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Autore: barbyg90    24/07/2011    2 recensioni
Bella è stata adottata fin dalla nascita dalla famiglia Cullen, ma quando raggiunge l'età di sei anni, i suoi sogni iniziano a diventare qualcosa di più. Edward scompare all'improvviso senza lasciare nessuna traccia di se, ma Bella non resterà sola nell'attesa del suo ritorno. Quasi inconsciamente si avvicinerà a...
Tratto dal capitolo 10: " Come hai potuto? ".
Inarcò un sopracciglio. Chissà perché, ma avevo come la sensazione che mi avrebbe detto che non lo avevo allontanato subito.
" Non mi sembrava ti dispiacesse, all’inizio ", ecco.
" Non dovevi farlo. Co…come ti è venuto in mente? Non hai pensato che sono fidanzata e che ho appena tradito Jacob? ".
Non capii il suo sguardo cosa volesse dire. Sembrava sul punto di scoppiare a ridere, o a piangere.
Ma erano poco plausibili entrambe le cose… bhè forse la prima no.
" Credimi Bella, non hai tradito ".
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Buonasera a tutti. Ecco a voi il cap… non uccidetemi alla fine ok?

 

Capitolo 9

 

Nei giorni seguenti, forse i più strani e confusi della mia vita, mi resi conto che il silenzio che circondava Edward ormai da una settimana, iniziava a farsi sentire.

Era diventato una sottospecie di mummia, io non lo rammentavo per niente così. Nei ricordi che avevo della mia infanzia era sempre stato un tipo socievole, divertente…

Credevo fosse ciò che volevo, ma mi sbagliavo. Una parte di me voleva conoscerlo, capire il suo comportamento… perdonarlo.

<< Bella, tesoro, ultimamente sei assente, ti va di parlarne? >>. Mamma mi capiva sempre alla perfezione, e alle volte sembrava addirittura che mi celasse i suoi veri pensieri troppo veritieri da essere rivelati.

Potevo dirle di no, non avrebbe insistito, ma mi piaceva parlarne con lei. Il problema era che non avevo la minima idea di dove cominciare. Tutto era confuso, nulla sembrava avere senso.

Abbassai il capo, quasi colpevole. Era preoccupata, lo intuivo dal tono della sua voce.

<< Io… >>.

<< E’ Edward il problema? >>. Colpita ma non affondata.

<< Anche >>, ammisi.

<< Hai problemi con Jacob, allora? >>. Colpita e affondata! Ne aveva centrate due in meno di un minuto!

Era palpabile la differenza di tono che aveva usato pronunciando il nome di mio fratello e quello del mio ragazzo. Il primo con estrema dolcezza, il secondo un tantino duramente, come a volersi accertare che non mi avesse torto neanche un capello.

Sapevo che volevano bene a Jake, avevano sempre accettato le mie scelte, ma ci tenevano molto di più a me, ed erano sempre stati dalla mia parte. In questo frangente, però, non capivo da che parte stavano considerati i litigi – iniziali – e la totale assenza di dialogo tra me ed Edward, ultimamente.

Forse erano semplicemente neutrali.

Continuò la sua ricerca tra i reparti del supermercato lasciandomi temporaneamente indietro a spingere il carrello.

Mi ero proposta di accompagnarla al supermercato per evadere un po’ da casa. Ultimamente passavo tutto il mio tempo libero chiusa nella mia stanza a studiare o ad ascoltare musica.

<< Il problema è che, in pratica, non ho nessuna difficoltà con nessuno dei due… è la teoria che proprio non comprendo, non so cosa mi stia succedendo >>, ammisi facendola voltare verso di me.

Si avvicinò lentamente accarezzandomi dolcemente i capelli e racchiudendomi in un abbraccio.

<< Tesoro, alla tua età è normale vivere le situazioni in questo modo, ma posso assicurarti che non saranno più così difficili come sembravano, appena le avrai superate >>.

Non le risposi riflettendo sulle sue parole. Aveva sicuramente ragione, il problema stava nel superare gli ostacoli, però.

<< So che ti sembra comunque difficile, ma dimmi una cosa: tu ami Jacob? >>.

<< Io… sì, credo di sì >>. Dissi senza riflettere, ma sentivo di non crederci al cento per cento.

<< Bella, intendo dire: lo ami veramente? >>.

Ci pensai un po’ su, il che era da considerarsi già parte della mia risposta.

<< Forse non nel modo giusto… credo che i miei sentimenti verso di lui siano cambiati… >>.

<< Gli vuoi sempre bene ma non più come ad un fidanzato? >>.

<< Sì, mamma, credo di amarlo in un modo che si avvicina più all’amore per un fratello, un amico, che all’amore verso il proprio ragazzo >>, conclusi sentendomi improvvisamente più leggera.

Sentivo che grazie a quella conversazione ero riuscita a mettere un minimo di ordine nella mia testa.

<< Capisco… ma Bella, ascoltami bene: io non ti dirò mai cosa fare perché ritengo che le tue scelte debba compierle tu, ma pensa bene, considerato questo sentimento, cosa vuoi fare della tua vita >>.

Ripensai subito alla sensazione di oppressione che sentivo sempre ultimamente.

Privata delle proprie ali per volare.

Ma pensai anche che era troppo tempo che eravamo fidanzati per gettare tutto…

<< Tesoro, sei giovanissima, hai ancora tutta la vita davanti. Sei libera di compiere qualsiasi scelta. Dovresti affrontare e vivere appieno tutte le esperienze che ti verranno incontro… >>.

Sapevo benissimo a cosa si riferisse.

Mamma non era mai andata d’accordo con la gelosia di Jake, per lei io non dovevo essere così legata e condizionata da lui.

<< Sono giovane… >>, sussurrai sovrappensiero riflettendo.

Aveva ragione… non era troppo tardi, non eravamo sposati e non avevamo un figlio…

<< Sono ancora giovane >>, ripetei, stavolta più convinta come se avessi risolto il problema più difficile dell’universo.

 

Nonostante avessi capito quasi perfettamente i miei sentimenti, nei giorni successivi non cambiai assolutamente nulla della mia vita.

Avrei voluto parlare con Jacob, cercare di far pace con Edward, ma non mi mossi.

Sentivo di voler smuovere intere montagne, ma nonostante tutto, non riuscivo a liberarmi dell’apatia che mi circondava.

Ero fin troppo conosciuta per la mia avversione ai cambiamenti, mi consideravo una persona estremamente coerente, soprattutto con se stessa, ma sentivo che le cose stavano per cambiare.

Forse avevo bisogno solo di una settimana di riflessione, di un po’ d’aria diversa, e mia sorella Alice era conosciuta soprattutto per le sue idee folli.

Dopo aver insistito affinché le parlassi di cosa mi stava accadendo, e dopo aver ricevuto il mio estremo silenzio in risposta, aveva deciso di organizzare una settimana in spiaggia con tutta la famiglia Cullen.

Inizialmente avevo protestato usando come scusa la loro pelle luccicosa al sole, ma ovviamente avevo poi scoperto che avevamo addirittura un’isola di proprietà. Wow!

Avrei dovuto immaginarlo.

E pensare che quando ero più piccola, per farmi capire il valore dei soldi, avevano architettato un complesso stratagemma che includeva soprattutto far risparmiare Alice e Rose.

Papà aveva bloccato tutte le loro carte di credito, costringendole ad acquistare i loro amati capi firmati solo quando erano in saldo, e soprattutto solo grazie alla paghetta.

Ovviamente tutto era regolato in base alle esigenze di ognuno di noi, ma Rosalie ed Alice non si accontentavano mai. Per loro, cento dollari a settimana erano una miseria.

Mi preparai mentalmente a dover affrontare il problema “bagaglio”, ma ci ripensai, Alice avrebbe provveduto a tutto, come sempre.

Inutile dire che tutto ciò che infilai di persona nella mia valigia erano il mio i-pod compreso di cuffie, di quelle che ti estraniano completamente dal mondo circostante.

Non mi curai di controllare o cercare di modificare il mio bagaglio, la mia esperienza mi suggeriva che tanto Alice avrebbe comunque agito secondo i suoi piani.

 

La mattina della tanto attesa partenza, mi alzai dal letto aspettandomi di udire delle voci, qualsiasi tipo di rumore, ma nulla.

Scesi silenziosamente le scale, quasi aspettandomi di incontrare un ladro, finché non udii una voce in salotto.

Era Edward che stava parlando al cellulare. Sembrava tranquillo, ma una strana sensazione si insinuò in me.

<< Credo tra una ventina di minuti… no… sì, ma avreste potuto aspettarmi. Conosci la situazione, Alice, e sai benissimo che non è stata un’ottima idea… non mi importa, sappi solo che se la condizione peggiora mi sfogherò su di te >>.

Non si accorse della mia presenza finché non chiuse il telefono.

Era preoccupato e arrabbiato al contempo. Non ero riuscita a capire tutto, forse si riferiva alla caccia…

Guardai, per la prima volta da quando era tornato a Forks, i suoi occhi.

Erano di uno splendido color miele, quindi aveva avuto il tempo di cacciare…

Abbassai subito lo sguardo, avrei potuto chiedergli spiegazioni ma mi anticipò leggendomi nel pensiero.

<< Alice ha avuto la brillante idea di avviarsi prima insieme al resto della famiglia. Posso assicurarti che con questa storia non centro nulla >>, concluse voltandosi verso la grande vetrata che dava sul bosco.

Sempre la solita.

Mi sentivo in colpa, ero riuscita, col mio atteggiamento, a metterlo in soggezione, come se avesse il timore che, da un momento all’altro, avrei potuto urlargli contro.

Quelle erano le prime parole che mi diceva dopo più di una settimana e me le  aveva dette senza neanche guardarmi in faccia.

<< Non fa niente… mi preparo e partiamo >>. Cercai di sorridergli attraverso il riflesso della grande vetrata, ma mi uscì solo una specie di smorfia.

Avrei dovuto parlargli, chiarire, non potevo più continuare così.

 

Eravamo partiti alle dieci in punto. Nella macchina di Edward, una stupenda Aston Martin nera messa a lucido, regnava il silenzio da ben venticinque minuti.

Ed erano venticinque minuti, che cercavo il coraggio di iniziare il discorso.

Edward guardava avanti, estremamente concentrato sulla strada.

Ma se davvero mi leggeva il pensiero, sentendo che avrei voluto iniziare un discorso, perché non venirmi incontro?

Probabilmente il primo passo toccava farlo a me…

Avrei potuto iniziare a parlare delle condizioni atmosferiche… o della distanza che ci separava dall’isola Esme… avrei potuto accendere la radio e alzare il volume al massimo evitando, così, di dover iniziare un discorso.

No… dovevo parlargli, e subito.

<< Perché sei tornato? >>.

Non era esattamente la domanda che avrei dovuto porgli, almeno non subito, ma visto che era praticamente sfuggita al mio controllo, ringraziai comunque i miei impulsi. Almeno avevo iniziato.

Aspettai la sua risposta per un minuto circa, fissando i suoi movimenti nell’attesa che parlasse, ma non lo fece. Continuava a guardare dritto davanti a se, le mani sul volante e le spalle leggermente tese.

Maledetto.

Odiavo quando non mi rispondeva. Ma stavolta non me ne sarei stata zitta.

Stavo per iniziare a buttare fuori tutta la mia rabbia di quei giorni, degli anni trascorsi da quando se ne era andato ma si girò all’improvviso, fulminandomi con quei suoi occhi che erano diventati improvvisamente color pece e mi rispose.

<< Adesso non è il momento di parlarne. Riposa, mancano ancora un paio d’ore prima di arrivare >>.

Non è il momento di parlare?

<< Non ho intenzione di dormire, voglio parlarne. E smettila di darmi ordini >>.

Inchiodò l’auto lungo l’immensa strada deserta che stavamo percorrendo. Se ci fossero state auto dietro di noi, probabilmente, avrebbe dato luogo ad un incidente colossale.

<< E’ questo ciò che vuoi? Vuoi parlarne? BENE, allora, parliamone >>, urlò aprendo lo sportello all’improvviso.

Scese dall’auto costringendomi, un po’ impaurita ed estremamente confusa da quei modi così diversi rispetto a quelli che conoscevo, a  seguirlo.

Dopo aver sbattuto lo sportello si appoggiò al fianco della sua auto iniziando a fissarmi, probabilmente aspettava che mi avvicinassi e iniziassi a parlare.

Molto lentamente, e intimorita, mi avvicinai, non avendo la più pallida idea di cosa iniziare a dirgli.

Avrei voluto essere disinvolta, come facevo sempre, ma non mi importava, al momento.

Ma perché mi cacciavo sempre in situazioni così assurde?!

<< Senti, mi… mi spiace comportarmi sempre in modo così… da insopportabile, ecco. Solitamente sono l’esatto opposto, non mi… >>.

<< Lo so, Bella. Ti conosco >>, mi interruppe sorprendendomi con quel “ti conosco”.

Cosa intendeva?

Ero cresciuta, forse conosceva la vecchia me. Avevo sedici anni, ero nel pieno dell’adolescenza, non poteva credere che fossi rimasta a quando avevo sei anni.

<< So cosa stai pensando, ma ti sbagli >>.

<< Invece no, tu non mi conosci Edward, ok? Probabilmente sono una stupida a darti così tanta importanza. Non dovrei provare tutta questa rabbia, dovrei semplicemente ignorarti. Come hai fatto tu >>. L’ultima frase la sussurrai, ma ero pronta a scommettere che non gli fosse sfuggita.

Non avrei voluto dirla, ma tutta la collera di quegli anni si era magicamente impossessata di me, mi era sfuggito, ecco.

<< Io non ti ho ignorata… >>. Mi aveva sentita e lo avevo offeso, lo avevo capito dal suo tono profondamente deluso. Lo aveva detto piano, lentamente, forse riuscendo finalmente a capire il mio atteggiamento.

<< Cosa credi, che in questi anni io abbia fatto come se non ti avessi mai conosciuta? Come se con te non avessi condiviso nulla? Bhè, se è così, ti sbagli di grosso >>.

<< E allora perché sei scomparso nel nulla? Se è come tu dici, come puoi credere di conoscermi, di pensare minimamente che in questi anni mi sei stato accanto?! >>.  Stavo urlando, stavamo urlando, ormai.

Quello che diceva e in cui credeva era folle.

<< Non mi va di parlarne, sarà meglio metterci in viaggio, altrimenti Esme si preoccuperà >>.

<< Io non vado proprio da nessuna parte. Devi smetterla, una buona volta, di sfuggire >>.

Mi preoccupai, dopo quello che avevo detto, di una sua reazione. Ipotizzai potesse prendermi di peso e trascinarmi in macchina…

Si avvicinò lentamente, fissandomi negli occhi.

Ad ogni suo passo il mio cuore aumentava di un battito, come a volermi avvertire di qualcosa.

Non mi mossi, avrei dovuto allontanarmi, ma il mio corpo proprio non voleva.

Cosa mi stava accadendo?

Volevo la sua vicinanza, non capivo ancora bene in che senso volevo che mi stesse vicino… ma lo volevo.

<< Vuoi la verità, Bella? >>, sussurrò roco vicinissimo al mio orecchio sinistro.

Annuii senza essere in grado di pronunciare neanche un suono.

Ma non mi aspettavo minimamente che Edward facesse una cosa simile.

Mi avvicinò al suo viso prendendomi il capo proprio dietro il collo. Sbarrai gli occhi, cosa stava facendo?!

In un secondo mi trovai con le sue labbra poggiate sulle mie e la schiena attaccata completramente alla sua auto. Come ci fossi arrivata, probabilmente non lo avrei mai capito.

Le sue labbra si muovevano con intensità sulle mie, cercando l’ingresso che senza accorgermene gli concessi immediatamente.

Era tutto così surreale e improvviso che non mi rendevo conto di nulla, riuscivo solo a sentire il suo profumo, così buono e… giusto.

I suoi movimenti mi mandavano in estasi, tutta la parte razionale di me, che in tutti quegli anni mi aveva condizionata e resa schiava, improvvisamente si era dissolta, sciolta al sole come neve.

Un rumore in lontananza, impercettibile ma così forte nella mia mente, mi riscosse.

Mi allontanai di scatto da lui, fissandolo con gli occhi sbarrati…

Cosa avevo fatto?

Lo allontanai brutalmente, facendo pressione con entrambe le mani sulle sue spalle.

Lo fissai per pochi secondi, dopodiché la mia mano non poté che infrangersi contro la sua guancia in un sonoro schiaffo.

Come aveva potuto?

 

Non chiedetemi perché ho concluso il capitolo in questo modo… non lo so neanche io! ^__^

Avevo in mente di farli arrivare tranquillamente sull’isola, ma nel bel mezzo del viaggio avevano bisogno di scendere… e chi sono io per impedirlo? XD vabbè… fatemi sapere che ne pensate perché i vostri commenti sono fondamentali per la stesura del prossimo, e dei prossimi, capitolo J

Grazie a tutteeeee un bacio

Barbara

Ps ho un piccolo spoiler per voiiiii

 

 

 

 

 

 

   
 
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