Tutta colpa di un malinteso
Odio fare la Caposcuola, in tutta onestà che non mi piace fare la caposcuola, è stressante, ecco. Professori che ti mandano a risolvere tutti i problemucci più banali, che persino Gazza saprebbe superare in mezzo secondo, bambinetti che ti cercano per fare la spia su un compagno antipatico, e poi salta fuori che in realtà non ha fatto nulla, quindi devi fare un’interminabile predica al bambino in questione dicendogli che non bisogna dire le bugie, alla quale i più mansueti annuiscono e promettono di non farlo più, mentre i meno mansueti, ovvero quelle piccole pesti che si divertono a seminare scompiglio nella scuola per il solo gusto di vedere i bambini più piccoli finire nei guai, ti mandano a quel paese dicendoti che non sei la loro madre.
Okay
adesso sto esagerando, mi sto comportando come quello stupido di Ronald.
Mi
porto una ciocca di capelli dietro l’orecchia sinistra, cercando di
visualizzare i miei migliori amici, il primo, Harry James Potter è seduto a
capotavola e parla allegramente con un’esultante Ginevra Weasley, il
secondo… Oh eccolo là.
Mi
pietrifico sul posto, a metà tra il percorso dalla porta al tavolo.
Ronald
Weasley sta baciando Lavanda Brown,
li guardò basita, nella mia bocca si sta diffondendo un sapore amaro, cerco
disperatamente di distogliere lo sguardo, non ci riesco è più forte di me.
Odio quella ragazza. Sento una lacrima rigarmi il viso, Ginny se ne è accorta,
si alza, anche Harry mi guarda preoccupato, teso. Io però non li noto, una
fitta di dolore si sta lentamente propagando in me, vorrei essere ovunque tranne
che qui, cerco con coraggio di trattenere quelle lacrime che lottano per
fuoriuscire dai miei occhi color caffè, mi muovo, esitante, sulle gambe.
Lancio
un ultima occhiata a Ron, mi sta guardando, allunga una mano verso di me, come a
chiamarmi.
-Hermione,
aspetta non è come pensi… Herm- mi volto, non voglio ascoltarlo, giro i
tacchi e me ne vado, sento alcune risate provenire dalla Sala, chissà come si
starà divertendo quella. Questa affermazione mi tira un attimo su di morale,
non voglio darle la soddisfazione di vedermi piangere. Mi asciugo le lacrime, e
cerco di trovare il coraggio di tornare in quella Sala e sedermi a mangiare come
se nulla fosse successo. Faccio un respiro profondo, mi giro, mi tornano in
mente i capelli chiari di Lavanda, i suoi occhi azzurri come il cielo, lei è più
bella di me.
Non
ce la faccio proprio a tornare di là, con un sospiro afflitto mi dirigo verso
il bagno dei prefetti, lì sarò certamente sola.
Ora
sto piangendo copiosamente, chiedendomi cosa non va in me, forse non sono bella,
mi guardo allo specchio, non è del tutto vero, ma sono troppo intelligente,
quasi insopportabile a volte.
Mi
sto quasi costringendo a credere che sia colpa mia. Accidenti a me e alla mia
mania di innamorarmi della persona sbagliata.
Mi
alzo, terribilmente triste, esco dal bagno.
Cammino
un po’ per i corridoi, finché voltato un angolo, mi trovo di fronte la
McGranitt.
-Oh
Signorina Granger è… emh… tutto a posto?- mi chiede arricciando un po’ il
naso, io sorrido un po’ imbarazzata, devo avere un aspetto orribile in questo
momento, i capelli spettinati, gli occhi rossi e il naso gonfio.
-Sicuro
professoressa- rispondo asciugandomi gli ultimi rimasugli di lacrime. Lei mi
guarda, non del tutto convinta, mi sorride divertita.
-Ottimo,
ha da fare?- mi chiede, io scuoto la testa, e continuo a fissarla impalata.
-No,
cioè devo solo fare il giro notturno della scuola per assicurarmi che sia tutto
a posto, a parte questo…- rispondo dopo qualche istante.
-Fantastico,
Madama Pince ha bisogno di lei in biblioteca, sa non si sente troppo bene,
dovrebbe catalogare dei libri- il mio cervello sta valutando tutte le possibili
scuse che mi si propongono davanti, non ne trovo una eppure devo evitare di
stare in biblioteca tutta la notte. Non ce la farei proprio, la solitudine mi
avrebbe fatta di sicuro pensare a quei due, scuoto freneticamente la testa.
-Sicura
di stare bene, signorina Granger?- annuisco –Se vuole chiederò a qualcun
altro- offerta interessante, ma non la posso deludere.
-No,
no, faccio io, non si preoccupi- mi sorride, grata, se non lo avessi fatto io,
avrebbe dovuto costringere Ernie a farlo, e sicuramente avrebbe fatto mille
storie.
-Comunque
le manderò in aiuto qualcuno- poi se ne va’, io rimango lì irrigidita,
vorrei che fosse Ronald quel qualcuno, ma sicuramente non sarà così. Ancora
una volta scuoto la testa, e mi dirigo verso la biblioteca.
E’
già da un po’ che lavoro, mi piace la calma della biblioteca, certo la
solitudine invita a pensare, ma basta chiudere dalla mente le cose brutte e
concentrasti su quelle belle, come quando Harry e Ginny si sono messi assieme.
Ora siamo al settimo anno, alla fine del settimo anno per la precisione, e quei
due sono più uniti che mai, stanno bene insieme, si completano, io invece…
Sento
un rumore alle mie spalle.
-Oh
sei tu Hermione- mi volto e arrossisco. C’è Ron, anche lui è rosso in viso,
mi guarda un po’ colpevole, un po’ triste, io abbasso lo sguardo e gli
indico un mucchio di libri.
-Puoi
iniziare da quelli- gli dico, mantenendo un tono di voce freddo e impersonale,
sento il suo sguardo indagatore sulla mia schiena, sono imbarazzata, perché è
qui?
-Herm…
ti devo parlare- la sua voce calda e dolce mi riporta alla realtà, non mi
volto, non potrei sopportare di vedere i suoi occhi e pensare che orami non
possono più essere miei, che quelle sue labbra appartengono ad un’altra, un
piccolo singhiozzo fuoriesce, invece, dalle mie, di labbra.
-Non
c’è nulla da dire- la mia voce vacilla, non è come quella di prima,
trasmette molto, troppo, devo stare attenta, lo sento avvicinarsi, è a meno di
dieci centimetri da me, prego in silenzio che non si avvicini più. Impazzirei.
-Io
credo di si- mormora impassibile, si avvicina ancora di più, sento il suo fiato
sul mio collo, tremo, ho freddo, perché mi fa stare così? Perché si comporta
in modo così crudele?
-Senti
Ron, non c’è nulla da dire- ripeto portandomi una mano nei capelli, però
sento la sua stretta sul mio polso. Mi volto. Lui sorrise, nei suoi occhi c’è
uno sguardo allegro e serio allo stesso tempo, nel mio tristezza e
rassegnazione, sto per piangere.
Mi
porta una mano sotto il mento, io arrossisco, anche lui, è bello da impazzire
in questo momento, i capelli rossi spettinati, gli occhi azzurri così sinceri,
così belli, così…non dovrei pensare a queste cose, io sono una persona
corretta, non è giusto rubare il ragazzo ad un’altra persona.
-Che
hai Herm?- quella domanda mi fa arrabbiare, gli do una leggera spinta, lui si
scosta, mi guarda incredulo, sento che mi sto per mettere a piangere, mi volto e
faccio qualche passo, mi infilo in un corridoio stretto, mi siedo a terra. E
ricomincio a piangere.
Lo
sento avvicinarsi, mi si inginocchia a fianco, mi tira nuovamente su il viso,
tiro su col naso.
-Mione,
che ti succede? Prima scappi, poi piangi e mi spingi via, mi dici che hai?- mi
chiede, io sposto il mio sguardo nelle sue iridi cristalline, vi leggo
inquietudine e una vaga ombra di tristezza, di incredulità e stupore. Tiro
ancora su col naso, mi accorgo che mi tiene ancora il viso puntato verso il suo
con la mano, arrossisco, ma non mi scosto, mi piace quel contatto dolce e
deciso. Anche lui se ne accorge e sposta la mano, un po’ esitante, mi mette a
posto una ciocca di dietro le orecchie, io sorriso.
-Io…io…oh
sono una stupida- dico nervosa, lui mi guarda senza capire, sposta la mano sulla
mia guancia, una carezza, poi la fa cedere lungo il suo fianco, e mi osserva, è
leggermente rosso sulle guance, ma sorride divertito.
-E
perché saresti una stupida?- io cerco di ridere, per darmi coraggio, forse
glielo dovrei dire, ma non ci riesco, devo cercare di sviare il discorso.
Sorrido e lo guardo ancora negli occhi.
-Perché
non riesco a essere felice della felicità della persona a cui voglio più bene-
mi guarda colpito, vedo nei suoi occhi che forse ha capito, si avvicina un po’
di più, sento di nuovo il suo respiro, quel corpo così vicino al mio, quel
corpo magnifico, mi incute un certo timore, con un sospiro continuo a guardarlo
negli occhi.
-E
chi sarebbe questa persona?- mi domanda, io rimango interdetta, possibile che
non abbia ancora capito? Ho sempre pensato che fosse un tantino duro di
comprendonio, ma adesso stava veramente esagerando. Tuttavia prima che qualunque
pensiero coerente mi possa passare per la testa mormoro qualcosa.
-Tu-
Lui
mi guarda come per scrutare la mia anima, gli sorrido nervosa, mi aspetto che si
alzi e mi urli contro, ma invece non fa nulla di tutto questo, rimane un attimo
intenerito e sorpreso.
-Ma
io non sono felice- dice, io non capisco, ma se ha appena dichiarato davanti a
tutta Hogwarts che sta con la bella e seducente Lavanda Brown.
-Ma,
tu e Lavanda…?- balbetto incredula scuotendo la testa, lui ride, argentino, è
bello quando ride, le sue labbra si increspano in un sorriso accattivante e allo
stesso tempo dolcissimo.
-Ecco
perché sei scappata- dice con l’aria di chi ha finalmente compreso qualcosa
su cui rimuginava da tempo –Ma era solo una scommessa che quella aveva fatto
con Calì, in realtà non so neanche di che si trattasse, so solo che non la
volevo affatto baciare. Nei miei incubi c’è ancora lei che mi chiama Ronron-
dice allegro, io scoppio a ridere, è come se un peso si fosse eclissato dal mio
stomaco, sostituito da un caldo senso di tranquillità e sollievo. Poi torno
seria e lo guardo ancora una volta dritta negli occhi, lui non distoglie lo
sguardo.
-Me
lo giuri?- gli porgo il mignolo, come fanno i bimbi piccoli di fronte ad una
promessa, lui me lo stringe col suo, arrossisco e lui lo nota, ma non fa
commenti.
-Certo
che si-
Stiamo
in silenzio un paio di secondi, imbarazzati, poi lui sorride.
-E
poi nel mio cuore c’è già un’altra persona- afferma, il mio cuore prende a
battere forte, un po’ impaurito, un po’ speranzoso, lo guardo negli occhi,
ho quasi paura a chiederglielo, apro la bocca e mi faccio forza.
-E
chi sarebbe?- domando, lui mi guarda per qualche istante negli occhi, sento di
nuovo la sua mano sulla guancia, raggiunge il collo, non lo fermo.
-Tu-
Mi
attira a se, e riduce al minimo la distanza tra le nostre labbra, chiudo gli
occhi, si è avverato, il mio desiderio si è avverato, sorriso mentre mi bacia,
è fantastico, non credevo che un bacio potesse essere così dolce, e sospirato
eppure così profondamente passionale. Ma del resto Ron è un po’ così, dolce
e focoso.
Mi
lascia , e sorride, io rispondo al suo sorriso, tremendamente imbarazzata,
eppure spaventosamente contenta.
-Mi
piaci un casino Hermione- poi mi bacia ancora, più dolcemente questa volta,
vorrei rispondergli ma non posso, allora mia accontento di pensare.
All’inizio
avevo detto che odio fare la Caposcuola? Rettifico, io amo questo lavoro (e
soprattutto le gratificazioni che ne derivano).
Come
vi è sembrata?
Mi
sono immaginata così il primo bacio di questi due, in un contesto romantico e
un po’ giocoso, voi che ne pensate?
Fatemi
sapere. Un bezo.
Ski