5.
Silenzi e Bugie.
A
metà mattina di un nuovo giorno scolastico, Matt venne
convocato in Sala
Professori.
Non
seppe spiegarsi il motivo di tale richiamo e appena arrivò
nella stanza dove si
radunavano solitamente tutti i professori, che lo avevano accolto tutti
con un
sorriso stampato in volto, si sentì ancora più
confuso e disorientato.
“Volevamo
farle i complimenti, Mail Jeevas per la brillante media scolastica! A
studenti
come lei, così come ad altri, non abbiamo più
molto da insegnare” gli dissero.
Menzogne…
Tutte
bugie!
Nel
mio cuore vi sono solo domande senza risposta…
***
Matt
eccelleva anche nello sport.
Ne
praticavano diversi a scuola, come la pallavolo e il basket.
Lui
preferiva di gran lunga la seconda disciplina.
Lo
trovava davvero interessante, a partire da come si svolgevano le
partite.
Matt
era un ragazzo alto, perciò non aveva nemmeno problemi a
fare canestro.
Invece,
aveva notato ormai da parecchio, il suo Mel preferiva evitare di
giocare ed
occupava l’ora di educazione fisica leggendo un libro di
letteratura e
sgranocchiando una barretta di cioccolato.
Fondente,
eh!
Il
professore, quel giorno, era occupato a partecipare ad una riunione
perciò non
avrebbe assistito alle loro partite in palestra.
La
classe veniva regolarmente divisa in quattro squadre.
Quella
che si aggiudicava la vittoria, giocava poi con quella successiva e
così via.
La
squadra in cui il rosso giocava era appena stata battuta,
così i giocatori ne
avevano approfittato per riposarsi, per bere dalla bottiglietta
d’acqua e per
asciugarsi il sudore , che evidentemente colava sulla fronte della
maggior
parte dei ragazzi.
Inutile
dire quanto cattivo odore alleggiava in palestra!
Matt
stava per avvicinarsi al biondo, con un asciugamano che gli ricopriva i
bei
capelli rosso fuoco e con una bottiglietta che teneva nella mano
destra, quando
improvvisamente un pallone da basket colpì Mello proprio
sulla testa.
Il
libro che teneva fra le mani cadde sul pavimento, così come
la barretta del
dolce rimasto.
Il
rosso, preoccupato di un’eventuale ferita riportata sulla
parte colpita, corse
verso il ragazzo per poi inginocchiarsi e portare il viso a livello del
suo.
“Mello!
Ti sei fatto molto male? Aspetta, ti accompagno in
infermeria!” il tono di voce
di Matt lasciava chiaramente trasparire la sua preoccupazione per
l’amico.
Si
voltò verso i compagni, in cerca del presunto colpevole:
“Chi è stato?!”
Silenzio.
Nessuno
rispose…
***
Quando
arrivarono in infermeria, il rosso fece sedere l’amico per
poi chiedergli:
“Tutto
bene?”
“Sto
bene, non è niente” lo rassicurò Mello.
“Ma
quello è sangue? Fammi vedere!”
“Ti
ho detto che sto bene!”
Matt
iniziò a sfilargli la cravatta per poi sbottonare la camicia.
Se
lo avesse scoperto… no, il biondo non poteva permetterlo!
Tentò
di fermarlo, ma non ci riuscì.
Matt
rimase a osservare sorpreso tutti i lividi, alcuni ben evidenti ed
altri quasi
scomparsi, che vi erano sul corpo del ragazzo.
Ne
sfiorò timidamente uno, mentre Mello tentava di trattenere
un mugolio di
protesta. Era evidente che alcuni ancora gli dolevano.
“Ti
fanno molto male?” ormai quello del rosso era un sussurro.
Perché
non sapeva niente di queste ferite?
Perché
non gliene aveva parlato?
L’orgoglio
di Mello si era nuovamente frapposto fra loro.
Quando
questa storia avrebbe avuto una fine?
Quando
glielo chiese, l’amico gli rispose
“Perché avrei dovuto dirtelo? Cosa ti
aspettavi, che ti avrei chiesto di proteggermi come se fossi una donna?
Non ti
permetterò di trattarmi come se fossi una ragazzina fragile
solo perché mi
ritrovo questo corpo!”
Cosa
stava dicendo? Lui non lo considerava affatto in quel modo!
Ma
avrebbe potuto ugualmente chiedergli soccorso!
Chiedere
aiuto non vuol dire affatto mostrarsi debole…
“Se
lo vuoi proprio sapere, mi so proteggere da solo” disse
infine, poi fece per
andarsene.
Basta,
Matt aveva sopportato anche abbastanza.
Lo
aveva aspettato per abbastanza tempo.
“Sai
Mel, sei sempre il solito. Pensi solo e unicamente a te
stesso” iniziò con un
tono di voce calmo, come a preannunciare l’imminente tempesta
che aveva
trattenuto a lungo.
“Non
avrei dovuto farmi coinvolgere tanto da te! Non guardarmi in questo
modo! Che
c’è, non capisci?!” a quel punto era un
urlo “I miei sentimenti sono stati
strappati e gettati via solo perché tu l’hai
deciso!”.
Rabbia,
rabbia
repressa da tanto tempo.
Matt
non riuscì più a trattenersi.
Lo
afferrò con entrambe le mani per le spalle e lo
baciò.
La
dolcezza di quell’istante, così come le dolci
labbra che si stavano sfiorando
con gentilezza senza alcuna forma di violenza, lo riportò
indietro a quella
mattina della terza media dove tutto era iniziato.
Dove
Matt aveva capito di amare Mello, e dove Mello aveva provato la stessa
cosa con
Matt.
Perché,
se entrambi provavano gli stessi sentimenti l’uno per
l’altro, era andata a
finire in quel modo?!
Mello,
in quel momento aveva ricordato cosa volesse dire amore.
Volersi
bene, accettare ognuno i difetti dell’altro… Matt
lo aveva fatto.
Perché
lui non era riuscito ad accettare i propri difetti?
Perché
invece lui non riusciva ad accettare la sua situazione, il suo corpo?
Continuava
a scappare,
a
correre via.
E
così scappò di nuovo, lasciando Matt in
infermeria e in compagnia solo dei suoi stessi
pensieri.