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Autore: Fira    24/07/2011    4 recensioni
Mi svegliai d'improvviso, spaventata, in un letto non mio. Mi misi a sedere, e iniziai a guardarmi intorno impaurita, e il simbolo del Centro Pokèmon appeso al muro, mi fece intuire dove mi trovassi. Mi lasciai abbandonare sul letto, tranquilla. Non sapevo come fossi arrivata lì. Effettivamente, non sapevo neanche chi fossi. Ricordavo solo il mio nome, Vivian, e due enormi occhi viola che mi guardavano come se sapessero che quella sarebbe stata l'ultima volta che mi avrebbero vista.
« Chi sono io? Chi sono io? »
Ripeteva la mia mente, come un registratore, consapevole che quelle non erano parole mie. Non sentivo il bisogno di sapere chi fossi. Sentivo invece, che era meglio non ricordare ciò che era la mia vita fino a quel momento, e che invece dovevo trovare uno scopo, qualcosa per andare avanti. E quel qualcosa, erano quegli occhi viola.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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La notte non riuscii a chiudere occhio neanche un po’. Ero entusiasta di Matrix. Riposava accanto a me, e controllavo ogni secondo che stesse dormendo e che non fuggisse via. Ovviamente il piccolo non dava l’impressione di voler scappare, anzi, al contrario, voleva starmi vicino, e non nella Pokèball, da cui era uscito una ventina di volte prima che mi rassegnassi all’idea che lo dovevo tenere sul letto con me. Prima di addormentarsi profondamente, però, ci fu spettacolo. Sembrava non volersi abbandonare al mondo dei sogni, e continuava a saltare come una rana tutto contento, finché, stanco morto, si accasciò sulle gialle coperte. Era un tesoro quando dormiva. Il suo pancino si alzava e si abbassava ad ogni regolare respiro, e qualche volta gli scappava un tenero “Muuuud”. Riuscii a chiudere occhio solo verso le cinque del mattino, e fui svegliata qualche ora dopo dallo stesso Matrix, che mi colpì il viso con leggeri tocchi della zampina.
«Muuud! Mudkip! »
Mi ripeteva lui, cercando di svegliarmi. Io ovviamente dopo la nottata passata in bianco, non avevo assolutamente voglia di alzarmi, e spostai con un gesto della mano(forse troppo violento visto che non pensavo fosse lui) il piccolo Pokèmon, che cadde a terra, fortunatamente senza farsi nemmeno un graffio.
« Dai Rocco, ancora dieci minuti, ti prego, ho sonno!»
Sussurrai io, ancora in dormiveglia, girandomi dall’altro lato, convinta che ci fosse Rocco lì a svegliarmi, come ogni mattina. Matrix, capendo la mia grande voglia di alzarmi, mi colpì con un potente getto d’acqua che mi portò in un battibaleno alla vita reale, staccandomi dal mondo dei sogni. Mi alzai subito dal letto, fradicia, e guardai il mio Pokèmon con la bocca spalancata, incredula. Non pensavo che un cosino così piccolo potesse colpire con un attacco del genere. Mi chinai verso di lui, e lo abbracciai forte, esclamando:
« Matrix ma sei potentissimo! Aww, ho fatto la scelta giusta prendendo te!»
Beh, forse mi ero troppo lasciata andare, visto che non stavo parlando con un bambino che aveva appena detto la sua prima parola, ma con un Pokèmon che aveva solo appena mostrato parte della sua potenza. E poi non è che avevo proprio scelto lui, ma la provvidenza, o perché no, qualcuno che mi veglia da chissà dove, era riuscito a farmi avere lui, avrei decretato più tardi, quando ormai avrei fatto di Matrix il mio miglior compagno di avventure. Ovviamente a quella mia reazione, l’autostima del Pokèmon salì alle stelle, tanto che iniziò a spruzzare potenti getti d’acqua ovunque, bagnando tutta la stanza. Io gli tappai la bocca, e riuscii a fermarlo. Aveva già mostrato abbastanza la sua potenza.
« Matrix, adesso però devi entrare nella Pokèball, altrimenti mi arrabbio, e dico a Birch cos’hai combinato! »
Gli dissi io, cercando di convincerlo in quel modo a rimanere nella Pokèball. Lui annuì, iniziando a lamentarsi. Non era una minaccia vera e propria. Mi stavo solo assicurando che lui sarebbe rimasto nella Pokèball durante il viaggio di ritorno. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se mentre volavamo su Skarmory per il viaggio di ritorno, Matrix fosse uscito dalla Sfera Pokè. Rabbrividii al solo pensiero, e, dopo averlo richiamato nella sua Sfera, mi cambiai, indossando dei vestiti adatti per il viaggio di ritorno, togliendomi il mio pigiama a righe rosa e bianco tutto inzuppato. Decisi quindi di indossare un paio di pantaloncini di jeans e una semplice maglietta nera con uno scollo a V, poiché faceva davvero caldo. Misi quindi in spalla il mio mini borsone pieno e strapieno di vestiti, e uscii dalla stanza, facendo finta che non fosse successo nulla. Iniziai quindi a cercare Birch o Rocco, senza trovarli. Girai per il laboratorio per un abbondante quarto d’ora, finché non sentii delle voci provenire da una stanza. Mi avvicinai cautamente, e riconobbi la voce di Rocco. Decisi di non entrare subito. Ero curiosa di sapere di cosa stessero parlando. Beh, forse era maleducazione origliare, però …
«No! Non posso lasciarla! Potranno aspettare ancora un po’. Tanto manca un mese, non è necessaria la mia presenza lì ».
Esclamava l’uomo dagli occhi di ghiaccio. E sembrava davvero serio. Di cosa stavano parlando? Chi non poteva lasciare? E mancava un mese a cosa?
« Non ci siamo capiti, Rocco. Il tuo posto in questo momento è lì, e ti sei trattenuto a Verdeazzupoli già troppo. Poi lo sai meglio di me, ci sono procedure standard e altre cose da fare prima dell’inizio. Mi hanno chiesto di dirtelo e io … »
Birch stava per finire la frase, quando l’altro lo interruppe.
« Lo so! »
Esclamò Rocco a voce alta, sbattendo un pugno su quello che capii, dal suono che fece, essere un tavolo. Strabuzzai gli occhi. Non capivo di cosa stessero parlando. Poco dopo, continuò dicendo:
«E’ venuto Drake l’altro giorno, a dirmelo. E lasciamo stare i messaggi di Adriano sul Pokègear ».
Drake! Quel grande omaccione doma Draghi che era venuto a trovare Rocco un mese fa. Mi ricordavo di lui solo per il suo bellissimo Flygon, e per la sua grande imponenza. Poteva avere la sua sessantina d’anni, ma sprigionava la forza di un ventenne. Mi accigliai, e mi portai una mano dietro la nuca. Cosa stava succedendo? Cosa centravano Adriano e Drake con quello di cui stavano parlando?
« Adriano? Il Capopalestra di Ceneride?»
Chiese poi Birch. Prestai molta attenzione alla domanda del giovane professore, poiché volevo saperne di più sulla questione.
«Sì, esatto, proprio lui. Vogliono assegnargli il mio posto, ma lui non vuole, dice che sarebbe una mancanza di rispetto nei miei confronti, e che quella posizione spetta a me. Anche se … »
Scossi velocemente la testa, colta da un deja-vù . Era come se quella scena, in cui io origliavo una conversazione importante, mi si fosse già presentata. Indietreggiai un po’. Temevo di essere scoperta, e in quel momento, sarebbe stato tragico.
« Anche se? »
Lo incalzò poi Birch. Sembrava curioso quanto me, solo che lui era a conoscenza di ciò di cui stavano parlando, mentre io NO. Ero completamente all’oscuro di tutto. Il cuore iniziò a battermi forte.
« Anche se avevo deciso già da un po’ di abbandonare. Vedi, il mio sogno di collezionare rocce rare mi ha sempre seguito fin da quando ero piccolo. E il titolo che ricopro adesso, beh, mi ostacola in questa mia aspirazione. Ne abbiamo già parlato ieri sera, mentre Vìvs stava scegliendo il suo Pokèmon … »
E certo. Sempre i sassi c’entrano. Buttai giù un respiro profondo, tranquillizzandomi. Allora il suo problema erano quelle stupide pietre? Mi ero preoccupata che fosse qualcos’altro. Mi arrabbiai però per un piccolo particolare. Mi avevano dato da fare la sera prima così loro avrebbero potuto parlare, certo. Togliamo di mezzo la rompi scatole, così possiamo parlare di sassi quanto vogliamo. Ero davvero furiosa. La mia presenza li infastidiva così tanto?
« No Rocco, non puoi abbandonare il tuo posto per le tue rocce e per lei. »
Esclamò però Birch. Lei? Chi era questa lei? Mi accigliai ancora di più, mentre un senso di profonda gelosia si avvalse del mio piccolo e delicato cuoricino.
« Birch, non puoi capire. Vedi, io … io … Vivian … io la … ».
Bum. La mia faccia contro il pavimento freddo e il buio totale. Gli occhi viola. Erano tornati. Lì, per torturarmi, per strapparmi via l’anima. Solo che questa volta non vennero da soli, ma in compagnia di voci lontane.
 
… creato per combattere per me …
… eravamo soci …
… ti odio …
… mai la figlia maggiore che …
 

Potrei giurare di aver sentito anche la mia di voce tra quelle frasi sconnesse, apparentemente per me senza un senso preciso. La mia voce che diceva “Ti odio”. Chi è che odiavo? Gli occhi viola subito dopo sparirono, e davanti a me, apparvero due occhi azzurri come il ghiaccio, e il mio cuore cominciò a battere ancora più forte.
« Vivian? Vivian? »
Era la voce di Rocco. Avevo ripreso conoscenza. Quindi ero come al solito svenuta. Effetti dell’amnesia, diceva sempre l’infermiera Joy, ma quelle reazioni alle pazzie della mia mente iniziavano a stufarmi. E anche quegli occhi viola, che tanto amavo, ma che tanto odiavo. Sì, dentro di me bruciava il desiderio di vederli davvero, e non nelle mie semplici e odiose visioni, ma ultimamente, apparivano sempre nel momento sbagliato. Mi sentii sollevare da terra. Rocco mi aveva presa in braccio, e le sue forti braccia mi tenevano stretta, e i suoi occhi mi guardavano preoccupati. Adoravo quel suo sguardo così in timore.
« Sto bene. Vi stavo cercando, e appena sono arrivata qua, ho avuto un malore. Stai tranquillo, davvero »
Mentii io, su entrambe le questioni. Non potevo mica dirgli che stavo origliando la loro conversazione e che improvvisamente gli occhi viola mi sono apparsi per rovinare tutto. Mi avrebbe presa per pazza, e per impicciona. Lui sospirò, e scosse la testa.
«Ehm, sì, però adesso puoi anche mettermi giù!».
Esclamai io poi, imbarazzata. Subito dopo poggiai di nuovo i piedi a terra. Sorrisi al mio salvatore. Effettivamente era come se Rocco fosse il mio eroe. Era sempre lì, a salvarmi da tutti i miei malori, dalle schegge di vetro, e da ogni cosa che mi facesse del male, tranne ovviamente, dalle lame taglienti del suo Skarmory.
 «Vuoi che ci fermiamo un altro giorno qui, invece di ripartire subito? »
Mi chiese poi, guardandomi ancora preoccupato. Io mi sentivo bene, ormai ero abituata a quei malori.
« No, non preoccuparti, possiamo andare anche adesso»
Risposi dunque, sorridendogli, per tranquillizzarlo. Era sempre così premuroso nei miei confronti.  Poco dopo partimmo per tornare a Verdeazzupoli, dopo aver salutato Birch che non fece altri che raccomandarmi di stare attenta con Matrix, poiché nonostante fosse un piccolo scricciolo, racchiudeva dentro di sé una potenza indescrivibile. Potenza che avrei potuto far conoscere a Skarmory quando Rocco lo mandò fuori dalla Pokèball non appena arrivammo a piedi a Solarosa, per portarci a Mentania in volo, ma che non mostrai. Da lì poi saremmo andati a piedi a Ciclamipoli, che si trovava vicino. Si era difatti fissato che dovessimo andar in quel luogo, perché qualche chilometro più in là della città c’era un deserto in cui secondo lui avrebbe potuto trovare qualche roccia rara, e poiché eravamo di passaggio, potevamo anche andarci. Fatto sta che, dopo vari tran tran su quel PICCOLO e terrorizzato Skarmory, arrivammo a Ciclamipoli, verso sera. Ci sistemammo nel Centro Pokèmon della città, dove ci accolse una donna IDENTICA a Joy(che si chiamava anch’essa Joy, questo è quello che mi lascio molto turbata), che disse, esser una sua cugina. Quella sera stessa, nonostante io fossi stanca morta, Rocco mi portò al Casinò della città, dopo aver insistito molto. Mi disse che lì avrei conosciuto molte persone importanti di Hoenn, che venivano lì per chiacchierare e per passarsi il tempo. Io alla fine accettai, e dopo essermi vestita elegantemente su richiesta di Rocco che mi aveva spiegato che quello non era un luogo in cui presentarsi in pantaloncini, uscimmo dal Centro Pokèmon per raggiungere il locale. Non appena entrammo, fui colpita dalla bellezza di quel posto. Era pieno di tavoli da Pokè Poker, e da Slot Machine con raffigurazioni di Pokèmon, in cui giocavano persone vestite con abiti sfarzosi, eleganti, con un certo portamento. Ma ciò che colpì principalmente la mia attenzione fu un grandissimo lampadario di cristallo. La luce si rifletteva nella miriade di meravigliose pietre che ricadevano come i rami dei Salici Piangenti, illuminando tutto il Casinò. Io lo osservai meravigliata, mentre Rocco mi guardava sorridente.
« Cosa ti avevo detto? »
Io lo guardai di sottecchi. E va bene, aveva ragione. Mi passai una mano tra i capelli, sfoggiando una delle migliori espressioni da diva, lasciando muovere delicatamente i miei corti capelli corvini, e mi sistemai il vestito lilla che mi arrivava sotto le ginocchia, finendo a palloncino. Afferrai per mano Rocco, vestito con un semplice ma elegante smoking nero, e lo trascinai con me verso una Slot Machine. Iniziammo poi a giocare(con i suoi soldi, giacché non voleva che uscissi nemmeno uno spicciolo), ridendo come dei matti ogni volta che perdevamo o che vincevamo. Con i gettoni che vincemmo da tutte le giocate, Rocco mi comprò poi una bambola identica a Matrix, morbidissima quanto lui, che guarda caso, chiamai Mudkip. Il resto della serata la passammo a salutare gente. A quanto pare il belloccio era molto conosciuto ad Hoenn, visto che si avvicinarono un sacco di persone, chiedendo se tornasse non ho ben capito dove, ma soprattutto, chiedendo chi fossi io. Lui mi presentava semplicemente come “Vivian”, ovviamente, senza dare spiegazioni alcune a nessuno. E cos’altro poteva dire? Stavamo poi chiacchierando con il Capopalestra di Ciclamipoli, quando una voce maschile, sarcastica, possente ma molto fastidiosa, fece voltare Rocco.
« Signor Petri, qual buon vento la porta qui? Voci indiscrete arrivate al mio orecchio mi hanno detto che si era perso tra le morbide braccia di una bella ragazza! »
Subito dopo mi voltai anch’io, per vedere chi si era appena rivolto il quel modo a Rocco, ma il mio cuore perse un battito non appena i miei occhi s’incrociarono con quelli scuri di lui. 



























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Ecco tornata Viku-chan, la ragazza dai capelli multicolor(°-°). Ho aspettato un po', anche perchè notando che nessuno recensiva(A parte Roxy-chan *abbraccio coccoloso*), m'era presa la sconsolazione(FOREVER ALONE). Poi ho pensato che questo è il periodo delle vacanze, e ho capito che FORSE tutti i miei lettori sono in giro per il mondo(pensiamola così, avanti xD),  e allora mi son detta "Oh Viku, non farti prender dalla sconsolazione e posta capitoli a motore"! In compenso, in questo periodo, visto che sono stata a casetta con la tosse, mi sono portata PARECCHIO(ma PARECCHIO PARECCHIO, da far paura, quindi state tranzolli che i capitoli non mancheranno°°) con la Fict, e ho scritto qualche altro capitolo, che posterò più in là con il tempo. ORA, sono io quella che va in vacanza :3 Ma tornerò, state tranquilli! Vi lascio in sospeso con questo tizio misterioso(?). Si accettano scommesse per indovinare chi è, BUHAHAHAHAHAHA!
*momento sclero*
Guardami adesooooo, tra un minuto vado viaaaaa! Alla fine del mooooondooo, lontanissimo da teeeeeeeeeeeee!
Bye bye pupattoli :3
  
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