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Autore: piper3snape    22/07/2011    0 recensioni
Il solito Liceo.
Festa di fine anno, dopo la maturità.
Lei, bella, un pò svampita, "international".
Lui, trentacinquenne, un pò freddo, "milanese ma romano".
Nascerà un rapporto duraturo oppure ognuno dei due ruberà qualcosa all'altro, solo per una notte?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E di colpo lei si allontana. Si stacca da lui.
"Venga con me!". Gli dice.
"Eh? Cosa...ma dove...?".
"Su, venga, prof!". Ripete lei, afferrando la sua mano sinistra.
Percorrono il corridoio arancione, fino ad arrivare alla porta bianca in fondo.
Lui è sul punto di fermarsi, quando i suoi occhi si posano sulla figura di Vittoria, di spalle.
I suoi capelli scuri, ondulati, le sue forme burrose e quel suo fare allegro, leggero, giovane.
"Ma si!". Pensa tra sè. "Per una sera...che c'è di male!".
E si lascia trasportare, si lascia pizzicare la faccia dall'aria romana di una sera di marzo.
Lei ha appena aperto la porta. Neppure il tempo di abituarsi a quella nuova temperatura, che già si trovano lungo delle scale di ferro un pò arrugginite.
Lui ha mille domande in testa. Mille dubbi, incertezze, perplessità. Ma decide di mandarli giù, di metterli da parte. Almeno per un pò.
"In fondo che male c'è a farsi contagiare un pò dalla sua vitalità!".
E mentre lui è immerso in questi pensieri, si ritrova in un attimo sul tetto dell'edificio, di quel Liceo.
Soltanto allora lei gli lascia la mano e corre al centro di quel piccolo terrazzo.
E' scuro, appartato, con la sola luce della luna che illumina una parte di quel quadrato di cemento.
Lui le va quasi automaticamente incontro, camminando piano. E' un pò spaesato, e procede mettendo un piede davanti all'altro al ritmo del suo respiro. Lento, insicuro.
Cerca di capire, ma si distrae presto al rumore di qualcosa lì a terra.
Si curva leggermente e riesce a distinguere un piccolo oggetto che brilla appena nel buio.
Con un gesto deciso lo raccoglie e lo rigira tra la mani.
Poi, rompendo quel lungo silenzio : "E' rosa, brilla... deve essere tuo!", esclama simpaticamente verso di lei.
"Cosa?". Domanda Vittoria, mentre lui percorre quegli ultimi passi che li separano.
"Ooh, my I-pod! Thanks. Deve essermi scivolato dalla borsa. Non me ne ero proprio accorta!". Dice lei, in quel suo modo international, un pò in italiano e un pò in inglese.
"Lo hai lasciato acceso. E' ancora in riproduzione". Osserva lui, con tono un pò sarcastico e per nulla stupito.
"Si...no, cioè...a volte dimentico di mettere il blocco, quindi per un niente poi si riaccende!".
"Ah ecco!". Dice lui divertito.
Sta ancora assaporando quel sorriso che lei gli ha appena fatto scappare, che Vittoria ha già infilato le cuffie dell'auricolare una nel suo orecchio e una in quello di lui.

"At last my love has come along
My lonely days are over
And life is like a song
Oh yeah yeah..."

"Etta James!". Esclama lui. "La nostra canzone".
Finisce, scoppiando subito in un altro sorriso, che trascina anche lei. E in un attimo si ritrovano lungo un vortice di ricordi, fino alla gita di fine anno, sulla nave, direzione Barcellona.
Lei cantava proprio questa canzone, avvolta in quel suo particolare vestito lilla a fiori.

"I found a dream that I could speak to
A dream that I can call my own
I found a thrill to press my cheek to
A thrill that I have never known
Ohhhh, you smiled, you smiled
And then the spell was cast..."

"Finalmente si è lasciato un pò andare, prof!". Osserva lei, intrecciando le sue parole alle note di quella canzone per loro così familiare.
Cerca di simulare simpaticamente un tono distaccato, da alunna, mentre il resto di lei si ritaglia uno spazio, una confidenza forse insolita tra un prof e la sua allieva.

"And here we are in heaven
For you are mine
At last"

La canzone meccanicamente finisce, accompagnata dalla voce di Vittoria che intona quegli ultimi versi. Perfettamente.
"Hai un inglese fantastico! Si vede che ti piace molto".
"Thank you profy!". Risponde lei allegramente.
"Si, lo amo molto, e vorrei tanto andare a vivere a Londra. It's so international!". Conclude con aria sognante.
"International? E Roma allora? C'è racchiuso tutto qui, Italia e non solo. E poi...tu non credi alle antiche massime? Al "Roma caput mundi", al "Tutte le strade portano a Roma"?".
Lui la vede sorridere, divertita.
"Che c'è?". Le domanda.
"No, è che...sei nato e cresciuto a Milano e ami così tanto Roma?".
"Credo ad Ovidio. Diceva : "Quid melius Roma?". Sbagliava?".
Vittoria, per risposta, continua a sorridere di quel modo infervorato e per lei così inaspettato che lui ha di difendere Roma.
Si guardano negli occhi. E lui capisce che non è riuscito a convincerla, a farle ammettere quell'amore che anche lei in fondo prova per la sua città.
"Poco male. Vieni con me!".
La prende per mano e vanno via.
Stavolta però è lui a condurre.
Finalmente.
 

  
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