Proposal
Se si vuole sapere
quello che una donna intende veramente,
e questo è sempre un
desiderio pericoloso,
bisogna guardarla,
non ascoltarla.
[O. Wilde]
Narcissa legge con aria annoiata.
Narcissa fa qualsiasi
cosa con aria annoiata, ed è probabile che sia per questo che Lucius la ama
così tanto; ogni sorriso che riesce a strapparle vale più di qualsiasi altro
sorriso estorto a qualsiasi altra persona, la luce che le brilla negli occhi
potrebbe illuminare il mondo e.
Beh.
Dilungarsi in smancerie – perfino smancerie mentali – non è un comportamento consono
per un Malfoy, per cui decide di abbandonare i pensieri con una provvidenziale
scrollata di spalle e smettere di fissare come un ebete la ragazza dall’altro
lato della stanza e agire. Come ogni
Malfoy farebbe.
E’ con cipiglio serio che attraversa in poche falcate la
biblioteca di casa Black e si posiziona al fianco della ragazza appollaiata
elegantemente su di una poltroncina, le scarpine abbandonate per terra ed i piedi
nascosti sotto la gonna, le ginocchia rannicchiate ma-non-troppo in una
posizione tanto infantile quanto principesca.
« Narcissa. »
« Lucius. »
Non è un saluto, stanno constatando reciprocamente la loro
presenza e, forse lei che ancora non ha alzato gli occhi dalle pagine, sta
anche verificando che al suo fianco si trovi effettivamente Lucius Malfoy e non
un altro sconosciuto.
« Lettura interessante? » chiede lui fingendo interesse.
Narcissa sposta impercettibilmente il libro verso il basso
e si decide a guardare il ragazzo. Strizza un paio di volte gli occhioni
celesti per metterlo pienamente a fuoco – no,
Narcissa, non metterli gli occhiali, sia mai che ti evitino di diventare una
talpa prima dei trent’anni – e poi accenna un sorriso stanco nei suoi confronti
che non arriva nemmeno agli zigomi, figurarsi agli occhi.
« Lo sarebbe di più se potessi continuarla indisturbata. »
Lucius non sa esattamente da quando lei ha cominciato a
trattarlo così; né, tantomento, da quando a lui è cominciata ad andare bene
come cosa.
Tutto in Narcissa trasmette sufficienza ed aria di
superiorità; una corazza impenetrabile perfino per Lucius, che l’ha vista
crescere e con la quale giocava quando erano bambini.
…O per la precisione,
lei lo prendeva a scarpate mentre lui le dava fuoco alle bambole.
« Narcissa…» riprende Lucius, la voce tenuta pacata a viva
forza per non tradire il nervoso che gli sta dando sempre più alla testa.
« Mh-hm? »
Sta sfogliando il libro.
Gira le pagine con la stessa nonchalance con cui potrebbe
sfogliare una rivista, come se stesse cercando qualcosa di più importante su
cui focalizzare la sua attenzione; Lucius si schiarisce la voce e solo quando
l’ha distratta a sufficienza da farle scappare un « Beh? » infastidito le
sorride con l’aria di chi sta per stravincere una partita a scacchi.
« Dovremmo sposarci. » Propone con malcelato orgoglio per
la geniale idea che gli è balenata in mente su per giù dieci anni fa.
Narcissa effettivamente lo guarda. Lo fissa negli occhi
per qualche istante, poi inarca un sopracciglio e riprende a leggere.
« No. »
Lucius si prende qualche secondo di troppo per
ammortizzare la botta. « No? » chiede quindi, con voce incredula.
« No. » Conferma lei. E quando il ragazzo sta per aprire bocca
presumibilmente per chiedere spiegazioni, lei alza il libro tanto da
nascondercisi dietro. « Lucius. Ho un libro in mano. Sto leggendo. »
« Ma- »
« Sto leggendo
vuol dire vattene. Mh? » propone con
tono gioviale lei, annuendo incoraggiante quando lo vede arretrare di un paio
di passi.
Lucius non capisce, tuttavia esegue.
***
« Perché non vuoi sposarmi? »
« Non ho mai detto questo. »
« Ma ieri- »
« Ieri ti ho detto che non penso di doverti sposare. Buona notte. »
« Non credo di- »
« Lucius, buona notte vuol dire stai zitto. »
E’ solo nel cuore della notte, quando Narcissa è tra le
sue braccia con meno vestiti di quanti ci si aspetterebbe dalla piccina di casa
Black, che Lucius inizia a capire cosa sia andato storto.
***
Il ritorno ad Hogwarts dalle vacanze natalizie è sempre
traumatico. Doversi riadattare ad orari e ritmi sani è devastante per il
sistema nervoso di chiunque; in special modo quello di Narcissa, perché dopo
essersi abituata a – minimo – undici ore di sonno giornaliere tornare a
dormirne sette quando tutto va bene è quasi impossibile.
La ragazza reprime l’ennesimo – e ben poco signorile –
sbadiglio e cerca di trascinarsi al tavolo di Serpeverde per la colazione e
poi.
Beh, Lucius Malfoy meriterebbe la decapitazione.
Entra in Sala Grande con – no, no, no – un abito da cerimonia, i capelli legati in un nastro
in tinta e l’aria impettita di chi sta facendo qualcosa di tremendamente
imbarazzante e si sta divertendo da morire. Presumibilmente perché sa che non
andrà a fondo da solo.
Narcissa inspira ed espira così profondamente da sentire
l’istinto di sbadigliare sostituito da un giramento costante di testa.
Iperventilazione, bene. Se continua così ancora
qualche minuto, ci sono buone probabilità che riesca a svenire e quindi
evitarsi tutto questo.
Lucius le si piazza davanti e le taglia la strada e ride.
Dentro di sé, Narcissa lo vede, c’è un piccolo Lucius che sta sghignazzando
così forte da fare eco nella scatola cranica – vuota – del beota davanti a lei. Se si sforza, può sentire le sue
piccole risatine acute e malevole arrivare a ferirle i timpani.
E poi, come se potesse esserci limite al peggio, il beota
si inginocchia davanti a lei.
Si inginocchia.
« Lucius, » lo chiama in un bisbiglio concitato. « Lucius,
alzati. »
Prova ad allungare una mano verso la sua coda per farlo
alzare a suon di capelli tirati, ma lui è più veloce, le prende la manina tra
le proprie e inizia a parlare.
E Narcissa vorrebbe
morire.
« Narcissa Black, vuoi sposarmi? »
Narcissa può sentire lo svenimento di prima farsi avanti sempre
più minaccioso, e deve farsi più forza di quanta immaginava ne servisse, per
non crollare a terra. « Lucius. » Mormora, l’imbarazzo che le imporpora sempre
di più le guance. Ha la gola secca, le orecchie che fischiano e la mano che
Lucius sta tenendo in ostaggio tremendamente sudata.
Lui la guarda con espressione devota ed è lì che Narcissa
vacilla.
Deglutisce a forza, facendosi male alla gola nel
tentativo, sbatte le palpebre diverse volte fino a sembrare una civetta
terrorizzata e l’unica cosa che riesce a dirgli con voce spezzata è un flebile
« Dov’è il mio anello? »
Lucius china lo sguardo malcelando un sorrisone, con una
mano rovista in una tasca fino a trovare uno scatolino in tinta col vestito, dio che beota. « Qui. »
« Perché mi odi? » gli sussurra lei, con delle lacrime
pittoresche quanto false agli occhi.
« Non ti odio, amore mio, » la conforta, « al contrario.
Pensavo volessi un po’ di romanticismo in più. »
« Romanticismo non equivale ad esporsi al pubblico
ludibrio. »
Oh, se solo fosse possibile farlo senza che nessuno lo
notasse, Narcissa lo prenderebbe a calci. Lo prenderebbe così a calci da fargli venire il dubbio di essere stato
trasfigurato in un sacco da pugilato, lo prenderebbe così a calci da fargli abbandonare l’idea di una discendenza, lo
prenderebbe così a calci da
polverizzargli lo stinco che le sta incautamente mostrando indifeso.
Lucius le mette al dito – sbagliato – l’anello di sua madre – troppo largo – che tutti i Malfoy si passano di generazione in
generazione, e Narcissa lo guarda negli occhi per qualche istante di troppo per
potergli dare a bere la storia del rancore e della vergogna. Non risponde, si
limita ad un breve cenno del capo che le fa scivolare qualche ciocca di capelli
davanti agli occhi.
Quando il ragazzo si alza, per fortuna, nessuno dà cenno
di aver seguito la scena.
E’ quando le schiocca un bacio rumoroso quanto
inappropriato sulla bocca che qualcuno, da fondo sala, si mette a fischiare.
« Giuro che entro stasera ti ammazzo. »
Lucius non si mostra preoccupato. La guarda negli occhi
con dolcezza e le fa una carezzina discreta sulla guancia ancora paonazza.
« Anche io, amore. » Le dice con il tono di voce più
carezzevole che Narcissa gli ha mai sentito usare.
Si morde le labbra, poi le guance, infine perfino la lingua,
pur di non lasciar trapelare nessuna delle emozioni che sta provando. Tenta di
scoccargli un’occhiata di sufficienza, ma sa di aver fallito in partenza. «
Sarà bene evitare simili spettacolini, in futuro. » Lo redarguisce con voce
incolore. « E voglio sperare che tu intenda indossare abiti consoni per le
lezioni. »
E tuttavia, gli prende il braccio che le porge, lo
accompagna al tavolo e gli permette perfino di imboccarle un biscotto – di
straforo, quando ormai hanno smesso di fissarli.
Si può fare, pensa, fissando Lucius mentre le
spazzola via qualche briciola dalla manica della divisa.
I sorrisi di Narcissa sono quasi sempre falsi, sì; quello
di cui la gente non si accorge è di quanto le brillino gli occhi, di quando in
quando.
End.
Angolino dell’autrice:
Sì, ecco, penso che sia abbastanza chiaro quanto io ami i
Malfoy <3
Non so, li trovo una coppia stupenda *_* e nella mia testa
Lucius ha chiaramente qualche tara genetica che lo porta a fare idiozie di ogni
genere :°D
La faccenda delle bambole bruciate è stata indirettamente
tratta da “L’incantesimo del lago”, da Derek ed Odette che giocano
amorevolmente nel corso della loro infanzia XD
Infine, io lo so
che la citazione di Wilde non c’azzeca un corno, ma è quella che mi ha ispirato
la ff, per cui duh, penso che se per me ha senso, forse qualcun altro potrà
vederci dei collegamenti :°D
Commenti sempre graditi <3
Chris