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Autore: Juliaw    21/07/2011    4 recensioni
“Un respiro profondo e poi la macchina rimbalzò leggermente quando Sam chiuse violentemente il bagagliaio. «Ok, andiamo.» E si avviò con passo svelto e deciso avanti e verso la fine, nostra, sua e del mondo intero. ”
Ho semplicemente pensato cosa sarebbe successo se Sam e Dean avessero accolto con loro una ragazza, una ragazza normalissima come Julia e come si sarebbe evoluta la storia con lei intorno. Quindi, non so, se vi piace l’idea cliccami e leggimi ;) Un'ultima cosa, se ne avete voglia, mi farebbe piacere leggere un vostro parere! :)
[Completa]
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
Capitoli:
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…And I’m back! C’ho messo poco a pubblicare questo capitolo perché ero quasi a metà quando mi venne in mente di scrivere un capitolo dedicato ai pensieri di Sam, quindi eccomi qui.
Ultimamente però ho avuto un calo di inspirazione e di fatti questo capitolo non mi convince molto, ho cercato di aggiustarlo in mille modi, ma il concetto rimane lo stesso. Forse alcune descrizioni potrebbero sembrare inadatte e sceme, se mi dite cosa ne pensate, magari posso aggiustarle e ri-pubblicare il capitolo in seguito. Oddio, sono proprio scema, però ci tengo u.u
Buona lettura! :)
"Dead or Alive"


___________________

The hunt begins

          Battei gli occhi più volte prima di abituarmi all’oscurità della stanza in cui mi trovavo, ero stesa su un materasso senza lenzuola o cuscino, i miei capelli erano sciolti ed erano appiccicati alla schiena facendomi sentire caldo, la collana dallo strano simbolo, era stretta al collo e quasi stava per soffocarmi se non l’avessi tirata in avanti. Non avevo la maglia, indossavo solo il reggiseno e i jeans. Provai ad alzarmi per mettermi seduta, ma non mi fu possibile, il mio addome era dolorante, era come se il mio stomaco fosse stato schiacciato da qualcosa di molto pesante, lo testai e le mie mani toccarono una roba viscida e appiccicosa che era evidentemente sparsa per tutto il mio addome, quando mi portai la mano al viso per vedere di cosa di trattasse, vidi che era verde e odorava di erbe da cucina. Quella schifezza dopo un po’ iniziò a puzzare, cercai di tossire per schiarirmi la gola e chiamare Sam e Dean, ma neanche quello mi fu impossibile, avevo la gola secca e mi bruciava incredibilmente. Ma cosa diavolo mi era successo? Provai a sussurrare chiamando i ragazzi, ma non funzionò, sentivo appena la mia voce figurasi se si sarebbe potuta sentire oltre quella stanza. Alzai gli occhi al soffitto quando qualcosa mi cadde sul viso, notai che era di legno vecchio sgretolato, non capivo dove mi trovassi, la stanza era enorme e vuota a parte per una sedia senza il cuscino poggiata sulla parete destra e un camino stile settecentesco sulla parete di fronte al letto. Guardai le braccia e il resto del corpo che riuscivo a intravedere alzando leggermente la testa dal materasso, sembravo illesa, non avevo nessuna ferita di ogni tipo, ma allora perché mi sentivo come se qualcuno mi avesse presa a botte e poi lasciata li ad agonizzare?
Finalmente scorsi Dean sull’uscio dell’arco che separava la stanza in cui ero dall’altra.
<< Dean! >> Sussurrai. << Dean! >>
Quando si girò, corse subito verso di me portando una bottiglia d’acqua con se.
<< Julia, sono qui, va tutto bene. >> Si sedette sul materasso e portò la bottiglia alla mia bocca, alzandomi leggermente la testa trattenendola con la sua mano massiccia, feci uno sforzo enorme per protrarmi verso la bottiglia, nonostante fosse sulla mia bocca e riuscii a bere abbastanza da farmi schiarire la gola, l’acqua era caduta sulla mia pelle, tra i capelli e sul materasso.
<< Adesso ti conviene riposare, tra un po’ starai bene. >>
<< Cosa è successo? E cos’è questa roba che mi cosparge lo stomaco? >> Chiesi di nuovo in grado di parlare.
<< Abbiamo cercato di salvarti. >>
<< Dov’è Sam?>>
<< Aveva bisogno di schiarirsi le idee. >>
<< Sta bene? >>
<< Si, sta bene. >>
<< Dean, cosa è successo? Mi sento così indolenzita? >>
<< I demoni erano diventati troppi, ero distratto dal combattimento quando ma uno di loro ti ha afferrato e ha cercato di ucciderti, se non fosse stato per Sam, forse saresti morta. >> Dean mi guardava mentre io dovevo sembrare un vero disastro ai suoi occhi.
<< Mi dispiace, è stata colpa mia, sono un disastro. >>
<< No, Julia non sei un disastro, è stata colpa di quei maledettissimi demoni, erano troppi e noi non eravamo pronti a dovere. >>
Se non sembravo un disastro ai suoi occhi allora, mi sentivo un disastro, non ero riuscita a coprire i due fratelli, Dean diceva che i demoni erano troppi, che non eravamo preparati a dovere, ma ero io quella che non era preparata a dovere, non avevo mai affrontato i demoni prima d’ora, qualche giorno prima gli unici demoni che conoscessi, erano i miei professori e l’unica cosa che avrei immaginato di affrontare erano gli esami dell’ultimo anno, e per quelli non serviva di certo un fucile.
Una lacrima cadde dai miei occhi e mi rigò il viso.
<< So che come ti senti, ma ti prego non fartene una colpa, adesso sappiamo contro cosa andiamo incontro, ci prepareremo all’evenienza, chiameremo altri cacciatori se sarà necessario, ma ti prometto che riusciremo a salvare tua sorella e tua cugina. >> Dean era seduto sul materasso, ma non mi toccava, non mi sfiorava neanche in realtà, era come se cercava di tenersi a distanza.
<< Grazie. >> Sussurrai. << Dean? >>
<< Si? >>
<< Questa schifezza inizia a puzzare, posso pulirmi? >>
<< Se riesci ad alzarti, si. >> Dean si alzò dal materasso e ai piedi di esso vi poggiò un paio di pezzuole bianche. << A questo punto avrebbe già dovuto far effetto, due minuti più tardi e ti avremo persa. >>
Annuii e provai a fare forza sulle braccia per cercare di sedermi e ci riuscii. Evidentemente quello strano intruglio aveva effettivamente fatto effetto.
<< Bene, adesso puoi anche pulirti. >> Esortò Dean.
<< Non mi sembra un luogo dove ci possa essere una doccia, però dimmi che mi sbaglio. >>
<< Purtroppo no, piccola, è stato la cosa migliore che abbiamo trovato nella fretta di salvarti. Però ci sono queste pezzuole qui, puoi usare queste, non è lo stesso di una doccia, ma ci si può accontentare. >>
Gettai la testa all’indietro in segno di sconforto. << Grazie. >> Dissi infine. Riuscii a pulirmi da quella poltiglia verde che mi si era appiccicata sullo stomaco, grazie a delle pezzuole datemi da Dean, facendo un po’ di forza, la poltiglia sparì del tutto e io ritrovai il colorito olivastro della mia pelle.
Quando infine, mi accorsi di essere in reggiseno e che Dean era li guardarmi, arrossii e mi voltai dalla parte opposta alla sua. << Cosa succede, piccola? >> Chiese mentre nella nella sua voce profonda protraeva il suono malizioso di una risatina, anche lui si era accorto del mio disaggio.
<< Uhm…diciamo che per ora può bastare quello che hai visto. Dov’è la maglia? >>
<< Non lo so è stato Sam a spogliarti. >> Questa volta ne ero sicura, il suo sorriso malizioso gli persuase le labbra. << Dai Julia, non fare la bambina, non è che non ho mai visto una donna nuda. >> Ammise.
Probabilmente risi. << Bhè non ne avevo dubbi, ma non voglio che tu veda me. >>
Dean rise. << Non ti sembra che sia troppo tardi ormai? Insomma chi ti dice che non abbia visto oltre il reggiseno mentre tu eri priva di sensi? >>
Mi voltai in tempo per vedere sulle sue labbra carnose e incredibilmente invitanti, il sorriso malizioso che avevo tanto odiato, ma che in quel momento ai miei occhi sembrava incredibilmente sexy. << Dean, oh mio Dio, sei davvero disgustoso. >> Riuscii a dire con un nodo alla gola.
Dean mi scrutò e l’espressione sul suo viso d’un tratto cambiò e divenne seria. Deglutii, il suo sorriso si spense mentre si avvicinava sempre di più verso di me, sentivo le gambe pietrificate e quando, potevo ormai vedere i suoi occhi incredibilmente verdi, verdi come l’erba bagnata d’estate, così belli che per un secondo mi persi nello scrutarli, feci un passo nella sua direzione e non essendo più padrona delle mie azioni, lo baciai. Il bacio per fortuna fu ricambiato, trascinandomi così fuori da tutto il trambusto in cui eravamo entrambe dentro fino il collo. Quello che provavo non riuscirò mai a descriverlo, c’era qualcosa nei suoi occhi che ancora non capivo, era un misto tra mistero, dolcezza e sfrontatezza
. Prese il mio viso tra le mani baciandomi dolcemente, dopo iniziò a massaggiarmi la schiena e a passarmi la mano tra i capelli, mentre io avevo le braccia lungo i fianchi, non proprio sicura di quello che stava accadendo. Le sue labbra così morbide e umide, baciavano le mie tenendomi in una morsa passionale, sentii il suo calore e i battiti leggermente accelerati dei nostri cuori, così mi strinsi di più a lui e gli misi le mani sulla schiena come per non farlo scappare e fu allora che divenni consapevole di quello che stava accadendo, eravamo vicini e stretti in quell’abraccio. Quando il bacio divenne più intenso, gli saltai in grembo. Lui mi sorresse per le cosce, mentre ancora mi baciava. Il mio peso lo fece sbandare un paio di volte, così mi poggiò con la schiena al muro, mentre ancora le mie gambe erano intorno al suo bacino. La passione, anzi la tensione sessuale che avevo accumulato nei suoi confronti d’un tratto si sciolse trovando sfogo in quel bacio passionale che ci stavamo scambiando. Ci guardammo per un secondo, senza parlare, non c’erano bisogno di parole, erano i nostri corpi a dire tutto, gli sfilai la maglia nera e ritrovai lo spettacolo che la notte precedente aveva tanto infiammato la mia immaginazione, sfregai le miei mani contro il suo petto liscio e muscoloso, passando dal petto alle spalle larghe in un continuo e piacevole ritornello. Lui fece lo stesso con me portando la bocca sul seno, facendomi ansimare un paio di volte, iniziò a baciarmi il collo e poi mi staccò dal muro portandomi verso il materasso su cui mi ero svegliata poc’anzi. Mi stese e mi guardò ancora, ma poi dopo continuò a baciarmi la bocca, il collo, il seno. Sentivo il suo respiro sul mio collo e rabbrividii, in perfetta sintonia sbottonò il primo bottone del mio jeans, io feci lo stesso con lui, e quando tirò giù la zip, fu come se aprissi di nuovo gli occhi alla realtà. Smisi di collaborare e quando ormai stava per sfilarmi i jeans, lo bloccai. << Dean, non posso. >> Dissi, a quel punto lui mi guardò confuso e si spostò al mio lato destro.
<< Che significa che non puoi? >>
<< Non lo so, mi dispiace. >> Non lo guardavo, cercavo di riabbottonarmi il jeans, ma avevo le mani tremanti, forse dovuto a tutta la tensione scaricata in quei dieci minuti precedenti.
<< Vorrai mica dirmi che non l’hai mai fatto prima d’ora? >> Mi chiese, sentii il suo sguardo addosso.
<< No, certo che no. Scusami, davvero. >> Dissi velocemente cercando di scappare da quella situazione. Mi alzai dal letto e ancora con i jeans sbottonati mi diressi verso la stanza accanto.
Era quello che sembrava un salone. Preceduto da un grande arco bianco consumato, c’erano due divani uno di fronte l’altro, mi sedetti su quello che sembrava essere più intatto e mi rannicchiai su un lato. Non capivo perché mi ero comportata in quel modo così poco maturo. Di cosa avevo paura? Forse del fatto che Dean fosse uno sconosciuto? Non era poi così tanto uno sconosciuto ormai, mi aveva salvato il culo in parecchie occasioni. Era forse perché la consapevolezza che lui era stato con molte donne, mi faceva temere delle mie,ehm…abilità? No certamente no. Lui era bello, sexy e decisamente metteva in moto la mia immaginazione più perversa. Mentre ero rannicchiata con la testa tra le ginocchia, un’idea per quanto incredibile potesse sembrarmi, mi balenò in mente. Ero attratta dall’altro fratello.

         Mi addormentai in quella pozione e quando mi svegliai udii le voci di Sam e Dean provenire nella stanza in cui mi trovavo prima.
<< Non ti preoccupare Dean, non è successo nulla, lui mi è solo apparso ricordandomi della sua offerta. >>
<< Che vada a farsi fottere lui e la sua offerta, ricordi quello che abbiamo detto? Troveremo un altro modo per fermare l’Apocalisse, non voglio mica che il mondo finisca per mano nostra, Sam? >>
<< No, certo, è ovvio. Dean, non preoccuparti. Non dirò mai di si. >>
<< Voglio sperarlo, Sammy. Adesso chiedi a Julia se è d’accordo su quella questione dell’addestramento. >>
Dopodiché sentii il rumore di una porta chiudersi. Cercai di sgranchirmi le gambe, ero rimasta in quella posizione almeno un’ora perché erano tutte indolenzite. Quando mi misi di nuovo in piedi, mi accorsi che i jeans erano ancora sbottonati e che quello che era successo poco prima non me l’ero immaginato, ma era la realtà, e una strana sensazione di inquietudine mi persuase. Mi riabbottonai il pantalone e ancora indossando solo il reggiseno, mi diressi di nuovo verso la stanza in cui mi trovavo prima.
<< Sam.>> Dissi con voce assonnata. Sam era fermo d’avanti al camino della stanza.
<< Julia, hey, sono contento che tu stia bene. >> Mi venne incontro. L’espressione sul suo viso era calma e pacata, sembrava felice di vedermi.
<< Dean ha detto che sei stato tu a spogliarmi? >> Chiesi stropicciandomi gli occhi e sbadigliando.
Sam rise, << si, sono stato, ma non è quello che pensi, ho dovuto spalmare- >>
Lo bloccai, conoscevo già la storia. << Lo so, è stato piuttosto difficile pulirla, ma, volevo ringraziarti ancora una volta per avermi salvato la pelle, davvero non so come sdebitarmi. >>
<< Non preoccuparti Julia. >>
<< Adesso, se non è troppo chiedere, posso sapere dove hai messo la mia polo, sai com’è, è l’unica maglia che ho con me… >>
<< Certo, l’ho appoggiata proprio qui. >> Si avvicinò al camino nuovamente e si abbassò vicino un piccolo cestino dal quale vi cacciò la mia maglia. << Ho pensato che sarebbe stata al sicuro li, non si sarebbe sporcata, sembrava l’unico posto più pulito di questa casa. >>
Mi passò la maglia e finalmente la infilai coprendomi e sentendomi meno a disaggio, stranamente però, con Sam non mi sentii imbarazzata così tanto quando era Dean a guardarmi mezza nuda, ero leggermente più rilassata, chissà forse era semplicemente perché non pensavo a Sam nello stesso modo in cui pensavo Dean. L’attrazione che provavo nei confronti nei suoi confronti era semplicemente un’attrazione fisica, la stessa attrazione che spesso riusciva a cacciarmi in situazioni imbarazzanti sembrando, forse anche ai suoi occhi, impacciata e stupida.
<< Ah, Julia?>>
<< Si? >>
<< Il tuo fermacapelli, >> si avvicinò allungando il braccio, << ho pensato che lo rivolessi. >>
<< Grazie. >> Gli sfiorai il polso dal quale gli sfilai il mio fermacapelli marrone. Nel farlo lui mi sorrise e io ricambiai con un sorriso un po’ troppo timido. Mi rifeci la coda e mi sentii subito meglio.
 << Io e Dean discutevamo del fatto di volerti in qualche modo addestrarti… per evitare altri imprevisti, che ne pensi? >>
<< Certo, ma…Alyson e Blair? >> Risposi un po’ titubante. Volevo imparare a difendermi e forse Sam e Dean erano effettivamente i migliori insegnati su cui potevo contare per impara qualcosa, però avevo fretta di salvare mia sorella e mia cugina, ma forse non ci sarei riuscita senza un minimo di addestramento, qualunque cosa volevano farmi fare.
<< Riusciremo a salvarle sicuramente dopo che tu hai imparato a maneggiare un fucile o un pugnale, Julia, non possiamo permetterci di sbagliare questa volta, sanno che torneremo e saranno più che mai preparati. >>
<< Hai ragione, scusa. Da dove iniziamo? >>
<< Seguimi. >>
Sam mi precedette, l’una dietro l’altro percorremmo tutta la casa vuota e scura, c’erano molte porte chiuse e mi chiesi cosa c’era dietro ognuna di essa, ma forse non volevo saperlo realmente. Ogni asse del pavimento di legno scricchiolava al nostro passaggio, tanto da farmi pensare se fosse poi così tanto sicuro stare li dentro, insomma sarebbe potuta cadere da un momento all’altro.
Quando raggiungemmo la il patio posteriore, preceduto da una porta di ferro letteralmente arrugginita, Sam l’aprì, al suo interno c’erano vasi rotti e vasi con piante cresciute talmente tanto che avevano fracassato il vaso e impiantato le proprie radici oltre le assi di legno del patio, sul lato destro c’era un lavabo sporco e arrugginito dal tempo, aprendo un’altra porta anch’essa deteriorata, forse peggio della prima, raggiungemmo Dean nel giardino posteriore di quella strana casa, sembrava quasi una giungla, appena si intravedeva il cielo che da quella prospettiva e con quell’oscurità era tempestato di stelle. Il giardino era infinito, non riuscivo a vedere dove finisse, più o meno a una decina di metri da dove mi trovavo, c’era una fontana, dove al suo interno l’acqua piovana aveva formato organismi di ogni specie, verdi e rampicanti e che ne ricoprivano tutta l’altezza. Dean era di spalle rispetto a noi, mentre si esercitava in un tiro a bersaglio con delle lettine di birra vuote poste su un’asse di legno posta su due sedie.
<< Dean. >> Quando Dean si voltò verso di noi, l’espressione sul suo viso non era esattamente quella che mi sarei aspettata, sembrava serio e forse anche un po’ arrabbiato.
Venne verso di me e mi porse la sua pistola dal calcio bianco. << Tieni spara alle lattine, vediamo cosa sai fare. >>
<< Non sono sicura- >>
<< Fai del tuo meglio. >> Disse Dean in tono severo stroncandomi.
Tenendo la pistola con entrambe le mani, puntai alla lattina di Bud Light sulla destra dell’asse, un respiro profondo e sparai, ovviamente come avevo pensato non la centrai affatto, anzi appena premetti il grilletto, la forza sprigionata dallo sparo, mi fece sbandare indietreggiando di un paio di passi. Non dissi niente, ritornai alla posizione di prima e questa volta puntai ad un’altra lattina di Bud Light sulla sinistra, divaricai leggermente le gambe, ricordando gli insegnamenti di mio padre quando andavamo a caccia, chiusi un occhio e con l’altro immaginai la trattoria del proiettile, distesi le braccia che sorreggevano la pistola formando un quasi perfetto angolo di novanta gradi e sparai, questa volta il colpo sfiorò la lattina facendola volteggiare su se stessa per poi tornare alla stessa posizione di prima.  
<< Non male! >> Incitò Sam.
Presi di nuovo la mira, puntai una lattina che si trovava quasi nel mezzo, gambe leggermente divaricate, braccia distese e sparai. Questa volta centrai.
<< Troppo lenta, quando combatteremo contro i demoni non avrai tempo di prendere la mira o fare qualunque altra cosa hai fatto ora. >> Ammonì Dean quasi urlandomi contro con la sua voce profonda. Per un secondo mi spaventai, poi decisi di non pensarci e di non risponderlo.
Presi posizione più velocemente e sparai mancando l’obbiettivo. << Non ci siamo. >> Concluse Dean.
<< Magari se mi mostrassi come fare prima di urlarmi contro, forse riuscirei a fare di meglio! >> Urlai voltandomi verso Sam e Dean.
<< Avevi detto che tuo padre era un cacciatore, pensavo che almeno sapessi sparare, visto che non sai difenderti, ma evidentemente… >> Dean mi puntò il dito contro urlando.
Feci per rispondere, ma Sam si intromise tra me e Dean. << Hey! Voi due, ma che vi prende? Vi sembra il momento di litigare? >>
<< Ha iniziato lui. >> Dissi in tono infantile.
Sam mi guardò con espressione interrogativa. << Cosa è successo mentre ero fuori? >>
Dean voltò le spalle e salii le scalette che lo riportarono nella veranda, in casa e dopodiché sparì dalla mia vista.
L’espressione interrogativa sul viso di Sam era diventata di puro stupore. Mi sentii male, caddi in ginocchio e iniziai a piangere. Piangere per tutto quello che stava succedendo, piangere perché ero una buona a nulla che non sapeva difendere se stessa, piangere perché mia sorella e mia cugina erano in grave pericolo e io non sapevo come liberarle e piangere perché ripensai ai giorni precedenti e all’inizio della fine, quando il mio unico problema era quello di aiutare Blair nella disperata ricerca dell’abito da sposa perfetto per il suo perfetto matrimonio, quando il mondo mi appariva un posto strano e ingiusto in cui vivere ma che infondo la vita era bella e che andava vissuta al cento per cento, quando ero una spensierata ragazza dell’ultimo anno del College con una sola cosa da affrontare, gli esami finali. Con gli occhi lucidi ma non più pieni di lacrime, ripensai al giorno che aveva cambiato la mia vita per sempre, Sam e Dean, due completi sconosciuti allora, che mi salvavano da quello che sarebbe stato per me un accordo con la Morte stessa, alla prima volta che li scambiai per matti e a quando avevo capito che erano infondo normali nella loro stranezza e infine ripensai a quello che era successo poco prima e al mio modo alquanto meschino di stroncare una cosa che per quanto ingiusta e sbagliata, sarebbe stata fantastica. Forse sembrerò banale, ma io credo nei sentimenti, sono una ragazza all’antica, i vecchi valori cavallereschi erano importanti per me e Sam a suo modo li aveva, come si poneva nei miei confronti e per come mi guardava, potevo capire che infondo, sotto la sua enorme e impenetrabile corazza d’argento del cacciatore, c’era un cuore tenero. Infondo però affezionarsi a Sam era sicuramente un rischio, dato la vita che conduceva, però forse era troppo tardi per me. 
D’un tatto, mentre ero ancora li, inginocchiata tra l’erba altissima che quasi arrivava alla mia faccia, capii quanto mi mancava la mia vita fin troppo normale e che forse non l’avrei mai più rivista, il mondo mi appariva sotto un aspetto completamente diverso, i demoni e soprattutto Lucifero, non facevano certo parte della normalità. Normalità? Non sapevo neanche più cosa volesse dire ormai, quei giorni di spensieratezza sembravano lontano anni luce, vedevo tutto scuro intorno a me, ero in un tunnel e non vedevo la luce alla fine di esso.
Fu Sam a sorreggermi e rimettermi di nuovo su due piedi mentre tenevo ancora nella mano destra la pistola di Dean. Cercai di nascondere il mio viso alla sua vista voltandomi dalla parte opposta, ero fin troppo imbarazzata da farmi vedere in quello stato, ma lui mi prese le spalle e mi voltò nella sua direzione e mi abbracciò. << Andrà tutto bene Julia, te lo prometto. >> Mentre mi accarezzava la schiena, ricominciai a piangere. Riuscii a sfogarmi e piansi tutte le lacrime scaricando tutta la rabbia e la tensione accumulata in quei giorni sul petto di Sam e sulla sua camicia a quadroni beige e blue, mentre lui mi continuava a dire che tutto si sarebbe risolto e che presto sarebbe tutto finito. Quando mi staccai dal suo petto, mi asciugai gli occhi e alzai la testa per riuscire a guardarlo negli occhi. << Voglio imparare, Sam, voglio imparare a difendermi, devo salvare mia sorella. >>
Gentilmente Sam annuì.
Mi mostrò come sparare e puntare velocemente senza sbagliare mira, niente tendere entrambe le braccia, uno solo bastava, il trucco stava nel tenere un braccio immobile senza farlo oscillare. Divaricare le gambe non serviva, tutto stava nella stabilità del corpo sulla terra, la fermezza era importante e la sicurezza in me stessa lo era ancora di più. Sparai un paio di colpi centrando perfettamente due lattine e facendole cadere sull’erba. Ancora e ancora fin quando mi risultava così facile non sbagliare che capii di aver imparato, Sam si sorprese delle mie capacità di apprendere così facilmente e altrettanto feci io.
Era quasi l’alba quando rientrammo all’interno. Dean era sul divano dove prima ero rannicchiata io e dormiva, io e Sam non lo disturbammo. Notai però uno strano simbolo ai piedi della porta d’ingresso, così chiesi puntando il pavimento: << cos’è? >>
<< Serve a tenere lontano i demoni, l’avrà disegnato Dean. >>
Mi avviai verso il l’unico materasso della casa e mi ci stesi di nuovo. Sam mi fece un cenno e seguii il fratello nell’altra camera, appollaiandosi sull’altro divano.
Quello che sognai non fu per nulla piacevole, sembrava che ero perseguitata dagli incubi, ma sfido chiunque a vivere una situazione come la mia e non averli gli incubi.
Blair e Alyson non erano più quelle di una volta, mi ricorrevano in quella che sembrava una foresta, tutto intorno il buio e il nulla. Quando Alyson afferrò la mia coscia, vidi i suoi occhi verde smeraldo mi guardavano vuoti e inespressivi mentre borbottava qualcosa in latino, forse? Dopodiché Blair venne in suo soccorso e con un semplicissimo gesto mi squarciò la gola, e fu questo a riportarmi alla realtà. Mi svegliai urlando. Era giorno, ma l’altezza del sole, mi diceva che non erano più tardi delle sette. Sam e Dean non c’erano, o almeno non erano nella mia visuale, mi guardai intorno e non li vidi, questo mi spaventò un po’. Corsi in giardino e non c’erano, aprii la porta d’ingresso e l’Impala non c’era. Mi avevano abbandonata.

    Girovagai per tutta la casa buia nonostante fuori era ormai mattino inoltrato, la luce del sole non sfiorava neanche lontanamente la casa, forse era la posizione o forse semplicemente il fatto che la maggior parte delle finestre al primo piano era sbarrate da assi di legno. Poteva tranquillamente essere classificata come una casa dei brividi, cavolo se me li dava i brividi! Quando Sam e Dean erano con me, non avevo fatto caso agli strani rumori che provenivano dai vari punti della casa, dando troppo per scontato che qualunque cosa fosse successa c’erano loro a proteggermi, adesso invece potevo dire di essere più o meno capace di difendermi da sola…se solo avessi avuto una pistola. Dopo l’ennesimo strano rumore che provenne dalla cima delle scale, decisi di uscire fuori. Non potevo credere che Sam e Dean avevano effettivamente tagliato la corda, forse sono solo andati a prendere la colazione, pensai cercando di rassicurarmi, ma invano. Il paesaggio che mi trovai di fronte era quello del vero deserto. Un piccolo viale ciottoloso e ai lati alberato dai più strani tipi di cactus e altre piante desertiche variopinte, precedeva il nulla, un’immensa distesa di sabbia chiara che ad ogni folata di vento caldo si alzava dalla terra per formare dei piccoli vortici sabbiosi. Misi le braccia conserte guardandomi intorno disorientata e un po’ spaventata quando all’improvviso quello che vidi era praticamente mia cugina Blair venirmi incontro affiancata da due uomini alti e muscolosi in giacca e cravatta…le guardie del corpo? Pensai.
<< Blair! >> Urlai prima di ripensare a quanto Sam e Dean avevano detto sul suo conto, il suo corpo era impossessato da un demone, di mia cugina era rimasto solo l’involucro esterno che se avesse visto come era stato trattato, probabilmente si sarebbe presa a schiaffi da sola. Quel pensiero mi fece sorridere.
<< Ah…tu sei la cugina! Mi avevano detto che eri sulle nostre tracce. >> La sua risata maligna mi fece accapponare la pelle. << Indovina? Sono venuta per te, lui ha bisogno di te. >> Disse Blair raggiungendomi.
Feci qualche passo indietro quando mi accorsi che Blair non si fermava, veniva sempre più vicino. D’un tratto mi ricordai dello strano simbolo disegnato ai piedi della porta, non volevo ritornare li dentro per nessun motivo al mondo, ma se effettivamente quel disegno poteva proteggermi dalla cosa che impossessava mia cugina, hey, valeva la pena rientrarci, infondo un paio di strani rumori non valevano quanto la mia vita. Così, senza dare troppo nell’occhio e mentre Blair e le sue guardie del corpo si avvicinavano sempre più a me, entrai in casa posizionandomi giusto dopo il simbolo sul legno.
<< Interessante… >> Disse Blair guardando a terra. Era come se ci fosse un muro invisibile d’avanti a lei che le impediva di continuare a camminare. Non avevo mai visto una cosa del genere, ed ero sbigottita perché non riuscivo ancora a credere che la persona che avevo d’avanti non era mia cugina, ne aveva tutto l’aspetto, ma maledizione, non lo era. << Ma scommetto che i tuoi amichetti non avevano previsto questo. >> Blair alzò il braccio in un violento gesto nella mia direzione, e l’ultima cosa che so è che mi ritrovai a gambe in aria mentre venivo scaraventata sulle scale che al mio peso e alla violenza dell’impatto alcuni scalini, si ruppero.
Il motore rombante dell’Impala mi fece sussultare e così cercai di rialzarmi da quella scala, però avevo le gambe incastrate in uno scalino che aveva ceduto, cercai di liberarmi, mentre Sam scese dal’auto ancora accesa e corse subito nella direzione di Blair iniziando a recitare strane parole in latino. << Exorcizamus te, omnis immundus spiritus… >> Al suono di quelle parole, Blair iniziò a sbandare e così anche le sue guardie del corpo, il rituale continuò in una lunga cantilena latina, ma d’un tratto una delle guardie del corpo di mia cugina, anzi del demone che impossessava mia cugina, si liberò e si lanciò verso Sam facendolo cadere all’indietro, Dean corse subito in suo soccorso lanciando dell’acqua sulla faccia del demone e facendolo urlare, cosa che mi lasciò alquanto perplessa, continuò e poi prese la pistola e sparò, dopodiché successe quello che non mi sarei mai aspettata, il demone che era sopra di Sam si protrasse all’indietro con le braccia spalancate e dalla sua bocca ne fuoriuscì del fumo, fumo nero in contemporanea di un urlo stridulo e sofferente. Il corpo si accasciò su un lato apparentemente senza vita. Siccome Sam era a terra, fu Dean a continuare l’esorcismo, ma purtroppo non fece in tempo e fu anche lui scaraventato andando a finire sul cofano della sua macchina. Assistetti a tutta la scena mentre ero goffamente presa dal liberarmi dalla morsa dello scalino, sotto le scarpe da jogging potevo sentire che c’erano assi cadute che tenevano i miei piedi bloccati. Chiamai a raccolta tutti i muscoli delle braccia per fare leva e cerca di sollevarmi, ma fu inutile, riprovai e riprovai ancora fin quando l’ultimo tentativo fu quello che funzionò. Riuscii a liberarmi dallo scalino, e rimettendomi in piedi, corsi in aiuto Sam e Dean, che ora erano intenti nel combattimento corpo a corpo con Blair e l’altra guardia del corpo. Blair era esile e sicuramente non avrebbe mai potuto combattere come stava facendo in quel momento se non fosse stata impossessata, le sue tecniche superavano di gran lunga quelle di Sam e Dean in quanto precisione ed efficacia. Sgattaiolai dietro i quattro cercando di non farmi vedere e infine raggiunsi il cofano delle meraviglie dell’Impala, che per fortuna era aperto, non sapevo cosa prendere, era così colmo di armi e altri strani oggetti che per un secondo mi sentii disorientata. Infine decisi per un fucile, quello che era più visibile tra tutta quella roba. Pregai Dio che era carico e soprattutto che fosse carico di proiettili al sale, avrebbero almeno tenuto lontano i demoni per un po’.
Sparai ad entrambe i demoni, rammaricandomi dopo di aver sparato anche a Blair, che presa per fortuna solo di striscio, perse sangue dalla spalla destra, mi guardò ed entrambe scomparvero dalla nostra vista dopo che i proiettili colpirono entrambe, la fortuna per una volta fu dalla mia parte. Sam e Dean si voltarono a guardare nella mia direzione, entrambe con un sorriso stampato sulle labbra mentre riprendevano fiato piegandosi su loro stessi.
<< Grazie, Julia. >> Disse Sam.
<< Il conto non è ancora saldato. >> Dissi sorridendo a mia volta e portandomi il fucile alla schiena col braccio destro.
<< Direi, adesso posa le armi che non sono adatte per le bambine. >> Disse Dean avvicinandosi ancora con il sorriso sulle sue labbra.
<< Hey, se non te ne fossi accorto, ho appena salvato il tuo bel culetto. >>
<< Me la stavo cavando benissimo. >> Disse. Non me lo sarei aspettato, ma mi sorrideva ancora mentre Sam era dietro di lui e sorrideva a sua volta.
Feci il giro dell’auto e posai il fucile all’interno del cofano chiudendolo forse un po’ troppo forte.
<< Puoi fare più attenzione per favore? >> Chiese Dean in tono preoccupato.
<< Scusa… >> Dissi sorridendo.
Una volta che rientrammo nella casa, scoprii che i due ragazzi erano effettivamente andati a prendere la colazione, e dissero che mi avevano lasciata li da sola perché quel simbolo ai piedi della porta mi avrebbe effettivamente protetto da eventuali attacchi demoniaci. Mentre tra un donut e l’altro gli dissi che ero uscita fuori perché udivo strani rumori provenienti dai vari punti della casa, entrambe risero prendendosi gioco di me. Mi fece piacere che in fin dei conti riuscivamo ancora a ridere, anzi che io riuscissi ancora a ridere, dopotutto ero una ragazza solare e positiva non mi piaceva essere negativa perfino se si trattava dell’Apocalisse, Sam e Dean dicevano che avrebbero trovato un modo per riuscire a fermarla, bene, mi fidavo, speravo solo che alla fine non saremo morti tutti, o che se lo saremo, che sarebbe stato almeno indolore.
<< Ho sparato a Blair,  >> iniziai bevendo un sorso di caffè. << Morirà se il demone lascia il suo corpo? >>
<< Un colpo alla spalla è facile da curare, ma deve essere subito soccorsa non appena il demone lascia il suo corpo, se lo farebbe e nessuno la soccorrerebbe, probabilmente morirebbe dissanguata. >> Mi spiegò Sam mordendo il suo donut.
<< Sono proprio un’idiota. >> Constatai.
<< Hai fatto una cosa giusta, non avresti potuto fare altrimenti. >> Disse Dean.
<< Vedrai che saremo li quando il suo corpo verrà liberato e saremo in grado di curarla, non preoccuparti. >> Mi rassicurò Sam mentre si puliva le mani dalla glassa del donut.
Annuii un po’ preoccupata, speravo seriamente che Sam avesse ragione e che tutto alla fine si sarebbe risolto alla meno peggio. Non sarei mai riuscita a vivere se Blair fosse morta dissanguata, era colpa mia dopo tutto. Alla faccia della cugina preferita!
<< Sam, ieri notte hai detto che lui ti era apparso ricordandoti della sua offerta…lui, Lucifero? >> Chiesi d’un tratto distraendomi dai miei pensieri e bevendo un sorso di caffè, ricordando la conversazione che per sbaglio udii mentre i due fratelli erano nella stanza dei divani.
<< Hey, ma gli affari tuoi non te li sai fare? >> Chiese Dean guardandomi seriamente.
<< Ero solo curiosa, tutto qui. Insomma, è pur sempre Lucifero- >>
<< Si, Julia, era Lucifero che mi è apparso. >> Mi bloccò Sam.
<< Offerta? >>
<< Adesso vuoi sapere troppo, preparati che tra un po’ partiamo per Gold Hill. >> Disse Dean spingendomi per la schiena e trascinandomi verso la stanza dove c’era il mio unico bagaglio, la mia borsa.
C’era ancora un alone di mistero che circondava quei due ragazzi, qualcosa che forse dirlo ad alta voce sarebbe risultata assurda e inspiegabile, qualcosa che si portavano dentro come un peso troppo grosso da condividere e qualcosa che solo loro potevano capire dopotutto. Non volevo saperlo, no. Quello che sapevo, quello che ero venuta a sapere grazie a loro mi bastava per ora, se avessi deciso che dopo tutta quella brutta storia volevo essere rinchiusa in un mattatoio, allora forse avrei fatto di tutto per fargli sputare il rospo, ma prima d’allora mi godevo ancora quel piccolo pezzettino di normalità che mi era ancora rimasta. L’ignoranza certe volte può giovare.

 

 

 

 

   
 
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