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Autore: Ziggie    23/07/2011    2 recensioni
"Scappai di casa a 13anni. Venire picchiato da mattino a sera, da un padre padrone e ubriacone, mi aveva stancato. Non avevo avuto un’infanzia, non sapevo cosa volesse dire essere un bambino, io non lo ero mai stato; non conoscevo l’affetto, io non l’avevo mai ricevuto. Non conobbi il volto di mia madre, morta dandomi alla luce, ma conobbi l’ira del mio vecchio, che ogni sera non mi risparmiava botte e bastonate, così feci quanto andava fatto".
Questa fic parla della vita di Hector Barbossa, sono frammenti che il capitano scrive sul suo diario di bordo quando ancora non è diventato uno tra i temibili pirati dei sette mari. Svariate informazioni sono di mia invenzione, ma la maggiorparte vengono dalle rare informazioni che ci sono pervenute, molti spunti biografici sono presi da questo sito (http://pirates.wikia.com/wiki/Hector_Barbossa) E ora a voi, buona lettura e spero di leggere qualche recensione :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hector Barbossa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 E rieccomi qui con un altro frammento, non ne mancano molti alla fine, ma vi annuncio già che ci sarà un continuo di questa storia :D .... Allora veniamo a noi. Molti fatti sono ripresi dalla storia di Hector su potc wikia, come il fatto che diventa pirata nobile di questi tempi, il fatto che è Tia Dalma ad incaricarli della missione che dovranno seguire, il tesoro e il lord delle tenebre. Altri fatti come il nome dell'alchimista o il cambiamento del pezzo da otto sono di mia invenzione, frutto come la struttura della baia dei relitti, della mia fantasia. Spero vi piaccia e buona lettura :) Recensite in molti!                        
                            
                                                                          10. “ Un nuovo pirata nobile e la sacerdotessa voodoo”


      Per chi non era mai entrato nella sala riunioni del consiglio della fratellanza, il passaggio suscitò all’animo diverse emozioni: dallo stupore al timore. Io proseguivo dritto, come se nulla fosse, per nulla toccato, come la prima volta; aprivo le fila con la mia andatura fiera al fianco di Jack, con la sua ciondolante camminata: due opposti che coesistevano.
Giungemmo alla sala e notammo, seduta a gambe incrociate al centro del tavolo, una donna e tutt’intorno a lei, i pirati nobili occupavano le rispettive posizioni.
- E io che, venivo sempre rimproverato, appena sfioravo il tavolo con il mio deretano – brontolò Jack incrociando le braccia al petto, mostrando un’aria alquanto offesa, alzai gli occhi al cielo non dandogli retta, osservando la ragazza in posa meditativa: aveva la carnagione scura e dei dreadlock alquanto lunghi, agghindati e del medesimo colore di quelli di Jack; labbra erano scure e aveva degli strani disegni circolari sulle guance e sul mento. Tia Dalma, la sacerdotessa voodoo, stava in uno stato di trance, muovendo appena le labbra, ma senza emettere alcun suono, come in attesa. Niente codice sul tavolo, solo Teague spaparanzato sulla sedia, a pizzicare le corde della sua chitarra. Fu il vecchio Joe stavolta ad aprire il consiglio, con mia enorme sorpresa, anche perché ancora non capivo quanto potesse contare la presenza mia e di Sparrow lì, feci spallucce, mi appoggiai al muro e feci orecchie da mercante.

- Benvenuti fratelli della costa a questo consiglio della fratellanza, il terzo per l’esattezza. Alcune questioni prenderemo in causa oggi, tra cui un’investitura -. In molti aggrottarono le sopracciglia, curiosi di vedere di che si trattasse, io per primo. – Sapete tutti quanto ho dato in battaglia, quanto mi sono spezzato la schiena per voi tutti, quanto mi sono sgolato ad impartire ordini. Con le mie imprese lungo le coste iraniane del Mar Caspio, ne sono diventato il pirata nobile, ma ora le mie ossa si stanno facendo via, via, sempre più deboli, così come la mia pelle. Ho altre rotte da seguire, più tranquille, sono nato pirata e morirò tale, non abbandonerò il mare, ma cederò il mio pezzo da otto a chi, in questa sala, ha ossa più forti delle mie e un carattere degno di seguire la rotta che io stesso ho tracciato -.

Ossa più forti delle sue, un carattere da capitano, Jack si sistemò i baffetti, quasi lisciandoseli per l’occasione, sicuro che si trattasse di lui, fiero e pronto. – Hector Barbossa – l’espressione felice e contenta sul volto di Sparrow si tramutò, con occhi sgranati, in incredulità, quando sentì il vecchio marinaio fare il mio nome. Io stesso ne fui stupito. – Vieni avanti, non fare il timido – ridacchiò Joe, io proseguii verso di lui, un po’ tentennante, ma onorato di ricevere tale passaparola. Lo raggiunsi e mi consegnò il suo pezzo da otto, la sua piccola cianfrusaglia: un bottone d’argento con incastonato una testa di leone. Alzai un sopracciglio, tutto qui? Lo presi e lo misi in tasca.
- Accolgo questo oggetto e questo ruolo con onore – dovevo pur dir qualcosa al mio pubblico e vedere Sparrow mangiarsi le dita per l’invidia, era gratificante. – Proseguirò sulla strada spianata da questa vecchia volpe e credetemi, sentirete spesso parlare di me – conclusi il discorso pubblico e appoggiai la mano sulla spalla di Joe – permetti un discorsetto a quattr’occhi? – sussurrai con tono che non ammetteva repliche.
- Più tardi, Hector, a concilio finito – mi assicurò. Annuii e tornai con la ciurma di Sparrow, che mi accolse con grida di approvazione e calorose pacche sulla spalla, tutti meno Jack, che mi si avvicinò guardandomi alquanto schifato.
- E’ la prima volta che un pirata semplice, un primo ufficiale, diventi parte della fratellanza, un pirata nobile – commentò contrariato.
- Invidioso?! – ghignai, utilizzando la sua stessa carta di qualche giorno prima; non ebbi risposta, solo una smorfia.

- Molte navi solcano i mari e altrettanti tesori essi nascondono – la sacerdotessa voodoo aveva spalancato gli occhi, vigile, iniziando a parlare in un sussurro, misteriosa narrante. – L’incolumità di uno di questi è segnata, il lord delle tenebre l’ha reclamata. Contro di lui e la sua armata agire dovrete, unendo le forze anche non le più liete. Una nave, nel cui futuro due capitani avrà, la fratellanza, come ammiraglia, guiderà -. Era sceso il silenzio e l’atmosfera si era fatta sempre più cupa, la luce soffusa delle lampade ad olio e delle candele illuminava appena i volti di ognuno di noi.
- Mostrate i fatti come stanno, strega – inveì lo spagnolo Villanueva.
- Una nave non avrà mai due capitani – borbottò, con voce ampia, Jocard, lo schiavo divenuto pirata.
- Uomini violenti, senza scrupoli, ma che non credono nel fato; alcuni superstiziosi, altri per nulla toccati – ghignò – capitan Sparrow, Barbossa! – ci chiamò ammiccante – il vostro fato vi unisce e vi separa, molto è scritto nel destino su di voi -.
- Finalmente qualcuno che riconosce la mia importanza – si vantò Jack – e cosa dice, a riguardo, il signor destino? -
- Ciò non ti è dato saperlo – lo stroncò, Jack grugnì in risposta, mentre io meditavo sulle parole dette dalla donna; non mi piaceva avere il destino già scritto e per lo più a contatto con quello di Jack, mi grattai la barbetta, il mio destino me lo sarei costruito da solo, al diavolo quelle dicerie voodoo.
- Ci avete tirato in causa solo per aggiornarci su una cosa, che possiamo conoscere solo in minima parte, quindi? – domandai scrutandola serio, lei sghignazzò, alzandosi in piedi sul tavolo e balzando giù da esso, non appena arrivata in mezzo a noi; maliziosa mi passò le unghie sotto il collo e mi stuzzicò la barbetta, un gesto alquanto piacevole, passando poi a fare lo stesso con jack, attorcigliando, attorno ad un dito, le treccine della sua barba.
- Vi ho tirato in causa perché sarete voi a guidare la spedizione contro il signore delle ombre -.
- La Perla non ha due capitani – precisò Jack, punto sul vivo.
- No, è vero – ghignò lei, con  l’aria di chi la sapeva lunga, dandogli ragione – ma proprio tu vuoi andare contro al destino? Come hai detto poco fa, è un qualcuno che riconosce la tua importanza – gli soffiò sulle labbra, gesto che lo fece rabbrividire alquanto. Patetico!
- Diamogli qualcosa, allora, capace di esaltare le mie qualità – lo fulminai con lo sguardo – le nostre qualità – si corresse a denti stretti.
- Di grazia, signora pescheria, cosa dovremmo affrontare? – chiesi sfrontato, diretto. Mi ero stufato di perdere tempo e lei mi sorrise, per nulla toccata da quel nomignolo.
- Esistono sette pezzi d’oro, nascosti ognuno su un’isola diversa, dall’Atlantico al Pacifico. Si circumnavigherà il globo per raggiungerli, in molti periranno, in molti vinceranno -.
- Ed è semplicemente per sette semplici pezzi d’oro che avete convocato la fratellanza, incantandoli teatralmente con le vostre dicerie? – ella mi scoccò uno sguardo truce.
- Non è semplice oro, Barbossa. Da soli non valgono più di qualche penny, ma insieme formano il tesoro delle ombre, in grado di spazzare via qualunque cosa voglia chi ne possiede lo spirito. La fratellanza è in pericolo, rischia l’estinzione. Un potente alchimista sta cercando questi pezzi per vendicare un torto subito in passato da alcuni dei componenti qui presenti. Dovete sbrigarvi e dovete essere uniti – esclamò poi cupa, rivolta a tutti i membri del consiglio, che, preoccupati, si affrettarono ad alzarsi, pronti a raggiungere le navi e riapprontarle per la partenza.
- Un’ultima cosa, dolcezza – le sorrise bonario Jack – chi sarebbe questa sottospecie di scienziato pazzo?! -
- Xavier Dumas -
I volti di Chevalle, di Joe, di Rafael e persino il mio, si fecero cupi. L’ex capitano del Fleur du mal era tornato; un po’ troppi ritorni dall’oltretomba stavano avvenendo a parer mio, sospirai. A quanto pare, per certi individui, l’inferno poteva attendere.

- Si potrà mai star tranquilli? – mugugnò Jack.
- Se volevi sentirti tale non avresti intrapreso questa vita, figliolo – ghignò il vecchio Joe.
- Un conto è avere nemici, l’altro è imbattersi in psicopatici pieni di rancore – ci tenne a precisare il ragazzo.
- Con il tempo imparerai a liberarti anche di loro. Piuttosto, Hector, che volevi dirmi? – Osservai prima il vecchio marinaio e poi Jack, notandolo curioso di sentire che avessi da dire, roteai gli occhi e mi avvicinai a Joe.
- A quanto so dei pezzi da otto sono dei portafortuna, degli oggetti significativi per i pirati nobili – l’uomo annuì – ebbene accetto il tuo come passaggio di testimone, ma chiedo di poterlo cambiare -.
- Come hai detto tu stesso, Hector, il mio è giusto un passaparola. Libero di agire e usare quel che meglio ti rappresenti -.

E fu così che scelsi il mio pezzo da otto, l’occhio di legno che io stesso avevo intagliato e che ora aveva Ragetti; non mi rappresentava appieno, ma faceva parte della mia vita, come uno dei primi segni della mia vita da pirata.
  
  
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