Of bloodlines and presents
Pagina 89
edizione italiana di
Harry Potter e l’Ordine della Fenice:
‹‹Stiamo
cercando di rendere
questo posto adatto a ospitare degli esseri
umani,›› disse Sirius, agitando una
mano per mostrare la cucina lugubre. ‹‹Nessuno
abita qui da dieci anni, da quando
è morta mia madre, a meno di contare il suo vecchio elfo
domestico, e lui è
matto… non pulisce niente da secoli››.
*
Tutta
quella storia di pulire Grimmauld Place numero 12 si era rivelata, nel
corso di
un paio di giorni, un’ardua impresa. In primo luogo, era
sconfinata; in secondo
luogo, era infestata di tutta una serie di piccole
mostruosità che amavano
annidarsi nei capelli; in terzo luogo, la signora Weasley, pur avendo
sbolognato anche ai figli l’onere delle pulizie, non faceva
che aggirarsi nervosa
in uno stato di costante ‘supervisione’. Il
suo nervosismo peggiorava quando c’era Sirius
nei paraggi; ed essendo
Sirius il padrone di casa, era un miracolo che alla signora Weasley non
fosse
ancora venuto un colpo.
Per la
prima settimana era riuscita a tenere Ginny lontana da
quell’uomo curioso, che
dal canto suo aveva passato gran parte delle sue giornate in una quieta
reclusione, parlando solo alle riunioni dell’Ordine o
immergendosi in qualche
conversazione con Ron ed Hermione; poi la sua missione di
riassestamento della
casa dei Black si era rivelata un’arma a doppio taglio,
perché quando Sirius le
aveva detto che sarebbe salito in libreria a dare una spolverata ai
libri e la
caccia qualche Doxy, Ginny si era accodata senza dire
un’altra parola, e la
signora Weasley si era dovuta limitare a pulire lo studio accanto,
lanciando
ogni tanto un’occhiata in libreria per accertarsi che Ginny
fosse ancora tutta
intera.
Erano in
libreria già da un’ora a spolverare gli antichi
tomi lì contenuti. C’erano enciclopedie
di venti volumi, romanzi, testi che parevano provenire dal Medioevo,
prime
edizioni di opere rinomate della letteratura magica come Le
novelle di Potto
il cavaliere e, nascosti dietro a tomi più
imponenti, anche qualche libro
Babbano.
‹‹Roba
mia,›› aveva detto Sirius, cupo; ma Ginny era
riuscita a strappargli un sorriso
quando aveva tirato fuori una copia della rivista settimanale
Sirius
non parlava molto, ed era effettivamente un po’ strano, come
le aveva detto Ron
in confidenza; ma non sembrava malvagio. A Ginny dava
l’impressione, in qualche
momento fugace, di essere della stessa razza dei suoi fratelli gemelli,
solo
con quasi vent’anni di più sulle spalle e
più di un decennio di Azkaban nella
testa. Era un miracolo che ragionasse ancora: e Sirius ragionava molto
bene.
Ripulendo la libreria, aveva dimostrato di aver letto una buona
porzione di
quei libri; e, ogni tanto, citava a memoria versi di questo o quel
libro.
Inoltre, Ginny non aveva potuto evitare di notarlo, Sirius era anche
piuttosto attraente.
Ogni tanto, lanciando qualche occhiata, le pareva di vedere da qualche
angolazione come doveva esser stato da giovane, e il dato era uno solo:
Sirius
doveva essere stato molto bello, da giovane. Questa
commistione di
fattori fecero sì che, dopo un’oretta trascorsa
insieme, Ginny si sentisse
molto affascinata da quel peculiare, taciturno essere umano; e mentre
la sua
stima in Sirius cresceva, le veloci visitine di controllo della madre
risultavano sempre più sgradevoli.
Fu mentre
ripuliva uno dei cassetti superiori della libreria, vicino al soffitto,
che
scovò un grosso oggetto ovale e molto duro, rotolato in
fondo al cassetto.
Usando uno straccetto lo ripulì alla meglio da quelli che
parevano un paio di
decenni di polvere, e l’oggetto si rivelò un pezzo
di pietra levigata e
smaltata.
‹‹Ehi,
questo deve valere un sacco di soldi,›› disse,
quando sulla sua superficie, di
un color verde profondo, apparvero delicatissimi intarsi
d’oro e il luccichio
di gemme preziose. ‹‹E’ un… uovo?››
Sirius,
che con qualche giro di bacchetta stava dando una spolverata ad una
pila di
libri sparsi sulla scrivania centrale, si girò di scatto.
‹‹Tu
guarda,›› disse, con un tono di educata sorpresa.
Ginny glielo consegnò e lo
guardò mentre lo studiava. Poi Sirius tirò fuori
la bacchetta e gli diede un
colpetto. Metà dell’uovo si sollevò in
aria, galleggiando ad una trentina di
centimetri dalla metà inferiore, tutta ricoperta di velluto
rosso, e dal fondo dell’uovo
emerse un piccolo grifone d’oro, corpo di leone e testa e ali
d’aquila. Fece un
volo aggraziato attorno all’uovo, si posò sulla
cima della calotta superiore e
fece un piccolo, adorabile ruggito. Quindi riprese il volo e
andò a sistemarsi
nel suo letto di velluto. La metà superiore
dell’uovo calò, e il grifone fu
nascosto alla loro vista.
‹‹Era
da
tanto che non lo vedevo,›› disse Sirius,
impensierito. ‹‹Fu un regalo di mio
zio Alphard quando seppe che ero finito a Grifondoro. Credo che lo
abbia trovato
molto divertente,›› soggiunse, con il fantasma di
un sorriso sulle labbra. ‹‹Ho
sempre sospettato che a farlo sparire fosse stato mio fratello. Regulus
era un
idiota,›› disse, c’era una certa
dolcezza nella sua voce.
‹‹E’
bellissimo,›› disse Ginny, senza pensarci. Forse
lo stava guardando con troppa
intensità, perché Sirius glielo
restituì e disse, con un tono di estrema
noncuranza, ‹‹E’ tuo, se lo vuoi. Io
non me ne faccio nulla.››
‹‹Oh
no -››
protestò immediatamente. ‹‹Non potrei
mai accettarlo, è troppo
costoso…››
Il solo
pensiero di possedere un uovo del genere, che doveva costare almeno un
migliaio
di galeoni, la faceva arrossire. La cosa più pregiata che
possedeva era la
catenina d’oro del suo battesimo…
‹‹Sciocchezze,››
tagliò corto Sirius.
‹‹E
poi
mia mamma non me lo lascerebbe mai tenere,››
aggiunse Ginny, cupa.
Sirius
scrollò le spalle, come un ragazzo.
‹‹Non è un problema.
Parlerò io con Molly,››
disse. ‹‹Prendilo come un regalo da un
cugino.››
‹‹Cugino?››
Sirius
sorrise. ‹‹Vieni, ti mostro l’Albero
della Nobile e Antichissima Casata dei
Black, Toujours pur, maledetti
loro,›› disse Sirius, con un movimento
della mano a mezz’aria di comica affettazione.
La
condusse al piano inferiore, in cui c’era la grande sala
principale di casa
Black. Una parete era interamente occupata da un gigantesco arazzo
dell’albero
genealogico della famiglia. Come poté constatare ad un
più vicino esame, era,
più o meno, l’albero genealogico di
un’ottima porzione di tutte le più antiche
ed importanti famiglie purosangue del Regno Unito. C’erano
anche i Potter – il cuore
di Ginny ebbe uno stupido, piccolo sobbalzo – ma Sirius si
riscosse e le indicò
un punto dell’albero bruciacchiato.
‹‹Tua
nonna Cedrella era una Black, come saprai,››
disse.
Ginny
annuì. Era una figura nebulosa nella sua memoria, che
consisteva di occhialini
da lettura e un aspetto elegante, sprecato nella più umile
dimora del marito:
ma forse erano solo ricordi fabbricati dalla sua immaginazione.
L’unica cosa
certa era che Cedrella Weasley era morta quando lei aveva cinque o sei
anni.
‹‹Bè,
lei
e mio nonno Pollux erano cugini di primo grado. Come puoi ben
vedere,›› disse,
indicando i due punti distinti nella tappezzeria,
‹‹per la mia cara mamma sia
tua nonna che io non siamo altro che un paio di
bruciature.››
‹‹Allora
questo significa che io e te…››
‹‹Siamo
cugini di terzo grado,›› rispose Sirius,
tranquillamente.
‹‹Bè,
figo,›› decretò Ginny.
Forse era
stupido, ma vedere il loro legame di sangue in filigrana
d’oro su un arazzo la
fece sentire all’istante un poco più comprensiva
nei confronti di Sirius, che,
cogliendola del tutto alla sprovvista, rise.
‹‹Sì,
è figo,››
disse. ‹‹Non è altrettanto figo il
fatto che la tua cara bisnonna era una
Yaxley,›› soggiunse, indicando Lysandra
Yaxley, unita a doppio filo con
Arcturus Black.
Ginny
prese la palla al balzo, e indicò a sua volta
l’area della bruciatura di
Sirius. ‹‹Bè, Sirius, a quanto vedo,
tua nonna era una Tiger
e la tua
bisnonna una Bulstrode.››
Sirius
rise. ‹‹Touché.››
In quel
momento si sentirono, dal piano di sopra, i
richiami della signora Weasley. ‹‹Ginny,
Ginny…››
‹‹Ritorniamo
di sopra, o tua madre perderà la
voce,››
disse Sirius, impassibile. ‹‹Terrai
l’uovo? Dopotutto, tua madre non deve per
forza sapere…››
Questa
volta fu il turno di Ginny di ridere. ‹‹Se
la metti così, ci farò un
pensierino…››
*
Nota
dell’Autrice: Mi piace pensare che alla fine l’uovo
di Sirius sia ritornato a
Grimmauld Place… quando Harry e Ginny l’hanno resa
la loro casa dopo il loro
matrimonio! Storia ispirata, come forse avrete intuito, da quei
leggendari
oggetti di gioielleria che sono le uova Fabergé.