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Autore: xjonaswhore    23/07/2011    2 recensioni
Jude e Nicholas, Nicholas e Jude.
eppure quella sera Jude è sola, chiusa in bagno, cercando di non piangere.
< Ma sai cosa mi piacerebbe? Mi piacerebbe che nel mezzo di un suo concerto, di un appuntamento, di una passeggiata, lui si fosse fermato a pensare ‘ cavolo, mi manca! ‘ > dissi, scossa dai singhiozzi.
< L’ho fatto. Ogni singolo momento, da quando me ne sono andato >
Genere: Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao :D
Ho scritto questa pazzia alle due di notte di ieri notte (?); ma mi sono convita a postarla solo ora!
Non ha un senso compiuto, ma stranamente mi piace!
È un po lunghina, non annoiatevi a leggerla vi prego D:
Mi raccomando, tell me what u think about it! ;D
( si, lo so che parlare inglese non mi fa figa T.T )

 


{ MAN, I MISS HER.

 




Quella sera casa nostra era piena di gente; mia madre aveva organizzato una festa per non so quale strana ricorrenza: per lei, ogni scusa era buona per dare feste.
Eh no, non sono la solita ragazza ribelle e anticonformista che detesta la richezza e la superficialità della madre. Le feste da vip, gli abiti costosi e quelle scarpe dannatamente scomode ma favolose erano il mio mondo.
Mi presento: mi chiamo Jude  Cabot Percy, ho 17 anni e abito nella più bella villa di beverly Hills.
Mia madre, la moglie di uno dei registi più talentuosi ( e ricchi ) del nostro millennio, mi ha passato la sua passione per tutto ciò che riguarda la moda e il lusso.
Come ogni favola che si rispetti, ero sempre stata fredda e superficiale, ma poi avevo incontrato il mio principe azzurro , ed ero cambiata. Bhè, più che il mio principe azzurro era la mia rock star personale.
Nicholas Jonas era entrato nella mia vita una piovosa sera di ottobre, ad una festa. ci si era infilato silenziosamente, con quei suoi rari sorrisi e quei ricci ribelli. Era ora ne era uscito, forse per sempre.
Una settimana prima avevami litigato furiosamente, non mi ricordo nemmeno più il motivo, e ora mi ritrovavo chiusa nel bagno di casa mia, seduta sul bordo della vasca, cercando di non vomitare.
Era assurda la maniera in cui mi mancava. Come l’aria, se non di più.
Chiusi gli occhi per frenare le lacrime, e mi persi inevitabilmente nei ricordi.

Conoscevo i Jonas brothers solo per sentito dire, avevo ascoltato qualche canzone e niente di più; perciò rimasi del tutto indifferente quando un ragazzino alto, con una massa enorme di ricci e lo sguardo serio si era seduto vicino a me, a una delle tante feste a cui avevo partecipato.
Mi aveva rivolto un sorriso fugace, e poi mi aveva chiesto che cosa ci facesse una ragazza bella come me tutta sola, ad annoiarsi. Io lo avevo guardato ironica, dicendo che probabilmente stavo li per scelta e non mi stavo annoiando. Lui era sembrato sorpreso dalla mia risposta, ma non aveva mollato. A poco a poco eravamo diventati amici, poi avevo iniziato a sentirmi strana in sua presenza, a sentire le farfalle nello stomaco quando sorrideva e a sentire i brividi quando mi toccava.
Poi c’era stato il primo bacio, la prima volta, il primo ti amo..
Avevo conosciuto Nick a 15 anni, e adesso, a 17, non avevo proprio idea di come avrei fatto senza di lui


<Jude,sei li dentro? > la voce della mia migliore amica, Dana, seguita da un colpo alla porta, mi risvegliò dalle mie fantasie, così mi alzai lisciandomi il vestito, per poi aprire la porta.
< come stai? > mi chiese, scrutandomi il volto. Sapevo che non avrebbe ammesso bugie, perciò optai per la verità:  < Non bene >
Lei mi guardò teneramente e fece per abbracciarmi, ma io l’allontanai.
Non volevo la compassione di nessuno.
Scendemmo di sotto, e io cercai in tutti i modi di tenere la mia mente occupata per non pensare a lui.
Eppure lui era li, sempre. Mi tornava in mente ogni volta, per una parola, un dettaglio, una risata o una voce che assomigliava alla sua.
Eppure lui non c’era. La serata stava quasi per finire, e io avevo smesso di girarmi verso la porta ogni volta che quella si apriva. Non sarebbe venuto; me lo aveva detto chiaramente; non un'altra stupida festa con stupida gente che parlava di cose stupide.

Eppure io mi ero adeguata al suo mondo; mi ero adeguata alle ragazzine urlanti che dichiaravano di amare il mio ragazzo, mi ero abituata a non poter avere privacy e scoprire una nostra foto in prima pagina. Non mi lamentavo quando arrivava in ritardo ai nostri appuntamenti perché il suo manager l’aveva trattenuto, non mi lamentavo quando partiva per mesi interi lasciandomi sola.
Nonostante odiassi tutto questo, mi ero adeguata, perché lo amavo e perché sapevo che quello, che la musica, era tutta la sua vita.
Ma a quanto pare, lui non mi amava abbastanza per adeguarsi a ciò che era la mia vita, a cio che amavo.

Quando anche l’ultimo ospite se ne fu andato, salutai mia madre con un cenno del capo e mi avviai verso le scale, cercando di trattenere le lacrime almeno fino in camera mia.
< Jud > mi richiamò lei, con fare materno. Sapevo già cosa mi aspettava: una ramanzina sulla mia postura gobba o sul fatto che avevo steso male il fondotinta.
< si? > chiesi, con voce flebile
< passerà. Adesso fa male, ma il tempo sistema le cose, pian piano fa sempre meno male > rimasi basita. Non credevo chemia madre possedesse una tale sensibilità, o semplicemente un cervello per dire certe cose. Inoltre, se non si trattava di moda o reputazione si interessava poco alla mia vita.
Lei parve notare la mia sorpresa, perché alzò le spalle e disse < sono pur sempre tua madre. Lo vedo quando stai male >
Non riscii a resistere e scoppiai a piangere, rannicchiandomi contro la ringhiera delle scale
< oh,oh, Jude..> mia madre mi fu accanto in due secondi, stringendomi a se come non faceva da tanto.
Lasciò che mi sfogassi, incurante del mascara che le stava sporcando l’abito.
< mi manca mamma. > dissi tra i singhiozzi
< lo so > rispose lei, accarezzandomi la testa.
< mi chiedo se io avessi mai contato qualcosa per lui. Insomma, puo avere tutte le ragazze del mondo, perché vorrebbe stare proprio con me? Con una stupida bambina viziata. Si merita di meglio, e questo lo so. Ma sai cosa mi piacerebbe? Mi piacerebbe che nel mezzo di un suo concerto, di un appuntamento, di una passeggiata, lui si fosse fermato a pensare ‘ cavolo, mi manca! ‘ >
< L’ho fatto. Ogni singolo momento, da quando me ne sono andato >
Mi alzai di scatto al suono di quella voce.
Nicholas era li, nel mezzo del salotto, se possibile ancora più bello di una settimana prima.
Mia madre pensò bene di andrsene e di portarsi dietro il maggiordomo, lasciandoci soli.
Mi avvicinai a lui prima di ricordarmi che dovevo essere uno spettacolo patetico, così tentai di asciugarmi gli occhi con i polpastrelli, ma lui mi fermò.
< aspetta, lasciami guardare ancora un po che disastro ho combinato >
< Mi dispiace Nick > dissi, ancora tremante.
Lui fece un mezzo sorriso sghembo < e per cosa? Per aver avuto ragione? >
Io guardai in basso. Non mi importava di avere ragione o no, lui era li,bastava quello.
< senti > disse, facendo un passo avanti ed alzandomi il mento con la mano < avevi ragione, tu sopporti ogni giorno la mia vita, ma io non faccio nulla per starti accanto nella tua, continuando a lamentarmi ; ti chiedo scusa. >
< Nicholas non fa niente, so che non è cosa per te > ribadii, cercando di mascherare il mio dolore
< si ma, ricordi che cosa ti avevo detto? ti avevo detto che vorrei essere abbastanza per te, anche nei momenti in cui tutto sembra andare storto, vorrei essere la tua certezza, sempre.ebbene, come posso esserlo se non ti sto vicino sempre? >
< Nicholas, tu sei troppo dolce, così non vale. mi sono già dimenticata la ramanzina che avevo in mente di farti > dissi sbuffando, come una bambina.
lui scoppiò a ridere < quindi sono perdonato? >
io alzai un sopracciglio < dipende..>
< da cosa? > chiese lui cauto
< Bhè sabato prossimo ci sarà una festa e io volev-.. >
non mi lasciò finire, che la sua bocca era sulla mia, e per un po si sentirono solo i nostri respiri, il mio corpo che si incastrava perfettamente con il suo.
< per la cronaca > sussurrò lui, staccandosi leggermente < sei bella anche con il mascara sbavato in faccia >
Io scoppiai a ridere, e lui mi prese in braccio per portarmi in camera mia.
Chiuse la porta con il piede, e io mi ritrovai bloccata tra lui ed il muro.
Strinsi le gambe intorno al suo bacino, slacciandogli la camicia. Il mio vestito era già per terra.

Lui iniziò a baciarmi il collo, per poi iniziare a giocare con i miei seni, mandando al diavolo ogni tentativo di restare lucida. Mi staccai giusto per spingerlo a terra, cogliendolo di sorpresa e facendogli perdere l’equilibrio. Mi misi a cavalcioni su di lui slacciandogli i Jeans, e cominciando a baciargli il petto.

Lui sorrise maliziosamente < ti farò urlare Jude >
Io risi sarcasticamente < sai che novità Jonas > lui alzò gli occhi al cielo, e con un colpo di reni ribaltò le posizioni. Mi slacciò il reggiseno e prese a moridicchiare i miei seni, mentre una sua mano si insinuava nell’elastico dei miei slip. Sussultai leggermente e lo sentii sorridere contro il mio petto.
Infilai le mani sei suoi capelli, e poco dopo riprese a baciarmi.
Giudicando poco carino farlo sul pavimento, mi prese in braccio e mi buttò sul letto.
Gli tolsi i boxer e feci scivolare la mia mano sempre più giù, provocandogli gemiti di piacere.
< Jude? > disse, tra un sospiro e l’altro.
< s-si? > chiesi, scossa dai tremiti.
< ti amo > disse, guardandomi negli occhi.
< ti amo anche io Nicholas > sussurrai sorridendo.

Finalmente entrò dentro di me, provocandomi infiniti brividi di piacere.
Iniziò a spingere più forte, e io mi lasciai andare, urlando.
Nicholas aveva stampato in viso un sorrisetto soddisfatto e, anche dopo essere venuto dentro di me ,continuò a spingere con forza, sussurrandomi cose irripetibili all’orecchio.

Non so esattamente per quanto andammo avanti, so solo che quella sera avevo capito che, in qualche strano modo e per qualche strana ragione ,Nicholas mi completava, e io non avrei più potuto vivere senza di lui.
 
 
 
  
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