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Autore: gattapelosa    25/07/2011    5 recensioni
Qual'è stata la prima magia di Hermione Granger?
La prima magia di una babbana che del mondo magico non sapeva niente?
Ecco come la vedo io, ma siccome sono una grandissima fan di Draco Malfoy, ho pensato di includere anche lui.
Solo un po'.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La prima magia di una babbana solitaria.



Lei leggeva.

Mentre Eleonore e Sabrine si dondolavano sulle altalene, mentre Samuel, Michael, Vincent e Jordan giocavano a calcio, mentre Melody e Nicole, festeggiata al piccolo party nel grande giardino dietro casa sua, fissavano vogliose i pacchi colorati, lei leggeva.

A sette anni, il giorno del compleanno della tua compagna di classe, tu non leggi, giusto?

Giusto.

Solo Hermione si sarebbe messa a leggere.

Non che qualcuno l’avesse realmente voluta alla festa; fu Mary, la madre di Nicole a insistere.

“E’ così sola, piccolina. Nessun amico; dai, Nicole, fai la brava e invitala al tuo compleanno”.

In un primo momento Nicole fu tentata di rifiutare, ma poi l’immagine di Hermione durante le ricreazioni, così sola, così lontana, la fece desistere.

Fin dal primo momento l’avevano snobbata e allontanata perché strana.

Non che il suo amore per la lettura fosse causa di ciò, anche se una bimba che a sei anni legge “L’isola del tesoro” non rientrava proprio negli schemi.

Hermione emanava una strana aura, standole vicino sembrava potesse capitarti di tutto.

Una volta qualcuno giurò di averla vista camminare sull’asfalto e che a ogni suo passo nasceva un fiore. Del resto la stessa Hermione non sapeva nulla di tutto ciò, seppure forse, e dico forse, sarebbe bastato voltarsi un attimo per gioire alla vista di tanti splendidi tulipani, senza prima bollare come “impossibile” la possibilità di aver realmente creato vita sull’asfalto.

Hermione, comunque, si stava annoiando.

Non riusciva neanche a leggere con tutta quella musica.

Anche se a sette anni avrebbe dovuto avvertire prima di sparire, decise che era giunto il momento di allontanarsi e far ritorno a casa.

Prese il suo zainetto, sorrise a Mary e se ne andò.

Casa sua era a pochi passi da lì.

Era notte fonda, ma Hermione conosceva ormai più che bene la via del ritorno: prima camminò per i giardini, poi si arrampicò sulla collinetta e infine la ridiscese.

Quella zona della città non era poi tanto frequentata, di solito così silenziosa.

Purtroppo, non quella sera.

Sulla strada Hermione vide due uomini, uno completamente nero, l’altro in divisa. Si puntavano contro delle bacchette e l’uomo in divisa sembrava parecchio teso.
- Mettila giù!- continuava a gridare.
- Non credo proprio.- rispose l’uomo in nero.- Come Auror fai proprio schifo.- continuò.

Hermione non si mosse dal ciglio della strada.
- Vattene!- continuava a gridare l’”Auror”.
- Prima tu.- disse ancora l’uomo in nero, per poi sorridere e pronunciare, voce profonda e sicura, le due fatidiche parole. - Avada Kedavra!

Un fascio di luce verde stese l’Auror e la bacchetta volò ai piedi di Hermione.

La bimba, che aveva capito ben poco di tutta quella faccenda, si chinò per raccoglierla.

Quando alzò lo sguardo, però, si ritrovò gli occhi dell’uomo in nero puntati sul suo volto.
- Ma guarda chi c’è qui. Una babbana. Poco male, direi che ora c’è ben poco da fare, no?- l’uomo le puntò la bacchetta contro, deciso a scagliarle contro l’anatema che uccide.

Ora, non potete prendervela con Hermione per quello che fece: era una bambina intelligente, sapeva che presto avrebbe lasciato questo mondo, ma sapeva anche di dover fare qualcosa per impedirlo. Purtroppo della magia lei conosceva un solo incantesimo, l’unico che mai le sue orecchie avessero udito, e per poter sopravvivere alla furia dell’essere in nero dovette sfruttare questa sua infima conoscenza, senza pensare, e così disse, puntata la bacchetta: - Avada Kedavra!

L’uomo cadde e tornò il silenzio.

Hermione, scossa, s’avvicinò al primo uomo, quello in divisa, e aprì la grande sacca che si trascinava dietro.

All’interno c’erano due libri e un blocco di fogli, li raccolse e se li sistemò nello zainetto.

Una sottile vocina nella sua testa le diceva che quei due erano morti, e che la colpa era in parte sua, che era un’assassina.

Troppo, troppo sottile.

Hermione raccolse le due bacchette e corse dall’altro capo della strada, telefonò nella cabina telefonica alla polizia e disse di aver trovato due corpi lungo Camery Street.

Poi si allontanò.

Appena voltato l’angolo, giurò di aver visto un uomo, i capelli biondi, gli occhi color ghiaccio, con addosso un mantello scuro, che la guardava.

Al suo fianco un altro bambino, anch’egli con due occhi chiari e i capelli biondi.
- Andiamo Draco.- credette di averlo sentito dire.- qui non abbiamo nient’altro da fare.

Hermione intanto si diresse a casa sua, suonò il campanello e sentì la madre correre ad aprire.
- Hermione!-disse appena la vide - Che cosa ci fai qui? Non dovevi essere alla festa di Nicole?
- Mi stavo annoiando.
- E sei tornata a casa da sola? Tesoro, potevi chiedere a Mary di telefonarmi, sarebbe venuto a prenderti tuo padre.
- Non importa, ero qui vicino.- disse ancora.
- Ora vado in camera mia. Buonanotte.
- Buonanotte.

Hermione salì le scale e raggiunse la sua piccola stanza.

Su alcuni cassetti si trovavano i suoi peluche preferiti, tra cui Hamlet, l’elefantino, quello che adorava.

Lo prese e, cercando tra i cassetti il suo cappello con le stelline, il mantello blu e la bacchetta finta, lo travestì da mago-assistente.

Prese dalla terza mensola Medusa, la bambola più brutta dell’universo, con i capelli in aria, e la mise sulla sedia, poi sistemò tutti gli altri peluche attorno a lei come spettatori.

Si sedette per terra e prese il primo libro.

 

“ Il primo manuale per incantesimi in preparazione all’esame da Auror. Partiamo da magie elementari...”

 

(molte ore dopo)

   

Hermione lasciò aperto il libro per terra, si posizionò d’innanzi a Medusa e, puntandole la bacchetta contro, seguendo con estrema precisione tutte le dritte del libro gridò “ Wingardium Leviosa” e, straordinariamente, Medusa si alzò in aria, volò, seguendo la direzione della bacchetta, seguendo il volere di Hermione.

 

Quel giorno cambiò irrimediabilmente la vita della piccola Hermione Granger, nata tra i babbani, figlia di due rispettabili dentisti.

I compagni la eviteranno perché diventerà sempre più strana, i genitori si preoccuperanno e, il giorno in cui una misteriosa lettera giungerà a casa loro, si arrabbieranno con se stessi per non aver capito subito che la loro Hermione sapeva fare davvero delle magie, e che per questo avrebbe dovuto lasciare l’appartamento e andare a stare nella famosissima scuola di magia, Hogwarts.

Allo stesso tempo Hermione si spaventerà nello scoprire che la sua prima, vera magia fu in realtà una delle tre maledizioni senza perdono e, giurando a se stessa che mai anima viva l’avrebbe saputo, finse che non fosse successo niente.  

In un lontano ricordo, forse ancora troppo lontano per poterci credere davvero, Hermione rimase colpita dal pensiero che forse qualcuno c’era, quella notte, e che l’avesse vista.

Qualcuno con i capelli biondi e gli occhi di ghiaccio, qualcuno chiamato Draco e quello che, molto probabilmente, era suo padre.

Forse quel bambino non avrebbe permesso a quel ricordo di sotterrarsi, forse avrebbe complicato il suo futuro, forse quel segreto avrebbe potuto avvicinarli anziché respingerli, dopo minacce e litigi, forse sarà stato un bene che quella notte Draco fosse stato lì. 

Forse, però, io non avrei dovuto raccontarvelo.





Ammetto di non andare proprio matta per questa storia, ma visto che c'ero eccola qui.

  
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