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Autore: Luli87    24/07/2011    9 recensioni
Qualcuno si aspettava che io parlassi delle vacanze tanto meritate dai nostri eroi dopo le mie scorse long-fic? Sbagliato!! Eccoci ad un'altra avventura! Niente russi? Niente pagliacci assassini? Vedremo!
Tutto parte da "Diamanti"... pronte? Si parte! Buona lettura!
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
“Un insolito disordine”
 
Ore 9.40
L’auto di Rick sfrecciava tra le strade di New York il più velocemente possibile; lo scrittore evitò per un pelo le macchine parcheggiate in doppia fila e schivò per poco due pedoni sulle strisce.
Tornato al parcheggio vicino al condominio di Kate, lo spettacolo che si mostrò ai suoi occhi fu davvero angosciante, tanto che scese dall’auto lasciandola accesa nel bel mezzo della strada.
La macchina di Kate era stata distrutta: finestrini rotti, specchietti a terra, baule aperto e completamente scassato e, all’interno, i sedili erano stati tagliati.
La porta d’ingresso del condominio era spalancata e Castle ebbe un tuffo al cuore.
Corse per le scale, fino a fermarsi a bocca aperta davanti alla porta dell’appartamento di Kate: rotta anche quella. Sembrava che qualcuno le avesse dato un calcio, per buttarla giù.
E, all’interno, un vero disordine.
Cuscini del divano strappati e ribaltati, armadi e cassetti aperti e svuotati, tutti gli oggetti a terra, sparsi e frantumati. Anche il computer a pezzi, irreparabile. In cucina lo stesso disordine, così come per il bagno e la camera degli ospiti.
Lo spettacolo che più lo fece rabbrividire, però, fu quello che gli si mostrò nella camera da letto: tutti i suoi amati cuscini completamente lacerati, strappati, e i peluche che aveva comprato per il suo bambino, rotti e svuotati. Cotone ovunque.
Fece un passo e calpestò un pezzo di stoffa.
Solo un brandello di stracci? No. Un pezzo del suo cuore.
Lo raccolse: una parte del corpicino di un orsacchiotto.
Ricordò il momento esatto in cui l’aveva regalato a Kate.
Era stata dimessa dall’ospedale da pochi giorni, quando una mattina Rick aveva deciso di andare a comprare delle ciambelle per colazione. Nella vetrina di un negozio di giocattoli aveva visto un enorme peluche bianco, un orsacchiotto, con un naso rosso a forma di cuore.
“E questo non è troppo grande?” gli aveva chiesto lei, quando l’aveva visto comparire con quell’enorme  peluche in mano. “Non dirmi che si è mangiato lui le mie ciambelle, perché ho davvero fame!” aveva detto, ridendo.
“Lo trovi esagerato? Ma guarda, ha anche il naso a cuoricino!” le aveva risposto con aria innocente, pur sapendo di aver comprato un pupazzo più grande della culla, dopo averglielo messo in braccio e aver indicato il cuore rosso al posto del solito naso nero, “Pensa, aveva così fame…Mi ha fatto dei segni dalla vetrina in cui l’ho visto. Ho dovuto adottarlo, non ho resistito. Poi nel tragitto fino a qui ha divorato tutte le mie ciambelle. Ho salvato le tue però!” le rispose lui, alzando un sacchetto pieno di dolci.
Un profumo irresistibile.
“Oh Rick  è adorabile!” aveva risposto lei con un sorriso semplice , appoggiando il peluche e alzandosi per poi  avvicinarsi a Rick e dargli un bacio sulle labbra.
“Grazie!”
Castle si passò una mano sulla fronte, tremando.
La sua Kate.
Quel magnifico sorriso.
Il suo sguardò torno sul brandello di peluche che stringeva tra le mani.
Il suo bambino.
Voleva davvero piangere.
Prese il cellulare e compose il numero di Esposito.
“Castle, Kate ha ancora il cellulare spento.” rispose quello.
“Esposito, venite immediatamente qui. E fai venire anche la scientifica.”
“Merda. Beckett? PARLA! Cos’è successo?” esclamò Javier, facendo un cenno a Ryan, al suo fianco, per richiamare l’attenzione del collega.
“E’… è tutto un caos! Sembra sia passato un treno in questo appartamento, ma Kate non è qui. Fate in fretta, ti prego.”
A quel “fai in fretta” Esposito era già al volante dell’auto, e il collega aveva già avvertito la scientifica.
 
Nel frattempo, poco lontano, nella stanza di un motel, Tom aveva posato delicatamente Kate sul letto e si era seduto accanto. Ancora dolorante, soffriva per la ferita, ma sapeva di poter resistere ancora qualche ora. O almeno ci sperava.
Aprì la giacca e vide sulla propria camicia che la macchia di sangue si stava allargando ancora: no, non poteva aspettare, doveva fare in fretta.
Non voleva abbandonare Kate così, da sola, ma doveva farsi medicare, di questo era sicuro.
La osservò, in tutta la sua innocenza e bellezza.
A pancia in su, con le gambe leggermente piegate da una parte, un braccio lungo un fianco e un braccio piegato vicino alla testa. I lunghi capelli leggermente mossi le incorniciavano il volto per poi sparpagliarsi sul cuscino, disordinatamente.
Sembrava una bambina.
Splendida, delicata, così semplice ma allo stesso tempo così perfetta.
Tom era incantato da quella visione.
Le sfiorò i capelli e fece scorrere il suo dito sul volto della donna, fino a fermarsi sulle labbra.
Un tempo, quelle labbra erano sue.
Quante volte le aveva baciate, rubate, assaggiate, prese alla sprovvista?
E Dio solo sa quanto le rivolesse di nuovo.
“Non ti farò del male Kate, ma dovevo farlo... Avevo bisogno di te. Forse un giorno mi capirai.” Le sussurrò.
Le prese una mano e se la portò alla bocca, baciandola delicatamente.
Poi prese le manette e le legò il polso alla ringhiera del letto.
Infine, si alzò e prese le chiavi dell’auto.
“Torno presto, non svegliarti prima del mio rientro amore mio…” sussurrò di nuovo, chiudendo la porta.
In cuor suo, sperava che il sedativo somministratole la mattina stessa nel suo appartamento continuasse ad esercitare un effetto almeno per altri giorni interi, per potersi godere quella magnifica visione.
Ma la situazione in cui si era venuto a trovare era molto pericolosa: doveva davvero fare in fretta.
  
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