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Autore: Dea Elisa    22/07/2011    2 recensioni
Un percorso in qualche capitolo della storia tra House e Cuddy in diversi momenti della loro vita.
Scene separate tra loro ma accomunate da... rumors.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Contesto generale/vago
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Premessa: vi ricordo che la seconda persona singolare è relativa alla Cuddy.







Domani




“Credo di non aver mai assunto una guardia del corpo. O almeno non pagata con una mia carta di credito” il bastone di House oscillava minaccioso davanti alle facce del team.

“Credo che il paziente abbia un tumore.”

“E dove, sentiamo? Su quella cartella c’è scritto che l’abbiamo bombardato di radiazioni ionizzanti oltre ogni soglia.” Indicò il fascicolo, ovviamente chiuso. “Se non abbiamo ancora trovato qualcosa…”

“Significa che non abbiamo cercato abbastanza!” mormorò Tredici scuotendo la testa.

“O che avete perso tempo cercando qualcos’altro.”

Chase allargò le braccia. “Sarebbe a dire?”

“Sarebbe a dire” si appoggiò al tavolo, “che c’è qualcuno di voi – o, perché no, tutti quanti – che si interessa dei miei movimenti.”

Taub trattenne una risata. “È strano, detto da chi si introduce senza nessun rispetto nelle vite e nelle case altrui.”

“Dei miei pazienti!” alzò la voce. “Mi ringrazierebbero, però, se sapessero quante cose si scoprono nelle loro dimore. Se solo fossero più attenti, si risolverebbero il caso da soli!”

Evidentemente stava esagerando, perché la risatina di Foreman aumentò di volume.

“Chi te l’ha detto?” domandò sapientemente Taub.

“Mi ha pagato per non dirvelo. 100 dollari.”

Foreman si sporse verso Tredici, ma fece in modo che sentissero anche gli altri. “Non abbastanza per tenere completamente nascosto il segreto.”

“Si è accidentalmente dimenticato di includerlo nel ricatto. Che, tra l’altro, ho stabilito io, perciò non avrebbe avuto scampo in nessun modo.”

“Sei un bastardo.”

“Ma non troppo. Voi sapete di dovervela prendere con qualcuno, ma non sapete con chi. Il che fa contenti voi e anche Wilson. In effetti dovrei essere contento anche io, che mi prendo gioco di voi e che da oggi in poi ho un ulteriore motivo valido per non farvi da balia nei vostri turni notturni.”

“Ma se ti ingrazi sempre la Cuddy per evitare le notti!”

“Appunto.”

Sorrise nella sua serietà, mentre i ragazzi spalancavano agli occhi confusi da quel mare di ragionamenti logici.

House si avvicinò alla soglia. “Buon lavoro.”

“Dove vai?”

“Ad ingraziarmi la Cuddy.”

 

---

 

“Avrei vinto la scommessa” affermò Taub con distacco.

“Scommessa che non hai avuto il coraggio di aprire” rise Foreman massaggiandosi il mento.

“Va in giro a dire che i pazienti mentono, quando è il primo a farlo!” continuò l’altro.

“Se voi non foste così scemi da cascarci ogni volta” li interruppe l’unica voce femminile, “non godrebbe, a vivere di bugie.”

“Senti chi parla. Come se avessi scoperto dalle sue parole che con il capo-”

“Non dalle sue” lo bloccò, “ma dallo sguardo della Cuddy.”

“Voi donne...” mugugnò Chase.

“Noi donne” si inalberò Tredici, “sappiamo riconoscere le altre donne quando sono innamorate.”

“Se è per questo, si amano da una vita.”

“Ma è solo da stamattina che ho notato… quella luce negli occhi, avete presente?” si alzò in piedi gesticolando con le dita.

“Ah sì, come quando mettono un litro di collirio le attrici delle soap.”

“Da quando in qua guardi le soap?”

“Non credo che la Cuddy si dia del collirio. È felice. Niente di più semplice.”

“E la felicità sarebbe semplice? Prova a dirlo ad House!”

“Credo che presto se ne renderà conto.”

 

---

 

“Non ho intenzione di diminuire le tue ore in ambulatorio, né di consentirti di bucare il cranio alla gente senza un motivo valido, né di accorciare i camici delle infermiere, o di eliminarli del tutto. Stasera non sono libera, la mia baby-sitter mi ha dato buca.”

“Ho finito le ore di ambulatorio di oggi e della settimana, il mio paziente sta così bene che dorme da tre giorni, le uniche gambe che mi interessa guardare sono le tue, e stasera vengo io da te, così non hai bisogno di nessuna baby-sitter.”

“C’è qualcosa di negoziabile, in quello che hai detto?”

“Forse la parte sui camici...”

“Non ti bastavo io?”

“Tu non lo porti quasi mai, il camice! Non ti ricordi neanche come si fanno gli esami del sangue.”

“Ciao, House.”

“A stasera, Cuddy.”

“A domani, House.”

“Prepara qualcosa che non sia una pizza scongelata.”

“Invitami a cena.” Proseguisti a ordinare i documenti sulla tua scrivania come se quella proposta indotta non ti avesse già suscitato pentimento. Mai House ti avrebbe chiesto di uscire – almeno non come le persone normali chiedono di uscire ad altre persone normali – tantomeno tu avresti mai azzardato una simile richiesta.

“È un modo per pagarti la cena?”

“È un modo per comportarsi come due…”

House si divertì per la tua esitazione. Non sapevi come definirvi, e, a quanto pare, nemmeno lui aveva le idee chiare.

 

---

 

“Amici?”

“Colleghi.”

“Il paziente è ancora in coma.”

“Amici intimi.”

“Amantiiii" Foreman fece la voce roca seguita da un’eco in tono volutamente terrorizzante.

“Fidanzati.”

“Fidanzati è troppo ufficiale.”

“Concludendo… colleghi compagni.”

“O compagni colleghi?”

 

---

 

“Deve proprio avere tutto un nome, per te?”

“No. Vado avanti a ripetere proliferazione cellulare incontrollata quando non ho voglia di dire ai miei pazienti che hanno il cancro. Lascio a te immaginare quale sia quella donna con il culo più grosso dell’ospedale.

 

Miss culo grosso.

Sorridesti. Sembrava ieri, quando ti prendeva in giro all’università.

Sembrava ieri, quando il sogno di averlo accanto ti aveva reso, invece, Miss depressione dell’anno. Sembrava ieri, quando Clarissa ti esponeva le sue contorte idee sull’amore e sul tuo futuro professionale e sentimentale con Greg.

E la sua stanza, e i suoi occhi, e le sue labbra, e il tuo librone di medicina.

 

---

 

“Sto cercando House, l’avete visto?” Wilson curvò nella direzione del team, dopo essere uscito di corsa dall’ascensore. In mano aveva una scatola che aveva l’aria di essere stata aperta di recente.

Tredici si voltò dalla parte opposta, fingendo di dare un’occhiata alla cartella in cima al raccoglitore del bancone dell’accettazione. Le sfuggì un sorriso.

“Hai provato nel suo studio?” fece Taub, impassibile.

L’oncologo strinse gli occhi. “C’è qualcosa che non so?”

Chase borbottò qualcosa di rassicurante, che sortì però l’effetto opposto.

“Oh, è arrivato House” si tolse dai guai Foreman, il gomito appoggiato al banco.

Wilson si girò, ad attendere che l’andatura zoppicante del suo amico si fermasse davanti a lui.

“Riunione di famiglia? O consulto per un’unghia rotta? Già… le unghie rotte sono un enorme problema!” esclamò a voce eccessivamente alta.

Wilson alzò il pacchetto, rigirandolo. “Che cosa significa, esattamente, ‘da indossare il giorno del mio matrimonio’? Di solito, sono gli sposi, a scegliere quando e come sposarsi. Di solito.”

“È divertente, come tu sia risalito al mittente senza essere riuscito a dare un significato allegorico alle mie parole. Ti sopravvalutavo.”

“Meglio così. Non mi sarei mai sposato indossando una cravatta con degli orsacchiotti rosa.”

I ragazzi ridacchiarono, tossendo e schiarendosi la voce.

E House rimase immobile, piegato in avanti sul suo bastone. Gli occhi come due fessure controllavano ogni movimento millimetrico di Wilson, mentre si inumidiva il labbro inferiore che morse tra i denti.

 

L’uomo si voltò, davanti al suo pubblico che non aspettava altro.

“No, aspetta… cosa?!”

 

---

 

E la sua moto, le sue battute, le sue mani a ritrovare tutto di te.

Sembrava ieri, quando le voci di corridoio vi davano già per fidanzati.

 

Le stesse che oggi, più di quindici anni dopo, stanno riempiendo l’ospedale, perché, finalmente, non ci sono più dubbi sugli appellativi da attribuirvi.

 

Fine.








Angolo autrice:

Frettoloso e non degno finale per questa storia che mi tormenta ogni volta che apro la mia pagina autrice o un foglio bianco di Word.
Ero e sono tuttora in crisi, a manovrare questi due personaggi. Mi sfuggono di mano, non riesco più a capire quando sono IC e quando non lo sono. E l'ultima serie non ha per niente aiutato.
Ha poco senso, dopo tutto questo tempo, ma voglio comunque ringraziare tutti coloro che mi hanno letto.












   
 
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