendosi su quelle due stampelle, ma ciò nonostante non dava segni di cedimento, i suoi sforzi disperati mi suscitavano un misto di tenerezza e pietà.
Non capivo perché si stesse spingendo a tanto, nonostante non riuscisse neppure a reggersi in piedi,i suoi occhi blu erano colmi di dolore e di sofferenza, ma non demordeva, voleva a tutti i costi metter le mani su Itou.
Cadeva e ricadeva, ma si alzava rimanendo lì fra noi e quel portone impedendoci di rientrare a casa.
“Adesso basta, non lo vedi che non sei nelle condizioni...” gli dissi allarmata da quegli sforzi eccessivi a cui si stava sottoponendo, dopotutto era sempre Liriko, non riuscivo a vederla effettivamente come una mia nemica.
“Tu...non capisci...Aiko...se io...” disse con voce tremante, riusciva a malapena a parlare per la fatica e lo sforzo a cui si era sottoposta nel tentativo di colpirmi, poi fece un  profondo sospiro e disse “Se io non porto a termine la missione, la mia famiglia verrà uccisa...non posso permetterglielo...”
Da quel momento compresi le ragioni per cui Liriko combatteva contro di me, non aveva altra scelta, non poteva fare altrimenti.
“Mi dispiace...io non avevo idea...” esclamai non sapendo cos'altro dire, era alquanto scossa da quella rivelazione.
“Loro non si fermano di fronte a niente...” esclamò agitata.
“Loro chi?” domandò Itou.
“La yakuza...” rispose lei.
“Se io ti do' questa cosa che ho in testa tu ci lascerai in pace...e loro lasceranno in pace la tua famiglia giusto?” domandò perplesso.
Lei annuii, mentre io guardavo Itou con un espressione per nulla convinta e poi mi accinsi a chiederle una cosa che mi domandavo da un bel po', dopotutto era stato quel dubbio a causare tutti i problemi: “ Ma se tu prelevi questa cosa dalla sua testa...ad Itou non accadrà nulla giusto?”
“Non ne ho idea...” esclamò lei.
“Allora non credo che questo sia fattibile!” affermai entrando dietro a quel meccanismo protettivo scaturito dal braccialetto.
“Echiko non immischiarti!” affermò Itou in tono imperioso e freddo.
Dopo di ciò non ebbi modo di far più nulla, Itou non mi ascoltava neanche e Liriko anche lei mi metteva a tacere stava pensando a trarre in salvo la sua famiglia, non si curava certo della vita di Itou e personalmente non sapevo neppure perché dovessi curarmene io, forse perchè lui era il mio padrone, poi c'era quel braccialetto che non faceva altro che indurmi a proteggerlo, ma oltre a questo... c'era qualcos'altro... oltre alla mia bontà d'animo che si curava persino della vita di esseri meno degni di vivere, c'era qualcosa di più...forse lo amavo...
No, non era possibile, amare qualcuno come lui, era puro masochismo, non aveva senso, come potevo io innamorarmi di uno come lui, di uno così pieno di sé, che trattava le donne come oggetti sessuali e che banalizzava l'amore e il resto delle cose, era superficiale e così...in fondo era molto triste quel suo modo di essere, c'era un'angoscia, una freddezza nel suo animo che non era facile da percepire, ma io la sentivo, riuscivo a vedere  un senso di vuoto e di amarezza aleggiare intorno a lui.
Anche in quel momento aveva quell'espressione distratta e strafottente, non gli importava di poterci rimettere la vita,  era come se vivesse in maniera distaccata tutto quello che gli accadesse intorno, come se nel suo animo non ci fosse spazio per provare dei sentimenti come le persone comuni...poteva solo piangere e soffrire per la madre, ma a parte questo non lasciava spazio per altri sentimenti, se non per quelli di affetto che nutriva per Yoto e Sayoko.
Stavamo camminando per un po', eravamo diretti verso casa di Lyriko e giunti lì, ci fece accomodare nella sua stanza.
Notavo che quella stanza era molto spoglia c'era solo un letto, delle pareti bianche. un portatile poggiato sul letto, una sedia, una scrivania e poi nient'altro.
“Che ambientino allegro!” commentò Itou, era ancora in vena di fare del sarcasmo.
Lyriko si avvicinò alla scrivania sulla quale era poggiato uno strano aggeggio con dei fili, mi ricordava tanto quei macchinari che i medici usavano per poter fare dei controlli sulla testa delle persone.
Prese quell'aggeggio e fece sedere Itou sul letto per poi attaccargli tutti quei fili sulla testa, mentre io assistevo a quella scena con sgomento, non mi sentivo affatto tranquilla.
Itou, la cavia che veniva sottoposta a quel trattamento, aveva un espressione rilassata e quieta, sembrava che tutto ciò non lo disturbasse affatto.
Ma dopo che tutti i fili furono collegati alla sua testa, Lyriko accese quel macchinario che iniziava ad inviare degli impulsi elettrici alla sua testa, per tentare di scovare a fondo dentro, per cercare quel qualcosa che gli interessasse, poi la vidi collegare un filo di quel macchinario al computer portatile.
In quel momento vidi una trasmissione di tutta una serie di ricordi di Itou, come se fossero' la scena di un film: la prima volta che avevo aperto gli occhi e i miei occhi avevano visto i suoi, tutte quelle volte che mi era saltato addosso e poi tutta una serie di ricordi di cui ignoravo l'esistenza, poi lo sfondo si oscurò.
“Che è successo?” domandai a Liriko, notando lo schermo nero.
“ Adesso dovrebbe trasmettere i pensieri di Itou...” rispose Lyriko, mentre Itou aveva perso conoscenza attaccato a quel macchinario.
E si sentii una voce sembrava la voce di Itou che si contraddiceva, diceva una successione di cose confuse e scoordinate:
“Se lei non fosse il mio robot forse mi ci sarei già messo insieme, ma...no che diamine, perché... forse sarebbe stato meglio non riportarla in vita.
L' idea di averla lì accanto a me e non poter essere sincero con me stesso, dover nascondere i miei veri sentimenti...Che cosa penserebbe la gente? Che sono come mio padre? Che mi innamoro dei robot? Ma  lei  mi piaceva già da prima, prima che diventasse un robot, ma la gente... non capirebbe...forse neanche la mamma non approverebbe, forse lei  si sentirebbe tradita da un mio comportamento simile :Mettermi con un robot, con uno di quelli che ha rovinato il suo matrimonio...
E poi... i robot non invecchiano, loro non possono neppure avere una famiglia...che futuro potrei avere con una come lei...insieme non avremo mai un futuro...No, io devo odiarla e se non ci riesco devo far almeno in modo che lei mi odi, però...farsi odiare da ciò che si ama è brutto...è dura...no non voglio che mi odi, ma non voglio neppure che mi ami.
Che cosa devo fare? Non so più cosa poter fare per non farmela piacere...e poi averla ogni volta lì davanti a me, è una tentazione così forte e devastante, la desidero tutta per me e non voglio che nessuno provi a portarmela via...non voglio!
Temo di essermi innamorato, di aver perso la testa per lei, ma tutto quello che ho fatto in tutto questo tempo non è stato altro ottenere ciò che volevo...volevo che lei mi odiasse e ci sono riuscito eppure non sono soddisfatto... Non era quello che volevo veramente, non so neppure cosa vorrei per davvero, forse che le cose tornassero' come prima.
Vorrei che lei non fosse mai morta e che il nostro rapporto fosse quello di due semplici fidanzati, ma questo non è possibile perché il nostro legame è diverso... e forse molto probabilmente se provasse soltanto la metà di quello che provo io per lei sarebbe soltanto per via di quel braccialetto...e così alla fine la odio, la amo...non so più cosa è giusto fare.
Forse sarebbe più semplice se non l'avessi mai incontrata, se non avessi mai incrociata il suo sguardo mentre usciva da scuola e attraversava la strada.
E il suo corpo sarà anche diverso da quello che aveva da umana, eppure mi piace lo stesso, sarà anche più attraente e più perfetto, ma anche se ha subito dei cambiamenti, riesco a percepirlo come il corpo di Aiko e questo mi provoca un desiderio incontrollabile di farla mia...però...è diverso da qualsiasi altro desiderio sessuale che io abbia provato per qualsiasi altra ragazza, quelli erano così lievi e facili da accontentare, mentre questo è un desiderio che cresce sempre di più, forse perché non riesco a soddisfarlo, forse se lei mi desse il suo corpo...non proverei più niente.
Forse non sono neppure innamorato, sarà tutta un'illusione...ma poi esiste davvero questo sentimento chiamato amore?  No, basta uno come me non può essersi innamorato, deve essere solo un desiderio sessuale, portato al limite...e che non è stato soddisfatto a causarmi tutto questo profondo tormento.
E allora perché non mi prendo ciò che mi spetta e non pongo fine a tutto questo? Sono così stupido, ho avuto l'opportunità di farmela e non ne ho approfittato...è come se quella sensazione che provo, in sua presenza finisca per inibirmi...non riesco a lasciarmi andare...ho paura delle emozioni forti che provo....non mi è mai successo con nessuno, perché con lei finisco per diventare così preda dei miei sentimenti, perché non riesco a soffocarli...sono così forti e privi di controllo che ho quasi paura che possano uccidermi.
Dopo un po' sentii Itou lamentarsi per il dolore provato o almeno sembrava non riuscire a sopportare gli impulsi e le scosse inviategli da quel macchinario e vidi tutto il suo corpo sobbalzare e tremare in modo eccessivo fino a che non pregai Lyriko di togliergli quei fili dalla testa, ma lei disse che non poteva farlo in quel momento e che sarebbe stato molto più pericoloso se lo avessimo staccato  in quel momento perché Itou avrebbe potuto perdere parte dei suoi ricordi e dei suoi pensieri, perciò non ci rimaneva che aspettare che gli altri ricordi  e pensieri di Itou si caricassero' in quella buia schermata.
Ma sembrava come se il macchinario non riuscisse più a prelevare dalla sua testa altri ricordi e altri pensieri, come se non ci fosse nient'altro...poi notammo una scintilla partire lungo il filo del computer,  aveva preso fuoco e con esso anche il macchinario.
Itou con gli occhi chiusi si agitava mentre i fili attaccati alla sua testa facevano delle violente scintille come se stessero' anche esse prendendo fuoco.
Spaventata mi avvicinai a lui per staccargli quei fili dalla testa causandomi delle violente ustioni alle mani, ma almeno ero riuscita a liberarlo prima che si bruciasse.
Liriko versò  un secchio d'acqua per spegnere il fuoco  che proveniva dal macchinario e dal computer che erano entrambi ridotti in frantumi.
“Come diavolo ha fatto...a bruciare il macchinario e il computer!” esclamò Liriko stupita.
“Perchè secondo te è stato Itou...a farli bruciare?” gli chiesi sorpresa.
“Hai visto quando ha iniziato ad agitarsi e  a tremare ha incominciato a prendere fuoco tutto...”
Itou dopo un po' riprese conoscenza ed era abbastanza disorientato da tutto ciò che fosse accaduto.
Quando lasciammo la casa di Lyriko, mi domandò se fosse accaduto qualcosa, io d'istinto gli sorrisi, aveva un sorriso stupido impresso sul viso ed Itou me lo fece notare.
“Che hai da sorridere a quel modo?” domandò burbero.
“No, niente...” esclamai ripensando ai suoi pensieri, a quel suo turbamento interiore che  non avevo mai compreso.
Era innamorato di me, chi lo avrebbe mai detto! E  faceva di tutto per celare i suoi veri sentimenti.
Aveva costruito una corazza di freddezza e di ostilità per farmi credere che mi desiderasse soltanto sessualmente e invece...c'era molto più di questo.
“Itou ti perdono...” dissi mentre stavamo camminando.
Lui incrociò il mio sguardo con un espressione interdetta e disse “Che significa che mi perdoni?”
“Ti perdono...per tutto quello che mi hai fatto, per ieri...e insomma anche per le altre volte...” dissi specchiandomi dentro i suoi cristallini occhi verdi.
“Perchè hai deciso di perdonarmi?” domandò stupefatto.
“Bè...ecco sei il mio padrone...e ricordi avevo promesso che dovevo accettarti così per come sei...con tutte le tue prepotenze...e poi alla fine mi tiri sempre fuori dai guai, quindi ti perdono!” dissi mentendo, la verità era solo una: lo perdonavo perché sapevo che tutte le sue prepotenze erano state dettate dai sentimenti che nutriva per me, in verità lo faceva per difendersi dai suoi stessi sentimenti, doveva essere molto spaventato dall'amore  e quindi scattava in lui quel meccanismo di autodifesa che finiva col voler distruggere me.
E poi il fatto che io fossi un robot non doveva di certo avergli facilitato le cose...dopotutto i suoi dissidi interiori mi avevano chiarito molte cose e mi  rendevano felice, non sapevo il perché ma l'idea che lui potesse provare sentimenti così forti per me  mi faceva sentire bene.
“Non è che alla fine sei anche tu corruttibile con un bel vestito e un bel paio di scarpe!” disse scherzandoci su.

   
 
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