I
DREAMS DECLINED
They come from every state
to find
Some dreams were meant to be declined
Tell the man what did you have in mind
What have you come to do.
(“Tell me baby” –
Red Hot Chili Peppers)
La
sera prima
“E
fu così che vinsi il mio primo premio da cantante
solista.”
Blaine
nascose a stento uno sbadiglio. Ma di che
stava parlando Rachel?
“Naturalmente,
sulla mia biografia non autorizzata
non comparirà il fatto che, in verità, il primo
premio della mia brillante
carriera l’ho vinto facendo parte di un coro, sarebbe a dir
poco imbarazzante.
Diffonderò la voce che il primo premio che ho mai vinto
è stato quello di danza
alle campionato regionale Toddlers del
’96…”
Blaine
si chiese come facesse la voce di Rachel,
così angelica e delicata mentre cantava, a risultare
così gracchiante. Era
convinto che le voci non potessero cambiare così
tanto. Quella di Kurt, ad esempio, era bella sempre.
“Perché
sorridi così?”
Il
ragazzo si riscosse. Rachel lo stava fissando con
espressione inquisitoria. Lei e Blaine erano seduti su una panchina in
un parco
poco distante dallo Starbucks in cui Blaine e Kurt passavano gran parte
del
pomeriggio.
“Niente.
Notevole, quella tua vittoria.” Mormorò. In
qualche modo, sapeva che era la risposta giusta, come
dimostrò poi il grandioso
sorriso di Rachel.
“Grazie.
Comunque, stavo dicendo…”
Con
Kurt questo non capita mai, pensò Blaine. Era
facile stare attenti quando parlava lui, non si annoiava mai. Era
facile,
naturale, stare con lui.
“…
poi ci furono le Nazionali del ’98. Quei
maledetti giudici…”
Si
chiese perché fosse uscito con Rachel. In quel
momento stentava a trovare una ragione valida. In realtà,
credeva di averlo
fatto più per ripicca nei confronti di Kurt, che era rimasto
così basito dalla
sua indecisione o, come preferiva chiamarla lui, “apertura
mentale”.
“…comunque,
chiaramente vinsi anche quello. Anche
l’anno dopo…”
Al
diavolo l’apertura mentale. Chissà cosa stava
facendo Kurt in quel momento.
“Blaine,
ti sto annoiando?”
Blaine
si riscosse la seconda volta. “No, figurati.
Sei fantastica, è solo che…”
Rachel
lo fissava, un immenso sorriso in volto.
Blaine non riuscì a resistere.
“Sono
gay.”
Il
sorriso di Rachel si incrinò.
“E
mi piace Kurt. Da morire.”
Rimase
lui stesso basito. Perché l’aveva detto?
Eppure, nel momento stesso in cui pronunciò quelle parole,
seppe che erano
vere.
“Mi
dispiace, sul serio. Non so che mi è preso,
credevo che uscire con te mi avrebbe chiarito le
idee…”
Il
sorriso sul volto di Rachel era ormai un lontano
ricordo. La ragazza sospirò, poi alzò gli occhi
verso Blaine, che intanto si
malediceva per aver parlato così apertamente. Aveva
confidato a Rachel i
suoi pensieri
più reconditi, che non
aveva osato dichiarare neanche a se stesso fino a quel momento, senza
curarsi
dei sentimenti della ragazza.
Rachel
alzò gli occhi. Inaspettatamente, sul suo
volto si dipinse un nuovo sorriso, se possibile ancora più
sincero del
precedente.
“Non
importa. Mi sono divertita lo stesso.”
Blaine
sorrise. Non ci aveva sperato.
“Comunque,
ti stavo parlando dei campionati del
’99…”
Il
sorriso di Blaine sparì.
Kurt
Hummel si era innamorato. Questa volta sul
serio, non come quella cotta isterica che si era preso per Finn
all’inizio
dell’anno, e neanche quella leggera infatuazione per Sam. Non
poteva essere
sicuro al cento per cento di essere innamorato, ma i presupposti
c’erano:
farfalle nello stomaco, mani sudate, improvvisa incapacità
di dialogo. Kurt
Hummel si era innamorato di Blaine Anderson.
Naturalmente,
essendo cresciuto fra musical e finali
cinematografici smielati, Kurt aveva sempre creduto
nell’amore a prima vista.
Ma ora che era passato un po’ di tempo da quando aveva
conosciuto Blaine, e che
il ragazzo in questione non aveva fatto alcuna mossa seria nei suoi
confronti,
anzi, si era addirittura dichiarato a un altro ragazzo,
quell’odioso biondino
della GAP, Kurt era stato costretto a rivisitare la sua teoria. Non
credeva più
nel “colpo di fulmine”, ma piuttosto nella
“magica rivelazione”. Quel momento
prezioso e indimenticabile in cui Blaine l’avrebbe guardato, con quel suo sguardo, e si sarebbe
accorto di lui, l’avrebbe visto come mai l’aveva
visto prima. Quel magico
istante in cui, guardandolo negli occhi, con
quegli occhi, gli avrebbe detto…
“Mi
passi lo zucchero?”
Kurt
si ritrovò improvvisamente catapultato nel
mondo reale. Sbattè per un attimo le palpebre,
balbettò qualcosa e passò
velocemente lo zucchero a Blaine, rosso per l’imbarazzo.
“Kurt?
Tutto ok? Oggi sembri… Non so come dire.
Strano. Confuso.”
Starbucks
sembrava più affollato del solito, quel
giorno. Ottimo, pensò
Kurt. Almeno
così avrebbe potuto attribuire il rossore al caldo.
“Confuso?
Io? Sbaglio o sei tu quello che è uscito
con Rachel Berry, ieri sera?”
Blaine
aggrottò le ciglia. “Kurt, credevo che questo
argomento fosse chiuso. Ne abbiamo parlato.”
Kurt
sospirò. “Ok, scusa. Hai ragione.”
Disse, anche
se il suo tono sembrava sottintendere il contrario.
Per
un attimo un silenzio denso e pesante scese fra
di loro, carico di pensieri. Il resto del mondo sembrò
scomparire, finchè
Blaine parlò.
“Senti.
Io, a proposito di questo… Volevo parlarti.
Non volevo farlo qui, con tutta questa gente intorno, ma è
importante, devo
dirtelo. Insomma, non è così importante,
cioè, per me lo è. Per te non lo so,
sai com’è, dopo San
Valentino…” farfugliò Blaine.
Kurt
lo guardò, diventando improvvisamente ancora
più rosso. Era sempre così, fra lui e Blaine. Lui
arrossiva, Blaine
farfugliava. Kurt aveva imparato ad amare anche questo, di lui. Di loro.
Per
un attimo gli sembrò di sentirlo. Di vederlo, di
toccarlo. Quell’impalpabile, invisibile, silenzioso momento
su cui aveva tanto
fantasticato. Lo vedeva, dentro gli occhi di Blaine, quegli
occhi.
Blaine
si zittì. Kurt sperò, per un istante, che il
suo cuore la smettesse di battere così forte. Un turbinio di
sentimenti,
emozioni, pensieri prese il sopravvento. Ansia, paura, agitazione, speranza.
Blaine
lo guardò. Allungò una mano, come per
stringere la sua, sopra quell’unta superficie del tavolino di
plastica.
“Kurt,
io…”
“Blaine,
Kurt! Che bello trovarvi qui.”
Kurt
fulminò Rachel con lo sguardo, e si trovò a
chiedersi quale orrore avesse mai commesso in una vita precedente per
meritarsi
un karma così maligno. Neanche Blaine sembrava soddisfatto
dell’apparizione
della ragazza, tuttavia, e Kurt si sentì rincuorato. A
quanto pare
l’appuntamento non era andato così bene come
Rachel qualche giorno prima gli
aveva confidato di sperare.
“Ho
interrotto qualcosa?” chiese Rachel con aria
inquisitoria, senza tuttavia evitare di gettare borsa e giacca sul
tavolino e
prendere posto di fianco a loro. Le mani dei due ragazzi si
allontanarono di
scatto, senza essersi neanche sfiorate.
Senza
rispondere e tenendo gli occhi bassi, Blaine
si alzò per andare in bagno.
“Ma
che ha?” Senza aspettare una risposta, si
volse in fretta
verso Kurt,
protendendosi verso di lui con un sorriso a mille denti. “Ti
ha detto come è
andato il nostro appuntamento?”
“No…”
rispose lui, incerto.
“E’
stato magnifico. Semplicemente magnifico.” Affermò
Rachel con forza, in risposta a una domanda inesistente.
“Anche se alla fine…”
“Senti,
Rachel. Non voglio sapere come è andato la
vostra stupida farsa che ti ostini a chiamare appuntamento.
Di’ pure quel che
ti pare, ma non ti aspettare che io sia interessato.”
Sbottò Kurt, amaro.
“Starete benissimo insieme, una coppia
dall’abilità canora incontenibile e
bambini canterini e eurasiatici che ballano e saltellano per tutta la
casa. Ho
capito. Tanti auguri e figli maschi.” Finì, con
tutta l’acidità che riusciva a
immaginare.
Rachel
lo guardò, pronta a ribattere. Poi,
improvvisamente, si bloccò. Il suo sguardo era fisso su un
punto imprecisato
alle spalle di Kurt, un dito alzato, la bocca aperta. Sembrava in
trance.
“Rachel?
Rachel?” Kurt le sventolò una mano davanti
agli occhi.
Rachel
si riprese immediatamente, afferrò Kurt per
le spalle e lo fissò dritto negli occhi, indemoniata.
“Kurt,
hai detto coppia
dall’abilità canora incontenibile?”
Il
ragazzo annuì debolmente. “Ma ti senti
bene?”
“Benissimo,
grazie!” La ragazza afferrò in fretta
tutte le sue cose e si alzò. “Ora devo scappare,
scusami Kurt.”
Kurt
rimase per qualche secondo a fissare il vuoto
dove appena un attimo prima si trovava la ragazza. Poi scosse la testa
e tornò
a concentrarsi sul suo caffè.
Nella
linea d’aria di cinque metri che separava il
tavolo dal bagno dei maschi, Rachel Berry ebbe tutto il tempo di
sviluppare un
piano e calcolarne gli sviluppi. Quella mattina Sue Sylvester era stata
chiara:
Rachel doveva trovarsi un ragazzo, uno bravo a cantare, anzi,
bravissimo, quasi
al suo livello, e portarlo ai Cheerios. Solo così sarebbe
entrata, ma non solo:
sarebbe stata capo cheerleader, ape regina, la ragazza più
popolare della
scuola.
Blaine
era perfetto. Carino, simpatico, sapeva
ballare, cantare, e anche piuttosto bene. Aveva solo due piccoli
difetti, ma
nulla di irrimediabile: era gay, e frequentava un’altra
scuola. Ma Rachel Berry
aveva i suoi assi nella manica.
Aspettò
con calma fuori dalla porta dei bagni,
ripensando ai dettagli del piano. Da quanto Blaine le aveva detto la
sera
prima, sembrava quantomeno interessato a Kurt. Ma, dato che
quest’ultimo non
sembrava saperlo, non avrebbe sicuramente
sofferto troppo. Ma come convincere Blaine? Era chiaro che non avrebbe
rinunciato alla minima possibilità di rivelare i suoi
sentimenti a Kurt, ma in
fondo Rachel sapeva che erano tutte
frivolezze, stupidi dettagli di fronte al suo incredibile piano per
diventare
Cheerleader. Era sicura che anche Blaine, un giorno,
l’avrebbe ringraziata.
Dunque era arrivato il momento di giocare sporco.
“Blaine!”
urlò, appena vide una giacca blu e rossa
uscire dal bagno.
Il
ragazzo si voltò, e Rachel gli rivolse uno dei
suoi sorrisi più incoraggianti.
“Dobbiamo
parlare. Soli.”
Blaine
si volse verso il tavolino, dove Kurt era
ancora intento a sorseggiare il suo caffè.
“Ma… Ma Kurt?”
“Può
aspettare. Vieni.”
Rachel
prese Blaine per mano e lo trascinò fuori
dallo Starbucks. Lì, in strada, si voltò verso di
lui, prese un bel respiro e
sorrise.
“Eccoci
qua, Blaine.”
“Eccoci
qua, Rachel.” Rispose lui, dubbioso.
“Ti
chiederai perché ti ho trascinato qui. Ecco,
devi sapere che ho bisogno di te. Capita di rado che le stelle in
ascesa come
me abbiano bisogno di aiuto” si fermò e
aspettò un cenno di assenso, che non
arrivò. Continuò imperterrita. “In
parole povere, devi metterti con me e unirti
ai Cheerios.”
Blaine
la guardò in silenzio per qualche secondo.
“Stai
scherzando.”
“No,
affatto.” Rispose lei, con il sorriso più
convincente che riusciva a immaginare.
“No,
tu stai
scherzando. Soltanto ieri sera ho chiarito benissimo con te che sono
gay, e che
mi piace Kurt. Mi piace davvero. In più, non me ne frega
niente dei Cheerios.”
Blaine
la fissava come se fosse uscita di testa. “Io
entro dentro.” E si diresse verso la porta.
Fu
in quel momento che Rachel decise di giocare
sporco. Un po’ di bugie non avrebbero fatto male a nessuno,
si disse.
“Blaine,
apri gli occhi. Kurt va dietro a Karofsky.”
Il
ragazzo si voltò lentamente, con un’espressione
indecifrabile in volto.
“Non
è vero.”
“Sì,
e lo sai bene. Non ti avrebbe aspettato per
sempre, Blaine. Sei sicuro di voler rovinare così la vostra
amicizia? Con una
dichiarazione?” Rachel gli rivolse un sorrisetto sarcastico.
“Ma
come è possibile? Karofsky? Insomma. Il bullo?
No, stai mentendo.”
“Vieni
a controllare di persona.” Rachel fece un
passo avanti. “Fai finta di metterti con me, e unisciti ai
Cheerios. Non devi
per forza trasferirti, puoi anche solo fare gli allenamenti come ospite
esterno. Ci guadagnamo entrambi. Io conquisto il ruolo di capo
cheerleader, tu
controlli la concorrenza e eviti di umiliarti dichiarandoti
ora.” Si allontanò
con un sorriso abbagliante. “Che ne pensi?”
Kurt
era ancora lì, seduto, e aveva finito il caffè.
Aveva tirato fuori dalla borsa alcuni appunti di storia, che ora stava
sottolineando con attenzione. Appena Blaine rientrò,
alzò gli occhi e sorrise.
“Ehi,
alla buon ora!”
Blaine
non rispose, né cambiò espressione in volto.
Sembrava abbastanza cupo e silenzioso. Si sedette, e alzò lo
sguardo verso
Kurt.
“Kurt.”
Il
ragazzo alzò gli occhi. Ecco di nuovo quel
brivido. Blaine gli stava per dire qualcosa di importante.
Forse…
Blaine
lo fissò, e il cuore di Kurt fece una
capriola. Era quello, il momento.
“Prima
ti stavo per dire che…”
Un’altra
capriola.
“Mi
sono innamorato di Rachel Berry.”