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Autore: perrypotter    24/07/2011    13 recensioni
… storia per il concorso one shot per l’estate…
Un ragazzo, una spiaggia, il sole e il mare.
“Si, perché lei non sa neppure che esisto.
Non sono nessuno, non un volto, non un nome, niente di niente.”
Quando meno te lo aspetti…
Un Edward leggermente diverso dal solito.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Disclaimer: questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

UNA GIORNATA DI SOLE

Edward

Mi avvio in spiaggia, come ogni giorno da ormai un mese.

Spero di vederla anche se già so che Lei non noterà neanche la mia presenza.

Si, perché lei non sa neppure che esisto.

Non sono nessuno, non un volto, non un nome, niente di niente.

Oggi la spiaggia è insolitamente tranquilla, non c’è la ressa che solitamente contraddistingue questa piccola lingua di paradiso.

La bella stagione da queste parti dura talmente poco che tutti approfittano per goderne il più possibile.

Mi sento bene mentre affondo i piedi nella sabbia, riesco a percepirne l’impalpabile consistenza tra le dita.

Sistemo l’asciugamano sulla spiaggia stendendomi sopra mentre mi sfilo la maglietta.

Un bambino mi corre intorno sollevando un po’ di sabbia, non mi disturba, si ferma e mi guarda regalandomi un sorriso furbetto che ricambio con calore.

Allargo lo sguardo fino al mare e la vedo, il mio tormento personale, Isabella Swan.

Gioca in acqua coi suoi amici, si lanciano una palla, si fanno scherzi, ridono schizzandosi a vicenda ma io riesco a vedere solo lei, la sua risata, i suoi occhi luminosi, accesi dal suo sorriso.

Il sole riflette indolente sui suoi capelli rendendoli lucenti, con particolari riflessi ramati, le punte bagnate più scure rispetto al resto della sua chioma castana.

Non riesco a spostare il mio sguardo dal suo volto, non esiste niente di più affascinante per me.

È una calamita che mi attrae inesorabilmente incatenandomi.

Niente può distrarre la mia vista tranne… il suo corpo.

Dio, quante volte l’ho sognato.

Quante volte ho desiderato perdermi in quelle curve meravigliose.

Passo lentamente il mio sguardo sul suo collo da cigno, le sue spalle così delicate eppure estremamente dritte a darle un portamento elegante.

I miei occhi arrivano inesorabilmente a sfiorare i suoi seni coperti dal ristretto pezzo di sopra del bikini azzurro dal quale si intravedono i capezzoli leggermente inturgiditi dall’acqua fresca, alti, sodi, sarebbero perfetti per le mie mani..

Se solo si potesse fare un monumento alle forme femminili, di sicuro prenderebbero lei come modello.

Sei un pervertito Cullen!

Continuo la mia esplorazione visiva sul suo ventre piatto che mi fa pensare solo a quanto sarebbe bello poter infilare la mia lingua nel suo ombelico.

La sua pelle, solitamente molto chiara, ha preso una tonalità più rosata.

Sempre peggio, devo cercare di sviare i miei pensieri.

Peccato che scorro lo sguardo sulle sue gambe e lì i miei pensieri si perdono completamente.

Sono totalmente in estasi mentre vengo ipnotizzato dal suo fondoschiena.

Dio che culo, non ho mai visto niente di neanche paragonabile o forse e solo perché è suo a farmi questo effetto.

Merda, mi sto eccitando.

Possibile che solo guardarla mi procuri un’erezione simile?

Evidentemente si.

Ormai dovrei esserci abituato, è da un anno che muoio dietro a lei, da quando mi sono trasferito con la mia famiglia in questo buco di paese ma ovviamente non si è mai accorta di me.

Come potrebbe!

Sono il classico sfigato della scuola.

Abiti informi, occhiali, capelli orribili.

È stata una mia scelta, non voglio essere giudicato solo per il mio aspetto fisico.

Un tempo non era così.

Un tempo ero ammirato, amato da tutti eppure non ero felice.

Mi rendevo conto che le persone, uomini o donne, mi giravano intorno solo per la mia popolarità.

È per questo che ho deciso di cambiare me stesso.

Posto nuovo, nuovo Edward, sconosciuto e insignificante.

Adesso però vorrei veramente che lei si accorgesse di me, vorrei che apprezzasse quello che sono.

Vorrei che conoscesse le mie passioni, i miei pregi, il mio carattere e invece… lei continua a giocare e ridere coi suoi amici mentre io continuo a guardarla da lontano.

Vengo distratto da un lamento, volto lo sguardo e vedo lo stesso bambino di prima accanto a una bimba dai capelli biondi che piange disperatamente mentre lui le accarezza teneramente una guancia.

Non mi sorprenderebbe sapere che è stato proprio lui a farla piangere, ha davvero la faccetta da monello.

Sorrido da solo, tornando a volgere lo sguardo verso colei che popola i miei sogni.

La vedo uscire dall’acqua, è stanca e vuole riposarsi un po’.

Viene verso di me ma è ancora girata verso il gruppo che la sfotte per la scarsa resistenza alla fatica.

Non si è accorta che mi sta praticamente cadendo tra le braccia e io non posso credere alla mia fortuna.

Continua a camminare, conosco la sua proverbiale sbadataggine e non potrei esserne più felice.

Arriva alle mie gambe, sta per cadere ma la afferro per i fianchi prima che avvenga.

Siamo praticamente attaccati, chiudo gli occhi inalando il suo profumo e inebriandomi del contatto delle mie mani sulla sua pelle.

È incredibilmente morbida e calda.

Per mia fortuna la scenetta dei piccoli ha sviato abbastanza i miei pensieri da attenuare la mia eccitazione.

Sarebbe stato tremendamente imbarazzante se l’inquilino del piano di sotto fosse stato ancora sull’attenti.

Si scosta chiedendomi scusa e a me pare di piombare in un vuoto senza fine mentre ancora ho le mai protese verso di lei.

«Stai bene Isabella»?

Alza lo sguardo su di me, è sorpresa.

«Ci conosciamo»?

«Beh, diciamo che io conosco te». Le faccio un sorriso che sembra apprezzare.

Fissa il suo sguardo nei miei occhi e io mi perdo completamente in un mare scuro eppure brillante.

«Edward»?

Resto spiazzato, non credevo mi conoscesse e soprattutto che mi riconoscesse visto che sono completamente diverso da come mi vede a scuola.

«Non credevo mi conoscessi».

«Come si fa a non conoscere lo studente più brillante di tutto l’istituto? Ma chiamami Bella».

Ah mi pareva!

Per un attimo mi sono illuso che mi avesse notato per altri motivi.

«Beh, a quanto mi risulta, anche tu sei tra i migliori del nostro anno. Ma davvero posso chiamarti Bella»?

«Certo tutti i miei amici mi chiamano così».  

Si siede sul mio asciugamento con un bel sorriso sul volto.

«Anche se ad essere sincera ti ho riconosciuto solo dopo averti guardato negli occhi. Insomma, accidenti Edward… sei bellissimo».

È una esclamazione spontanea e del tutto priva di malizia ma non posso fare a meno di gongolare dentro di me aprendomi in un sorriso spontaneo.

«Scusa se te lo chiedo ma perché ti presenti a scuola in quel modo»?

«Perché non mi piace essere circondato da persone snob e classiste. In questo modo, se qualcuno mi si avvicina è per quello che sono e non perché ho un bell’aspetto».

«Rallenta un attimo, sicuramente non ho la tua stessa mente brillante perché credo o forse spero di non aver capito il tuo discorso. Mi stai dicendo che visto che io non vado in giro vestita come una barbona, i miei amici mi stanno accanto solo perché sono un bel corpo sul quale sbavare»?

«No spetta io…»

«Lascia che  ti dica una cosa Edward, secondo me l’unico snob o classista sei proprio tu.

Arrivi a scuola vestito in modo orribile, porti gli occhiali che evidentemente non ti servono visto che in questo momento non li porti e i capelli che sembrano perennemente leccati da una mucca.

Probabilmente pensi che sia per questa ragione che non hai fatto amicizia coi tuoi compagni ma non è affatto così.

Dici di non voler essere circondato da persone che ti considerano solo per il tuo aspetto ma te ne stai sempre solo, con la testa affondata in qualche improbabile libro che conoscete solo tu e l’autore, hai sempre l’espressione insofferente e immusonita e non permetti a nessuno di avvicinarti.

Ti tolgo un dubbio Edward, sei solo tu che tieni lontane le persone e non il tuo aspetto».

Accidenti se ne ha di grinta!

È davvero arrabbiata ed ha ragione su tutti i fronti ma non posso fare a meno di notare che deve avermi osservato a lungo per notare tutti questi particolari.

«Scusa ma adesso torno dai miei “interessatissimi” amici».

Fa per andarsene ma la fermo tenendola per un polso.

«Aspetta Bella, scusami».

«Sai alla fine non credo che sia una buona idea essere amici».

È chiaro il rifermento al diminutivo che ho usato.

«Ti prego aspetta. In effetti non l’avevo mai vista sotto questo punto di vista. Mi perdoni? Per favore»?

Le faccio un mezzo sorriso sperando di convincerla con quella che spero sia la mia migliore espressione da cucciolo pentito.

Per mia fortuna risponde al mio sorriso.

«Sei un tipo strano Edward Cullen, te l’hanno mai detto»?

«Sapessi quante volte me lo ripete mia sorella».

E per la prima volta la vedo ridere di fronte a me, con me e sono in paradiso.

 

Io e Bella ci siamo visti ancora, mi ha fatto conoscere i suoi amici, sono diventati anche i miei e abbiamo passato tanto tempo insieme.

Ci siamo legati molto, talmente tanto che ha deciso di donarmi la sua prima volta e la seconda e la terza e tutte quelle che sono seguite.

Da quel meraviglioso giorno non ci siamo più separati.

Il primo giorno di scuola siamo arrivati insieme, mano nella mano scambiandoci dei dolci baci mentre tutti ci guardavano curiosi.

Naturalmente mi sono presentato come me stesso e ho avuto la possibilità di conoscere tante belle persone che mi hanno fatto sentire un cretino per come mi sono comportato per un anno intero.

 

Sono passati quindici lunghi anni da quel giorno che ha cambiato la mia vita e ancora oggi mi basta guardare mia moglie per desiderarla come il primo giorno.

Cosa posso dire? La amo immensamente e per uno strano caso del destino anche lei mi ama.

Ho amato ogni singolo istante della vita passata insieme a lei, ogni momento, ogni sguardo, ogni cambiamento, persino i litigi; ho capito subito che la mia gattina dolce poteva diventare una leonessa, l’ho capito quel giorno sulla spiaggia e me l’ha ricordato ogni volta che ho provato a prevaricare su di lei.

Ho amato il suo corpo in ogni modo possibile, dolce, appassionato, irruento e non c’è stato un momento in cui ho desiderato altro se non lei.

Solo lei è capace di infiammarmi con un solo sguardo.

Ho visto il suo corpo adattarsi e cambiare quando mi ha donato la gioia di diventare padre e anche in quel momento non ho potuto fare a meno di trovarla terribilmente eccitante.

In questo momento siamo diretti alla nostra spiaggia, torniamo qui ogni anno, è una specie di rito per ricordarci dove tutto ha avuto inizio.

Allungo la mano per posare una carezza sulla sua guancia, si gira, mi sorride, nel tempo il suo viso è cambiato, è maturato perdendo le fattezze dell’adolescente per sbocciare nella meravigliosa donna che è diventata.

I miei occhi si riempiono di lei.

La nostra bambina dorme serena nel suo seggiolino sul sedile posteriore.

«Ti amo»

«E io amo te».

 

 

  
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