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Autore: Veronique.    23/07/2011    8 recensioni
furbizia e tanti libri, lei.
ragazze e punizioni, lui.
Il ritratto della madre Hermione, ecco come la definivano alcuni.
Ma Rose Weasley nasconde una cotta segreta per un ragazzo impossibile, il giovane Scorpius Hyperion Malfoy.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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“Io

“Io? Furbizia e tanti Libri”

 

Lei, lei era come la madre. Sempre chiusa nella biblioteca della scuola oppure nella sala comune dei Grifondoro che cuciva dei berretti per gli elfi.

Era tale e quale a lei, in tutto e per tutto.

Aveva ereditato i capelli rossi dal padre, ma i riccioli dispettosi erano tutti della madre.

Quella sera sfogliava un libro di Antiche Rune, un corso extra al quale si era iscritta all’ultimo minuto “Più corsi fai, meno problemi avrai ai GUFO” le aveva detto la madre prima che partisse per il quinto anno di scuola.

E lei aveva cercato di seguire più corsi possibili, tanto aveva la Giratempo della madre.

Rosie, vieni a dormire è tardi” la chiamò una compagna di casa, distraendo la ragazza dai suoi compiti e dai suoi pensieri.

 

La ragazza richiuse il libro riponendo il segnalibro tra le pagine e si alzò, percorse le scale fino al dormitorio femminile e si mise sotto le coperte rosse/oro della sua casa a Hogwarts.

Si addormentò serenamente, non aveva preoccupazioni. La scuola andava bene, non le interessava nessun ragazzo.

Nessuno, insomma, non era proprio così. Forse uno c’era. Ma non poteva, non lo sopportava per principio e poi era irraggiungibile.

Tutte gli correvano dietro e lui le degnava del suo sguardo gelido solamente se erano alte, bionde e piene di forme.

Mentre lei era si, una bella ragazza, ma certamente non bionda e il suo cognome non l’aiutava di certo.

Poi c’era sua cugina Lily  Luna che aveva una lotta perenne con quel ragazzo, nonostante fosse più piccola di lui di un paio d’anni.  E sicuramente non avrebbe approvato quella sottospecie di cotta che Rose si era presa.

Quindi era un segreto che non aveva confessato a nessuno, nemmeno al suo diario segreto perché temeva che qualcuno potesse trovarlo e leggerlo.

Non aveva molta fiducia negli altri, non aveva imparato a fidarsi nonostante tutto.

 

Il mattino dopo si svegliò con una busta sul letto. Sicuramente era della madre che le scriveva chiedendole come andava la scuola, i voti o il Quidditch.

O il padre che la esortava a sostenere l’eterna lotta Potter/Weasley vs Malfoy.

Sicuramente uno dei due, se non entrambi.

E invece quando aprì la lettera non riconobbe la scrittura, i tratti delicati che indicavano una mano morbida, le “s” accentuate, una grafia che poteva appartenere un ragazzo.

La lesse in fretta e furia con il cuore che le batteva all’impazzata.

Un ammiratore segreto? Un professore che la cercava? Non lo sapeva, ma la risposta arrivò non appena lesse le ultime righe:

 

..non pensare ai libri, troviamoci alla torre di astronomia stasera alle nove”.

 

Un appuntamento. Qualcuno la stava invitando ad uscire? Ma avrebbe violato il coprifuoco ed essendo tale e quale alla madre il tutto le costava un grande sforzo.

Chissene frega” pensò ad un certo punto. Non aveva mai violato nessuna regola, era la migliore del suo corso. Qualcosa che rovinasse la sua reputazione da perfettina era sicuramente una benedizione dal cielo.

Ripose la lettera tra le pagine di uno dei tomi che aveva sul comodino e corse a prepararsi.

Una mezz’oretta più tardi Rose aveva raggiunto il tavolo dei Grifondoro e studiava con attenzione ogni suo componente maschile. Doveva essere per forza uno della sua casa, doveva sapere per forza la parola d’ordine ed era stato sufficientemente intelligente per evitare i prefetti e arrivare al dormitorio femminile.

Guardò Colin McFarrel, ma no, non poteva essere lui considerando il fatto che stava tentando di trasformare il suo gufo in una fiala di Whisky. Poi posò lo sguardo sul fratello di Allison Paciock, figlia del professore di Erbologia e grande amica di famiglia, ma non poteva essere nemmeno lui.

Studiò attentamente ogni ragazzo della sua casa, ma nessuno poteva avere i requisiti per essere il misterioso ammiratore.

Fece colazione e si alzò guardandosi attorno e riflettendo. Il suo flusso di pensieri venne interrotto da un coro di fischi che arrivava dal tavolo dei Serpeverde.

Non l’avevano mai fatto, perché iniziare quel giorno?

Arrossì lievemente e si spostò un riccio ribelle dietro all’orecchio, senza degnare di uno sguardo quei ragazzi. Non le interessavano e sicuramente non potevano essere così intelligenti da entrare nel suo dormitorio, per questo doveva essere per forza un Grifondoro.

 

Risalì rapidamente le scale ed arrivò all’aula del professor Flint, per una lezione di incantesimi. Passò tutta la giornata tra aule e biblioteca come suo solito e il pensiero dell’ammiratore passò in secondo piano.

Lo studio veniva prima di tutto, anche dei ragazzi.

Rientrò nel suo dormitorio dopo un’estenuante lezione di Storia della Magia, sempre tenuta dal professor Ruf e si buttò sul letto, dando un’occhiata all’orologio.

Ancora un’ora al suo appuntamento misterioso, eppure era così stanca.

Chiuse gli occhi, promettendosi di farli solamente riposare e si addormentò. Venne svegliata dal rumore di passi di una compagna che tornava dall’allenamento della squadra, allenamento che era saltato.

Lanciò un’occhiata all’orologio “Miseriaccia! Dieci minuti” sussurrò, rimproverandosi.

Scese dal letto e si diede una sistemata veloce, indossò le scarpe e si diresse verso la torre di Astronomia.

 

Il cuore le batteva all’impazzata, era desiderosa di conoscere il mittente di quella lettera, ma dall’altra parte era spaventata. Non sapeva chi poteva aspettarsi, chi poteva mandare lettere così.

Salì in fretta e furia gli scalini di pietra, inciampando anche un paio di volte.

“Ok Rosie, calmati e respira, chi potrà mai essere?” sussurrò rivolta a se stessa mentre saliva l’ultimo scalino della torre.

Alzò lo sguardo e le si bloccò il respiro. Ogni pensiero che aveva in testa scomparve, gli occhi color nocciola si spalancarono e la bocca formò una “o” di stupore.

“Tu..? Sei stato..tu?” chiese al ragazzo che si trovava di fronte.

 

Dei capelli biondi spettinati, le maniche della camicia risvoltati lungo le braccia pallide, gli occhi color ghiaccio e lo stemma di Serpeverde impresso sulla cravatta.

Scorpius Hyperion Malfoy le rivolse un sorriso, compiaciuto dello stupore della ragazza e annuì “Sorpresa Weasley?” chiese con la sua solita aria sprezzante.

Rose non riusciva a decifrare quel ragazzo. Le aveva mandato quella lettera, eppure la trattava come se fosse spazzatura. Non riusciva nemmeno a capire perché fosse tanto attratta da lui.

Forse solo per il semplice fatto che ai suoi occhi era proibito ed essendo abituata a rispettare le regole le sembrava il soggetto perfetto per infrangerle.

Certo il curriculum di Scorp in fatto di punizioni o che altro era lungo e vasto. Era il soggetto perfetto appunto, se si voleva intraprendere una carriera di punizioni e sottrazioni di punti.

“Che vuoi Malfoy? Perché mi hai scritto quella lettera? E come diamine hai fatto ad entrare nel dormitorio?” la ragazza lo inondò di domande, confusa, ma allo stesso tempo sollevata. Una parte di lei sperava vivamente che fosse lui il mittente, anche se la sua parte razionale aveva convenuto che non poteva essere stato lui.

 

Polisucco, per vederti e..te” rispose senza togliere il ghigno beffardo dalle labbra.

Lui la voleva? Lui voleva proprio lei?

“E..e cosa ti da la certezza che io voglia te?” chiese lei, tentando un tono di sfida che non le venne bene.

“Sei qui e questo mi basta, so che speravi che fosse io. Ti ho vista stamattina a colazione mentre cercavi di capire chi fosse il mittente. Chi credi che abbia fatto partire i fischi, eh? Non te lo sei chiesto immagino” rispose lui, facendo il giro della torre per avvicinarsi a lei.

La sua vicinanza impediva a Rose di pensare, le impediva di far tutto.

Voleva restare, ma dall’altra parte sapeva che era sbagliato.

Oh insomma, non le importava. Era li e non voleva certo andarsene per un’eterna lotta che nemmeno la riguardava.

Certo, se suo padre l’avesse scoperto l’avrebbe probabilmente mandata a Beauxbatons, ma non le importava. In quel momento voleva semplicemente viversi quel momento.

Infrangere le regole era piuttosto eccitante no?

 

Lui le sfiorò una guancia con il dito ossuto e lei sentì un brivido percorrerle la spina dorsale. Poi successe tutto in fretta. Sentì la mano di lui andarle dietro alla nuca, le dita giocare con i ricci ribelli e le labbra fredde appoggiarsi sulle sue.

La stava baciando.

No, non era possibile. Ora si sarebbe svegliata da quel sogno/incubo quello che era e si sarebbe ripresa. Eppure non successe.

Senti le sue labbra cercare quelle di lui, un bacio più..esperto insomma. La lingua di lui cercò quella di lei e insieme si imbatterono in una danza proibita, che rendeva il tutto molto eccitante per entrambi.

Poi le labbra di lui si staccarono e andarono a posarsi sul collo di lei, sulla clavicola regalandole tanti piccoli baci che lasciavano spazio a macchiette rosse, alcune più visibili di altre.

Succedeva tutto così in fretta che nessuno dei due dava cenno di volersi staccare dall’altro.

Mani vagavano lungo i corpi di entrambi, respiri affannati e gemiti riempivano l’atmosfera di quella sera così tranquilla..e successe.

Non come lei aveva sognato, non con chi si sarebbe aspettato che succedesse, ma successe.

Qualche ora dopo lei si svegliò abbracciata a lui, stranamente non se n’era andato. Indossò la camicia, ancora confusa dall’accaduto.

Lei lo aveva fatto..con Malfoy? Lei, che aveva la reputazione della ragazza perfetta.

Non si riconosceva nemmeno, ma non era minimamente pentita di ciò che aveva fatto.

Si sedette sui gradini, aspettando che anche lui si svegliasse e non dovette aspettare molto. Qualche minuto dopo lui aprì gli occhi azzurri e la guardò, sfoggiando un sorriso diverso da quello precedente.

“Ora che hai ottenuto quello che volevi sparirai vero?” chiese lei, con lo sguardo fisso sull’orizzonte, conosceva i ragazzi o meglio conosceva quelli come Malfoy.

Lui si alzò e in parte si rivestì, si sedette accanto a lei e scosse la testa, passando una mano tra i capelli biondi “No, credo di voler restare. Forse all’inizio non era nei miei piani, ma ora voglio restare nonostante sarò costretto a combattere contro l’odio della tua famiglia e dovrò lottare contro la  mia affichè non ti facciano del male” sussurrò scuotendo la testa.

 

Non disse nient’altro ma a lei bastarono quelle parole “ehm, scendiamo? Ho delle lezioni da seguire sai?” rise lei, regalandogli un sorriso radioso.

“Quindi ora..cosa siamo?” chiese qualche minuto dopo mentre raggiungevano la sala grande per la colazione.

Lui in risposta le prese la mano e la strinse. Con sua grande sorpresa entrarono nella sala dove tutti gli studenti, professori e fantasmi compresi li fissavano con le bocche spalancate.

Certo, non era una cosa di tutti i giorni vedere Malfoy mano nella mano con una ragazza, soprattutto se questa era Grifondoro e una Weasley.

“Sei impazzito” sussurrò lei sorridendo “sai che non passerà mai alla storia questa cosa vero?” riprese lei poco dopo.

Scorpius alzò le spalle “Non mi interessa, sono qui con te e voglio stare con te. Sarò pure uno stronzo, ma preferisco essere il tuo stronzo.

 

 

 

Qualche anno dopo..

 

“Dai su, forza” urlava una giovane donna dai capelli rossi a due bambine “o perderete il treno e non vogliamo che succeda”.

Dietro di lei un giovane uomo teneva sulle spalle un maschietto, biondo che rideva felice.

“Papà, voglio andare anche io a Hogwarts” ridacchiava indicando le sorelle maggiori.

“Ancora qualche anno e toccherà anche a te e mi raccomando, almeno tu capita in Serpeverde come tuo padre, non farmi sentire solo” disse con un tono di voce abbastanza alto da farsi sentire dalla giovane moglie che lo guardò ridendo.

 

Eh si, dopo eterne lotte con le famiglie erano riusciti a sposarsi. Forse troppo preso quel qualcuno, ma a loro non interessava dell’opinione altrui.

Sapevano tutti e due che era un amore impossibile, eppure avevano lottato affinchè durasse e ora avevano una famiglia.

Ron, il padre di lei, era ancora titubante su tutta quella storia, ma cercava di convincersi che se la figlia era felice, allora la cosa andava bene.

Ma minacciava ancora il ragazzo di giocare a Quidditch con i suoi boccini e usarli come trofeo.

 

Era una relazione strana, ma nonostante tutto era arrivata fino a quel punto.

Si amavano, era stata dura fare ammettere quel sentimento però ce l’avevano fatta.

Erano stati il più grande pettegolezzo della storia di Hogwarts dopo la celebre storia di Zio Harry.

Lui era il solito, lei era la solita ragazza tutta furbizia e libri.

Ma insieme formavano qualcosa di più grande, forse più grande di loro.

 

   
 
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