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Autore: Harleen    22/07/2011    6 recensioni
Visione altamente idiota di come Lucius Malfoy possa aver convinto Narcissa a sposarlo :°D
"« Dovremmo sposarci. »
[...]
« No. »"
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Se si vuole sapere quello che una donna intende veramente,

Proposal

 

 

Se si vuole sapere quello che una donna intende veramente,

e questo è sempre un desiderio pericoloso,

bisogna guardarla, non ascoltarla.

[O. Wilde]

 

Narcissa legge con aria annoiata.

Narcissa fa qualsiasi cosa con aria annoiata, ed è probabile che sia per questo che Lucius la ama così tanto; ogni sorriso che riesce a strapparle vale più di qualsiasi altro sorriso estorto a qualsiasi altra persona, la luce che le brilla negli occhi potrebbe illuminare il mondo e.

Beh.

Dilungarsi in smancerie – perfino smancerie mentali – non è un comportamento consono per un Malfoy, per cui decide di abbandonare i pensieri con una provvidenziale scrollata di spalle e smettere di fissare come un ebete la ragazza dall’altro lato della stanza e agire. Come ogni Malfoy farebbe.

E’ con cipiglio serio che attraversa in poche falcate la biblioteca di casa Black e si posiziona al fianco della ragazza appollaiata elegantemente su di una poltroncina, le scarpine abbandonate per terra ed i piedi nascosti sotto la gonna, le ginocchia rannicchiate ma-non-troppo in una posizione tanto infantile quanto principesca.

« Narcissa. »

« Lucius. »

Non è un saluto, stanno constatando reciprocamente la loro presenza e, forse lei che ancora non ha alzato gli occhi dalle pagine, sta anche verificando che al suo fianco si trovi effettivamente Lucius Malfoy e non un altro sconosciuto.

« Lettura interessante? » chiede lui fingendo interesse.

Narcissa sposta impercettibilmente il libro verso il basso e si decide a guardare il ragazzo. Strizza un paio di volte gli occhioni celesti per metterlo pienamente a fuoco – no, Narcissa, non metterli gli occhiali, sia mai che ti evitino di diventare una talpa prima dei trent’anni – e poi accenna un sorriso stanco nei suoi confronti che non arriva nemmeno agli zigomi, figurarsi agli occhi.

« Lo sarebbe di più se potessi continuarla indisturbata. »

Lucius non sa esattamente da quando lei ha cominciato a trattarlo così; né, tantomento, da quando a lui è cominciata ad andare bene come cosa.

Tutto in Narcissa trasmette sufficienza ed aria di superiorità; una corazza impenetrabile perfino per Lucius, che l’ha vista crescere e con la quale giocava quando erano bambini.

…O per la precisione, lei lo prendeva a scarpate mentre lui le dava fuoco alle bambole.

« Narcissa…» riprende Lucius, la voce tenuta pacata a viva forza per non tradire il nervoso che gli sta dando sempre più alla testa.

« Mh-hm? »

Sta sfogliando il libro.

Gira le pagine con la stessa nonchalance con cui potrebbe sfogliare una rivista, come se stesse cercando qualcosa di più importante su cui focalizzare la sua attenzione; Lucius si schiarisce la voce e solo quando l’ha distratta a sufficienza da farle scappare un « Beh? » infastidito le sorride con l’aria di chi sta per stravincere una partita a scacchi.

« Dovremmo sposarci. » Propone con malcelato orgoglio per la geniale idea che gli è balenata in mente su per giù dieci anni fa.

Narcissa effettivamente lo guarda. Lo fissa negli occhi per qualche istante, poi inarca un sopracciglio e riprende a leggere.

« No. »

Lucius si prende qualche secondo di troppo per ammortizzare la botta. « No? » chiede quindi, con voce incredula.

« No. » Conferma lei. E quando il ragazzo sta per aprire bocca presumibilmente per chiedere spiegazioni, lei alza il libro tanto da nascondercisi dietro. « Lucius. Ho un libro in mano. Sto leggendo. »

« Ma- »

« Sto leggendo vuol dire vattene. Mh? » propone con tono gioviale lei, annuendo incoraggiante quando lo vede arretrare di un paio di passi.

Lucius non capisce, tuttavia esegue.

 

***

 

« Perché non vuoi sposarmi? »

« Non ho mai detto questo. »

« Ma ieri- »

« Ieri ti ho detto che non penso di doverti sposare. Buona notte. »

« Non credo di- »

« Lucius, buona notte vuol dire stai zitto. »

E’ solo nel cuore della notte, quando Narcissa è tra le sue braccia con meno vestiti di quanti ci si aspetterebbe dalla piccina di casa Black, che Lucius inizia a capire cosa sia andato storto.

 

***

 

Il ritorno ad Hogwarts dalle vacanze natalizie è sempre traumatico. Doversi riadattare ad orari e ritmi sani è devastante per il sistema nervoso di chiunque; in special modo quello di Narcissa, perché dopo essersi abituata a – minimo – undici ore di sonno giornaliere tornare a dormirne sette quando tutto va bene è quasi impossibile.

La ragazza reprime l’ennesimo – e ben poco signorile – sbadiglio e cerca di trascinarsi al tavolo di Serpeverde per la colazione e poi.

Beh, Lucius Malfoy meriterebbe la decapitazione.

Entra in Sala Grande con – no, no, no – un abito da cerimonia, i capelli legati in un nastro in tinta e l’aria impettita di chi sta facendo qualcosa di tremendamente imbarazzante e si sta divertendo da morire. Presumibilmente perché sa che non andrà a fondo da solo.

Narcissa inspira ed espira così profondamente da sentire l’istinto di sbadigliare sostituito da un giramento costante di testa.

Iperventilazione, bene. Se continua così ancora qualche minuto, ci sono buone probabilità che riesca a svenire e quindi evitarsi tutto questo.

Lucius le si piazza davanti e le taglia la strada e ride. Dentro di sé, Narcissa lo vede, c’è un piccolo Lucius che sta sghignazzando così forte da fare eco nella scatola cranica – vuota – del beota davanti a lei. Se si sforza, può sentire le sue piccole risatine acute e malevole arrivare a ferirle i timpani.

E poi, come se potesse esserci limite al peggio, il beota si inginocchia davanti a lei.

Si inginocchia.

« Lucius, » lo chiama in un bisbiglio concitato. « Lucius, alzati. »

Prova ad allungare una mano verso la sua coda per farlo alzare a suon di capelli tirati, ma lui è più veloce, le prende la manina tra le proprie e inizia a parlare.

E Narcissa vorrebbe morire.

« Narcissa Black, vuoi sposarmi? »

Narcissa può sentire lo svenimento di prima farsi avanti sempre più minaccioso, e deve farsi più forza di quanta immaginava ne servisse, per non crollare a terra. « Lucius. » Mormora, l’imbarazzo che le imporpora sempre di più le guance. Ha la gola secca, le orecchie che fischiano e la mano che Lucius sta tenendo in ostaggio tremendamente sudata.

Lui la guarda con espressione devota ed è lì che Narcissa vacilla.

Deglutisce a forza, facendosi male alla gola nel tentativo, sbatte le palpebre diverse volte fino a sembrare una civetta terrorizzata e l’unica cosa che riesce a dirgli con voce spezzata è un flebile « Dov’è il mio anello? »

Lucius china lo sguardo malcelando un sorrisone, con una mano rovista in una tasca fino a trovare uno scatolino in tinta col vestito, dio che beota. « Qui. »

« Perché mi odi? » gli sussurra lei, con delle lacrime pittoresche quanto false agli occhi.

« Non ti odio, amore mio, » la conforta, « al contrario. Pensavo volessi un po’ di romanticismo in più. »

« Romanticismo non equivale ad esporsi al pubblico ludibrio. »

Oh, se solo fosse possibile farlo senza che nessuno lo notasse, Narcissa lo prenderebbe a calci. Lo prenderebbe così a calci da fargli venire il dubbio di essere stato trasfigurato in un sacco da pugilato, lo prenderebbe così a calci da fargli abbandonare l’idea di una discendenza, lo prenderebbe così a calci da polverizzargli lo stinco che le sta incautamente mostrando indifeso.

Lucius le mette al dito – sbagliato – l’anello di sua madre – troppo largo – che tutti i Malfoy si passano di generazione in generazione, e Narcissa lo guarda negli occhi per qualche istante di troppo per potergli dare a bere la storia del rancore e della vergogna. Non risponde, si limita ad un breve cenno del capo che le fa scivolare qualche ciocca di capelli davanti agli occhi.

Quando il ragazzo si alza, per fortuna, nessuno dà cenno di aver seguito la scena.

E’ quando le schiocca un bacio rumoroso quanto inappropriato sulla bocca che qualcuno, da fondo sala, si mette a fischiare.

« Giuro che entro stasera ti ammazzo. »

Lucius non si mostra preoccupato. La guarda negli occhi con dolcezza e le fa una carezzina discreta sulla guancia ancora paonazza.

« Anche io, amore. » Le dice con il tono di voce più carezzevole che Narcissa gli ha mai sentito usare.

Si morde le labbra, poi le guance, infine perfino la lingua, pur di non lasciar trapelare nessuna delle emozioni che sta provando. Tenta di scoccargli un’occhiata di sufficienza, ma sa di aver fallito in partenza. « Sarà bene evitare simili spettacolini, in futuro. » Lo redarguisce con voce incolore. « E voglio sperare che tu intenda indossare abiti consoni per le lezioni. »

E tuttavia, gli prende il braccio che le porge, lo accompagna al tavolo e gli permette perfino di imboccarle un biscotto – di straforo, quando ormai hanno smesso di fissarli.

Si può fare, pensa, fissando Lucius mentre le spazzola via qualche briciola dalla manica della divisa.

I sorrisi di Narcissa sono quasi sempre falsi, sì; quello di cui la gente non si accorge è di quanto le brillino gli occhi, di quando in quando.

 

End.

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:

Sì, ecco, penso che sia abbastanza chiaro quanto io ami i Malfoy <3

Non so, li trovo una coppia stupenda *_* e nella mia testa Lucius ha chiaramente qualche tara genetica che lo porta a fare idiozie di ogni genere :°D

La faccenda delle bambole bruciate è stata indirettamente tratta da “L’incantesimo del lago”, da Derek ed Odette che giocano amorevolmente nel corso della loro infanzia XD

Infine, io lo so che la citazione di Wilde non c’azzeca un corno, ma è quella che mi ha ispirato la ff, per cui duh, penso che se per me ha senso, forse qualcun altro potrà vederci dei collegamenti :°D

 

Commenti sempre graditi <3

 

Chris

   
 
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