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Autore: essie    21/07/2011    12 recensioni
Raccolta di one-shot relative alla mia fanfiction 'Invisibile'.
"Si sentiva legata a lui in modo indissolubile, come se avesse trovato la sua metà perfetta. Adesso che era lì con lei, non sarebbe più riuscita a separarsi da Edward, perché le era indispensabile. Essenziale."
E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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- Questa storia fa parte della serie 'L'essenziale è invisibile agli occhi'
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Rieccomi qui, sapete che non riesco a stare lontana da Invisibile per troppo tempo ;)

Non so quante OS ci saranno, potrebbero essere cinque come potrebbero essere dieci, o anche di più.

La relazione tra Edward e Bella prosegue, e Bella è meno insicura ed esitante con lui. Spero che la prima one-shot vi piaccia, se ne avete voglia lasciatemi le vostre impressioni :) 

 

Primo Extra

 

This time is ours

If I could hold this moment in my hands

I’d stop the world from moving

I’d stop the clocks from turning

This time is ours

Inside a frozen memory of us

And we are motionless

 Motionless 

 

The Bravery - Ours

 

Bella si osservò attentamente allo specchio. Stava bene, in fondo. In fondo, pensò, calcando bene le parole nella sua mente, rivolgendo a se stessa un piccolo sorriso.

Indossava il vestito blu al ginocchio dalla scollatura leggera che le aveva regalato Rosalie per il suo diciottesimo compleanno. Le aveva detto che era di un qualche stilista famoso che Bella non ricordava. Insieme al vestito era arrivato anche un paio di scarpe dal tacco improponibile, segno che Rose non era affatto cambiata: era sempre stata un’amante della moda, dei vestiti, dei tacchi, delle feste… e dei matrimoni. Adorava i matrimoni, quelli con l’abito bianco e lo strascico lungo metri, la torta nuziale a piani e le bomboniere sfavillanti.

Rosalie era una vera forza della natura, sempre allegra e pronta a ridere in qualsiasi momento, ma in fondo era una ragazza dolcissima. Aveva un carattere che contrastava con quello tranquillo e discreto di Isabella, ma le due erano grandissime amiche da tanti anni e il loro legame, anziché affievolirsi, col tempo si era rafforzato.

Bella raccolse i capelli in una coda alta e infilò le ballerine nere, lisciandosi il vestito con un gesto nervoso.

Edward presto sarebbe arrivato, forse era già sotto casa. Quel pensiero le diede il coraggio necessario per scendere al piano inferiore, in soggiorno, dove Charlie la scrutò con aria indagatrice per dieci secondi infiniti prima di puntare gli occhi sulla porta.

‹‹Dovrebbe essere arrivato, ho sentito una macchina fermarsi qui davanti›› disse, e infatti un minuto più tardi il suono del campanello invase la stanza.

Bella si affrettò ad andare ad aprire. Appena i suoi occhi incontrarono quelli verdi e dolci di Edward si sentì più sollevata e leggera, quasi non sentiva più le ossa.

Lui le sorrise felice, osservandola, e come al solito un delizioso rossore le colorò le guance in risposta al suo sguardo che si era immobilizzato.

‹‹Bella sei… sei…›› Edward sospirò, tentando di trovare le parole adatte per descrivere la ragazza che aveva davanti, ma non ne trovò, così si limitò a scuotere la testa, esasperato da ciò che lei gli provocava.

E Bella, naturalmente, fraintese. ‹‹N-non sto bene?›› balbettò, pentendosi di essersi vestita in modo così elegante ‹‹vado subito a cambiarmi››. Si voltò, decisa a tornare in camera, ma una mano sul suo braccio le impedì di proseguire.

‹‹Non provarci›› sussurrò Edward al suo orecchio, attirandola a sé, controllando furtivamente che Charlie non fosse presente. ‹‹Sei la cosa più bella che abbia mai visto, non trovo le parole per descriverti›› continuò, respirando il suo profumo.

Il rossore sul viso di Bella aumentò, anche se doveva ammettere che col tempo si era un po’ abituata ai complimenti che le rivolgeva Edward. Almeno due volte al giorno le diceva che era bellissima, ma lei sapeva che il suo era un parere un po’ troppo di parte, dal momento che stavano insieme da più di un mese.

Più di un mese, si ripeté mentre lo guardava.

‹‹Allora, non mi presenti?›› le chiese allegramente, distogliendola dai propri pensieri.

Gli lanciò un’occhiataccia e lo condusse da Charlie, ancora in soggiorno, che guardava una partita di baseball.

Bella si schiarì la voce per richiamare la sua attenzione, lievemente nervosa. ‹‹Papà, lui è Edward›› lo presentò. Sebbene lo avesse già avvertito che gli avrebbe fatto conoscere il suo ragazzo, suo padre si mostrò sorpreso di vedere Edward Cullen con la figlia.

‹‹Ispettore›› lo salutò Edward con rispetto, stringendogli la mano.

‹‹Non sapevo che Isabella uscisse con te››

Il ragazzo sorrise. ‹‹Stiamo insieme da poco più di un mese›› spiegò ‹‹volevamo fare le cose con calma››.

Il volto di Charlie si fece rigido e la sua voce minacciosa. ‹‹Tratta bene mia figlia, Edward, o te ne pentirai››.

‹‹Sì›› Edward si affrettò ad annuire e Bella ridacchiò silenziosamente a causa della sua espressione spaventata. ‹‹Bella è molto importante per me››.

Charlie parve soddisfatto. ‹‹Dove la porti?›› chiese poi, riferendosi a Bella, la quale discreta e silenziosa ascoltava la conversazione, notando particolari di cui, se vi avesse partecipato, non si sarebbe accorta.

Edward spiegò che Isabella sarebbe andata a casa sua per conoscere la sua famiglia, e che avrebbe cenato con loro.

 Salutarono e uscirono da casa Swan. Era una serata insolitamente calda a Forks, e il cielo era sereno, senza neanche una nuvola a fare compagnia alle poche stelle che erano già visibili.

Charlie, spiando da dietro le tende della finestra del soggiorno, guardò Edward e sua figlia ridere per qualcosa mentre si dirigevano all’auto; lui le aprì con gentilezza la portiera, aiutandola a salire, e la raggiunse velocemente. Mise in moto e presto sparirono dalla sua vista.

Sospirò. Isabella ormai era una donna. Tra pochi giorni si sarebbe diplomata a pieni voti, e a settembre sarebbe andata lontano, a Ithaca, nello Stato di New York. Dall’altra parte del continente, a migliaia di chilometri da Forks.

Edward l’aveva chiamata “Bella”. Quel diminutivo gliel’aveva dato Charlie, lo ricordava bene, ma da quanto tempo non la chiamava così?

 

‹‹Com’è andata?›› domandò Edward a Bella, mentre guidava verso casa.

Lei rise, divertita dal suo tono di voce ansioso e ancora leggermente terrorizzato. ‹‹E’ andata benissimo›› si affrettò a tranquillizzarlo, posando la mano su quella di lui, sul cambio ‹‹sono certa che a Charlie piaci molto››.

‹‹E ai miei piacerai ancora di più›› rispose dolcemente ‹‹mio padre già ti adora››.

Bella si incupì e non disse niente, limitandosi a fare un cenno con la testa.

L’auto si arrestò all’improvviso e lei sussultò, osservando il paesaggio che li circondava in cerca della villa bianca che le aveva descritto Edward ai tempi dei loro incontri sul tetto della scuola. Ma non trovò niente del genere: ciò che avevano intorno erano solo alberi fitti.

‹‹Cosa succede?›› chiese spaesata.

‹‹Non mi hai ancora salutato. E poi sto morendo dalla voglia di baciarti›› mormorò Edward, ormai sulle sue labbra.

Baciò Isabella con una passione che, ne era certo, se avesse potuto avrebbe incendiato il bosco che li circondava. Lei rispose con altrettanto trasporto, schiudendo la bocca e portando le mani tra i suoi capelli morbidi, scompigliandoli ancora di più.

Si staccarono, senza fiato, ma Edward non si fermò: le sue labbra finirono sul collo liscio e profumato di Bella ed iniziarono a esplorarlo con delicatezza, mentre le sue mani le accarezzavano la schiena e i fianchi morbidi e sensuali.

Erano entrambi persi, persi in loro, nei loro gesti, nei loro sguardi, nella loro passione.

‹‹Bella… credo che… dovremmo…›› iniziò Edward, il respiro irregolare ‹‹…fermarci››.

Lei annuì e con una certa fatica si staccò da lui, abbandonandosi contro il sedile, raccogliendo tutta la buona volontà che aveva in corpo. ‹‹Scusa›› sussurrò imbarazzata, lo guardo basso.

Edward e Bella non avevano mai affrontato quel discorso. Forse non si era mai presentata l’occasione. Forse lui non… non aveva intenzione di fare l’amore con lei. Forse Edward non la desiderava, o almeno non dal punto di vista fisico.

Il ragazzo sospirò profondamente e avviò il motore, osservando Isabella con la coda dell’occhio. Fissava le ginocchia, avvilita.

‹‹Perché mai dovresti essere tu a scusarti? Sono io che devo chiederti scusa per averti assalita in quel modo›› disse con un sorriso, portandosi la mano di Bella alle labbra e lasciandovi un bacio a fior di labbra.

Lei abbozzò un sorriso, ma rimase silenziosa per tutto il resto del viaggio, rimuginando.

‹‹Ci sarà anche Alice?›› domandò in un sussurro qualche minuto più tardi, rompendo il silenzio.

Edward assentì, gli occhi fissi sulla strada. Il rapporto con la sorella era diventato praticamente inesistente dal giorno in cui lui e Bella erano usciti allo scoperto. A scuola era come se i due non esistessero, per lei. A casa… beh, a casa non c’era quasi mai, ma non gli rivolgeva la parola.

‹‹Stai tranquilla›› mormorò a Bella nel tentativo di rassicurarla. Nello stesso momento, svoltò in una stradina laterale e dopo qualche centinaio di metri il bosco si diradò, e si ritrovarono in una piccola radura.

Isabella rimase senza fiato: la casa era grande, decorosa, dipinta di un bianco leggero. Era rettangolare e ben proporzionata, su due piani, perfettamente in armonia con il paesaggio che aveva intorno.

‹‹Ti piace?›› le chiese Edward, arrestando la Volvo in un angolo della radura. Scese e andò ad aprirle la portiera, porgendole la mano per aiutarla a scendere.

‹‹E’ bellissima››. Bella si aggiustò la coda, nervosa. E se non fosse piaciuta ai genitori di Edward? Carlisle lo conosceva già, certo, ma forse lui non avrebbe trovato splendida l’idea che suo figlio si fosse messo con lei.

‹‹Sei stupenda, tesoro, stai tranquilla›› le ripeté Edward con pazienza ‹‹sii te stessa e ti adoreranno ancora di più, ne sono sicuro››.

Mano nella mano, salirono le scale e lui aprì la porta di casa, scostandosi per farla entrare. L’interno era luminoso e ampio: la parete opposta a loro era un’enorme vetrata; i muri del soggiorno, il pavimento di legno, i soffici tappeti e i divani erano delle diverse tonalità di bianco.

Vicino a delle doppie porte li aspettavano i genitori di Edward, Carlisle ed Esme Cullen.

‹‹Mamma, papà, lei è Bella›› la presentò Edward, avvicinandola a sé.

Carlisle si fece avanti con un sorriso e, anziché stringerle la mano, la avvolse in un abbraccio che durò qualche secondo. ‹‹Sono contento che Edward abbia trovato una ragazza come te, Bella›› le disse con dolcezza, sorridendo.

Bella ricambiò il sorriso, inspiegabilmente a suo agio. ‹‹E’ un piacere rivederla, dottor Cullen››. Accanto a lei, Edward si rilassò e le lasciò un bacio sulla tempia.

Mentre Isabella arrossiva per quel gesto, anche Esme, una bella donna dai capelli vaporosi color caramello e gli occhi verdi come quelli dei suoi figli, si avvicinò e la abbracciò con calore. ‹‹Sono felice di conoscerti, Bella›› mormorò con gli occhi lucidi e sinceri, allontanandosi di un passo.

Bella rispose, celando la sorpresa, che era un piacere conoscerla, ma commise l’errore di dar loro del “lei”, errore che corressero subito dicendo che non erano poi così vecchi, e che ormai era una di famiglia.

È così strano, rifletté tra sé, felice, ormai dimentica dei pensieri che le avevano affollato la mente quando erano in macchina. 

Edward la portò a fare il giro della casa mentre Esme finiva di preparare la cena. Salirono al secondo piano, e lui indicò lo studio di Carlisle, la stanza di Alice – la proprietaria non si era ancora fatta vedere, si era chiusa a chiave all’interno –, e aprì la porta di quella che chiamava “stanza del pianoforte”. Un magnifico pianoforte a coda occupava un rialzo nella zona destra della stanza, in cui c’era anche un impianto stereo sofisticatissimo che Bella non si azzardò neanche a toccare per paura di combinare qualche danno, una chitarra acustica in un angolo e un’arpa.

‹‹La suonava mia madre da bambina, l’ha sempre tenuta… anche se non suona più›› spiegò Edward.

Nella stanza erano disseminati decine di pouf delle più svariate dimensioni e colori, qualche poltroncina dall’aria soffice e, all’angolo, un lungo divano dai cuscini variopinti.

‹‹E’ la mia stanza preferita, passo la maggior parte del mio tempo qui›› disse Edward mentre si allontanavano.

‹‹L’hai sistemata tu?›› domandò Bella interessata. La stanza della musica l’aveva colpita profondamente. Era come se lì dentro ogni persona potesse dimenticare tutto, lasciarsi andare e seguire la propria passione con istinto, mossa dalla magia che aleggiava al suo interno.

‹‹Io ed Alice quando eravamo piccoli. Lei ha un debole per i pouf, non chiedermi perché, così un giorno obbligò Esme a comprarne decine e decine, di ogni colore, ed io la aiutai a sistemarli nella stanza. Fu una giornata molto divertente›› sorrise al ricordo. Un sorriso che non raggiunse gli occhi, però.

Appena lui si fermò per aprire un’altra porta, Bella lo abbraccio delicatamente, appoggiando il capo sul suo petto e respirando il suo profumo.

Non dissero niente, non ce n’era bisogno; semplicemente, rimasero lì per qualche minuto, stretti l’uno all’altra, poi si separarono con un sospiro.

‹‹Questa è la mia stanza›› disse Edward, sereno, e la invitò ad entrare.

Bella non sapeva bene cosa aspettarsi, ma rimase comunque sorpresa. La camera era grande, con un’ampia vetrata al posto della parete come al piano terra, che permetteva di vedere gli alberi fitti del bosco e le vette dei Monti Olimpici – più vicine di quanto Bella si aspettasse.

Un lato della stanza era occupato da una libreria imponente, che faceva concorrenza a quella che aveva lei a casa; dalla parte opposta c’erano scaffali su scaffali di CD, come a sottolineare la passione per la musica del loro proprietario.

Il letto era al centro della camera. A Isabella sembrò grande, dall’aria comoda, rilassante… si sentì arrossire.

‹‹Cos’hai?›› bisbigliò Edward, abbracciandola da dietro. Appoggiò il mento sulla sua spalla e chiuse gli occhi per qualche secondo, godendosi la presenza di Bella lì, nella sua stanza. Gli faceva uno strano effetto.

‹‹Niente›› rispose lei a bassa voce.

Edward stava per insistere, ma venne interrotto dalla voce della madre che annunciava che la cena era pronta. Con Isabella, scese in sala da pranzo, dove Esme sorrise a entrambi e li invitò ad accomodarsi. Carlisle arrivò un minuto più tardi, Alice ce ne mise dieci, ma alla fine Bella si ritrovò a cenare con la famiglia Cullen al completo.

‹‹Edward ci ha detto che l’anno prossimo andrai alla Cornell University›› disse Carlisle, sorridendo a Bella.

Iniziarono a parlare dei college, con Esme che raccontava aneddoti divertenti di quando andava lei all’università. Aveva frequentato il Vassar College, situato in una piccola cittadina sulla riva orientale del fiume Hudson, a nord di New York.

Alice sarebbe andata alla Brown University, a Providence, Rhode Island; Edward era decisissimo per la Columbia, a New York, una scelta di cui Esme e Carlisle andavano molto fieri.

‹‹Tu ed Edward non sarete lontani, sono sicura che riuscirete a vedervi spesso››

Bella era in cucina con Esme, aveva insistito per aiutarla a rimettere a posto tutto.

‹‹Certo›› mormorò, cercando di sorridere, senza distogliere gli occhi dai piatti puliti che stava impilando.

Sentì una mano gentile sulla spalla. ‹‹Bella, cosa c’è che non va? Ci conosciamo da poco, ma sono sicura che qualcosa ti preoccupa›› le disse la donna con delicatezza.

‹‹Non è niente, davvero. Stavo solo pensando a settembre, quando inizierà l’università…››

‹‹Sono sicura che ce la farai, Edward ha sempre parlato di te come una studentessa modello›› la tranquillizzò Esme.

Bella annuì. ‹‹Non sono preoccupata per i corsi, so che non sarà una passeggiata e sono pronta ad affrontarli. Stavo… pensavo a quando…››.

‹‹A quando ti separerai da Edward?›› le chiese dolcemente, capendo al volo.

‹‹Sì›› sussurrò Isabella senza voce.

‹‹Oh, tesoro››. Esme la avvolse in un abbraccio che solo una mamma può dare, cullandola con dolcezza, accarezzandole la schiena.

E Bella ricambiò, accorgendosi che nessuno mai l’aveva stretta così, con quel calore materno. Una piccola lacrima sfuggì al suo controllo e le bagnò la guancia, mentre Esme l’abbracciava più forte.

Ogni volta che pensava alla fine dell’estate un dolore acuto di propagava nel suo petto, e Bella non sapeva più cosa fare. La settimana prima aveva passato un’intera giornata a parlarne con Emmett. Aveva pianto, tanto, e si sentiva un po’ sciocca.

Con Edward non aveva mai affrontato l’argomento, perché era sicura che lui avrebbe giudicato esagerato il suo comportamento, ma sapeva che prima o poi sarebbe saltato fuori. Si sentiva legata a lui in modo indissolubile, come se avesse trovato la sua metà perfetta. Adesso che era lì con lei, non sarebbe più riuscita a separarsi da Edward, perché le era indispensabile. Essenziale.

‹‹Cosa succede?››

Come se l’avesse chiamato con la forza dei suoi pensieri, Edward entrò in cucina e subito si preoccupò per Bella.

‹‹Bella, stai bene? Ti sei fatta male? Qualcosa non va?›› domandò rapidamente, ansioso.

Esme ridacchiò. ‹‹Ed, prendi fiato e stai tranquillo. Non è successo niente››.

Isabella si separò da lei, ringraziandola con lo sguardo, e si rivolse a Edward assicurandogli che stava bene. La donna li lasciò soli con la scusa del bagno e i due si avvicinarono subito, abbracciandosi con vigore.

Edward cercò subito le sue labbra, beandosi della loro morbidezza, del loro calore, di come si modellavano perfettamente sulle sue. Bella era perfetta per lui.

‹‹Ti amo›› le sussurrò, posandole un bacio sul capo.

Isabella si strinse forte a lui, poggiando le labbra proprio nel punto in cui batteva il suo cuore. ‹‹Ti amo anch’io››.

 

Alice osservò le due figure abbracciate, semi nascosta dietro la porta. Le sembrava di assistere alla scena di uno di quei film che le piacevano tanto, c’era anche il “ti amo” finale.

Qual era il loro segreto? Come potevano due persone così diverse stare insieme?

Mentre li guardava separarsi e sorridersi a vicenda, si disse che forse non erano poi così diversi. Anzi, in quel momento sembravano fatti l’uno per l’altra, come se entrambi avessero trovato ciò che cercavano.

Aveva assistito al piccolo crollo di Bella, aveva visto Edward entrare nella stanza e preoccuparsi per lei nell’immediato.

All’improvviso, si sentì sola. La stessa sensazione sgradevole che si era impossessata di lei quel lontano giorno di scuola, quando Edward si era fatto vedere per la prima volta con lei. Un senso di vuoto, di solitudine, che l’aveva lasciata senza fiato.

Forse perché anche lei, in fondo, sognava un amore come quello che stava vivendo suo fratello.

E, mentre osservava Edward e Bella fissarsi, innamorati, pensò che forse era proprio così.

 

 C'è qualche momento particolare che vi piacerebbe leggere? Non siate timide e dite pure, se posso inserisco subito nella scaletta ;)

Come avrete di certo notato, le descrizioni di casa Cullen assomigliano a quelle di Twilight, infatti mi sono ispirata a quelle originali :) Ah, e anche io come Alice ho una passione assurda per i pouf, non chiedetemi perchè... non lo so neanche io xD

Non so quando arriverà la prossima OS, potrebbero volerci sei giorni come potrebbero volerci due settimane :)

Ditemi cosa ne pensate, anche i suggerimenti sono bene accetti!

A presto :****

S.

   
 
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