Introduzione
N.d.A: Penso che sia necessaria un’introduzione alla mia
storia, di modo che chi vi entri non rischi di prendersi qualche strano
isterismo dovuto all’assurdità dell’universo in cui si trova immerso.
Il Lord Oscuro, che per qualche tempo
aveva gettato il terrore sul Regno Magico, scomparve così com’era venuto, distrutto dall’abile mago di magia bianca Albus Silente. Nessuna delle vite delle persone a noi tanto
note e care fu intaccata dal suo arrivo. Coloro che combatterono contro di lui
tennero come unico segno di quei tristi eventi solo un brutto ricordo
nell’animo, nonché la speranza di non essere più
partecipi di avvenimenti tanto disastrosi.
La
vita continuò, dunque. E si animò più che mai.
James Potter e
Lily Evans, già sposati, allevarono
il loro unico figlio Harry nella villa che si erano costruiti nella campagna
poco distante a Diagon Alley.
Inutile dire che sulla fronte del giovane non
risplendeva alcuna cicatrice, né il suo animo era rimasto colpito da angusti
ricordi. Nessun male impedì alla sua personalità di evolversi, e da molti Harry
fu riconosciuto come il perfetto erede del padre: bello, coraggioso, casinista,
abile nel Quidditch, estremamente
sfrontato con tutti e con una vaga tendenza a fare il cascamorto con le
ragazze.
Il suo padrino, l’affascinante e
nobile Sirius Black, era
fierissimo di lui. Remus Lupin,
che poteva vedere da vicino i suoi comportamenti giacché
era professore di Difesa Contro le Arti Oscure ad Hogwarts,
non era di certo dello stesso parere: reputava che il ragazzo fosse un po’
troppo vispo, ed era d’accordo con Lily quando affermava che, qualche volta,
era meglio che gli venissero posti dei limiti.
Ma
che limiti si potevano mettere al leader della nuova generazione di Malandrini?!
Proprio nessuno! E
tutti erano consapevoli di questo.
Harry Potter,
Ronald Weasley e Neville Paciock rappresentavano il
fantastico trio della più prestigiosa scuola di magia di tutto il Regno Magico
Inglese.
C’era però
chi non apprezzava affatto i caratteri dei tre amici, e tanto meno le loro
malefatte.
Tra questi, al primo posto, i Serpeverde. Draco Malfoy in particolare. Odiava
quei Grifondoro con tutto il suo cuore, la sua anima,
il suo corpo, la sua magia. Se fosse stato per lui, li
avrebbe volentieri usati come sacchi da prendere a pugni nella sua personale
palestra. Erano una vera e propria catastrofe: non solo gli rubavano la scena,
ma spesso e volentieri lo distoglievano dalla sua eterna, tediata stasi per
coinvolgerlo in scontri verbali (e non), poco costruttivi e terribilmente
soporiferi.
C’era un’altra persona che però non sopportava particolarmente i Malandrini, una
ragazza per precisione.
E non si trattava di una Slytherin: era addirittura una Gryffindor.
Si certo, effettivamente sulla sua
appartenenza a questa Casa ci sarebbe molto da discutere: la sua acuta
intelligenza e sfrenata curiosità portavano tutti a chiedersi perché diamine
non fosse finita a Corvonero.
Ma Hermione Granger non era una delle
solite so-tutto-io. Aveva un animo ben più complesso,
più elaborato, più ricco di impulsi indomiti e
selvaggi: un animo da grifone, insomma. Peccato che fossero pochi a conoscere
questa sua duplice natura, poiché lei era solita nasconderla: l’unica che aveva
avuto l’opportunità di essere informata del suo grande animo era stata la sua migliore amica, Ginevra Weasley,
ben nota per essere la sorella del malandrino Ronald
e la ragazza tanto amata, venerata, ambita (ma mai avuta) dal malandrino Harry.
*****
* *
Storia di un Cannato
Benvenuti nel mio
Universo
“Sai, a dire il vero non
so neanche io come ho fatto ad odiarti finora. Tu sei così bella, così …
seducente…
Forse però un motivo c’è,
mia dolce amata. L’unico, il più evidente… e probabilmente il
più vero.
Sì, più ci penso, più
credo sia così. Guardati: i tuoi lunghi e ribelli capelli sono del colore
dell’ambra, i tuoi grandi occhi a mandorla hanno i riflessi dell’oro. La tua
pelle è morbida e invitante come il caldo miele.
Non c’è
dubbio, tu sei il sole. Ed io, invece, la luna.
Tu domini
il giorno, io guido la notte.
Tu sorridi
alla vita, io accompagno la morte.
Tu sei gioia, io dolore.
Il Destino ci ha creato
opposti, e come tali disgiunti e inavvicinabili.
Che è successo allora? Perché,
adesso, improvvisamente, riesco a vederti? Perché, solo ora, vengo
rapito dalla bellezza del tuo corpo e dal fascino del tuo spirito?
Cosa è successo, o Mia Luce? Il Fato è stato sconfitto
e noi non ce ne siamo accorti? Oppure i due opposti hanno finito
incredibilmente con l’attrarsi?
Qualunque cosa sia, per qualunque motivo sia stata,
non m’importa: avrà per sempre la mia eterna gratitudine per avermi donato la
possibilità di amarti.
Da questo momento in poi
non esisteranno più tenebre per me. Da questo momento in poi non esisterà più morte, o dolore alcuno, per me. Tu sarai la mia
intera esistenza, e con te il mio cuore di pietra ritornerà a battere colpi di
fuoco!
Non ci lasceremo mai più:
per troppo siamo stati distanti. Una volta abbandonato questo luogo che ci ha
permesso di scoprire il nostro amore, celebreremo il
più sacro rito del matrimonio perché tutti riconoscano la nostra unitaria
essenza.
Vivremo felici,
mia diletta, in un castello fatato posto al centro di una foresta di
rose e viole, nel cui centro si trova un lago ove si dissetano gli unicorni
dall’argenteo sangue, e ove le ninfe giocano allegre rincorse fra alberi e
cespugli dai brutti satiri.
Vivremo felici, mia
diletta.
E con noi, i nostri figli. Essi saranno tutti
bellissimi, grandi saggi e abilissimi oratori, uomini e donne dal cuore fiero e
dall’animo nobile. La nostra sarà la stirpe più magica fra le magiche.
E sopravvivrà per sempre, perché per sempre durerà il nostro amore.”
“Amen.”
Draco, finora perso nello sguardo della dea che gli stava
seduta davanti, strabuzzò gli occhi e scosse leggermente la testa. Amen?!
“Malfoy, hai finito?” Chiese Hermione, alquanto scocciata.
Il cuore del ragazzo in quel momento si bloccò. Cos’era quel tono rude, quel viso imbronciato, quelle parole taglienti? Perché erano rivolte a lui?
Era stata davvero una brutta idea decidere di studiare fino a tardi in un luogo pubblico la sera prima del tanto atteso week-end di libertà. Era ovvio che poi si facevano brutti incontri: la gente iniziava a sballarsi già d’allora.
Questa volta era stata davvero stupida. Davvero, davvero molto stupida: e dire che di solito pensava prima di agire. Si sarebbe addirittura meritata di venire rimproverata da quell’idiota rincretinito, tronfio babbeo di Ronald Weasley in persona….
“Do..Dove vai…?” Le chiese Draco, sul punto di piangere quando la vide allontanarsi dandogli le spalle.
Lei si fermò di scatto, voltando solo il viso nella sua direzione e squadrandolo dall’alto al basso mentre puro disgusto riempiva man mano i suoi occhi dorati.
“Me ne torno in camera
mia. Un consiglio Malfoy: la prossima volta che decidi di fumarti qualcosa
d’illegale nonché estremamente dannoso per la tua coscienza, sarebbe meglio che
ti facessi legare al letto nella tua stanza dai tuoi ‘amici’. Così, oltre che
evitare ovvie brutte figure, potresti anche riuscire per una volta a non
scassare le palle a qualche malcapitato alunno di questa disastrata scuola.
Buon Notte, furetto.”
Draco seguì con lo sguardo
Divina, semplicemente divina.
Sospirò profondamente, cadendo seduto sulla poltrona alle sue spalle. Lo sapeva che non l’avrebbe accettato. Sapeva che Hermione avrebbe rifiutato il suo amore. Una rosso-oro, specie se provvista di acuta intelligenza e sfolgorante bellezza come lei, non può né potrà mai amare un grigio-argento. Specialmente se figlio dell’uomo sospettato di essere stato braccio destro del terribile Voldemort.
Appoggiò la testa al muro: se la sentiva vuota, annebbiata. Le sensazioni vi navigavano dentro, così distaccate dai sensi e tra loro stesse che non parevano nemmeno appartenergli.
Con un gesto secco, si portò la cicca alle labbra, fumandone l’ultima boccata.
Proprio in quel momento, la porta della biblioteca si aprì di nuovo. Draco si protese in avanti: possibile che fosse lei, la fata del suo cuore, che ravvedutasi era tornata sui suoi passi per dichiarargli con enfasi e felicità tutto il suo reciproco amore?
“Ehi, cugino”
No, decisamente quella non era la voce della
sua eterna amata.
“Ho visto
“Davvero Draco,
te lo dico da amico: dovresti smetterla sul serio di farti canne in luoghi
pubblici. La scorsa volta hai addirittura tentato di baciare
Il biondino, a quelle parole, annuì lentamente. Nonostante fosse completamente fumato, il pensiero di lui in braccio a quella mezza sega scassapalle del protetto del suo caro zio Sirius lo riempì di disgusto.
Niente più canne Malfoy, niente-più-canne! Si disse, lasciando cadere la cicca per terra. Peccato che non fosse tanto bravo a mantenere le promesse…
COMMENTI
Penso che, a questo punto, ci sia bisogno di qualche
spiegazione.
Per chi non lo sapesse
infatti, questa è la seconda pubblicazione che faccio di questa storia.
E’ accaduto tutto a causa di un semplicissimo
motivo: uno dei commenti che mi è stato scritto a ‘Storia
di un Cannato’ nella precedente edizione. Non ricordo
il nome della recensitrice, fatto sta che mi diceva che la storia, nonostante fosse scritta più o meno
bene, non le era piaciuta: rovinava l’atmosfera di Hogwarts
e distruggeva totalmente la magia dello strano mondo creato dalla Rowling.
Devo ammettere che ‘Storia di un Cannato’ era nata proprio con quell’intento. Rovinare
tutto. Perché?! Beh… sapete… ogni tanto, specie quando si hanno i nervi a fior di pelle, si viene
irritati da tutto ciò che appare ‘perfetto e idilliaco’,
e si cerca in tutti i modi di renderlo più ‘banale e decadente’.
All’inizio, dunque, sono stata piuttosto felice di
quel commento. Poi però, una volta tornata in me, mi sono detta:
Ma
che ho fatto?!?!??!!!?!?!?!?!
Poi mi sono messa a ridere di me stessa (lo so, sono
da manicomio), mentre in mente iniziava a sorgermi
questa nuova idea.
Ora…. Beh, cosa ne
dite????? Pubblico anche il secondo capitolo, oppure è meglio che la finisca
qui????? Immagino che lo verrò a sapere solo quando andrò a vedere se qualcuno ha osato
commentare!!!!!
Ciao a tutti,
Kishal