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Autore: donapi    24/07/2011    3 recensioni
Questa è una one-shot su Jared Leto.
Un servizio fotografico, un fotografo, un loft nell'East Village.
Fatemi sapere cosa ne pensate, vi aspetto!!!!!
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti... Questa one-shot è nata in seguito ad un articolo che ho letto qualche tempo fa.

Su una rivista pubblicata all’estero si declamavano parecchie informazioni riguardanti Jared e la sua vita.

Tra le tante espresse ce n’è fu una che mi incuriosì così tanto che ho voluto scriverci su qualcosa.

Proverò a spiegare il mio esperimento: Nell’articolo si diceva che al nostro JJ è stato proposto un servizio fotografico su Playgirls, l’articolo recitava anche che il frontman non aveva ancora dato una risposta.

Bene, io non so se sia vero o se sia una semplice bufala, del resto l’articolo era in inglese ed io non capisco sempre tutto ciò che leggo in questa lingua, ma comunque la cosa, vera o falsa, mi ha dato l’ispirazione per questo one-shot che spero gradirete.

Perché voi capiate devo però fare un piccolo prologo.

Jared ha passato il pomeriggio nello studio di  un famoso fotografo. Ha firmato un contratto con una nota rivista femminile, ed il servizio in questione prevede che lui si lasci fotografare come mamma lo ha fatto.

Perciò, il nostro beniamino quando nel pomeriggio arriva allo studio di Playgirls, si denuda, indossa un accappatoio leggero e segue con attenzione le istruzioni di Robert, (Robert è un famoso  fotografo).

Questi da subito non resta immune al fascino del cantante. Lo fotograferà nel corso delle due ore successive con grande professionalità. Ma l’occhio del mestierante, lascia spesso posto a quello dell’uomo, e per l’intera durata del photoshoots, Robert penserà solo ed unicamente ad una cosa: Vuole rivederlo. Vuole attirarlo a casa sua con una scusa. Vuole chiedergli una cosa...

Ora però, ha bisogno di un motivo valido per far sì che il suo piano riesca... 

Ma cosa dirgli perché possa indurlo ad andare nel suo appartamento al 43esimo piano dell’East Village?

 

Jared si rimette l’accappatoio, hanno appena terminato. Robert sta sistemando sul tavolo da lavoro la sua fiammante ultramoderna macchina fotografica, mentre l’improvvisato modello si ferma accanto a lui per salutarlo.

“Grazie Robert è stato un piacere conoscerti e lavorare con te”.

Robert gli sorride e ricambia il saluto stringendogli la mano.

“Il piacere è stato mio, grazie a te”.

Quando le mani si staccano, Jared sembra un po’ impacciato, e per fingere una certa disinvoltura  infila velocemente la mano in tasca. Ma qualcosa lo trattiene. Invece di voltarsi e andarsene via abbassa il mento come se fosse imbarazzato e si massaggia il collo sbirciando il fotografo con la coda dell’occhio. Robert non capisce cosa abbia, ma non dice nulla.

“Sai mi stavo chiedendo se non potessi avere una copia dei provini, sì sai... li utilizzerei per i miei video... ho un sacco di lavoro arretrato... quindi... per me, sarebbero davvero utili... Naturalmente se per te non è un problema”.

Robert volta il viso così da poterlo avere a poche meno di qualche centimetro dal naso, poi rimane per qualche istante a fissarlo socchiudendo istintivamente gli occhi. Ecco perché gli appariva così in difficoltà... ha bisogno di avere quei provini... Bene...  Questa è una fortuita opportunità. Un leggero sorriso impertinente gli disegna le labbra. Jared si discosta quanto basta per non sentirsi ancor più a disagio.

“Non c’è alcuna problema. Perché non ci vediamo questa sera a casa mia, magari mangiamo una cosa insieme e prendi i provini dell’intero servizio, e se vuoi, puoi avere anche quelli di prova”.

“Perfetto”.

Jared è raggiante. E sembra essersi anche rilassato.

“Grazie Robert. Allora a stasera, però devi darmi in tuo indirizzo”.

Aggiunge fissandolo in un modo che Robert trova davvero irresistibile.

Il fotografo gli tende nuovamente la mano con espressione rapace. Jared intreccia le sue dita con una certa reticenza.

“A questa sera Jared, abito nell’East Village. Ci vediamo alle nove”.

 

 

 

 

 

 

Photo shoot

 

 

 

 

“Grazie Robert... e naturalmente se posso fare qualcosa per te, non devi far altro che chiedere, ti sono davvero riconoscente per questa, non hai idea del favore che mi hai fatto”.

Afferma con entusiasmo agitando una piccola scatolina nera.

Robert è seduto sul divano a poche meno di un paio metri da lui. Hanno appena finito di cenare ed ora, lo sta osservando in silenzio mentre continua a sorseggiare la sua birra con estrema calma. Il loft dove si trovano, è immerso nella semi oscurità. Solo pochi e sapienti punti luce distribuiti qua e là, insieme allo spettacolo di una città che dalla parete a vetri, rimanda una vista davvero surreale.

I grattacieli, più simili ad enormi giganti di cemento, troneggiano su invisibili strade buie e tentacolari. E nel miracoloso incanto che preserva dal caos che ringhia sotto i loro piedi, grazie ai loro minuscoli occhi accesi, sembrano spiarli...  

Attraverso quel vetro, se lo osservi attentamente, quei piccoli bagliori sembrano possedere la forza di richiamarti a sé.  Jared li segue ammirato come ne fosse ipnotizzato.

Sta pensando alla quiete che quel posto possiede. Alla frenesia annegata sotto i loro piedi e da cui l’appartamento preserva, ed anche al fatto che questa, sia davvero una gran bella sera. Ma del resto tutte le notti di questa città sono fantastiche come questa... Anche se questa... sembra  diversa dalle altre...

Lo avverte sottopelle... L’estremità pungente e amara che traspare dalla liquidità stabile di questa stanza... E l’aria... L’aria che fluttua leggera e inconsistente. Da prima effimera, quasi irreale, poi via, via sempre più densa. Come un impalpabile creatura che prende vita e forma. O una fragranza polposa che rivela effluvi mai sentiti prima. Ma poi, un attimo dopo, se l’annusi intensamente, se ti lasci andare interamente... sotto quella coltre, potrai scoprire sentori assai familiari...

L'odore del bosco muschiato all’imbrunire... o corpi che rilasciano la loro essenza dopo una lunga doccia calda... o ancora quello del sesso e del sudore che si divora nel sedile posteriore di una macchina...

 

Robert beve un altro sorso e appoggia la bottiglia sulle cosce senza staccare mai il suo sguardo. Jared ancora fermo al centro della stanza, con la sua bottiglia in mano, è in attesa che l’altro gli risponda. Gli vede dischiude le labbra, ma all’improvviso sembra  ripensarci; forse ha paura, o forse si diverte solo a metterlo a disagio. Ma quel silenzio, ora inizia davvero a stargli stretto. Cosa c’è che non va? Perché continua a fissarlo in quel modo senza dire niente?

Robert continua a bere beandosi del suo disagio, fingendo indifferenza davanti all’espressione spazientita del suo ospite. Infine, probabilmente incoraggiato da quell’ulteriore dosa alcolica, lo fissa e socchiudendo gli occhi dice.

“In realtà c’è una cosa che potresti fare”.

“Cosa?”.

Gli domanda con entusiasmo smorzato.

“Spogliati”.

Se prima si sentiva in imbarazzo, ora non sa più cosa pensare. Sì perché quella richiesta arriva con una naturalezza tale che Jared per un attimo crede di aver capito male, anche se è solo un attimo.

“Cosa?!”.

Tossisce. Si è quasi strozzato visto che stava bevendo un sorso in quel momento. Si ripulisce le labbra con il dorso della mano, incerto di aver capito bene.

Ora se ne sta fermo con gli occhi fissi e sgranati nella speranza che venga chiarito al più presto quello strano quanto inopportuno scambio. Ma Robert rincara la dose intenzionato a non concedergli alcuna tregua.

“Questo è quello che puoi fare per me... Vorrei che ti spogliassi lì dove sei. Davanti a me. Ma... vorrei che lo facessi lentamente, perché voglio guardarti... e non perdere neanche un dettaglio”.

“Perché?”.

Domanda irritato, aprendo ancor di più gli occhi e le braccia per enfatizzare la sua perplessità.

“Perché è una cosa che desidero. Mi hai chiesto cosa potessi fare ed io te l’ho sto dicendo”.

E sorridendo in maniera languida aggiunge.

“Non è poi così difficile, non credi?”.

“Robert... io... io non vorrei che tu possa aver frainteso, io...”.

“Non ho frainteso niente, sta’ tranquillo”.

Spiega interrompendolo e scostando le schiena in avanti per osservarlo meglio.

“Sta’ tranquillo”.

Ripete sfiorandosi le labbra con il polpastrello.

“Non ti costringerò a fare niente che tu non voglia. Io... desidero solo guardarti”.

Accavalla le gambe.

“Oggi nel mio studio non ho fatto altro che fotografarti comportandomi da vero professionista. Sono stato attento, concentrato, appagato alla sola idea di svolgere il  lavoro che tanto amo...”.

Si ferma sogghignando tra sé quando legge lo sgomento sul volto del suo incantevole modello.

“Sono stato bravo Jared, e l’ho fatto bene. Un ottimo strumento che ti frutterà parecchi soldi. Anzi...”.

Rincara abbassando leggermente il volto.

“Oserei dire quasi impeccabile. E questo... non puoi negarlo”.

Jared è senza parole. Non sa cosa dire, ne, come uscire da quella situazione. Ma poi un attimo dopo quando vede Robert sollevarsi e fare qualche passo verso di lui, smette anche di respirare. Il  fotografo si ferma ad un metro abbondante da lui. Anche se la cosa non lo rassicura affatto, ed ancor meno lo sguardo sempre più sfacciato che gli punta.  

Il più anziano abbassa il mento trattenendo una smorfia simile ad un sorriso. Poi quando rialza gli occhi, Jared vede perfettamente quel ghigno palesarsi forte e chiaro in tutta la sua perfida potenza.  

“Ora che posso farlo...”.

Dice con ironia evidente azzerando il poco spazio che ancora li divide con la bottiglia che batte ad ogni passo su di un fianco.

“Vorrei guardarti... senza preoccuparmi di nessuno. Oggi quando scattavo quelle foto non facevo altro che alenare questo istante”.

Jared abbassa il viso sbuffando. Inizia a scrutare intensamente il pavimento come se da lì potesse arrivare una via di fuga del tutto irrazionale. Sa che non c’è alcun pericolo, e che potrebbe ridargli tutto e mandarlo al diavolo. Del resto cosa accadrebbe di così terribile se lo facesse... se se ne andasse... Ma...

Qualcosa simile ad una latente e inspiegabile curiosità, lo attrae come nient’altro al mondo. Quando risponde lo fa senza vagliare altre possibilità. Solo il frutto stillato da un impulso che non sa comprendere.

“Va bene, se è questo quello che vuoi penso di poterlo fare”.

Un angolo delle labbra di Robert si piega verso l’alto. Ha ottenuta quello che voleva. Ha vinto.

Si volta insieme al suo ghigno da trionfatore e torna sul divano. Anche se prima di sedersi dà una tirata al cavallo del pantalone. La cosa a quanto pare ha iniziato ad eccitarlo.

Beve un’altro sorso, e si sistema più comodamente allargando le braccia lungo il bordo dello schienale per  godersi lo spettacolo... Ora il divertimento può iniziare...

Jared poggia la sua birra a terra, a poco meno di una spanna dai suoi piedi. Quando si rialza rimane immobile ed attende un tempo che fa quasi pensare all’altro che ci abbia ripensato. Ma poi, prima che il timore si impossessi definitivamente dell’espressione del suo spettatore, Jared sposta una mano verso la prima asola, e con estrema lentezza inizia a liberare il primo bottone senza abbassare mai lo sguardo. E’ arrivato già al terzo, e ce ne sono solo altri due...

Quando libera l’ultima asola, i lembi si aprono ai due lati del busto, ed il led della parete laterale che prima  illuminava un pezzo di stoffa bianca della sua camicia, s’infrange sulla pelle appena abbronzata dell’addome.

La camicia cade a terra provocando un leggero fruscio. Il fotografo deglutisce impercettibilmente mentre gli occhi restano incollati a quell’indumento per alcuni istanti. Che strano, ma è come se avesse bisogno di concentrarsi anche su questi piccoli e inutili dettagli. Ora che la vede lì abbandonata a terra come un fazzoletto lasciato al suo destino, prova una strana sensazione che si fonde al rimescolamento che sente nello stomaco.

Ma le mani di Jared hanno il potere di catturare ogni attenzione. Le dita ora sono arrivate al bordo del pantalone.

Le vede muoversi con estrema cura, tanto che a tratti sembra quasi che rallentino quasi volessero fermarsi. C’è forse una certa insicurezza? Ci ha forse ripensato? O lo ha semplicemente preso in giro? E magari, adesso, si fermerà del tutto per dirgli che non può più andare avanti. Oppure... e più semplicemente... lo sta facendo apposta.  

“Prendila con calma, non abbiamo fretta”.

Propone nel tentativo di tranquillizzarlo leccandosi le labbra in un eccesso di eccitazione e nervosismo che gli fa accavallare le gambe e sistemarsi meglio contro lo schienale.

Diamine non riesce a trovare una posizione comoda.

“Lo sto facendo”.

Risponde serafico il ragazzo mentre fa passare il bottone attraverso l’asola del pantalone a conferma di ciò che ha appena detto. No... decisamente non ci sta ripensando...

Quando afferra il carrello della zip, e lentamente la fa scorrere verso il basso, Robert si rende conto di avere le labbra semiaperte. Cerca di riprendersi passandoci sopra il dorso della mano dove appare una scia umida di saliva che pulisce velocemente sopra il pantalone. Accidenti, sta sbavando!

Un  po’ se ne vergogna, ma poi un secondo dopo quando Jay infila le dita dentro il bordo ed  inizia ad intravvedersi la striscia di pelle che solitamente viene nascosta anche dai pantaloni più succinti, Robert si ritrova a ricomporre nuovamente la sua bocca.  

Dio del cielo! E’ una visione...

L’improvvisato spogliarellista afferra con fermezza entrambi i lati del jeans aperto e lo fa scorrere pian piano verso il basso. S’intravede l’intimo: è scuro, è aderente... e lo fascia in maniera spudorata.

E’bellissimo...

Robert si stropiccia il viso, e continua a guardare avidamente.

I muscoli inguinali sono leggermente illuminati dal led che disegna ombre sull’addome liscio e tonico. Robert riesce a scorgere la compattezza delle due fasce che scorrono fino a sparire al di sotto della stoffa. Freme alla sola idea di ciò che sta per rivelargli. Ma Jared si ferma facendolo dannare ed imprecare contro l’ingiustizia di quella privazione.

”Va bene così? o vuoi che lo faccia ancora più lentamente”.

Domanda con incredibile candore mentre Robert rialza gli occhi sul suo viso con la bocca ancora aperta e sul punto di sbraitare. Però si trattiene... Non vuole sbraitare, ne tantomeno agitarsi, anche se... agitato lo è eccome. Anzi, lo è terribilmente. La qual cosa disgraziatamente non viene celata dal tono della voce.

“Certo, è... è perfetto così, continua... ti prego”.

Dio, lo sapeva che avrebbe fatto la figura dello scemo. Che cos’era quel tono stridulo da vergine in calore che gli è uscito!

Al fotografo non sfugge l’ilarità che ha provocato sul viso del suo ospite, ma infondo non gli importa, lui vuole solo guardarlo e goderne quanto più possibile. E se deve fare la figura del maniaco per soddisfare questa voglia, poco importa.

Ma ora Jared non sorride più, lasciando solo spazio ad uno sguardo colmo di lussuria che lo sfida fissandolo con quei suoi occhi languidi e sfacciati. A quanto pare questa cosa inizia a piacere anche a lui...

Ha cominciato a far scorrere lentamente il pantalone sulle cosce. Ci mette qualche secondo ad arrivargli alle caviglie, ed alla fine, visto che non si tratta di un tipo stoffa che cede appena viene mollata, deve accompagnarlo. Del resto quei pantaloni erano terribilmente stretti...

Robert smette di respirare finché non li vede toccare il pavimento. Ed ancora dopo, quando gli vede  sollevare un piede con estrema grazia e calciarli via.

Non  indossa calzini, fa caldo, è estate, e le scarpe erano solo delle infradito comode e in auge in questo periodo a Los Angeles e che aveva già preventivamente accantonato in un angolo insieme a tutto il resto...

Ora, vestito solo di quell’ultimo indumento, ai suoi occhi, appare come la più affascinante e letale creatura che abbia mai messo piede in quell’appartamento. Una creatura che si staglia di fronte a lui a pochissima distanza. Da lui e dal suo corpo stravaccato sul divano. Quel divano incredibilmente comodo, quel divano che lui stesso ha ordinato sei mesi prima. Costosissimo. Fatto fare appositamente come lui lo desiderava. Strati di ergolattex che si adattano alle forme del corpo, scheletro in betulla assemblato in modo tale che duri tutta una vita; già, è così che gli aveva detto l’addetto vendita quando lo aveva ordinato:

Non si pentirà di averlo acquistato Signore, questo divano le durerà una vita, parola di boyschout”.

Ma ora tutti quei soldi gli sembra di averli buttati giù dalla finestra. No. Non è affatto comodo quell’antro rivestito d’alcantara,  anzi, a dirla tutta, gli sembra d’essere seduto su un vespaio...

Nella penombra ambrata della sua casa Newyorchese c’è un bellissimo ragazzo seminudo. E quel ragazzo all’apparenza mite che possiede invero le sembianze di un angelo divoratore, sembra sentirsi estremamente a proprio agio. Mentre lui, sembra sentirsi estremamente scomodo...

Beve un’altro sorso nel tentativo di spezzare la tensione. Si era quasi dimenticato di avere ancora lì la sua bottiglia che penzolava tra il pollice e l’indice della sua mano, ed ora, non è più neanche ghiacciata... La sua gola arde, e quella dannata birra non è più di alcuna utilità...!

Jared infila un paio di dita di ogni mano all’interno dell’elastico, le fa scorrere per qualche centimetro allontanando la stoffa dalla pelle. Robert riesce a scorgere i muscoli inguinali, quelli che ancora non si vedevano.

Beve un altro sorso, anche se oramai è praticamente calda...

“Toglili”.

Suona quasi come un ordine. Ora che lo ha sentito risuonare dentro le sue orecchie teme con terrore che possa arrivare all’altro come un’imposizione che lo farà desistere.

Ma per fortuna Jared torna a sorridere, e Robert pensa ancora una volta quanto tutta questa storia stia capovolgendo i ruoli.

È lui adesso quello che si diverte? Ed è ancora lui quello che ha sempre manovrato i fili del teatrino?

Però questo non è il momento di pensarci. Non ora, mentre assiste a bocca aperta alla meraviglia di un corpo che si mostra senza alcuna remora. No davvero...

La stoffa si discosta maggiormente. Il movimento questo volta scopre una porzione maggiore di epidermide, proprio lì, dove i peli pubici iniziano ad intravedersi tra le ombre delle luci calde delle applique che li riscaldano donandogli intricanti striature rosse...

Dio... sta succedendo davvero...

Pinza il cotone da entrambi i lati e lo fa scivolare con maestria lungo le cosce...

I piedi si sollevano e l’intimo viene calciato via accanto a tutto il resto...

Robert ha seguito l’intera operazione inclinando il busto in avanti senza neanche rendersene conto. Ha gli avambracci poggiati alle ginocchia, il che, gli ha fatto guadagnare si è no una quindicina di centimetri di vicinanza.

Il cantante rimane fermo là dov’è. È quasi una statua. Immobile, nudo, bellissimo, con le braccia distese lungo i fianchi e una staticità tale che per un attimo Robert crede sia diventato di sale. Come se un ingiusto sortilegio glielo avesse portato via proprio sul più bello.

Se non fosse per quel lievissimo sospiro che gli dischiude deliziosamente le labbra, penserebbe che i malefici esistono realmente.

Ma Robert non osa dire nulla, lo guarda e basta, anzi, lo ammira. Lo scruta e scatta fotografie mentali facendo scorrere i suoi occhi grati su ogni singolo millimetro di quella pelle calda, di quei muscoli perfetti, di quell’armonia cromatica e impertinente che desidera più di qualsiasi altra cosa al mondo.

Un attimo dopo, preda di un formicolio che lo pervade dalla testa ai piedi, si alza e lo raggiunge.

Occhi dentro occhi.

Jared non mostra alcuna espressione. È in attesa. Sembra fidarsi nella sua tranquilla perfezione

quando Robert inizia a camminargli intorno. Ora è alle sue spalle dove ci rimane un po’.  

Nella stanza c’è un silenzio tale che Jared può percepire il fruscio del pantalone che si muove ad ogni passo. Aspetta di sentire anche una mano, immagina che Robert lo toccherà. Probabilmente il desiderio di farlo gli spingerà le dita verso la sua pelle.

Ma Robert si limita a girargli intorno senza osare oltre, ed ora lo fronteggia nuovamente.

“Vorrei baciarti”.

Gli dice come se fosse la cosa più normale al mondo, mostrando due pupille dilatate che seguono guizzanti ogni più labile dettaglio.

Jared non risponde. Robert lo lascia riflettere, non vuole forzare troppo la mano. Così fa un altro giro per prendere tempo.

Si sente ancora il fruscio del pantalone che segue i movimenti delle scarpe. Solo quello. Nient’altro. Il silenzio è totale come la notte che attraversa la parete a vetri.

“Vorrei baciarti”.

Chiede nuovamente quando finisce quando incontra il suoi bellissimi occhi ardenti.  

Jared sgrana impercettibilmente le pupille, soffia fuori un sospiro e solo dopo dice.

“Cos’altro mi chiederai dopo Robert?”.

Robert dal canto suo socchiude gli occhi e sorride di rimando ispessendo le pieghe ai lati delle labbra che mostrano l’epilogo di un gioco ormai giunto al termine.

“Solo quello che vorrai concedermi”.

 

 

 

N.d.A. Spero che vi sia piaciuta, il resto ve lo lascio immaginare. Ma, se a qualcuno interessa come io descriverei la successione dei fatti, non ha che da chiederlo. E naturalmente se ne avete voglia e tempo mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.

Grazie a tutti alla prossima pubblicazione.

Image and video hosting by TinyPic Un piccolo regalo, spero vi piaccia
   
 
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