“Io? Furbizia e tanti Libri”
Lei,
lei era come la madre. Sempre chiusa nella biblioteca della scuola oppure nella
sala comune dei Grifondoro che cuciva dei berretti per gli elfi.
Era
tale e quale a lei, in tutto e per tutto.
Aveva
ereditato i capelli rossi dal padre, ma i riccioli dispettosi erano tutti della
madre.
Quella
sera sfogliava un libro di Antiche Rune, un corso extra al quale si era
iscritta all’ultimo minuto “Più corsi fai, meno problemi avrai ai GUFO” le
aveva detto la madre prima che partisse per il quinto anno di scuola.
E lei aveva cercato di
seguire più corsi possibili, tanto aveva la Giratempo della madre.
“Rosie,
vieni a dormire è tardi” la chiamò una compagna di casa, distraendo la ragazza
dai suoi compiti e dai suoi pensieri.
La ragazza richiuse il
libro riponendo il segnalibro tra le pagine e si alzò, percorse le scale fino
al dormitorio femminile e si mise sotto le coperte
rosse/oro della sua casa a Hogwarts.
Si addormentò serenamente,
non aveva preoccupazioni. La scuola andava bene, non le interessava nessun
ragazzo.
Nessuno, insomma, non era
proprio così. Forse uno c’era. Ma non poteva, non lo
sopportava per principio e poi era irraggiungibile.
Tutte gli correvano dietro
e lui le degnava del suo sguardo gelido solamente se erano alte, bionde e piene
di forme.
Mentre lei era si, una bella ragazza, ma certamente non bionda e il suo
cognome non l’aiutava di certo.
Poi c’era sua cugina
Lily Luna che aveva una lotta perenne
con quel ragazzo, nonostante fosse più piccola di lui di un paio d’anni. E sicuramente non avrebbe approvato quella
sottospecie di cotta che Rose si era presa.
Quindi era un segreto che non aveva confessato a nessuno,
nemmeno al suo diario segreto perché temeva che qualcuno potesse trovarlo e
leggerlo.
Non aveva molta fiducia
negli altri, non aveva imparato a fidarsi nonostante tutto.
Il mattino dopo si svegliò
con una busta sul letto. Sicuramente era della madre che le scriveva
chiedendole come andava la scuola, i voti o il Quidditch.
O il padre che la esortava
a sostenere l’eterna lotta Potter/Weasley vs Malfoy.
Sicuramente uno dei due,
se non entrambi.
E invece quando aprì la lettera non riconobbe la scrittura, i tratti
delicati che indicavano una mano morbida, le “s” accentuate, una grafia che
poteva appartenere un ragazzo.
La lesse in fretta e furia
con il cuore che le batteva all’impazzata.
Un ammiratore segreto? Un
professore che la cercava? Non lo sapeva, ma la risposta arrivò non appena
lesse le ultime righe:
“..non
pensare ai libri, troviamoci alla torre di astronomia stasera alle nove”.
Un
appuntamento. Qualcuno la stava invitando ad uscire? Ma avrebbe violato il coprifuoco ed essendo tale e quale
alla madre il tutto le costava un grande sforzo.
“Chissene frega” pensò ad un certo
punto. Non aveva mai violato nessuna regola, era la migliore del suo corso.
Qualcosa che rovinasse la sua reputazione da perfettina era sicuramente una
benedizione dal cielo.
Ripose
la lettera tra le pagine di uno dei tomi che aveva sul comodino e corse a
prepararsi.
Una
mezz’oretta più tardi Rose aveva raggiunto il tavolo dei Grifondoro e studiava
con attenzione ogni suo componente maschile. Doveva
essere per forza uno della sua casa, doveva sapere per forza la parola d’ordine
ed era stato sufficientemente intelligente per evitare i prefetti e arrivare al
dormitorio femminile.
Guardò
Colin McFarrel, ma no, non poteva essere lui considerando il
fatto che stava tentando di trasformare il suo gufo in una fiala di
Whisky. Poi posò lo sguardo sul fratello di Allison Paciock, figlia del professore di Erbologia e grande amica
di famiglia, ma non poteva essere nemmeno lui.
Studiò
attentamente ogni ragazzo della sua casa, ma nessuno poteva avere i requisiti
per essere il misterioso ammiratore.
Fece
colazione e si alzò guardandosi attorno e riflettendo. Il suo flusso di
pensieri venne interrotto da un coro di fischi che
arrivava dal tavolo dei Serpeverde.
Non
l’avevano mai fatto, perché iniziare quel giorno?
Arrossì
lievemente e si spostò un riccio ribelle dietro all’orecchio, senza degnare di
uno sguardo quei ragazzi. Non le interessavano e sicuramente non potevano
essere così intelligenti da entrare nel suo dormitorio, per questo doveva
essere per forza un Grifondoro.
Risalì
rapidamente le scale ed arrivò all’aula del professor
Flint, per una lezione di incantesimi. Passò tutta la giornata tra aule e
biblioteca come suo solito e il pensiero dell’ammiratore passò
in secondo piano.
Lo
studio veniva prima di tutto, anche dei ragazzi.
Rientrò
nel suo dormitorio dopo un’estenuante lezione di Storia della Magia, sempre
tenuta dal professor Ruf e si buttò sul letto, dando un’occhiata all’orologio.
Ancora
un’ora al suo appuntamento misterioso, eppure era così stanca.
Chiuse
gli occhi, promettendosi di farli solamente riposare e si addormentò. Venne svegliata dal rumore di passi di una compagna che
tornava dall’allenamento della squadra, allenamento che era saltato.
Lanciò un’occhiata all’orologio “Miseriaccia! Dieci minuti” sussurrò,
rimproverandosi.
Scese
dal letto e si diede una sistemata veloce, indossò le scarpe e si diresse verso
la torre di Astronomia.
Il
cuore le batteva all’impazzata, era desiderosa di conoscere il mittente di
quella lettera, ma dall’altra parte era spaventata. Non sapeva chi poteva
aspettarsi, chi poteva mandare lettere così.
Salì
in fretta e furia gli scalini di pietra, inciampando anche un paio di volte.
“Ok
Rosie, calmati e respira, chi potrà mai essere?”
sussurrò rivolta a se stessa mentre saliva l’ultimo scalino della torre.
Alzò
lo sguardo e le si bloccò il respiro. Ogni pensiero
che aveva in testa scomparve, gli occhi color nocciola si spalancarono e la
bocca formò una “o” di stupore.
“Tu..? Sei stato..tu?” chiese al
ragazzo che si trovava di fronte.
Dei
capelli biondi spettinati, le maniche della camicia risvoltati lungo le braccia
pallide, gli occhi color ghiaccio e lo stemma di Serpeverde impresso sulla
cravatta.
Scorpius
Hyperion Malfoy le rivolse un sorriso, compiaciuto dello stupore della ragazza
e annuì “Sorpresa Weasley?” chiese con la sua solita aria sprezzante.
Rose
non riusciva a decifrare quel ragazzo. Le aveva
mandato quella lettera, eppure la trattava come se fosse spazzatura. Non
riusciva nemmeno a capire perché fosse tanto attratta da lui.
Forse
solo per il semplice fatto che ai suoi occhi era proibito ed essendo abituata a
rispettare le regole le sembrava il soggetto perfetto per infrangerle.
Certo
il curriculum di Scorp in fatto di punizioni o che altro era lungo e vasto. Era
il soggetto perfetto appunto, se si voleva intraprendere una carriera di
punizioni e sottrazioni di punti.
“Che vuoi Malfoy? Perché mi hai scritto quella lettera? E come
diamine hai fatto ad entrare nel dormitorio?” la
ragazza lo inondò di domande, confusa, ma allo stesso tempo sollevata. Una parte di lei sperava vivamente che fosse lui il mittente,
anche se la sua parte razionale aveva convenuto che non poteva essere stato
lui.
“Polisucco, per vederti e..te”
rispose senza togliere il ghigno beffardo dalle labbra.
Lui
la voleva? Lui voleva proprio lei?
“E..e cosa ti da la certezza che io voglia te?” chiese lei,
tentando un tono di sfida che non le venne bene.
“Sei qui e questo mi basta, so che speravi che
fosse io. Ti ho vista stamattina a colazione mentre cercavi di capire chi
fosse il mittente. Chi credi che abbia fatto partire i fischi, eh? Non te lo sei chiesto immagino” rispose lui, facendo il giro della
torre per avvicinarsi a lei.
La
sua vicinanza impediva a Rose di pensare, le impediva
di far tutto.
Voleva
restare, ma dall’altra parte sapeva che era sbagliato.
Oh
insomma, non le importava. Era li e non voleva certo
andarsene per un’eterna lotta che nemmeno la riguardava.
Certo,
se suo padre l’avesse scoperto l’avrebbe probabilmente
mandata a Beauxbatons, ma non le importava. In quel momento voleva
semplicemente viversi quel momento.
Infrangere
le regole era piuttosto eccitante no?
Lui
le sfiorò una guancia con il dito ossuto e lei sentì un brivido percorrerle la
spina dorsale. Poi successe tutto in fretta. Sentì la mano di
lui andarle dietro alla nuca, le dita giocare con i ricci ribelli e le
labbra fredde appoggiarsi sulle sue.
La
stava baciando.
No,
non era possibile. Ora si sarebbe svegliata da quel sogno/incubo quello che era
e si sarebbe ripresa. Eppure non successe.
Senti
le sue labbra cercare quelle di lui, un bacio più..esperto
insomma. La lingua di lui cercò quella di lei e
insieme si imbatterono in una danza proibita, che rendeva il tutto molto
eccitante per entrambi.
Poi
le labbra di lui si staccarono e andarono a posarsi
sul collo di lei, sulla clavicola regalandole tanti piccoli baci che lasciavano
spazio a macchiette rosse, alcune più visibili di altre.
Succedeva
tutto così in fretta che nessuno dei due dava cenno di volersi staccare
dall’altro.
Mani
vagavano lungo i corpi di entrambi, respiri affannati e gemiti riempivano
l’atmosfera di quella sera così tranquilla..e
successe.
Non
come lei aveva sognato, non con chi si sarebbe aspettato che succedesse, ma successe.
Qualche
ora dopo lei si svegliò abbracciata a lui, stranamente
non se n’era andato. Indossò la camicia, ancora confusa dall’accaduto.
Lei
lo aveva fatto..con Malfoy? Lei, che aveva la
reputazione della ragazza perfetta.
Non
si riconosceva nemmeno, ma non era minimamente pentita di ciò che aveva fatto.
Si
sedette sui gradini, aspettando che anche lui si svegliasse e non dovette
aspettare molto. Qualche minuto dopo lui aprì gli
occhi azzurri e la guardò, sfoggiando un sorriso diverso da quello precedente.
“Ora
che hai ottenuto quello che volevi sparirai vero?” chiese lei, con lo sguardo
fisso sull’orizzonte, conosceva i ragazzi o meglio
conosceva quelli come Malfoy.
Lui si alzò e in parte si rivestì, si sedette
accanto a lei e scosse la testa, passando una mano tra i capelli biondi “No,
credo di voler restare. Forse
all’inizio non era nei miei piani, ma ora voglio restare nonostante sarò
costretto a combattere contro l’odio della tua famiglia e dovrò lottare contro
la mia affichè non ti facciano del male” sussurrò scuotendo la
testa.
Non disse nient’altro ma a lei bastarono quelle
parole “ehm, scendiamo? Ho delle lezioni da seguire sai?” rise lei, regalandogli un sorriso
radioso.
“Quindi
ora..cosa siamo?” chiese qualche minuto dopo mentre
raggiungevano la sala grande per la colazione.
Lui
in risposta le prese la mano e la strinse. Con sua
grande sorpresa entrarono nella sala dove tutti gli
studenti, professori e fantasmi compresi li fissavano con le bocche spalancate.
Certo,
non era una cosa di tutti i giorni vedere Malfoy mano nella mano
con una ragazza, soprattutto se questa era Grifondoro e una Weasley.
“Sei
impazzito” sussurrò lei sorridendo “sai che non passerà mai alla storia questa cosa vero?” riprese lei poco dopo.
Scorpius
alzò le spalle “Non mi interessa, sono qui con te e
voglio stare con te. Sarò pure uno stronzo, ma preferisco essere il tuo
stronzo.”
Qualche anno dopo..
“Dai
su, forza” urlava una giovane donna dai capelli rossi a due bambine “o
perderete il treno e non vogliamo che succeda”.
Dietro
di lei un giovane uomo teneva sulle spalle un maschietto, biondo che rideva
felice.
“Papà,
voglio andare anche io a Hogwarts” ridacchiava
indicando le sorelle maggiori.
“Ancora
qualche anno e toccherà anche a te e mi raccomando, almeno tu capita in
Serpeverde come tuo padre, non farmi sentire solo” disse con un tono di voce
abbastanza alto da farsi sentire dalla giovane moglie che lo guardò ridendo.
Eh
si, dopo eterne lotte con le famiglie erano riusciti a
sposarsi. Forse troppo preso quel qualcuno, ma a loro non interessava
dell’opinione altrui.
Sapevano
tutti e due che era un amore impossibile, eppure avevano
lottato affinchè durasse e ora avevano una famiglia.
Ron,
il padre di lei, era ancora titubante su tutta quella
storia, ma cercava di convincersi che se la figlia era felice, allora la cosa
andava bene.
Ma
minacciava ancora il ragazzo di giocare a Quidditch con i suoi boccini e usarli
come trofeo.
Era
una relazione strana, ma nonostante tutto era arrivata
fino a quel punto.
Si
amavano, era stata dura fare ammettere quel sentimento però ce
l’avevano fatta.
Erano
stati il più grande pettegolezzo della storia di Hogwarts dopo la celebre storia di Zio Harry.
Lui
era il solito, lei era la solita ragazza tutta furbizia e libri.
Ma
insieme formavano qualcosa di più grande, forse più grande di loro.