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Autore: BelleAmie    21/07/2011    2 recensioni
Estate 1995. A Grimmauld Place i Weasley sono impegnati, tra una riunione dell'Ordine e l'altra, a rendere abitabile l'antica dimora. Ginny e Sirius hanno l'occasione di forgiare la loro amicizia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Of bloodlines and presents

 

 

 

 

Pagina 89 edizione italiana di Harry Potter e l’Ordine della Fenice:

 

‹‹Stiamo cercando di rendere questo posto adatto a ospitare degli esseri umani,›› disse Sirius, agitando una mano per mostrare la cucina lugubre. ‹‹Nessuno abita qui da dieci anni, da quando è morta mia madre, a meno di contare il suo vecchio elfo domestico, e lui è matto… non pulisce niente da secoli››.

 

*

 

Tutta quella storia di pulire Grimmauld Place numero 12 si era rivelata, nel corso di un paio di giorni, un’ardua impresa. In primo luogo, era sconfinata; in secondo luogo, era infestata di tutta una serie di piccole mostruosità che amavano annidarsi nei capelli; in terzo luogo, la signora Weasley, pur avendo sbolognato anche ai figli l’onere delle pulizie, non faceva che aggirarsi nervosa in uno stato di costante ‘supervisione’. Il  suo nervosismo peggiorava quando c’era Sirius nei paraggi; ed essendo Sirius il padrone di casa, era un miracolo che alla signora Weasley non fosse ancora venuto un colpo.

Per la prima settimana era riuscita a tenere Ginny lontana da quell’uomo curioso, che dal canto suo aveva passato gran parte delle sue giornate in una quieta reclusione, parlando solo alle riunioni dell’Ordine o immergendosi in qualche conversazione con Ron ed Hermione; poi la sua missione di riassestamento della casa dei Black si era rivelata un’arma a doppio taglio, perché quando Sirius le aveva detto che sarebbe salito in libreria a dare una spolverata ai libri e la caccia qualche Doxy, Ginny si era accodata senza dire un’altra parola, e la signora Weasley si era dovuta limitare a pulire lo studio accanto, lanciando ogni tanto un’occhiata in libreria per accertarsi che Ginny fosse ancora tutta intera.

Erano in libreria già da un’ora a spolverare gli antichi tomi lì contenuti. C’erano enciclopedie di venti volumi, romanzi, testi che parevano provenire dal Medioevo, prime edizioni di opere rinomate della letteratura magica come Le novelle di Potto il cavaliere e, nascosti dietro a tomi più imponenti, anche qualche libro Babbano.

‹‹Roba mia,›› aveva detto Sirius, cupo; ma Ginny era riuscita a strappargli un sorriso quando aveva tirato fuori una copia della rivista settimanale La Tua Motocicletta, data 14 marzo 1974, dal tomo ‘R’ di un’enciclopedia.

Sirius non parlava molto, ed era effettivamente un po’ strano, come le aveva detto Ron in confidenza; ma non sembrava malvagio. A Ginny dava l’impressione, in qualche momento fugace, di essere della stessa razza dei suoi fratelli gemelli, solo con quasi vent’anni di più sulle spalle e più di un decennio di Azkaban nella testa. Era un miracolo che ragionasse ancora: e Sirius ragionava molto bene. Ripulendo la libreria, aveva dimostrato di aver letto una buona porzione di quei libri; e, ogni tanto, citava a memoria versi di questo o quel libro. Inoltre, Ginny non aveva potuto evitare di notarlo, Sirius era anche piuttosto attraente. Ogni tanto, lanciando qualche occhiata, le pareva di vedere da qualche angolazione come doveva esser stato da giovane, e il dato era uno solo: Sirius doveva essere stato molto bello, da giovane. Questa commistione di fattori fecero sì che, dopo un’oretta trascorsa insieme, Ginny si sentisse molto affascinata da quel peculiare, taciturno essere umano; e mentre la sua stima in Sirius cresceva, le veloci visitine di controllo della madre risultavano sempre più sgradevoli.

Fu mentre ripuliva uno dei cassetti superiori della libreria, vicino al soffitto, che scovò un grosso oggetto ovale e molto duro, rotolato in fondo al cassetto. Usando uno straccetto lo ripulì alla meglio da quelli che parevano un paio di decenni di polvere, e l’oggetto si rivelò un pezzo di pietra levigata e smaltata.

‹‹Ehi, questo deve valere un sacco di soldi,›› disse, quando sulla sua superficie, di un color verde profondo, apparvero delicatissimi intarsi d’oro e il luccichio di gemme preziose. ‹‹E’ un… uovo?››

Sirius, che con qualche giro di bacchetta stava dando una spolverata ad una pila di libri sparsi sulla scrivania centrale, si girò di scatto.

‹‹Tu guarda,›› disse, con un tono di educata sorpresa. Ginny glielo consegnò e lo guardò mentre lo studiava. Poi Sirius tirò fuori la bacchetta e gli diede un colpetto. Metà dell’uovo si sollevò in aria, galleggiando ad una trentina di centimetri dalla metà inferiore, tutta ricoperta di velluto rosso, e dal fondo dell’uovo emerse un piccolo grifone d’oro, corpo di leone e testa e ali d’aquila. Fece un volo aggraziato attorno all’uovo, si posò sulla cima della calotta superiore e fece un piccolo, adorabile ruggito. Quindi riprese il volo e andò a sistemarsi nel suo letto di velluto. La metà superiore dell’uovo calò, e il grifone fu nascosto alla loro vista.

‹‹Era da tanto che non lo vedevo,›› disse Sirius, impensierito. ‹‹Fu un regalo di mio zio Alphard quando seppe che ero finito a Grifondoro. Credo che lo abbia trovato molto divertente,›› soggiunse, con il fantasma di un sorriso sulle labbra. ‹‹Ho sempre sospettato che a farlo sparire fosse stato mio fratello. Regulus era un idiota,›› disse, c’era una certa dolcezza nella sua voce.

‹‹E’ bellissimo,›› disse Ginny, senza pensarci. Forse lo stava guardando con troppa intensità, perché Sirius glielo restituì e disse, con un tono di estrema noncuranza, ‹‹E’ tuo, se lo vuoi. Io non me ne faccio nulla.››

‹‹Oh no -›› protestò immediatamente. ‹‹Non potrei mai accettarlo, è troppo costoso…››

Il solo pensiero di possedere un uovo del genere, che doveva costare almeno un migliaio di galeoni, la faceva arrossire. La cosa più pregiata che possedeva era la catenina d’oro del suo battesimo…

‹‹Sciocchezze,›› tagliò corto Sirius.

‹‹E poi mia mamma non me lo lascerebbe mai tenere,›› aggiunse Ginny, cupa.

Sirius scrollò le spalle, come un ragazzo. ‹‹Non è un problema. Parlerò io con Molly,›› disse. ‹‹Prendilo come un regalo da un cugino.››

‹‹Cugino?››

Sirius sorrise. ‹‹Vieni, ti mostro l’Albero della Nobile e Antichissima Casata dei Black, Toujours pur, maledetti loro,›› disse Sirius, con un movimento della mano a mezz’aria di comica affettazione.

La condusse al piano inferiore, in cui c’era la grande sala principale di casa Black. Una parete era interamente occupata da un gigantesco arazzo dell’albero genealogico della famiglia. Come poté constatare ad un più vicino esame, era, più o meno, l’albero genealogico di un’ottima porzione di tutte le più antiche ed importanti famiglie purosangue del Regno Unito. C’erano anche i Potter – il cuore di Ginny ebbe uno stupido, piccolo sobbalzo – ma Sirius si riscosse e le indicò un punto dell’albero bruciacchiato.

‹‹Tua nonna Cedrella era una Black, come saprai,›› disse.

Ginny annuì. Era una figura nebulosa nella sua memoria, che consisteva di occhialini da lettura e un aspetto elegante, sprecato nella più umile dimora del marito: ma forse erano solo ricordi fabbricati dalla sua immaginazione. L’unica cosa certa era che Cedrella Weasley era morta quando lei aveva cinque o sei anni.

‹‹Bè, lei e mio nonno Pollux erano cugini di primo grado. Come puoi ben vedere,›› disse, indicando i due punti distinti nella tappezzeria, ‹‹per la mia cara mamma sia tua nonna che io non siamo altro che un paio di bruciature.››

‹‹Allora questo significa che io e te…››

‹‹Siamo cugini di terzo grado,›› rispose Sirius, tranquillamente.

‹‹Bè, figo,›› decretò Ginny.

Forse era stupido, ma vedere il loro legame di sangue in filigrana d’oro su un arazzo la fece sentire all’istante un poco più comprensiva nei confronti di Sirius, che, cogliendola del tutto alla sprovvista, rise.

‹‹Sì, è figo,›› disse. ‹‹Non è altrettanto figo il fatto che la tua cara bisnonna era una Yaxley,›› soggiunse, indicando Lysandra Yaxley, unita a doppio filo con Arcturus Black.

Ginny prese la palla al balzo, e indicò a sua volta l’area della bruciatura di Sirius. ‹‹Bè, Sirius, a quanto vedo, tua nonna era una Tiger e la tua bisnonna una Bulstrode.››

Sirius rise. ‹‹Touché.››

In quel momento si sentirono, dal piano di sopra, i richiami della signora Weasley. ‹‹Ginny, Ginny…››

‹‹Ritorniamo di sopra, o tua madre perderà la voce,›› disse Sirius, impassibile. ‹‹Terrai l’uovo? Dopotutto, tua madre non deve per forza sapere…››

Questa volta fu il turno di Ginny di ridere. ‹‹Se la metti così, ci farò un pensierino…››

 

 

*

 

 

Nota dell’Autrice: Mi piace pensare che alla fine l’uovo di Sirius sia ritornato a Grimmauld Place… quando Harry e Ginny l’hanno resa la loro casa dopo il loro matrimonio! Storia ispirata, come forse avrete intuito, da quei leggendari oggetti di gioielleria che sono le uova Fabergé.

 

 

  
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