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Autore: Melite    24/07/2011    6 recensioni
Rachel ha un obbiettivo e niente e nessuno riuscirà a fermarla: diventare capo cheerleader. Unico problema: trovarsi un fidanzato abbastanza abile da saper duettare con lei. E se questo vuol dire passare sopra le speranze e i desideri nascosti di Kurt, e ignorare il fatto che finalmente Blaine si è accorto di essere terribilmente attratto da lui, che problema c’è?
[Klaine fino al midollo, Rachel, la Sylvester e tutti gli altri servono soltanto a complicare e movimentare un po’ le cose. Che male c’è a farli tribolare un pochino?]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I

 

DREAMS DECLINED

 

They come from every state to find
Some dreams were meant to be declined
Tell the man what did you have in mind
What have you come to do.

 

(“Tell me baby” – Red Hot Chili Peppers)

 

 

La sera prima

 

“E fu così che vinsi il mio primo premio da cantante solista.”

Blaine nascose a stento uno sbadiglio. Ma di che stava parlando Rachel?

“Naturalmente, sulla mia biografia non autorizzata non comparirà il fatto che, in verità, il primo premio della mia brillante carriera l’ho vinto facendo parte di un coro, sarebbe a dir poco imbarazzante. Diffonderò la voce che il primo premio che ho mai vinto è stato quello di danza alle campionato regionale Toddlers del ’96…”

Blaine si chiese come facesse la voce di Rachel, così angelica e delicata mentre cantava, a risultare così gracchiante. Era convinto che le voci non potessero cambiare così tanto. Quella di Kurt, ad esempio, era bella sempre.

“Perché sorridi così?”

Il ragazzo si riscosse. Rachel lo stava fissando con espressione inquisitoria. Lei e Blaine erano seduti su una panchina in un parco poco distante dallo Starbucks in cui Blaine e Kurt passavano gran parte del pomeriggio.

“Niente. Notevole, quella tua vittoria.” Mormorò. In qualche modo, sapeva che era la risposta giusta, come dimostrò poi il grandioso sorriso di Rachel.

“Grazie. Comunque, stavo dicendo…”

Con Kurt questo non capita mai, pensò Blaine. Era facile stare attenti quando parlava lui, non si annoiava mai. Era facile, naturale, stare con lui.

“… poi ci furono le Nazionali del ’98. Quei maledetti giudici…”

Si chiese perché fosse uscito con Rachel. In quel momento stentava a trovare una ragione valida. In realtà, credeva di averlo fatto più per ripicca nei confronti di Kurt, che era rimasto così basito dalla sua indecisione o, come preferiva chiamarla lui, “apertura mentale”.

“…comunque, chiaramente vinsi anche quello. Anche l’anno dopo…”

Al diavolo l’apertura mentale. Chissà cosa stava facendo Kurt in quel momento.

“Blaine, ti sto annoiando?”

Blaine si riscosse la seconda volta. “No, figurati. Sei fantastica, è solo che…”

Rachel lo fissava, un immenso sorriso in volto. Blaine non riuscì a resistere.

“Sono gay.”

Il sorriso di Rachel si incrinò.

“E mi piace Kurt. Da morire.”

Rimase lui stesso basito. Perché l’aveva detto? Eppure, nel momento stesso in cui pronunciò quelle parole, seppe che erano vere.

“Mi dispiace, sul serio. Non so che mi è preso, credevo che uscire con te mi avrebbe chiarito le idee…”

Il sorriso sul volto di Rachel era ormai un lontano ricordo. La ragazza sospirò, poi alzò gli occhi verso Blaine, che intanto si malediceva per aver parlato così apertamente. Aveva confidato a Rachel i suoi  pensieri più reconditi, che non aveva osato dichiarare neanche a se stesso fino a quel momento, senza curarsi dei sentimenti della ragazza.

Rachel alzò gli occhi. Inaspettatamente, sul suo volto si dipinse un nuovo sorriso, se possibile ancora più sincero del precedente.

“Non importa. Mi sono divertita lo stesso.”

Blaine sorrise. Non ci aveva sperato.

“Comunque, ti stavo parlando dei campionati del ’99…”

Il sorriso di Blaine sparì.

 

Kurt Hummel si era innamorato. Questa volta sul serio, non come quella cotta isterica che si era preso per Finn all’inizio dell’anno, e neanche quella leggera infatuazione per Sam. Non poteva essere sicuro al cento per cento di essere innamorato, ma i presupposti c’erano: farfalle nello stomaco, mani sudate, improvvisa incapacità di dialogo. Kurt Hummel si era innamorato di Blaine Anderson.

Naturalmente, essendo cresciuto fra musical e finali cinematografici smielati, Kurt aveva sempre creduto nell’amore a prima vista. Ma ora che era passato un po’ di tempo da quando aveva conosciuto Blaine, e che il ragazzo in questione non aveva fatto alcuna mossa seria nei suoi confronti, anzi, si era addirittura dichiarato a un altro ragazzo, quell’odioso biondino della GAP, Kurt era stato costretto a rivisitare la sua teoria. Non credeva più nel “colpo di fulmine”, ma piuttosto nella “magica rivelazione”. Quel momento prezioso e indimenticabile in cui Blaine l’avrebbe guardato, con quel suo sguardo, e si sarebbe accorto di lui, l’avrebbe visto come mai l’aveva visto prima. Quel magico istante in cui, guardandolo negli occhi, con quegli occhi, gli avrebbe detto…

“Mi passi lo zucchero?”

Kurt si ritrovò improvvisamente catapultato nel mondo reale. Sbattè per un attimo le palpebre, balbettò qualcosa e passò velocemente lo zucchero a Blaine, rosso per l’imbarazzo.

“Kurt? Tutto ok? Oggi sembri… Non so come dire. Strano. Confuso.”

Starbucks sembrava più affollato del solito, quel giorno. Ottimo, pensò Kurt. Almeno così avrebbe potuto attribuire il rossore al caldo.

“Confuso? Io? Sbaglio o sei tu quello che è uscito con Rachel Berry, ieri sera?”

Blaine aggrottò le ciglia. “Kurt, credevo che questo argomento fosse chiuso. Ne abbiamo parlato.”

Kurt sospirò. “Ok, scusa. Hai ragione.” Disse, anche se il suo tono sembrava sottintendere il contrario.

Per un attimo un silenzio denso e pesante scese fra di loro, carico di pensieri. Il resto del mondo sembrò scomparire, finchè Blaine parlò.

“Senti. Io, a proposito di questo… Volevo parlarti. Non volevo farlo qui, con tutta questa gente intorno, ma è importante, devo dirtelo. Insomma, non è così importante, cioè, per me lo è. Per te non lo so, sai com’è, dopo San Valentino…” farfugliò Blaine.

Kurt lo guardò, diventando improvvisamente ancora più rosso. Era sempre così, fra lui e Blaine. Lui arrossiva, Blaine farfugliava. Kurt aveva imparato ad amare anche questo, di lui. Di loro.

Per un attimo gli sembrò di sentirlo. Di vederlo, di toccarlo. Quell’impalpabile, invisibile, silenzioso momento su cui aveva tanto fantasticato. Lo vedeva, dentro gli occhi di Blaine, quegli occhi.

Blaine si zittì. Kurt sperò, per un istante, che il suo cuore la smettesse di battere così forte. Un turbinio di sentimenti, emozioni, pensieri prese il sopravvento. Ansia, paura, agitazione, speranza.

Blaine lo guardò. Allungò una mano, come per stringere la sua, sopra quell’unta superficie del tavolino di plastica.

“Kurt, io…”

“Blaine, Kurt! Che bello trovarvi qui.”

Kurt fulminò Rachel con lo sguardo, e si trovò a chiedersi quale orrore avesse mai commesso in una vita precedente per meritarsi un karma così maligno. Neanche Blaine sembrava soddisfatto dell’apparizione della ragazza, tuttavia, e Kurt si sentì rincuorato. A quanto pare l’appuntamento non era andato così bene come Rachel qualche giorno prima gli aveva confidato di sperare.

“Ho interrotto qualcosa?” chiese Rachel con aria inquisitoria, senza tuttavia evitare di gettare borsa e giacca sul tavolino e prendere posto di fianco a loro. Le mani dei due ragazzi si allontanarono di scatto, senza essersi neanche sfiorate.

Senza rispondere e tenendo gli occhi bassi, Blaine si alzò per andare in bagno.

“Ma che ha?” Senza aspettare una risposta, si volse  in fretta verso Kurt, protendendosi verso di lui con un sorriso a mille denti. “Ti ha detto come è andato il nostro appuntamento?”

“No…” rispose lui, incerto.

“E’ stato magnifico. Semplicemente magnifico.” Affermò Rachel con forza, in risposta a una domanda inesistente. “Anche se alla fine…”

“Senti, Rachel. Non voglio sapere come è andato la vostra stupida farsa che ti ostini a chiamare appuntamento. Di’ pure quel che ti pare, ma non ti aspettare che io sia interessato.” Sbottò Kurt, amaro. “Starete benissimo insieme, una coppia dall’abilità canora incontenibile e bambini canterini e eurasiatici che ballano e saltellano per tutta la casa. Ho capito. Tanti auguri e figli maschi.” Finì, con tutta l’acidità che riusciva a immaginare.

Rachel lo guardò, pronta a ribattere. Poi, improvvisamente, si bloccò. Il suo sguardo era fisso su un punto imprecisato alle spalle di Kurt, un dito alzato, la bocca aperta. Sembrava in trance.

“Rachel? Rachel?” Kurt le sventolò una mano davanti agli occhi.

Rachel si riprese immediatamente, afferrò Kurt per le spalle e lo fissò dritto negli occhi, indemoniata.

“Kurt, hai detto coppia dall’abilità canora incontenibile?”

Il ragazzo annuì debolmente. “Ma ti senti bene?”

“Benissimo, grazie!” La ragazza afferrò in fretta tutte le sue cose e si alzò. “Ora devo scappare, scusami Kurt.”

Kurt rimase per qualche secondo a fissare il vuoto dove appena un attimo prima si trovava la ragazza. Poi scosse la testa e tornò a concentrarsi sul suo caffè.

 

Nella linea d’aria di cinque metri che separava il tavolo dal bagno dei maschi, Rachel Berry ebbe tutto il tempo di sviluppare un piano e calcolarne gli sviluppi. Quella mattina Sue Sylvester era stata chiara: Rachel doveva trovarsi un ragazzo, uno bravo a cantare, anzi, bravissimo, quasi al suo livello, e portarlo ai Cheerios. Solo così sarebbe entrata, ma non solo: sarebbe stata capo cheerleader, ape regina, la ragazza più popolare della scuola.

Blaine era perfetto. Carino, simpatico, sapeva ballare, cantare, e anche piuttosto bene. Aveva solo due piccoli difetti, ma nulla di irrimediabile: era gay, e frequentava un’altra scuola. Ma Rachel Berry aveva i suoi assi nella manica.

Aspettò con calma fuori dalla porta dei bagni, ripensando ai dettagli del piano. Da quanto Blaine le aveva detto la sera prima, sembrava quantomeno interessato a Kurt. Ma, dato che quest’ultimo non sembrava saperlo, non avrebbe sicuramente sofferto troppo. Ma come convincere Blaine? Era chiaro che non avrebbe rinunciato alla minima possibilità di rivelare i suoi sentimenti a Kurt, ma in fondo Rachel sapeva che erano tutte frivolezze, stupidi dettagli di fronte al suo incredibile piano per diventare Cheerleader. Era sicura che anche Blaine, un giorno, l’avrebbe ringraziata. Dunque era arrivato il momento di giocare sporco.

“Blaine!” urlò, appena vide una giacca blu e rossa uscire dal bagno.

Il ragazzo si voltò, e Rachel gli rivolse uno dei suoi sorrisi più incoraggianti.

“Dobbiamo parlare. Soli.”

Blaine si volse verso il tavolino, dove Kurt era ancora intento a sorseggiare il suo caffè. “Ma… Ma Kurt?”

“Può aspettare. Vieni.”

Rachel prese Blaine per mano e lo trascinò fuori dallo Starbucks. Lì, in strada, si voltò verso di lui, prese un bel respiro e sorrise.

“Eccoci qua, Blaine.”

“Eccoci qua, Rachel.” Rispose lui, dubbioso.

“Ti chiederai perché ti ho trascinato qui. Ecco, devi sapere che ho bisogno di te. Capita di rado che le stelle in ascesa come me abbiano bisogno di aiuto” si fermò e aspettò un cenno di assenso, che non arrivò. Continuò imperterrita. “In parole povere, devi metterti con me e unirti ai Cheerios.”

Blaine la guardò in silenzio per qualche secondo.

“Stai scherzando.”

“No, affatto.” Rispose lei, con il sorriso più convincente che riusciva a immaginare.

“No, tu stai scherzando. Soltanto ieri sera ho chiarito benissimo con te che sono gay, e che mi piace Kurt. Mi piace davvero. In più, non me ne frega niente dei Cheerios.”

Blaine la fissava come se fosse uscita di testa. “Io entro dentro.” E si diresse verso la porta.

Fu in quel momento che Rachel decise di giocare sporco. Un po’ di bugie non avrebbero fatto male a nessuno, si disse.

“Blaine, apri gli occhi. Kurt va dietro a Karofsky.”

Il ragazzo si voltò lentamente, con un’espressione indecifrabile in volto.

“Non è vero.”

“Sì, e lo sai bene. Non ti avrebbe aspettato per sempre, Blaine. Sei sicuro di voler rovinare così la vostra amicizia? Con una dichiarazione?” Rachel gli rivolse un sorrisetto sarcastico.

“Ma come è possibile? Karofsky? Insomma. Il bullo? No, stai mentendo.”

“Vieni a controllare di persona.” Rachel fece un passo avanti. “Fai finta di metterti con me, e unisciti ai Cheerios. Non devi per forza trasferirti, puoi anche solo fare gli allenamenti come ospite esterno. Ci guadagnamo entrambi. Io conquisto il ruolo di capo cheerleader, tu controlli la concorrenza e eviti di umiliarti dichiarandoti ora.” Si allontanò con un sorriso abbagliante. “Che ne pensi?”

 

Kurt era ancora lì, seduto, e aveva finito il caffè. Aveva tirato fuori dalla borsa alcuni appunti di storia, che ora stava sottolineando con attenzione. Appena Blaine rientrò, alzò gli occhi e sorrise.

“Ehi, alla buon ora!”

Blaine non rispose, né cambiò espressione in volto. Sembrava abbastanza cupo e silenzioso. Si sedette, e alzò lo sguardo verso Kurt.

“Kurt.”

Il ragazzo alzò gli occhi. Ecco di nuovo quel brivido. Blaine gli stava per dire qualcosa di importante. Forse…

Blaine lo fissò, e il cuore di Kurt fece una capriola. Era quello, il momento.

“Prima ti stavo per dire che…”

Un’altra capriola.

“Mi sono innamorato di Rachel Berry.”

 

  
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