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Autore: Kate_88    24/07/2011    12 recensioni
Tutti avevano giocato con le vite delle guerriere e di Mamoru; tutti avevano osato e fallito perchè loro anche dopo l'ultima battaglia erano vivi. Non c'erano più nemici d'affrontare, solo la grande attesa prima della glaciazione, verso quel futuro che già conoscevano, eppure nel momento in cui Chibiusa aveva varcato la soglia del tempo più volte, nel momento in cui ognuna di loro aveva rinunciato a vivere in favore di un destino già scritto, questo era cambiato.
Davanti a loro si presentava adesso la prova più grande: affrontare una vita normale. Ci sarebbero riuscite?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Usagi/Bunny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Piccoli avvertimenti: Eventuali ripetizioni sono messe apposta per calcare proprio sul significato del capitolo. È una mia scelta "stilistica" opinabile o meno.
Un'altra cosa: come detto avrei seguito il manga e così farò, e come detto vi avrei avvertiti nel caso avessi toccato qualcosa dell'anime. Ecco, in questo capitolo verrà fatto riferimento ad una persona viva nell'anime.
Ah! Il capitolo è stato scritto in parte con pezzi di carta di fortuna, quindi avrò premura di revisionarlo a breve. Perdonate se ci sono errori XD


 



Normali

 

Se chiudi gli occhi e ti senti normale, non pensare che qualcosa non va, semplicemente stai viaggiando insieme a tanti altri.

 

 

L'aria calda dell'estate non sembrava più la stessa dopo la battaglia e la prima giornata al mare non era entusiasmante come realmente si aspettavano.

C'era qualcosa di diverso nell'aria, come se quella normalità tutto ad un tratto fosse troppa e pressante.

I compiti in classe, gli esami, le paranoie sui vestiti da scegliere e le scelte per il futuro: tutto era normale. Troppo.

La realtà non abbracciava più la fantasia e la sensazione che tutto fosse stato un sogno non era poi così lontana, anzi la vivevano a pelle.

Faceva caldo come avrebbe dovuto, le stagioni continuavano ad alternarsi e non c'erano ripensamenti nelle previsioni meteorologiche: nessun segno della glaciazione.

Si ripetevano che forse era troppo presto e che forse era il momento di fare un passo e camminare in direzione di un futuro più tranquillo, almeno fino a quando il destino l'avrebbe permesso.

Erano anni che non vivevano attimi di pace, forse dovevano solo abituarsi fino a che Usagi non avrebbe agitato lo scettro, mettendo tutti a dormire, salvandoli dal gelo.

Questo era il loro destino.

Una trama fitta e semplice la loro, fatta di stasi, lotte ed un solo amore.

L'amore.

Tutte si domandavano se potevano azzardare un sorriso ed aprire il cuore prima del gelo; avevano paura che tutto cambiasse e non potevano più chiedere nulla al futuro perché Sailor Pluto, con l'ultimo barlume di potere, aveva chiuso definitivamente il collegamento tra i due tempi: adesso ognuno aveva il suo presente.

Erano mesi che nessuno urlava al cielo per ricevere il benestare del proprio pianeta: la battaglia con Galaxia aveva cancellato tutto ed erano rimasti solo i ricordi.

 

Ami continuava a guardare la pagina del libro da ore, senza mai voltarla, senza mai concentrarsi realmente nonostante gli esami fossero alle porte.

Un tempo avrebbe gioito di quell'evento, stretto una penna tra le dita, inforcato gli occhiali e si sarebbe chiusa nel suo piccolo mondo senza uscire di casa per avere il massimo dei voti.

Il presente era ben diverso.

Osservava le lancette dell'orologio domandandosi quand'è che il tempo si sarebbe fermato per donarle un po' di concentrazione.

Lei che un tempo bacchettava le altre se non studiavano, adesso voleva solo fare un tuffo in piscina e godere dell'odore del cloro e dell'acqua sulla sua pelle.

Il mare in una stanza, così definiva quell'ambiente, con l'acqua trattata e la temperatura regolabile.

Iniziò a far dondolare la matita ferma sul labbro superiore, bloccata grazie alla pressione del labbro verso il naso, guardando il soffitto per non farla cadere, sudando per il caldo estivo.

Non si aspettava il sudore sulla pelle, bensì il gelo, il ghiaccio che tanto anelava nel cuore.

La glaciazione non le sarebbe dispiaciuta.

Di nascosto ci aveva provato: aveva urlato a Mercurio, chiedendogli il potere senza ottenere uno stralcio di risposta.

Mercurio.

Da tempo desiderava il respiro di quel Dio sulla pelle.

Il telefono squillò, interrompendo i pensieri e desideri che si stavano trasformando in un piacevole riposo.

« Ami sei tu? »

« Rei dimmi. Stavo studiando »

La voce di Rei era agitata, come se una catastrofe stesse accadendo proprio fuori la finestra del suo tempio.

« Dicono alla tv che nei prossimi giorni si abbasseranno le temperature. Qualche grado ma forse è bene iniziare a preoccuparsi »

« Mah. Sinceramente credo che sia solo un leggero abbassamento dovuto alla pioggia dell'altro giorno. Davvero, non dobbiamo preoccuparci. La situazione è in stasi » seguì una pausa nella quale Ami chiuse gli occhi ed in un sussurro rivelò « Se fosse diversa me ne sarei accorta »

Rei dall'altra parte del telefono mugugnò, annuendo a quel sussurro, attaccando il telefono dopo un Ciao mangiato sulle labbra.

 

Hotaru si era chiusa in camera, aveva girato la chiave ed ignorava la voce di Michiru che la chiamava per andare a scuola mentre Haruka le attendeva in macchina con il motore già acceso.

Fissava il suo riflesso nello specchio della sua stanza, rigirava le mani nei capelli, spettinando quella chioma dai riflessi violacei che lasciavano spiccare il colorito pallido del volto, come fosse perennemente accompagnata dalla morte.

Aveva indossato la divisa delle scuole elementare con la gonna blu e la camicia bianca a maniche corte, aveva sistemato il fiocco rosso e da brava bambina aveva infilato i calzettoni senza indossare le scarpe che avrebbe messo uscendo da casa.

Michiru, vestita con un tailleur per un colloquio presso l'auditorium di Tokyo, attendeva la ragazzina fuori la camera, chiamandola ripetutamente.

« Hotaru stai bene? Apri che farai tardi. Che succede? »

Davanti allo specchio, Hotaru continuava a smuovere i capelli finché non formò una coda alta, senza legarla.

Sorrise e si vide diversa allo specchio, con una luce che si oscurava se incorniciata dalla massa di capelli scuri.

Forse era solo una fissazione ma riteneva la sua chioma come l'emblema di Saturno, come la distruzione che un tempo poteva causare agitando semplicemente il suo Silence Glaive.

Anche se il potere le mancava, anche se aveva pianto quando si era accorta che il ritorno alla vita significava la perdita di quella semplice trasformazione, ad Hotaru la normalità piaceva particolarmente nonostante portasse nel cuore l'assenza di Chibiusa.

« Hotaru esci! Se faccio tardi mi arrabbio! »

Seguì qualche attimo di silenzio a quella richiesta, poi Hotaru aprì la porta reggendo con una mano la coda alta.

« Vorrei legare i capelli »

Michiru inizialmente non capì e squadrò la ragazzina più volte prima di concederle un sorriso elegante ed annuire.

Hotaru sedette davanti alla scrivania e con una spazzola Michiru iniziò a sistemarle i capelli, legandoli con un laccio lilla.

« È Successo qualcosa? »

« Nulla in particolare »

« Bugiarda »

« A scuola dicono che sembro cupa e triste. È colpa dei capelli e di quello che ero. Con Chibiusa era differente ma... »

« Ma Setsuna ha chiuso i collegamenti »

« La odio » Hotaru assottigliò gli occhi, trattenendo le lacrime frutto della sua sensibilità.

« Era necessario e la rivedrai, lo sai. È successo altro? »

Michiru manteneva un tono di voce delicato mentre stringeva la coda che grazie ai capelli non eccessivamente lunghi, non prendeva la classica forma bensì restava sospesa, con un alcune ciocche che ricadevano in avanti e la frangia spostata un po' di lato.

Era bastato un colpo di spazzola ed Hotaru si sentiva già diversa.

« Vorrei andare da Papà »

« Ci sta aspettando in macchina »

« Io mi riferisco al mio verò papà » e Michiru rimase in silenzio, limitandosi ad annuire ed avvertendo una sensazione spiacevole nel cuore.

 

Minako e Makoto se ne stavano sdraiate sul balcone dell'appartamento della seconda, con un bikini, un paio d'occhiali da sole ed un telo dove erano poggiate.

L'estate significava sole e divertimento e se per ora non era prevista nessuna glaciazione, la pelle abbronzata era l'ideale per sentirsi normali.

Makoto aveva sciolto i capelli e si era resa conto di quanto i capelli mossi fossero adatti al suo fisico, rendendola più bella e donna, svestendo i panni da ragazzina; Minako aveva sfoltito la frangia e l'aveva portata di lato, sentendosi più carina grazie a quel piccolo cambiamento.

Il sole bruciava sulla pelle candida delle ragazze che sudavano a causa di quella temperatura nel primo pomeriggio.

« Fa caldo »

« Già. Senti Mina, secondo te come sarà il futuro? »

« Perfetto »

« Ami Usagi, vero? »

« È la mia principessa »

« E se il passato ed il futuro non contassero? »

« Voglio bene ad Usagi. Mi piace e sono triste per lei. È vero, noi sappiamo che ne futuro saremo al suo fianco come guardiane, che la proteggeremo ma non sappiamo realmente se avremo altro a parte questo. Lei invece? Sa che si sposerà, sa che avrà una figlia e basta e cosa le resta? Lei sa già tutto. Conosce tutto quello che una donna normale desidera avere, per la quale lavora una vita. Lei non avrà sorprese da nulla e non sarà agitata il giorno del matrimonio perché sa che Mamoru sarà lì e dirà di si. »

Makoto annuì alzandosi dal telo, smuovendo i capelli e sospirando.

« Non mi piace troppo il caldo. Forse è colpa di Giove ma adoro la pioggia, i fulmini. Vorrei osservare un temporale chiusa in una serra. Accompagnami al giardino botanico, per favore, devo vedere una cosa. »

Minako annuì e sorrise, alzando lo sguardo al cielo, cercando qualcosa che potesse farle apprezzare quella normalità.

 

Usagi aveva ripreso le sue abitudini.

Si svegliava tardi, mangiava con la voglia di sempre e studiava il minimo per passare gli esami, riducendosi all'ultimo per completare gli esercizi di Matematica ed Inglese.

Lei il suo futuro lo conosceva benissimo e non si stupiva se un giorno a scuola la rimproveravano perché sapeva che a distanza di qualche anno sarebbe diventata regina ed avrebbe sposato l'uomo dei suoi sogni.

Non c'erano novità nel suo futuro, doveva solo farsi trovare pronta, con lo scettro in mano, la determinazione da Sailor e la consapevolezza di quello che sarebbe diventata.

Si guardava allo specchio e si rendeva conto che forse non le andava molto di diventare regina, che le sarebbe piaciuto continuare ad alzarsi tardi, scusarsi a lavoro e soprattutto avere una famiglia che non si fermasse alla sola Chibiusa; le voleva bene, le mancava ma non le sembrava giusto che dovesse chiudere il cerchio della sua famiglia al numero tre.

L'unica cosa che realmente non sapeva era come sarebbe stata la sua proposta di matrimonio; era l'unica cosa che non le avevano svelato e sapeva di poter gustare quel momento come ogni ragazza.

Ci fantasticava su come ogni donna, anche se era ancora una liceale e sapeva che il suo Mamo chan, tanto responsabile, avrebbe atteso ancora qualche anno.

L'anello lo portava già, chissà cosa si sarebbe inventato per stupirla anche se già conosceva la risposta, la loro era solo una formalità.

Ancor prima di essere una donna in procinto di Matrimonio, Usagi era una ragazza del liceo, con la poca voglia di studiare ed il desiderio di passare con Mamoru ogni suo istante.

La normalità per lei era fatta di piccole trasgressioni, momenti che ogni ragazza viveva dai quindici anni in su.

Mandava i messaggini a Mamoru mentre era in facoltà cercando di terminare la tesi, ne approfittava se i genitori erano fuori casa oppure entrava di nascosto nell'appartamento di Mamoru per dimostrargli che era una fidanzata esemplare in grado di preparargli la cena od una semplice merenda.

I risultati non erano mai ottimi ma Mamoru si era innamorato di quegli sforzi, tanto da rivolgersi ai suoi amici all'università per chiedere consigli sulle sue questioni amorose.

« Chiba ti sei bevuto il cervello? Sposarti a questa età? »

« E allora? Guarda che glielo devo chiedere, mi deve in caso dire di si e poi se ne parla tra minimo un paio d'anni sennò i genitori mi ammazzano »

« E allora aspetta »

« No »

Mamoru era deciso ed Hiro, il suo compagno, non riusciva a fargli cambiare idea anche perché non sapeva cosa si celava dietro quella determinazione.

La morte.

Mamoru aveva incontrato la morte e solo grazie ad Usagi l'aveva sconfitta, adesso aveva deciso che quella ragazza meritasse davvero il meglio.

Troppe cose aveva perso per strada, troppe persone si erano allontanate a causa del suo carattere o di quel destino tanto avverto e voleva che Usagi iniziasse da subito a vivere la sua favola.

Lei avrebbe potuto vantarsi con le amiche di quel successo, avrebbe potuto sfoggiare l'anello ed urlare al mondo di quella proposta; se lei fosse stata vanitosa a lui non sarebbe interessato perché amava di Usagi ogni difetto ed ogni pregio.

Era innamorato e non riteneva quella proposta come un bruciare le tappe, semplicemente come una conferma del suo amore verso quella ragazza dalla pettinatura strana.

« Stasera sakè da te? »

« Non so... »

« Che vuol dire che non sai? »

« Aspetta... » Mamoru interruppe l'amico prendendo il cellulare notando con piacere che la sua Usagi gli aveva appena mandato una mail.

Ho bruciato ogni cosa commestibile in cucina. Stasera sushi del market, ti va? Lo compro ora.

Mamoru sorrise come succedeva tutte le volte che Usagi mandava una mail, nonostante avesse appena scoperto che quel giorno aveva marinato la scuola.

Gli rispose con uno smile ed un ti amo dedicando nuovamente la sua attenzione ad Hiro che scuoteva il capo rassegnato.

Hiro adorava Mamoru, sapeva quanto egli amasse quella ragazza e si domandava cosa fosse successo in America per farlo tornare così diverso; adesso vedeva un Mamoru che voleva vivere e che non si perdeva mai nemmeno un minuto se poteva viverlo a pieno, cambiando un po' quel carattere serio che mostrava agli altri, rivelando un suo lato più umano che nessuno dei compagni aveva mai avuto il piacere di vedere.

Mamoru era popolare ed ora voleva sposarsi, avrebbe riscosso il dissenso di tutto il popolo femminile della facoltà.

« Niente sakè stasera, ho indovinato? Senti, ma come mai adesso hai tutta questa voglia di sposarti? Prima non era così »

« Già, niente Sakè » annuì poi tacque qualche istante, abbassando lo sguardo, rivivendo nel cuore il momento in cui aveva causato ad Usagi la sofferenza più grande, morendo davanti ai suoi occhi nel momento in cui l'avrebbe dovuta rendere la donna più felice del mondo « È successo che quando sono partito per l'America, prima di salutarci all'aeroporto le ho dato l'anello e stavo per dirle che in futuro l'avrei sposata, insomma una di quelle scene perfette, tipo da film, peccato che tutto è stato rovinato da una serie di sfortunati eventi ed ovviamente adesso non so come rimediare »

« Non rimediare. Il destino ha voluto che tu non le chiedessi di sposarti »

« Il destino è dalla nostra parte. Tante cose non le sai Hiro, per tua fortuna, ma io so che il destino è con me. Adesso vado, non mi va di seguire la lezione. »

Mamoru si era alzato e si notava quanto fosse di cattivo umore in quell'istante; il destino, quella sola parola per lui era un tabù, la rivelazione di un'esistenza già scritta con tanta felicità e nessuna novità.

Amava Usagi più della sua stessa vita ma se avesse potuto cambiare qualcosa di tutto quel loro viaggio, avrebbe preferito non aver mai conosciuto il loro futuro.

 

Usagi poggiò la busta contenente il sushi sul tavolo della cucina ed aprendo il frigo trovò una lattina di Thè verde che iniziò a bere una volta sdraiata sul divano.

Faceva caldo ed andare a scuola non era il suo intento. Non le piaceva d'inverno, ancor meno d'estate con i corsi di recupero che doveva frequentare per forza, dopo essere mancata a causa delle tante battaglie affrontate.

Sorso dopo sorso dissetò il suo corpo, mettendosi comoda in pantaloncini e canottiera su quel divano che profumava di Mamoru.

Il suo Mamo chan.

Faceva caldo e poggiando il suo thè sul tavolino, slegò gli odango andando a legare i capelli in una morbida treccia che scendeva sulla spalla destra e superava la linea del seno fino ai fianchi.

L'odore del caldo dell'estate era quanto di più normale avesse assaporato in quel periodo e la freschezza del tè congiunto alla morbidezza della treccia, rendevano quel pomeriggio uguale a quello di tante altre persone a Tokyo.

Aveva lasciato il condizionatore spento perché quel caldo era il simbolo della normalità e se Ami desiderava il gelo ed il ghiaccio, Usagi desiderava il calore sulla pelle chiara, simile al calore che il suo Mamoru sapeva regalarle.

Il rumore della porta che s'apriva, l'arrivo di Mamoru, la destò dai suoi pensieri, girandosi per salutare il fidanzato con il sorriso sulle labbra e le gote arrossate dal sole che filtrava attraverso la finestra aperta del salone, con l'aria che entrava dal terzo piano di quel palazzo smuovendo le tende chiare.

« Ciao Mamo chan »

« Sbaglio o qualcuno oggi ha marinato la scuola? Sai che adoro vederti ma non trascurare i tuoi impegni »

« Anche tu hai lasciato le lezioni... » Usagi puntò il dito mormorando quelle parole con una punta di sarcasmo, mettendo a tacere Mamoru che le regalò un sorriso avvicinandosi al divano dopo aver poggiato la borsa con il computer portatile sul tavolo.

« Bella la lezione di oggi? »

« Un po' noiosa ma devo recuperare »

Mamoru tacque diversi istanti; stava correndo nel tentativo di recuperare tutto quello che nel tempo era andato perso a causa della sua morte e di ciò che Galaxia aveva causato.

« Sai credo che Galaxia non volesse davvero farci del male in questi anni. Secondo me si sentiva davvero sola e cercava di attirare la nostra attenzione. Lei era bella ma sola. »

« Che intendi? » Mamoru rivolse uno sguardo interrogativo ad Usagi mentre si avviava verso la camera da letto, spogliandosi degli abiti della giornata per indossare una comoda tuta da casa con dei pantaloni grigi ed una canotta verde.

« Intendo che m'è preso un colpo quando ti ho visto baciare Galaxia. Sai, dovresti ringraziare il fatto che in quel momento non eri propriamente vivo e che io dovevo salvare il mondo, altrimenti avrei fatto una scenata »

« Ripetimi, cos'è che avrei fatto con Galaxia? »

Mamoru era tornato nel salone mostrandosi ad Usagi con un sorrisetto divertito e la voglia di prenderla un po' in giro.

« Non te lo dico » mormorò incrociando le gambe, mettendo un piccolo broncio arricciando le labbra e mostrando un'espressione pensierosa « Mamo chan? »

« Che c'è? »

« Perché ogni nemico cerca di baciarti? Ho un dubbio! Non è che il prossimo nemico, prima della glaciazione, sarà una bellissima principessa che cercherà di farti passare dalla sua parte grazie a...? »

« A? »

« No niente. Speriamo solo che la glaciazione non sia troppo fredda »

« Come fa una glaciazione a non essere fredda? «

« Mh... » Usagi guardò Mamoru sempre più pensierosa, elaborando una qualche idea mostrando poi un'espressione soddisfatta « Allora combatteremo sotto ad un Kotatsu*! »

Mamoru guardò Usagi cercando di trattenere a stendo una risata, carezzandole il capo e rubandole la lattina di tè sotto gli occhi.

« Le Sailor sotto il Kotatsu, non male! Ora però sappi che ho avuto una giornata molto stancante, merito o no un po' di attenzioni dalla mia Sailor Kotatsu prima del sushi del Market? » osservandola s'inginocchiò davanti al divano, davanti alla sua Usagi con le gambe incrociate e la treccia morbida.

« Ma se hai mollato a metà lezione! »

« Si ma solo per te »

Le parole di Mamoru avevano un effetto strano per Usagi: erano belle, magnetiche e non le aveva udite per così tanto tempo che in quei giorni l'avrebbe fatto parlare ogni istante facendolo smettere solo per respirare, godendo così del suono della sua voce.

« Sai, la treccia ti sta bene ma ti preferisco di gran lunga con gli odango, oppure... » allungando una mano disegnò coni polpastrelli delle scie sul seno dove poggiava la treccia, avvertendo la pelle calda ed i battiti della ragazza; arrivò al nastro che teneva unita la treccia alla sua estremità e la sciolse, passando le dita in mezzo agli intrecci per lasciarle liberi i capelli, con qualche ciocca che si muoveva in balia dell'aria che entrava dalla finestra.

Usagi rimase muta, con il petto che s'alzava e s'abbassava con respiri lenti ogni volta che Mamoru passava la mano sul suo petto, con la lentezza che rendeva ogni gesto più profondo.

Inginocchiato di fronte a lei, Mamoru si sporse un po' verso la ragazza quanto bastava per carezzarle le labbra con le sue e stuzzicarla con la punta della lingua, avvertendo i brividi e le scosse che le dava.

« Fa caldo » mormorò Usagi con poca convinzione mentre Mamoru andava a stuzzicare la pelle del collo invitato anche dai movimenti di lei che muoveva il capo per far spazio a quelle labbra ancora più calde del sole.

« Già, fa caldissimo »

Mamoru non disse altro, limitandosi a salire sul divano, accompagnando Usagi per farla sdraiare e sovrastandola con il suo peso e la sua altezza statuaria rispetto a quella della ragazza.

Il caldo del pomeriggio non diminuiva in favore della sera e prepotente avvolgeva i corpi dei due amanti che iniziavano a sudare in favore di tutti quei movimenti che racchiudevano gran parte del loro amore.

Mamoru carezzava tutto il corpo di Usagi, liberandola da quei vestiti che la coprivano, fermandosi un attimo ad osservare la sua donna completamente nuda, baciandole i seni e la pancia, avvertendola tremare e gemere sotto le sue mani completamente sudata.

Gli piaceva vedere come inarcava la schiena o come muoveva le gambe per stringerlo a sé, come gli baciava avida il collo o come si lasciava andare completamente sotto il corpo di lui.

Era la sua Usagi ed era innamorato di ogni suo lato.

Quando entrava dentro di lei la guardava sempre in viso per non perdersi nemmeno una sua espressione, per osservare ogni movimento del suo corpo od anche solo delle sue labbra; ogni respiro affannato o gemito erano la carica necessaria per andare avanti con quei gesti finché non l'avvertiva irrigidirsi sotto il suo peso, donandole il piacere con spinte più forti fino al momento in cui non si rilassava tanto da capire che aveva ricevuto tutto il suo amore.

Usagi era un caldo rifugio per lui, così bello da rifugiarsi dentro ogni volta che poteva e che lei voleva, riversando nel suo corpo il suo piacere godendo al massimo di quei momenti e consapevole che nulla sarebbe successo, almeno fino ad una certa età.

Faceva ancora caldo, il sushi riposava in frigo dimenticato dai commensali mentre loro si rilassavano sul divano, ringraziando per quella normalità che ad un tratto li aveva investiti.

 

Setsuna osservava un vecchio baule nel suo nuovo appartamento nella periferia di Tokyo; aveva lasciato la casa di Hotaru dopo che l'aveva sentita urlare tutto il suo odio nei suoi confronti per quel compito ingrato che era spettato a lei che un tempo era custode della porta del tempo: chiudere ogni passaggio tra presente e futuro.

Non c'era perdono negli occhi di Hotaru e sapeva che forse non lo avrebbe mai ricevuto così di fronte a quel vecchio baule osservò la chiave del tempo che Chibiusa le aveva rubato ed il suo Garnet Rod ormai privo di potere e ottimo solo per arredare il suo appartamento.

La solitudine aveva nuovamente invaso la guerriera di Plutone: non era cambiato molto tra la sua vita da guerriera e quella da semplice umana.

Lei era sempre sola e forse solo il giorno dopo qualcosa sarebbe cambiato: avrebbe iniziato ad affrontare il mondo come ogni comune adulto, come si fa dai vent'anni in su.

 

Non esistevano più le guerriere Sailor e per tutti erano solo un ricordo, un gruppo di ragazze fans di Sailor V che si erano divertite a giocare in tutti quegli anni.

Non c'erano principe e principessa, nessun contatto con il futuro e d'estate faceva caldo.

Era tutto dannatamente Normale.





Appunti:

Kotatsu: Il kotatsu è un simbolo giapponese. È un tavolino con delle coperte con sotto una stufetta. D'inverno si usa mettersi intorno a questo tavolino, con le gambe nascoste sotto le coperte, così da scaldarsi.








Eccomi qui, dopo un mese.
Spero che non vi dia troppo fastidio il fatto che io abbia pubblicato dopo così tanto tempo, purtroppo però sono molto impegnata con il lavoro.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Devo ancora rispondervi alle recensioni del Prologo ma lo farò in serata >.< promesso! 
Spero mi direte cosa ne pensate di questo nuovo capitolo, mi fa sempre piacere leggere le vostre opinioni.
La scena tra Mamoru ed Usagi non l'ho voluta descrivere con dei termini troppo spinti, non mi appartiene molto quel genere di narrazione, anche perchè tempo fa ci provai con vecchie fic (vi esorto a NON leggerle XD) ed il risultato è stato penoso XD
Insomma, vi lascio ora, sperando che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e stavolta vi auguro anche buone vacanze, perchè è periodo di ferie e tante di voi staranno al mare spaparanzate sotto il sole u.u
Mettete la cremina solare eh che non c'è Mamoru che ve la spalma u.u

Baci baci


Kate

   
 
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