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Autore: Deirdre_Alton    21/07/2011    2 recensioni
C'è un piccolo ragno di nome Agravain che tesse la propria tela, nella sua trama saranno in molti a cadere. Sarà l'imprevisto però a far crollare il suo mondo.
C'è un'altra tela, grande, immensa, tessuta da Dio e dalla Dea. Questa trama si espande, oltre il mare, chi ne rimarrà impigliato?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agravaine, Gawain, Mordred, Morgana, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 24

Come mi aveva detto Galahad, dopo altri due giorni di viaggio arrivammo a destinazione. In quei due giorni ero riuscito a stare calmo quando vedevo Galahad parlare con Dindrane, sapevo che lui era mio e che trattava il ragazzino solo con cortesia innata.
Il fatto che io e Dindrane non ci sopportassimo a pelle era un'altra questione. Limitavo al minimo la mia capacità di dialogo quando lui era con noi, Galahad non commentò mai il mio comportamento ma cercava di smuovermi con le sue occhiate.
Dal canto suo Dindrane mi si rivolgeva sempre e solo con un tono tagliente e a denti stretti, ero certo che mi avrebbe volentieri buttato fuori dalla nave, se ne fosse stato in grado.
Ma arrivammo prima che lo potesse fare.
L'isola era una montagna in mezzo al mare, lunga non più di cinque miglia e larga tre. La punta dell'isola che vedemmo arrivando aveva una torre rotonda, sormontata da una merlatura, c'erano delle guardie in fermento lì sopra.
Uno dei nostri marinai pescatori si affrettò ad issare una bandiera bianca con una croce rossa, a quel segnale udimmo distintamente il suono di una tromba.
Il porto era piccolo ma molto affollato, sia di barche che di uomini e donne di tutte le età. Arrivavano di corsa, scendo le ripide strade che scendevano al porto.
Vidi Dindrane inspirare forte e gonfiare il petto.
La folla era festante, le fanciulle gettavano fiori in acqua in segno di saluto.
Dannazione, dov'ero finito?
Una volta che riuscimmo a fermarci sul molo ed approntare la passerella fummo letteralmente subissati da grida di gioia. Almeno, credetti che lo fossero.
Le parole che sentivo non le comprendevo, era una lingua a me sconosciuta, forse con qualcosa in comune con il latino. Molto alla lontana con il latino.
Guardai Galahad appena misi piede a terra, era tra lo spaventato e l'eccitato, mentre si guardava attorno gli presi la mano, tanto per rendere chiaro a tutti che non lo avrei lasciato in mano a quei pazzi.
Perchè un po' pazzi lo dovevano essere per urlare in quel modo.
Giunse una sorta di ambasciata, era un gruppo di cinque uomini vestiti con una lunga tunica rosso cupo, stesso colore della nostra vela notai.
Si assomigliavano molto tra di loro, dovevano essere imparentati, stessa pelle olivastra, capelli grigi, mento squadrato, mascella dura. I loro denti bianchi risaltarono quando ci sorrisero. Chinarono il capo in segno di saluto, li imitammo.
Quello più anziano, che stava in testa al gruppo, alzò le mani verso la folla festante, calò il silenzio solo interrotto dalle grida dei gabbiani e dallo sbattere delle vele sulle barche ormeggiate.
Parlò.
Ah, Dea, io e Galahad ci guardammo. Alzai leggermente le spalle. Non capivamo una parola.
Dindrane sì.
Questo non mi piaceva, questo implicava il fatto che avremmo dovuto dipendere sempre e comunque da quel ragazzino stizzito.
«Il consigliere Abdel Haqq ed i suoi compagni vi danno il benvenuto sull'isola di Sarras, oh valorosi», mi lanciò un'occhiata carica di veleno,«guerrieri che siete giunti qui in nome del Graal e che dal Graal siete stati benedetti.»
Galahad ringraziò in qualche modo cortese che certamente io non sarei stato in grado di fare, Dindrane tradusse quasi gongolando, muovendo leggermente il busto mentre parlava.
Avrei potuto vomitare guardandolo pavoneggiarsi in quel modo.
Vedendo il consigliere capo Abdel Haqq oscurarsi leggermente in volto ed accantonando le frasi di rito di benvenuto, mi feci attento.
Le sopracciglia di Dindrane schizzarono in alto sulla sua fronte, impallidì, si guardò i piedi incerto.
«Dindrane, parla. Cos'è? Ci vogliono mangiare per pranzo?» Sbottai io indiscreto.
«Mordred!» Disse sconvolto Galahad guardando a destra e a sinistra nervoso.
«Oh, ti prego, mi sembra che di misteri ce ne siano stati anche troppi in questi giorni. Non dovevamo venire a sapere appena giunti qui, qual era il nostro famoso destino?»
Dindrane guardò prima Galahad, poi me. Annuì.
«Ser Mordred ha ragione. Ma quello che mi è stato detto va al di là di quello che avrei mai potuto immaginare. Voi sareste dovuti giungere qui e vivere al castello con il Re Escarante, padrone dell'isola, come suoi ospiti, per l'onore che Dio vi ha concesso. Per discutete di teologia e dei misteri del Signore, scambiare-»
«Cosa? Galahad, questi, te lo assicuro, mi bruceranno sul rogo. Maledetto Dindrane, tu-»
«Mordred, taci.» Galahad era tremendamente serio. Non fiatai e rimasi in silenzio, Galahad fece cenno a Dindrane di proseguire il suo discorso.
«Però il Re Escarante... si è addormentato per sempre, Dio l'ha chiamato al suo cospetto. Il Re non aveva eredi, le sue ultime parole sono stare che gli avrebbe succeduto l'uomo che avrebbe trovato il Graal.»
Sentii un brivido percorrermi la schiena. Galahad mi strinse la mano, ma io mi sciolsi dalla sua stretta, non lo guardai.
Mi inginocchiai davanti a lui, portandomi la mano destra sul cuore.
Ben presto Dindrane mi imitò, seguito dai consiglieri e da tutto il popolo testimone.
«Mordred... ti prego alzati. Non ho trovato io il Graal, tu hai-»
Alzai la testa e si interruppe.
«Io non ho fatto nulla se non seguirti, perchè volevo stare con te e farti capire che anche se forse all'inizio ho voluto scherzare, mi sento legato a te. Se vorrai me ne andrò anche subito o domani stesso. Forse non c'è spazio nel tuo regno per uno sciocco come me.»
I suoi occhi erano lucidi.
«Oh andiamo, non vorrai mica mostrarti così sentimentale davanti a tutta questa gente, sciocco.» Dissi a voce bassa, sperando che Dindrane non mi sentisse.
Galahad si passò veloce una mano sugli occhi e mi fece alzare.
«Non voglio che tu vada via, te ne andrai solo se non sopporterai più di vedermi piagnucolare.» Sorrise stringendomi il gomito.
Disse a Dindrane di alzarsi e di far alzare tutti i presenti, fece tradurre al ragazzino una qualche frase di accettazione di quel compito inaspettato. Aveva ripreso la calma e mi ricordò tantissimo quel ragazzo tranquillo e a suo agio in mezzo agli eroi che era stato la prima volta che l'avevo visto a Camelot.
Mi ritrovai a sorridere guardandolo.
«Ho detto qualcosa di sbagliato, Mordred?» Mi chiese preoccupato.
«No nulla, sei stato perfetto. Pensavo solo che assomigli a tuo padre e che hai preso solo il meglio da lui.»
Lui arrossì e balbettò. «Mi prendi in giro, tu mio padre non lo sopporti.» Scrollai la testa.
La folla esplose sentendo la traduzione delle parole di Galahad, lui salutò imbarazzato alzando le mani.
«Galahad, come hai intenzione di spiegare la mia presenza qui alla tua corte?» Dissi grattandomi il mento.
Lui disse semplicemente: «Tu sarai il mio vice, sempre che tu lo voglia.»
Il vice, era troppo per me. Lo guardai negli occhi senza dire nulla.
«Non hai detto pochi istanti fa di non mostrarmi così sentimentale?» Disse ridendo.
Senza che io potessi fare nulla per controllarmi, i miei occhi si erano fatti umidi.
Dannazione, presto sarei diventato una ragazzina emotiva se avessi continuato così.
Il consigliere Abdel Haqq si avvicinò e ci fece capire a gesti di seguirlo verso il palazzo reale, un bellissimo forte a picco sul mare, che si ergeva sul promontorio che dominava il porto e la città.
Il castello era attorniato da altissime mura che fuoriuscivano dalla rocca, ai quattro angoli c'erano dei barbacane molto larghi, immensi. Non avevo mai visto nulla di simile, i castelli britanni mi sembrarono dei giocattoli in confronto. Quell'edificio incuteva timore reverenziale, ma anche sicurezza. Vidi Galahad ridere e nascondere il viso quando mi risvegliai dai miei sogni architettonici e difensivi.
Passando sotto l'unica porta d'ingresso, posta a Ovest verso l'interno dell'isola, mi sentii così piccolo, era forse un castello per giganti quello?
Dindrane continuò per tutto il tempo il suo compito di interprete, ruolo che gli si addiceva e che apprezzavo, fino a che si fosse limitato a dover dire la frasi di altri non si sarebbe impegnato a lanciare le sue frecciatine verso di me.
Abdel Haqq ci spiegò che erano da un mese senza il proprio Re, erano pronti alla nuova incoronazione da settimane, quindi la cerimonia ci sarebbe stata già il giorno seguente. Ci furono assegnate delle stanze, Galahad si assicurò che le nostre fossero vicine. Non potei che ringraziarlo per averci pensato mentre lo vedevo arrossire.


Nota: Non so descrivere bene i castelli, nel senso che non conosco bene tutti i termini, mi sono un po' aiutata con Wikipedia. Spero di non aver scritto corbellerie.
L'isola di Sarras, che mi risulti, non esiste. Allora ne ho descritta una che ho visitato tanti tanti tanti anni fa, ne serbo un bel ricordo. Su quell'isola, c'è un bellissimo forte a picco sul mare. E' l'isola di Capraia (arcipelago toscano).
Dato che Sarras, dovrebbe trovasi vicino all'Egitto, ho usato nomi arabi per i "nativi" dell'isola. Abdel Haqq significa "servo del veritiero".


   
 
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