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Autore: dubious3    22/07/2011    2 recensioni
"Questo è il seguito di Naruto Shippuden:Renegade. Il Preludio, che si consiglia di leggere per comprendere la fic".
Naruto è stato catturato e Konoha è stata distrutta. Ma non è tutto perduto. Il jincuriki della volpe dovrà trovare, lottando in una terra ostile ed oscura contro un nemico apparentemente invincibile, la chiave per risolvere antichi misteri e profezie e salvare il mondo intero.
(Questo è un crossover con il videogioco Jak 2: Renegade).
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Naruto Shippuden Renegade.'
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Cap. 33. Avventura nella città defunta. Parte seconda: il lamento del soldato.


 

 

“Argghh… arggh… Precursor, salvatemi…”

Il soldato semplice delle guardie Krimzi immatricolato 023-X ansimava ormai senza forze, riparato dietro una colonna ormai mezza marcia e coperta in gran parte dal muschio.

Da quante ore avesse corso come un folle in quell’orribile Città Morta, da quante ore fosse stato gettato in quell’orrido inferno paludoso, nemmeno lui sapeva dirlo.

Tutto ciò che la sua mente riusciva a concepire era il fatto di essere l’ultimo sopravvissuto del suo plotone; tutti gli altri infatti erano stati trucidati e divorati come animali dagli odiosi invasori di quel luogo.

Invasori che ora lo braccavano come cani da caccia affamati braccano una volpe ferita.

Spargendosi il corpo della gelida fanghiglia che gli arrivava ormai alle ginocchia, il soldato cercava di respirare il più piano possibile e di non fare un benché minimo rumore, sapendo che un sussurro avrebbe potuto costargli la vita stessa.

Non riuscì però ad evitare di tremare, a tal punto che la sua arma più volte fu sul punto di scivolargli dai guanti e di cadere.

Merda… merda… merda! Pensò soffiando impercettibilmente. Perché sono finito qui? Perché mi hanno portato in questo posto orrendo a morire squartato e sbranato da quei mostri? Possibile che capiti tutto a me? Io… non credo di meritarmi tutto questo… cosa ho fatto di male per stare così con la merda fino al collo? Cosa? COSA?

Il suoi dubbi si sciolsero nel momento in cui osservò il soffitto dell’edificio in cui si trovava, mezzo distrutto e ormai quasi del tutto marcito.

La risposta alla sua domanda fu però desolante: era lì perché l’avevano costretto, perché non aveva altra scelta.

023-X non aveva mai voluto arruolarsi, né tantomeno finire sotto il comando del terribile Tuono Purpureo, che in mostruosità rivaleggiava con le Teste di Metallo stesso, e certo non aveva mai desiderato partecipare ad una missione suicida per recuperare quello strano frammento antico.

Nulla di tutto ciò che lo aveva portato in quest’orrore era dipeso da lui: era solo un misero pedone, sballottato e schiacciato da forze infinitamente più grandi e potenti di lui.

Mentre era perso in queste riflessioni, la ferita che i nemici gli avevano inferto al costato si riaprì con violenza e lo fece uggiolare.

Ovviamente questa cosa non sfuggì ai suoi cacciatori, i quali risposero con muggiti e ululati belluini.

“Mi hanno scoperto…” Sussurrò disperato il soldato semplice. “Mi hanno scoperto ormai… la mia vita è finita… è finita”.

Cercando di raccogliere gli ultimi brandelli di calma e lucidità che gli erano rimasti, provò ad improvvisare un piano, ma qualcosa glielo impedì. Qualcosa di mostruoso.

Una stretta invisibile cinse 023-X al collo e, quasi facendo soffocare, lo sollevò in aria e lo portò oltre la colonna.

Lì osservò il suo terribile cacciatore, ovvero una Testa di Metallo che per dimensioni e per fattezze era simile ad un uomo, ma nel suo sguardo si leggeva la fame e il ferocia tipiche dei mostri.

“Credo che mi sia rimasto giusto un po’ di languorino…” Pronunciò sadicamente la creatura leccandosi le labbra screpolate e grattandosi il grinzoso mento marrone.

“Uno spuntino è quello che ci vuole per poter cacciare ed uccidere meglio tutti gli intrusi, no?”

Il gruppo di creature attorno all’essere telecinetico, lo stesso grottesco serraglio che aveva ucciso ed adesso stava pasteggiando con i compagni della guardia, si esibì di nuovo in una cacofonia di strilli e muggiti vogliosi di carne tenera.

Il soldato vedendo quelle belve che si stavano cibando dei suoi compagni ebbe un moto di rabbia e provò a liberarsi dalla stretta telecinetica che lo avvolgeva, ma tutti i suoi sforzi sembravano vani.

L’altro essere senziente rise malignamente di questi patetici tentavi di fuga.

“Rassegnati, sciocco! Più tenterai di scappare, più lunga e crudele sarà la tua agonia! E’ inutile che provi a fuggire: voi guardie siete solo della misera carne da cannone, che esiste all’unico scopo di farsi ammazzare in nome del Barone. Perché continuare questa patetica esistenza? Non sarebbe meglio abbandonarsi ad una morte veloce e indolore? Accetta il tuo destino in maniera onorevole contro creature a te superiori!”

Quest’argomentazione, per quanto pronunciata in tono così disumanamente sarcastico, stranamente convinse il soldato.

A che scopo doveva continuare ad esistere, infatti? Per continuare a vivere nel terrore di una prossima guerra o di finire vittima della crudeltà di Kenpachi? Non aveva più senso per lui.

023-X sapeva che quest’esistenza così misera, iniziata con l’arruolamento coatto, sarebbe finita solo con la morte.

“Hai ragione stronzo…” Pronunciò a bassa voce lasciando cadere l’arma. “Non ce la faccio più con questa vita. Facciamola finita in modo indolore”.

Chiuse gli occhi ed aspettò il suo fato, ma un imprevisto eccezionale ritardò il suo imminente incontro con la morte.

La morsa che infatti lo aveva attanagliato fino a qualche secondo fa si disattivò nel giro di un istante ed uno schianto tremendo si udì nello stesso istante.

Riscoprendo dentro di se un barlume di voglia di vivere, 023-X aprì gli occhi e restò meravigliato.

Nello stesso punto in cui poco prima si trovava il mostro alato ora si trovava la figura di una ribelle molto alta.

Deve essere quel comandante ribelle…mi avevano detto che erano stati individuati nel perimetro… pensò … non so se esserne sollevato o no. Comunque non credo di avere molte possibilità.

Il gruppo variopinto di Teste di Metallo che faceva da seguito a quello più intelligente intanto circondò la donna camminandole intorno snudando le zanne bavose.

Un’altra intrusione non meno repentina si fece quindi avanti: un ribelle maschio, più basso della comandante, saltò sulla scena in un lampo e mostrò la sua arma davanti al gruppo, ovvero una mitragliatrice Vulcan dal tipico colore turchese.

Anticipando ogni possibile reazione, il guerriero fece fuoco con la sua nuova arma e freddò il gruppo di nemici sul posto con una raffica di proiettili bluastri.

Dopo la carneficina, osservò con evidente interesse la sua stessa arma che ancora fumava per l’intenso volume di fuoco appena scaricato.

“Quest’aggeggio che mi ha regalato Torn è fenomenale! Con questo non avrò più bisogno della Modalità Eremitica per un bel po’, credo”.

L’attenzione degli umani fu però interrotta dallo strillo proveniente dalle macerie causate dalla comandante, seguito immediatamente da tre massi scagliati contro i due in rapida successione.

I due guerrieri non ebbero problemi ad evitare l’assalto con un balzo, e saltarono su ciò rimaneva in piedi del tetto.

Alzando di nuovo lo sguardo, il soldato semplice vide i due ribelli che stavano in piedi sulle macerie. Dal ronzio di ali di libellula, notò poi che anche la Testa di Metallo senziente era tornata in azione.

“Voi miserabili creature inferiori…” Rantolò il mostro sputando sangue e tenendosi il torace corazzato con una mano.

“Non vi… permetterò di intromettermi nei piani del mio onnipossente padrone… io sono Kaeden, il signore degli Insetti di Metallo! Sono il più fidato servo del Sommo…”

I due ribelli si guardarono dubbiosi, quindi quello più basso si rivolse a Kaeden in maniera estremamente stupita.

“Dunque… esistono Teste di Metallo… in grado di parlare?”

“E’ una Testa di Metallo Imperatore, o comunque una sua sottospecie, Naruto”. Gli spiegò l’altra ribelle. “Credevo che fossero solo una leggenda… una favola… allora la teoria della mente alveare era corretta”.

La creatura nel sentire ciò rise con fatica tremenda, vomitando un piccolo flusso di liquido violaceo.

“Una leggenda? UNA FAVOLA?!? No, noi siamo vivi e reali. Noi controlliamo le altre Teste di Metallo e governiamo su di esse. E presto governeremo sotto la guida del Sommo anche tutto il mondo e voi patetici umani ci servirete o sarete distrutti!”

“Ascoltami bene: non ho la benché minima idea di chi sia questo Sommo o comunque si chiami, ma non permetterò né a te né a lui né a qualunque altro membro della tua razza di attuare questo folle progetto”. Ribatté severamente il jinchuriki puntando il dito contro Kaeden.

“Sappi che farò tutto ciò che è necessario per fermarvi, anche a costo della mia vita”.

Si preparò quindi a saltare e ad attaccare, ma Sakura lo fermò mettendogli una mano sulla spalla.

“Naruto, lascia fare a me questa volta. Il nostro nemico possiede poteri telecinetici che renderebbe l’uso di armi balistiche inutile, inoltre che credo che la Modalità Eremitica ti stanchi troppo. Devi essere in forma no? Per questo pagliaccio basto io”.

La Testa di Metallo, furibonda per essere stato nominato con un tale ignominioso aggettivo da creature che considerava alla stregua di vermi come gli umani, urlò schiumando dalla collera.

“PAGLIACCIO?!? Voi umani non siete… NULLA PER CHIAMARCI COSI’! NULLA! Nulla dinnanzi a noi! E dato che non volete servirci da vivi, ci sfamerete da MORTI!”

Le poche rocce che sostenevano il gruppo iniziarono alla fine di quest’ imprecazione a sollevarsi per via dei fili invisibili, mossa a cui i ribelli risposero saltando sul terreno sottostante.

I detriti così sollevati schiantarono su terreno acquitrinoso, ma i due ninja riuscirono a neutralizzare anche questa mossa con la loro elevata agilità.

“Sei hai finito, ora tocca a me attaccare!” Urlò Sakura su un detrito caricando un montante.

Improvvisamente però si bloccò di colpo e il suo corpo venne scosso da varie convulsioni.

“Arghhh… argghhh… cosa mi sta accadendo… no… non ancora…”

“SAKURAAA!!!” Urlò il ninja biondo divorato dalla preoccupazione, saltando subito vicino alla ninja medico che era rannicchiata in posizione fetale tenendosi le tempie.

Nel momento in cui il ragazzo si trovò vicino all’Haruno quest’ultima contro ogni previsione gli sferrò contro una goffa manata, che venne evitata prontamente dal ninja biondo.

“Naruto… STAMMI LONTANO!” Implorò la ragazza evidentemente combattendo contro una forza che cercava di controllarla.

“Lo vedete?” Rise il mostro con crudeltà. “Noi Teste di Metallo Imperatori siamo vostri padroni naturali, siamo una specie superiore sia fisicamente che mentalmente. E adesso ti dovrai sottomettere a me e pagarla per l’insolenza di prima!”

“Mai.. mai… MAI!!!”

Con quest’urlo disperato Sakura aprì le braccia come se stesse rompendo una camicia di forza mentre la Testa di Metallo chiuse gli occhi stordita.

“Come… come… “ sibilò. “Come è possibile che un patetico umano sia tanto forte…”

Non ebbe il tempo di parlare che la ninja medica era saltata su di lui e lo aveva immobilizzato con una presa al collo.

“Forse noi umani non avremo le vostre incredibili facoltà sia fisiche che mentali, ma la volontà di alcuni di noi è forte e indomabile, e non bastano né basteranno mai i vostri poteri a sottometterci. Sappi che non riuscirai mai a piegarci, maledetto, non importa quanto tu o il tuo superiore ci proviate. Sei finito, Kaeden: arrenditi, se vuoi salva la vita”. Parlò la kunoichi con voce atona.

Per l’orgogliosa Testa di Metallo, così invasata nella sua arroganza e nella sua idea di superiorità, era inconcepibile chiedere o anche solo accettare la pietà degli umani.

Fece quindi brillare la gemma sul cranio come un esplosivo e inveì sputando ancora sangue.

“Io mendicare il vostro pietismo? GIAMMAI! Meglio la morte e se dovrò morire io, allora porterò con me anche voi! Il vostro destino, così come quello della città, è segnato comunque: voi stessi avete firmato la sua condanna e non l’avete ancora realizzato. E anche se riusciste a sventare il piano che il mio padrone ha in serbo, alla fine capitolerete comunque. Perché il Sommo è invincibile, e niente al mondo riuscirà a fermarlo dall’ottenere il potere che solo un essere superiore come lui è degno di possedere! Gloria al Sommo! Gloria al Sommo! GLORIA AL SOMM…”

Ma non concluse mai questa frase: prima che la gemma-bomba detonasse Sakura gli aveva infatti letteralmente divelto la testa con la sola forza bruta.

“Non finché ci saremo noi a combattere”. Pronunciò con voce incolore la ragazza vedendo la gemma del mostro decapitato perdere velocemente la sua eccessiva luminescenza e tornare alla sua naturale brillantezza.

Cadde quindi a terra a ginocchioni sul cadavere dell’essere e saltò davanti al compagno.

Quest’ultimo corse verso di lei e l’abbracciò con molto trasporto.

“Sakura… Kami… ho temuto davvero il peggio per un attimo… ho temuto che quella bestia avesse la meglio su di te…”

La kunoichi, leggermente imbarazzato, provò a dire qualcosa, ma un altro rantolo la interruppe.

“Aiutatemi… aiutatemi..”

023-X si trovava di nuovo sul punto di morire: uno dei massi che Kaeden aveva sollevato prima l’aveva colpito e gli stava maciullando le gambe.

“Vi prego… lo che siamo nemici… ma sono ferito credo a morte… non riuscirò a sopravvivere a lungo senza un’assistenza medica.  Tutti i miei compagni sono stati uccisi o sono lontani… non lasciatemi morire, non lasciatemi morire… non lasciat… CAUGGHHH!”

Questa sua preghiera venne interrotta da un colpo di tosse in cui sputò catarro e sangue, segno che la sua vita stava finendo.

Una vita della quale la recluta, contro ogni logica, aveva riscoperto il valore e che non desiderava più abbandonare.

Sapeva che ciò stava chiedendo non sarebbe stato probabilmente esaudito (in fondo quelli a cui stava chiedendo di salvargli la vita erano pur sempre suoi mortali nemici), ma doveva comunque provarci, doveva afferrare l’ultimo filo che lo legava ancora al mondo dei vivi e sperare che colei che lo tirava dall’altra parte lo sollevasse dal baratro.

I due, sentendo le preghiere accorate della guardia, subito interruppero il loro abbraccio e gli andarono vicino.

La ragazza sollevò il masso che bloccava le gambe dell’uomo come una piuma e osservò per un attimo la condizione dell’uomo. Effettivamente era davvero critica, e probabilmente sarebbe deceduto senza un intervento immediato.

Per un attimo ebbe la tentazione di lasciarlo lì a morire, ma la sua coscienza di medico e di essere umano, in lei sempre molto forti e vive, la convinsero subito a prestare il soccorso necessario.

Fece quindi scorrere il suo chakra color smeraldo nelle mani e le pose sulle gambe del ferito.

Le ferite che devastavano gli arti inferiori si rimarginarono a vista d’occhio e i femori rotti si rinsaldarono.

Il soldato stesso non si capacitava di ciò che gli stava accadendo: una ribelle, una sua nemica, gli stava salvando la vita.

“Grazie…” mormorò con un filo di voce, ma il dolore della ferita al costato lo interruppe.

“Non sforzarti troppo”. Lo fermò Naruto.

La voce del ninja biondo aveva un tono per nulla minaccioso, anzi molto amichevole, che agli occhi di 023-X rese la situazione ancora più strana.

“Le tue gambe si rimetteranno in sesto tra poco, quindi ci occuperemo della tua ferita”.

L’affermazione del jinchuriki si rivelò totalmente esatta: gli arti inferiori del soldato, che fino a pochissimo tempo fa erano quasi sfracellati, adesso erano in condizioni pressoché perfette.

Sorridendo sotto la maschera per la riuscita della sua operazione, la giovane ninja mise la mano intrisa di chakra verde sulla ferita al costato della guardia, facendola rimarginare nel giro di qualche istante.

Ancora basito per la sua miracolosa guarigione, quest’ultima fece cenno ai due ninja di allontanarsi e provò a rialzarsi.

Le gambe erano ancora stanche per tutti gli sforzi a cui erano state sottoposte, ma ressero il suo peso.

“Sono ancora vivo… sono ancora vivo… grazie a voi…” Mormorò  pieno di stupore 023-X con sguardo assente.

“Non ringraziarci. Restare vivo sarà per te la parte più difficile”. Disse Sakura in modo grave.

Si avvicinò quindi al cadavere di una guardia maciullata e prese dal suo cadavere un blaster sporco di fango, ma all’apparenza ancora integro e funzionante.

Lo lanciò quindi all’unico sopravvissuto di quel plotone massacrato, il quale l’afferrò al volo.

“Prendi quest’arma e ricongiungiti agli altri tuoi compagni. Immagino che vi state dirigendo al Santuario Ligneo no? Prima di lasciarti ancora mi devi dire dove di preciso i vari plotoni sono stati dislocati e se hanno portato armi o elementi particolari. Non posso lasciarti libero senza prima queste informazioni”.

Quest’ultimo inspirò lentamente quindi rispose con una rinnovata calma.

“Hai scelto la persona sbagliata per ottenere informazioni. I sono solo un soldato semplice, talmente in basso nella gerarchia da essere chiamato solo con una sigla: 023-X. Noi animali da macello abbiamo un nome solo se i superiori decidono di usarlo… e io non ho mai incontrato nessuno che mi abbia mai chiamato con il mio vero nome”.

Nessuno avrebbe potuto conoscere il motivo per cui guardia si sfogata con un nemico, nemmeno la guardia stessa.

Non meno insolita fu la reazione della fanciulla.

“Mi spiace molto per te. Deve essere orribile non avere nemmeno un nome… essere ridotto ad una sigla senza dignità…”

Anche l’altro ribelle agì in modo tremendamente inusuale: gli mise una mano sulla spalla e si tolse la maschera rivelando il suo giovane volto.

“Per noi due mantenere un’identità segreta è inutile, dato che Monzaemon conosce già i nostri poteri e ci schedati, nonché anche le guardie di questa spedizione ci hanno individuato precedentemente. Tu conosci i nostri nomi: quale è il tuo invece?”

Il livello di sorpresa della guardia, già molto elevato, salì ad un punto tale che quasi le mancò la forza di rispondere.

“Perché… perché… state facendo una domanda simile? Io… non capisco…”

Sorridendo in maniera così bonaria da risultare disarmante, il ragazzo guardò diede una seconda pacca sulla spalla destra della guardia Krimzi e camminò davanti a lui.

“Che domande fai? Ci hai implorato tu di aiutarti, no?”

023-X nell’udire ciò scoppio in una risata fragorosa, una risata carica di libertà e quasi di commozione.

“Grazie… grazie… di cuore. Io mi chiamo Nhayr. Non so bene dove siano dislocati tutti i plotoni, anche se quello più vicino dovrebbe trovarsi a qualche isolato sud-est da qui. C’è una cosa che però vi sarà molto utile sapere: la nostra spedizione è guidata dal più letale ed efferato servitore di Praxis, ovvero Kenpachi il Tuono Purpureo. Pregate di riuscire ad arrivare al Santuario Ligneo prima di lui e soprattutto di non incontrarlo mai”.

Finito di parlare, Nhayr imbracciò bene il suo fucile e si diresse verso la sua posizione a passo di corsa.

Anche se i due ribelli non potevano vederlo, due lacrime rigavano il volto coperto dell’uomo.

Da parte sua invece Naruto perse all’istante ogni traccia della gioia che lo animava prima, divenendo terribilmente cupo.

“Kenpachi… ho già incontrato quell’uomo… è stato lui quello che ha sconfitto e catturato Bee. Sarà davvero durissima sconfiggere un guerriero simile: il suo chakra è qualcosa che aveva mai visto prima d’ora… sembrava oscurità allo stato puro”.

“Ho sentito molto parlare anche io di questa… bestia”. Disse la giovane non meno tetra del compagno. “Ho udito cose assolutamente mostruose… si dice che abbia trucidato un’intera città con le sue stesse mani… avere la meglio su di lui sarà un’impresa davvero titanica, Naruto”.

“Hai ragione Sakura. Ma perché diavolo Torn è voluto andare da solo?!? Cosa gli è preso?”

Con questa sfuriata Naruto buttò a terra la sua maschera da ribelle.

Forse la sua reazione era eccessiva, ma il fatto che il suo compagno si trovasse da solo contro orde di Teste di Metallo e che forse avrebbe persino dovuto incontrare un sociopatico di quel calibro non gli dava tregua.

“Torn è dotato di capacità olfattive molto particolari, simili a quelle di Kiba. Probabilmente ha fiutato un pericolo nelle vicinanze”.

Si rivolse quindi al suo compagno e si tolse la maschera.

I suoi occhi smeraldo si specchiarono in quelli color cielo del ninja biondo.

“Tu devi compiere il tuo destino e noi ribelli siamo qui per aiutarti e sostenerti, a qualunque prezzo. Tu devi riuscire nella tua missione e vivere per la salvezza del mondo, per Haven City, per il Mondo Sotterraneo, per noi… per me…”

Sentendo queste parole accorate, l’Uzumaki abbassò lo sguardo e mormorò.

“Sakura… non se quello che l’Oracolo abbia detto sia vero o no, ma quello che ho capito che non sarò certo io da solo che sconfiggerò Monzaemon e libererò queste terre. Una sola persona da sola non riuscirebbe mai a tale scopo, profezia o non profezia. Non credo che la mia vita sia più necessaria di quella tua o di Torn. Credo invece che solo con il lavoro di squadra riusciremo a vincere questa guerra. Comunque… sono molto contento che tu ti preoccupi così per me”.

A quelle parole la ninja medico non riuscì in alcun modo a rispondere a parole.

Tutto quello che infatti comunicò fu un forte rossore ed un voltarsi quasi repentino.

“Naruto… come ti ho detto alle Fogne… pensiamo solo alla missione. Comunque… grazie anche a te…”

Il sorriso tornò ad illuminare il volto del ninja biondo.

“Figurati. Comunque andiamo. Riesco a sentire dove si trova il Santuario…”

 

 

************

“Signori e signori, questo è il Santuario Ligneo”.

L’altro gruppo di cacciatori di artefatti era arrivato a destinazione.

A Ilnok, Sasuke e Hinata il luogo non sembrava nulla di speciale, e certamente nulla che potesse sembrare imponente o mistico: quella che vedeva era solo una grossa palafitta a più piani ricoperta da un tetto di piglia sgualcito e marcia a tal punto che la muffa e i funghi erano ben visibili data la forte luce di mezzogiorno.

“Questo posto sembra solo una vecchia catapecchia sul punto di crollare da un momento all’altro”. Commentò l’Uchiha scocciato.

“Ilnok, sei sicuro che questo sia il posto giusto?”

“Assolutamente”. Rispose l’omone sicuro di se. “Probabilmente non ci crederete, ma fino a non molto tempo fa il Santuario Ligneo era uno dei luoghi più incredibili di tutta Haven: sono secoli, se non millenni che questa costruzione si ergeva al di sopra della palude, e il suo legno non è mai marcito. Nessuno tutt’oggi conosce il motivo”.

“Palude, Ilnok?” Chiese la ragazza con molta curiosità.

“Ah sì, non ve l’ho ancora detto? Questa parte della città è una delle più recenti, costruita sopra in una palude mai del tutto bonificata. Avrebbero dovuto finire le bonifiche giusto qualche mese fa... ma con l'invasione delle Teste di Metallo la civiltà ha abbandonato questo luogo e la palude è tornata ad avanzare, anche il legno millenario di questo santuario ha iniziato a deteriorarsi. Probabilmente era protetto da qualche sigillo o artefatto che è stato rimosso durante l’attacco. Ad ogni modo non è importante ciò che vediamo qua fuori, ma ciò che il santuario cela, ovvero uno dei pezzi del sigillo della Tomba di Mar”.

Dopo quest’esauriente spiegazione, Sasuke fischiò sorpreso.

“Non ti facevo così appassionato di archeologia, Faccia di Bimbo”.

“Si fa quel che si può per trovare il modo di rompere le uova nel paniere al Barone il più possibile, ragazzi. Credo che adesso non sia più tempo di cincischiare, ma di entrare nel santuario e aspettare”.

“Aspettare cosa, Ilnok?”

La domanda però non fu posta né dalla Hyuga o da Sasuke, bensì da una voce proveniente da un palazzo vicino.

Subito da una finestra di quel palazzo fuoriuscì un drago fatto di liquido violaceo dall’aspetto molto pericoloso che si avventò su Ilnok con fare vorace.

Il tre cacciatori saltarono per evitare l’attacco e i conseguenti schizzi di acido e ricaddero lontano illesi.

“Bene, bene, bene…” Disse Ilnok con un tono stranamente pieno di soddisfazione.

“Direi che il nostro Torn ha deciso finalmente di uscire allo scoperto”.

In quel mentre il comandante in seconda salto dalla finestra aperta e ricadde davanti al suo ex compagno con tutti e quattro gli arti poggiati sul terreno.

Dalla suo volto simile a quello di una orchetto, visibile finalmente dopo molto tempo, si poteva leggere tutta la rabbia e il disprezzo che provava in quel momento.

Riconoscendo in quella devastata figura il goblin che il guerriero di Spargus aveva steso alla Rok, i due ragazzi di Konoha ebbero un fremito.

“Io invece non so come tu abbia ancora il coraggio di mostrare la tua disgustosa maschera in giro, Ilnok “. Parlò il membro del Mondo Sotterraneo carico di rabbia.

“Sei riuscito a sfuggire alla tua allieva, ma io mi assicurerò di finire il suo lavoro. Per tutte le vittime della Rok, io cancellerò quel brutto ghigno dalla tua maschera una volta per tutte”.

I due ragazzi provarono a dire qualcosa, dato che quell’uomo non conosceva certo cosa era accaduto al drammatico incidente alla fortezza volante, ma Ilnok li fermò mettendogli le mani davanti ai volti.

“Ragazzi, non dovete dire nulla. Il caro vecchio Torn è venuto qui per regolare i conti, anche se la sua missione gli imporrebbe di dedicarsi a cercare il sigillo verso la tomba, non è vero?” Lo incalzò, tornando alla maschera di assassino senz’anima che era solito portare.

Lui non voleva che i ribelli conoscessero il suo lato umano e anche se i suoi compagni non capivano questo atteggiamento rispettarono questa sua volontà in silenzio.

Dall’altra parte Lo sguardo di Torn, già estremamente teso, divenne simile a quello di un cane rabbioso.

“Il mio obbiettivo è proteggere il sigillo dai criminali come te! E dato che tu qualifichi in pieno, preparati a LOTTARE!”

Urlato ciò il suo corpo coperto da un lacero saio iniziò a secernere una grossa quantità di acido, la quale però si raccolse attorno alla sua stessa figura.

Nel giro di pochi secondi Torn assunse la figura di una minacciosa creatura antropomorfa dalla testa di drago.

Il gigante estrasse quindi la sua alabarda e si preparò al combattimento, ma stavolta fu Sasuke a fermarlo.

“Questo qui è ricoperto di acido. Tu più sei un lottatore da mischia e ciò potrebbe esserti di grande svantaggio. Voglio provare io a combattere, e vedere finalmente se questi membri del Mondo Sotterraneo non sono solo un branco di codardi fissati con le soluzioni pacifiche”.

“Sasuke Uchiha… immagino… “ Il grottesco sguardo di Torn si rivolse al moro.

“Ho sentito molte cose sul tuo conto, la metà delle quali mi renderebbe più che giustificato a staccare la tua testa di cazzo dal collo. L’unica cosa che mi fermerebbe dall’eliminarti è il tuo caro amico, probabilmente l’unica persona al mondo che tenga ancora a te… ma vedi, io non credo che ci siano reali possibilità per te di cambiare bandiera. Comunque, per rendermi le cose più semplici, prima ti gonfio come una zampogna e poi mentre sei lì in fin di vita decido se darti il colpo di grazia, facile no?”

Il possessore dello Sharingan attivò la sua arte oculare ed estrasse la katana con in volto un’espressione desiderosa di lotta.

“Se sei così sciocco da volerci anche solo provare, ti do il benvenuto”.

Abbozzando un sarcastico inchino, il guerriero mutato si lanciò contro l’avversario come un animale, quindi sferrò vari calci e pugni muovendosi in maniera simile allo stile animale degli Inuzuka.

Il moro intrise la sua katana di chakra e parò tutti i colpi, ma la velocità e l’acido del nemico si stavano facendo sentire e riusciva a difendersi a fatica.

Questo qui sa usare un’arte simile a quella dell’Acido… gli esperimenti di Monzaemon sono terrificanti, anche quando non sono degli psicopatici. Pensò l’Uchiha. Ma non riuscirà a battermi comunque.

Fece uno strano movimento circolare con la Katana e riuscì a superare l’assalto continuato del comandante, ma quest’ultimo anticipò quest’attacco ed afferrò la lama con i suoi durissimi artigli.

La sostanza acida presto ne corrose la parte toccata lasciando il possessore dello Sharingan con un moncherino di katana.

“Vediamo se riesci ora ad evitare questo”. Minacciò il soldato sferrando un calcio contro le gambe dell’Uchiha, ma qualcosa interruppe il suo attacco.

Sasuke infatti aveva evocato repentinamente le ossa di un Susano’ o in suo protezione, e la sua corazza divenne un ripugnante scheletro sotto gli occhi attoniti del membro del Mondo Sotterraneo.

“Incredibile Uchiha… mi avevano parlato della tua abilità innata, ma pensavo che le voci fossero esagerate”. Commentò ammirato il guerriero allontanandosi un poco.

“E questo non è nulla!” Esclamò il ragazzo tremando dall’ansia di usare il suo potere. “Amaterasu!”

Usando i suoi letali occhi sul nemico, il moro evocò delle fiamme nere sul braccio del nemico, ma nemmeno quest’ultimo si dimostrò impreparato.

Il liquido che infatti lo ricopriva infatti impedì all’Amaterasu di raggiungere i suo braccio e di bruciargli la carne rugosa, quindi raccolse la parte di liquido infiammato in una sfera sul suo braccio.

“Bel trucchetto, ma nemmeno io ne sono del tutto privo. Bomba Acida!*”

Con questa frase lanciò quindi la palla di liquido viola misto a fiamme nere contro lo scheletro del moro, il quale iniziò a liquefarsi a discreta velocità.

“Sei riuscito a sciogliere il mio Susano’ o… solo un Kage ci era riuscito prima. Non so essere ammirato o disgustato del fatto che uno che non è nemmeno uno shinobi sia riuscito a sconfiggere una delle tecniche più temute e rare del clan Uchiha”.

Le parole di Sasuke vennero seguite dalla tagliente risposta del comandante in seconda.

“Voi Uchiha vi date troppe arie a quanto pare. Siete sempre così presi dal vostro ego… questo per voi ha segnato la rovina. Chi si fida troppo di se stesso presto o tardi finisce che glielo mettono nel culo, e credimi, io sono la dimostrazione vivente di ciò”.

Mentre Hinata assisteva a questo combattimento, un dubbio iniziò a farsi strada nella sua mente sempre con maggiore forza e persistenza.

Quel Torn sapeva molte cose, forse persino troppo, ed erano informazioni che avrebbe potuto ottenere solo da una fonte…

Pensò quindi che doveva intervenire e farsi dire da lui ciò che sapeva.

Approfittando che era nella sua forma di Testa di Metallo, la ragazza saltò dietro al comandante mentre si allontanava con una capriola all’indietro e usò i suoi poteri psichici per scagliarlo contro le pareti del Santuario Ligneo.

Saltò quindi velocemente dentro l’edificio sfruttando la forza delle sue ali sparendo nel polverone causato.

Sasuke osservò la scena non capacitandosi minimante del motivo per cui Hinata si fosse intromessa nello scontro che stava conducendo.

Cercò quindi di entrare anche lui nel grande santuario, ma inspiegabilmente venne preso per un braccio da Faccia di Bimbo e fermato con violenza.

“Sasuke, ascoltami”. Gli parlò l’omone. “Sapevi che questo momento sarebbe giunto. Sapevi che prima o poi non avremmo più potuto nascondere alla ragazza il fatto che sia Sakura che Naruto si trovino qui ad Haven. Credo che ormai sia arrivata l’ora che lei ritorni dai suoi amici”.

“COSA?!? Ma perché lo stai facendo Ilnok? Io non ti capisco a volte… Hinata avrà anche un cuore di burro, ma persino io devo ammettere che è tutt’altro che debole in battaglia. Perché ci vuoi privare di questo appoggio?” Chiese l’Uchiha sempre più confuso riguardante sia i piani che la vera natura del suo compagno.

Quest’ultimo abbassò la maschera e parlò con un tono di voce molto grave, in un certo senso persino velatamente accorato.

“Ascoltami: il maestro di quella ragazza, il figlio di Kor, ha un forte ascendente su di lei e la conosce bene così come la sua traccia psichica; potrebbe individuarla facilmente e anche ingannarla. Di noi tre lei è quella in pericolo maggiore e non voglio né che questo possa compromettere la nostra missione, né che lei… si faccia del male inutilmente”.

Questa dimostrazione d’affetto nei confronti la Hyuga fu per Sasuke un autentico colpo, tanto da farlo indietreggiare con un volto dipinto dallo stupore e forse in un certo senso dall’orrore.

Gli sembrava quasi che il proprio compagno si fosse trasformato in un’altra persona.

“Tu… che ti preoccupi per lei? Io non credo… non ci credo… non ti riconosco più Ilnok. Dove è finito il lottatore implacabile che conoscevo? Dove è finito il possente guerriero che non si fermava davanti a nulla pur di fare giustizia? Dove è finito il vero Ilnok?”

La risposta del lottatore di Spargus fu per l’Uchiha una completa riconsiderazione dell’uomo.

“Il vero Ilnok… forse è questo. Non saprei dirlo con esattezza nemmeno io chi sia. Mi sento così… combattuto. Credimi, anche io odio il Barone con tutte le mie forze ma… credo che nel mio animo si sia fatto strada un altro sentimento oltre all’odio, oltre al risentimento, oltre alla sete di vendetta… tu e la ragazza… direi che per me siete… dei degni compagni, e mi dispiacerebbe che vi accadesse qualcosa di male. Ascoltami Sasuke: non si può vivere provando solo rancore e desiderio di vendetta, per quanto tu ti sforzi a sopprimere ogni altro sentimento. Tutti hanno bisogno di qualcuno a cui volere bene in qualunque maniera, a cui riversare il proprio affetto e che ti ricambi, persino io…”

Qui i suoi occhi marroni si incontrarono con quelli color pece dell’Uchiha.

La calma che quest’ultimo lesse in quegli specchi color nocciola fu totalmente disarmante.

“… persino tu, amico mio”.

Completamente stordito, il moro provò a mugugnare qualcosa, ma un intenso gorgoglio dalla palude soffocò il suo stentato balbettio.

Non erano certo soli in quella piazzola, e dovevano lottare ancora per le loro vite.

 

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Angolo dell’autore: (modalità superbia) direi che questo è uno dei capitoli che mi è venuto meglio dal punto di vista dei contenuti, ma giudicate voi.

Forze c’è un po’ troppa melassa nel capitolo (a volte tendo a esagerare), ma sappiate che la storia del sodato è un modo per poter toccare anche corde nella fiction più mature, oltre che ad avere una funzione importante all’economia dei prossimi capitoli.

Cosa volete che vi dica? Se non che spero che vi sia piaciuto.

Lo so la mia vena comica in questo periodo manca davvero di pressione.

Come sempre, ringrazio tutti coloro che recensiscono o anche solo che leggono la mia storia.

Alla prossima

*: tecniche di mia invenzione.

 

 

 

 

 

 

  
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