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Autore: Feel Good Inc    25/07/2011    1 recensioni
La macchina giunse a destinazione ed Aerith portò il piede sul freno così bruscamente che, non fosse stato per la cintura di sicurezza, sarebbe finita sul parabrezza a fare compagnia ai tergicristalli. Tirò il freno a mano e si fiondò fuori senza neppure spegnere il motore, subito imitata da Cloud, con la pistola pronta in pugno già da un pezzo.
Percorsero in fretta lo slargo costeggiato di siepi, e raggiunsero il cortile su cui si affacciava il portone principale dello stabile. Cloud imprecò ad alta voce.
«Merda...»
La sagoma massiccia dell’agente Lexaeus giaceva immobile davanti a loro, e il chiarore della luna inargentava il rosso del suo sangue mescolato all’erba verdissima del giardino da anni abbandonato a se stesso.

* * *
«Entra e fammi vedere.»
«Ma allora avevo ragione.» Axel sogghignò di nuovo, puntando il gomito destro sul davanzale e guardandolo con malizia. «Vuoi
davvero giocare al dottore.»
Roxas si sentì arrossire. «Sei proprio un idiota.»
«Grazie, bimbo, anche tu non sei male.»
Si tirò su ed entrò dalla finestra. Una volta posati i piedi a terra, si guardò intorno ostentando indifferenza – ma Roxas notò che il suo viso era decisamente pallido. Lasciò scivolare il cappotto sul pavimento.
Un tonfo metallico.
Roxas guardò interrogativamente prima il viso impassibile di Axel, poi il punto in cui l’indumento aveva toccato terra. Da una tasca sbucavano pochi centimetri di qualcosa di lucido e scuro.
La canna di una pistola.

* * *
Quando un adolescente in fuga dalla legge si nasconde in un condominio in cui vive un ragazzino che si ostina a fuggire dal suo passato, e quando le loro storie s'intrecciano a quella di una ragazza che torna da un posto che è lontano in tutti i sensi, ci si accorge che qualche volta bene e male non esistono. Esiste solo il destino.
{ AkuRoku; accenni SoKai, MaruDem, RokuNami, CloudAerith, Sorpresa }
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun gioco
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Promessa

 

 

 

Tifa Lockhart fermò la volante accanto al viale d’accesso di una casa a due piani che fino a un paio di mesi prima recava un cartello con la scritta Vendesi. Era una villetta sobria ma elegante, in un quartiere in vista, solo due strade più in là rispetto a un ristorante Ienzo. Mise il cambio in folle e la indicò al suo passeggero.

«La casa è quella. L’abbiamo trovata senza problemi.»

Il viso del giovane si rifletteva sul finestrino. Tifa vide l’emozione e il sentimento nei suoi occhi verdi prima ancora che si voltasse verso di lei.

«Non so come ringraziarla. Invitarla a cena fuori sarebbe troppo poco.»

Tifa scoppiò a ridere.

«Soprattutto considerando le tue attuali finanze.» Scosse la testa. «Per ora mi basta saperti là dentro, chiaro?»

«Chiaro.» Il ragazzo annuì, sganciò la cintura di sicurezza e aprì la portiera. «Grazie ancora, tenente, per tutto quanto.»

La donna sorrise, guardandolo scendere dalla macchina. «Grazie a te.»

Sorpreso, lui tenne lo sportello aperto e si chinò a guardarla. «Per quale motivo?»

«Per avermi ricordato cosa significa l’uniforme che porto.»

Demyx ricambiò il sorriso. Fece un cenno di saluto con la mano, chiuse la portiera e si allontanò lungo il viale.

Tifa lo osservò ancora per un solo istante. Alla fine innestò la prima, fece scattare la freccia a sinistra e s’immise di nuovo in strada. Non riusciva a smettere di sorridere.

Erano le storie come quella, ciò per cui valeva davvero la pena di fare quel mestiere.

 

 

* * *

 

 

Ascoltando l’allontanarsi della macchina della polizia fuori servizio, Demyx sollevò lo sguardo sulla villetta bianca e si ripeté la parola che gli aveva cambiato tutto, che gli aveva permesso di essere lì quel giorno.

Assolto.

Per un attimo rivide nella mente il momento in cui si era ritrovato a dirle la verità: chi era diventato, che cosa era stato negli ultimi anni, quel che aveva fatto – e per chi – dalla fuga fino al risveglio, e ciò cui sarebbe andato incontro. Rivide due occhi chiari farsi lucidi, prima che lei si stringesse a lui senza parlare.

Aveva avuto così tanta paura che lo odiasse che, in quel momento, quell’abbraccio gli era sembrato il più bel regalo del mondo.

Ma adesso c’era un’altra svolta...

Alle immagini dei suoi pensieri si sovrappose la vista presente del cancello in ferro battuto che delimitava il confine della casa e di un mondo a parte. Si fermò, cercò con gli occhi il citofono e premette un pulsante.

Qualche secondo dopo, una voce femminile e sconosciuta gli chiese chi fosse.

«Buongiorno, signora. Mi chiamo Demyx. Mi rincresce disturbare così presto, ma ho urgente bisogno di parlare con sua figlia.»

Nonostante la lieve esitazione con cui aveva pronunciato l’ultima parola, dovette ammettere – con un po’ di amarezza – che il vecchio Marluxia sarebbe stato ancora una volta fiero delle sue doti oratorie.

La donna all’altra parte dell’apparecchio parve rifletterci su.

«Mia figlia?» Un breve silenzio. «Posso chiederti il motivo di tanta... urgenza, caro?»

Demyx sorrise. «Le ho fatto una promessa.»

Un’altra pausa dubbiosa. Poi una concessione che valeva un riscatto.

«Va bene. Un secondo.»

La voce si spense. Demyx sospirò, intrecciando le dita alle sbarre del cancello. Un secondo poteva fare una differenza infinita.

Chiuse gli occhi, appoggiò la fronte al ferro gelido e tornò indietro, ancora.

«Non voglio che mi lasci di nuovo» gli aveva detto a bassa voce, su quel divano, mentre lui le accarezzava i capelli – come da bambini.

«Lo so» le aveva risposto, «non lo voglio neanch’io...»

Uno scatto improvviso, metallico, lo richiamò al presente; il cancello si dischiuse e lui perse l’equilibrio. Si raddrizzò e, superando la confusione, fece qualche passo nel vialetto che attraversava un giardino verdeggiante e curato.

Non arrivò neppure a metà.

La porta d’ingresso si spalancò di colpo; una figurina scura si materializzò sul portico, volò giù per i gradini e gli corse incontro.

Demyx ebbe solo il tempo di sollevare le braccia: lei lo stava già abbracciando. Sorridendo, il ragazzo ricambiò forte la stretta e le sussurrò all’orecchio quella parola che aveva segnato la fine e l’inizio.

Assolto.

La ragazzina dai capelli neri pianse e rise insieme, stringendolo ancora di più. Sembrava che non avesse mai provato tanta gioia in vita sua – nemmeno il giorno in cui si erano ritrovati.

«Non sparire più» gli mormorò.

Demyx si ritrasse, le baciò la fronte, il naso, le guance, l’abbracciò di nuovo.

«Promesso.»

Sul portico c’era una donna bionda, con gli occhi gentili, che assisteva stupita alla scena. Piangeva anche lei.

 

 

 

 

 

_________________________________________________________________________________________

 

 

 

 

 

 

 

Non potevo lasciare in sospeso il ricongiungimento tra Demyx e la ragazzina misteriosa del suo passato. Tenete bene a mente questi due: si sarà ancora da parlare di loro.

Perdonatemi se non mi dilungo, ma la mia connessione è kaputt e sto aggiornando clandestinamente da un altro pc xD Vi ringrazio tutti comunque di seguirmi ancora!

Aya ~

   
 
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