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Autore: ItsAryel    23/07/2011    0 recensioni
"Cambierai e sarai migliore, e ti vedrai migliore. E tutto, in quel momento, ti sembrerà diverso, più bello e tu potrai volare libera, come una farfalla."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Duello.

La battaglia tra la luce e l'oscurità, nel nostro cuore, avviene ogni singolo secondo. Bisogna solo decidere quando sconfiggere le ombre.



Era al centro dell’immenso salone imperiale, pieno di specchi e oro. Era a Versailles. Sentiva su di se la seta di un vestito troppo lungo rispetto alla vestaglia che di solito mette la notte per dormire. E non era più luglio. L’aria che soffiava nel salone era gelida, e, ogni secondo, sembrava che le sferzate di vento aumentassero facendola rabbrividire ogni secondo di più. I piedi nudi su quel marmo gelido le producevano più brividi del necessario.
Brividi di freddo che si univano a quelli di terrore.
Non c’era nessuno, o almeno non si sentiva nessun movimento. Né passi né parole né sospiri nell’oscurità. Solo il respiro del vento.
Osservando fuori dai finestroni che ricoprono tutta la parte occidentale della sala notò, con gioia ma con molto disappunto, che pioveva. Lei, californiana, non era abituata a cosi tanta pioggia e non l’amava particolarmente visto che viveva nella casa del sole.
Ma le piaceva, perché, con la pioggia, si concedeva qualche attimo in più per riflettere sulla sua vita, su ciò che aveva, sui suoi sogni.
Studiava alla University of California da un paio d’anni letteratura inglese, ma amava da sempre cantare. Non aveva mai preso lezioni di canto, per lei era solo uno sfogo. Ma quei pochi minuti al giorno le riempivano la vita. E il suo cuore, ormai martoriato dalle troppe scelte.
La scelta tra i genitori, che non è mai stata in grado di fare, lasciando perciò ai giudici l’onere di affidarla ad una madre assente e senza un lavoro dignitoso.
La scelta di non andare all’università di Harvard perché troppo lontana da sua madre, bisognosa di cure e attenzione.
La scelta di aver lasciato il ragazzo che amava per lasciarlo cosi libero di andare in Australia, restando da sola, sperando in un suo futuro ritorno.
Le era rimasto solo un unico vero sogno: Oxford. Andare in Inghilterra per dimenticare il suo passato e per cercare il suo futuro dietro testi di antichi scrittori inglesi e irlandesi.
In verità, non sapeva neanche lei se sarebbe stata capace di andare via da quel luogo che,nonostante tutto, definiva casa. Anche se la vera casa è dove hai lasciato il tuo cuore.
Il suo cuore non apparteneva a nessuno, forse neanche più a se stessa.
Ma in quel momento non aveva tempo per pensare al passato e a ciò che era la sua misera ma rispettabile vita.
Era li, da sola ed era spaventata a morte. Molte volte aveva sognato quel luogo come una tappa di un suo viaggio in Europa, molte volte, forse troppe, si era immaginata una principessa che non aveva problemi.
Ma questo era impossibile. Anche da principessa avrebbe avuto problemi. Problemi con i genitori che sarebbero stati sempre in viaggio, problemi con la corte, con le persone che la disprezzavano, problemi con i ragazzi che amava. Eppure, nella sua immaginazione, era ancora una principessa con un vestito viola, largo e semplice che scendeva quelle scale per arrivare ad appoggiare la mano su quella del suo principe azzurro, con la sua migliore amica che la fissava con un sorriso contenta per lei.
In un battito di ciglia, senza rendersi conto di quanto accaduto, si ritrovò con il vestito viola che sempre aveva immaginato indosso. Capì, solo in quel momento, di essere in un sogno. Un sogno dove tutto ciò che voleva prendeva forma.
Ma il suo principe non c’era. Non c’ era la musica e neanche un sorriso sul suo volto.
Cominciò a muoversi sapendo ormai di trovarsi in una dimora piena di spettri del passato, di parole e risate che non sarebbero più tornate. Momenti che forse erano appartenuti ad una lei passata, che aveva vissuto veramente in quel castello pieno di luce.
Camminò ancora, fino a ritrovarsi a spingere una porta di ferro leggermente aperta, quel poco da lasciare intravedere nubi nere e una siepe di rose. Era arrivata ai giardini più grandi di sempre, giardini che avevano i fiori più rari e più belli di tutti.
Non sapeva il motivo, ma, per un attimo, il suo cuore le parve più leggero. Le nuvole in cielo c’erano ancora, ed erano scure come pece, ma il temporale era passato. E i colori di quei fiori, lentamente, le scaldavano il  cuore.
Ricordò immediatamente quando il padre le regalò un mazzo di rose rosse per la sua ammissione all’Università con una collana a forma di farfalla. Le parole che le disse erano ancora impresse nelle sua mente: Cambierai e sarai migliore, e ti vedrai migliore. E tutto, in quel momento, ti sembrerà diverso, più bello e tu potrai volare libera, come una farfalla.
Involontariamente, un piccolo sorriso sali sul volto. E si toccò quella collana che portava ancora al collo senza mai toglierla.
Uno squarcio di sole si intravide in mezzo a quell’armata di cavalieri neri pronti a combattere. I tuoni erano i nitriti dei cavalli, impazienti di cominciare a lottare.
 Prese una rosa bianca e l’appoggiò tra i suoi capelli, sciolti.
Un passo dopo l’altro si addentrava in quella distesa di fiori sempre più colorati e strani, probabilmente inesistenti nella realtà. Aveva ancora un peso sul cuore, ma sapeva che quello avrebbe dovuto risolverlo con la madre nella realtà, parlando con lei a quattr’occhi, davanti ad una tazza di tè. Ma voleva la sicurezza che qualcuno l’avrebbe presa se fosse scivolata, che ci fosse qualcuno che l’avrebbe aiutata sempre a sentirsi apprezzata come donna.
Qualcuno a cui piaceva con i suoi problemi, senza dover sembrare quello che non era. Non era spigliata, non era egoista, non aveva un’alta considerazione di lei.
No, lei non amava affatto se stessa. Aveva paura di vedersi riflessa allo specchio, aveva paura che avrebbe visto una persona del tutto diversa da quella che conosceva anche lei, che l’avrebbe sgridata con lo sguardo per averla lasciata imprigionata dentro il suo stesso corpo.
Un tuono squarciò l’aria e si girò appena in tempo per vedere un cavallo marrone chiaro correre velocemente molto vicino a lei. Se volesse, avrebbe potuto toccare il suo manto che sembrava risplendere alla luce di quel fioco sole.
Fissò quel cavallo, ma non riusci a vedere chi si trovava sopra di esso, poiché la luce le accecò per un attimo la vista. Seppe che era un uomo nel momento in cui scese dal cavallo.
Aveva capelli scuri come la terra e occhi chiari come il cielo. Nessuno dei due si avvicinò, e nessuno osò aprire bocca e parlare. Si fissarono solamente.
Molti saggi dissero che bastava solo uno sguardo per capire quanto e se quella persona sarebbe stata importante nella tua vita, e in quel momento capì che si, quell’uomo, che prima non aveva mai visto, sarebbe il centro della sua stessa vita. Era lui quello che cercava.
Ma lentamente la realtà di quella situazione prese il sopravvento. Lei si trovava in un sogno, l’ennesimo inutile sogno. E lui non ci sarebbe stato accanto a lei.
Sembravano le considerazioni di una realista, cosa che lei non è mai stata. Lei ha sempre vissuto nei sogni, li si trovava la migliore realtà di tutte.
Sognava luoghi in cui non era mai stata, sognava di avere un colloquio con William Shakespeare o di cantare davanti a milioni di persone. Sognava come sarebbe andata la sua vita se avesse fatto scelte diverse.
A volte i sogni che faceva l’avevano condotta nella giusta strada ed era per questo che si fidava di loro. Era la sua anima a parlare nei sogni e le aveva sempre rivelato la cosa giusta da fare.
E ora c’era quel ragazzo davanti a lei, che non conosceva ma che sentiva di averlo già visto, magari in un altro sogno. Le porse il disegno di un pioppo bianco: Tempo.
Forse bisognava solo aspettare il momento giusto e anche lei avrebbe capito quale sarebbe stata la giusta decisione da prendere per la sua vita. Si era ripromessa, tempo prima, di non vivere nel rimpianto.
Lentamente, cosi come il suo cuore si apriva di nuovo alla speranza, raggi del sole riempirono lentamente quella valle di spine e rovi, facendo invece spuntare altri fiori.
Cosi come sul suo viso spuntò un sorriso, il sole tornò a sorridere nella valle del cuore, dove ogni fiori indica un’emozione.
Tutto era di nuovo in gioco, tutto poteva ancora cambiare.
Il cavaliere le porse due fiori: Dafne, ad indicare che non la voleva in nessun altro modo, e una Stellaria, indicando cosi il benvenuto a nuovi pensieri, emozioni, situazioni, amicizie e sorrisi. 






Writer's Corner
Si, lo so, non è la migliore che ho scritto. Ma mi è uscita fuori spontaneamente e senza neanche pensarci in meno di un'ora. Non mi aspetto commenti, spero solo che, leggendola, qualcuno capisca che non si deve mai rinunciare a nulla, neanche ai sogni. Possono portarci fuori strada, ma se sognamo vuol dire che lo vogliamo. E se vogliamo, possiamo.
Spero solo che tutti voi, cari lettori che siete arrivati a leggere queste poche righe, non vi farete mai abbattere dalla realtà e continuerete a lottare contro le ombre del vostro cuore per poi risollevarvi, continuando sempre a sognare quanto di più bello ci sia. In fondo anche Walt Disney l'ha detto: Se puoi sognarlo, puoi farlo.
E allora facciamo vedere a quel popolo di realisti che non siamo solo persone con la testa tra le nuvole, ma anche persone che possono cambiare il mondo con la forza dei loro sogni.
Bacioni a voi tutti, Dreamer ;)

   
 
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