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Autore: Pardal    23/07/2011    2 recensioni
Visti da lontano sembravano semplici esseri umani, e alla luce dei fatti lo erano stati, un tempo; ma Michael sapeva che non era così. Quelli che lo stavano inseguendo erano tutto fuorché semplici esseri umani.
Genere: Azione, Dark, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                              Senza Volto



Inciampò per l’ennesima volta cadendo sul duro asfalto della strada. La sua folle corsa si stava facendo sempre più disperata, e mentre si rialzava, incespicando, gettò di nuovo lo sguardo indietro verso i suoi inseguitori.

Visti da lontano sembravano semplici esseri umani, e alla luce dei fatti lo erano stati, un tempo; ma Michael sapeva che non era così. Quelli che lo stavano inseguendo erano tutto fuorché semplici esseri umani.

Cambiò improvvisamente direzione, fondandosi in un violetto alla sua sinistra. Balzò su un cassonetto e si aggrappò a una scala antincendio con un’abilità non sua ma dettata dalla foga e dalla disperazione del momento. Salì in fretta gli scalini fino ad entrare all’interno di un palazzo diroccato, ritratto fedele dello squallore di quella zona della città. E se l’esterno era scalcinato e senza intonaco, l’interno, se possibile, era ancora più abbandonato. Le pareti erano ricoperte di graffiti di dubbio gusto e sul pavimento erano disseminati numerosi cocci di bottiglie e anche diverse siringhe, ricordo del passaggio di un gruppo di giovani scapestrati.

Si fermò per qualche istante a riprendere fiato, le mani sulle ginocchia. Il cuore gli batteva all’impazzata e i polpacci strillavano dolore per lo sforzo che stavano sostenendo.

Un rumore di passi provenienti dalla scala da cui era arrivato lo riscosse. Cercò con lo sguardo una via di fuga e ne trovò addirittura due: la porta e la finestra. Si gettò verso la prima, ma con angoscia crescente si accorse che era chiusa a chiave. Gridando di frustrazione iniziò a prendere a spallate la porta. Invano.

Si avvicinò quindi alla finestra cercando di forzarla, mentre sputava imprecazioni sempre più colorite, una patina di sudore rendeva lucida la sua fronte. Finalmente riuscì ad aprirla e uscì fuori reggendosi agli stipiti. Rimase in piedi sul cornicione per qualche secondo, allarmato dall’esorbitante distanza che lo separava dal suolo. Nel frattempo qualcuno era entrato nella stanza.

Michael fece appena in tempo a vedere il volto di uno dei suoi inseguitori, senza occhi, nè naso nè bocca, che si voltava verso di lui come se potesse vederlo. Poi spiccò un balzo verso il cornicione della finestra alla sua destra.

Ristabilito l’equilibrio anche sull’altro cornicione entrò dalla finestra corrispondente, già sfondata in passato e che per sua fortuna non era stata riparata. Una volta dentro non perse tempo a riprendere fiato e, superate diverse stanze vuote e nello stesso stato della prima, si precipitò verso le scale e cominciò a scendere i gradini a due a due, cadendo diverse volte, e insistendo nella sua disperata corsa che ormai non seguiva più nessun rigor logico. Arrivato al pian terreno, però, trovò ad aspettarlo uno dei suoi inseguitori. Il mostro senza volto sembrò non accorgersi del suo rocambolesco arrivo e continuò a cercare dal lato opposto della stanza. Cercando di fare il minor rumore possibile si avvicinò a un vecchio e marcio tavolo di legno, logorato dall’umidità e dai tarli. Afferrò uno dei piedi del tavolo da terra e si avvicinò di soppiatto alla figura senza volto.

Nel silenzio che avvolgeva la stanza il suo piede pestò uno dei tanti cocci di vetro, provocando all’istante un lieve rumore, che però alle sue orecchie suonò come il boato di un tuono. Senza pensarci Michael mulinò l’arma improvvisata sulla testa dell’essere, prima ancora che potesse reagire al rumore. Vari schizzi di sangue accompagnarono la caduta del mostro. Michael si avvicinò cautamente e con un piede girò il corpo, accertandosi che fosse senza vita. Si ritrovò a fissare l’innaturale volto di colui che, con i suoi simili, aveva stravolto la sua normalissima vita solo poche ore prima, facendo irruzione nel ristorante indiano dove stava passando la sua piacevolissima serata. Chiuse gli occhi per qualche istante e le immagini si fecero avanti come un album di fotografie…il sorriso della giovane donna che era con lui…la stessa giovane che storceva il naso provando un cibo dal sapore forte…le coloratissime portare…e poi improvvisamente le luci soffuse del locale si erano spente e i mostri senza volto avevano fatto irruzione nella sala, provocando in pochi attimi il panico generale, la folla che si agitava come un formicaio impazzito. Uno degli esseri era riuscito a prendere la donna che gli stava di fronte e, con un gesto tanto veloce quanto violento, le aveva rotto l’osso del collo, lasciandola scivolare verso il suolo. Aveva rivisto i suoi capelli poco prima di scappare, ma il suo volto era diventato come quello degli esseri, non c’era più traccia del sorriso che l’aveva incantato pochi minuti prima.

Un rumore viscido e, se così poteva definirsi, disgustoso lo riscosse. I suoi occhi corsero verso il corpo dell’essere. Il petto stava iniziando a muoversi in maniera innaturale, come se qualcuno da dentro cercasse di uscire fuori e di liberarsi di quella prigione di carne. Michael rimase paralizzato sul posto osservando impotente ciò che stava succedendo. Per prima fuoriuscì una sottospecie di braccio, con tre dita e ricoperto di squame, che trafisse il corpo dall’interno, facendo schizzare il sangue dappertutto. Man mano che la bestia usciva, il buco nel petto dell’essere senza volto si allargava sempre più lasciando intravedere ciò che c’era all’interno.

Michael ebbe un conato di vomito. Nel frattempo la bestia si scrollò di dosso gli ultimi resti del corpo che l’ospitava. L’odore di sangue si faceva sempre più forte, aumentando la nausea che stava affliggendo Michael, che però si sforzò di guardare la bestia, stringendo più forte il piede del tavolo che reggeva ancora in mano.L’essere viscido aveva il corpo allungato e le zampe anteriori molto più lunghe delle posteriori,ed era ricoperto interamente di squame e di un colore indefinibile al buio, ma molto probabilmente vicino al marrone.

La bestia si voltò improvvisamente verso di lui, puntandolo con i due occhietti di un nero liquido. Un filo di bava scendeva lentamente dalla sua bocca, puntellata da pochi aguzzi dentini. Poi con uno scatto felino Michael ritrovò la forza di riprendere a correre e cercò di allontanarsi il più possibile dall’essere, che dopo un cupo ringhio, simile allo stridere di un’unghia su una lavagna, si gettò all’inseguimento.

Per la seconda volta un coccio di vetro tradì Michael, che ci inciampò sopra, cadendo supino. La bestia, velocissima, non perse tempo e lo aggredì, saltandogli sul petto.Michael gridò disperato. Un grido che però gli morì in gola perché qualcosa di viscido e squamoso gli si infilò in bocca, scavando dentro di lui fino al petto, provocandogli diversi spasmi di dolore. Poi tutto cessò e Michael rimase con gli occhi sbarrati, rivolti al soffitto. Subito dopo, però, la pelle del viso cominciò a muoversi come se ribollisse. Cercò di portare le mani al viso per controllare, ma il suo corpo non rispondeva ai suoi comandi, non gli apparteneva più. Voleva gridare ma non riuscì nemmeno ad aprire la bocca. Nel frattempo la vista veniva ricoperta gradualmente dalla sua stessa pelle, finché non divenne tutto nero.

E nella sua mente fu buio. Per sempre. 

   
 
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