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Autore: LalyBlackangel    27/03/2006    1 recensioni
Ciao a tutti! Eccomi con la mia third fiction, non troppo sdolcinata come le altre, ma un po' particolare. E' nata in un momento di particolare depressione immotivata, quindi scusatemi in anticipo. E' ovviamente ispirata alla splendida canzone "Generale" di Guccini... Se passate di qui, lasciate una recensioncina, vi prego... Anche un "fa schifo" va bene... Vi auguro una buona lettura....
“Generale?”
Una alta figura entrò nella stanza, cercando con lo sguardo il Generale.
Lo trovò due secondi dopo, era seduto su una larga poltrona accanto alla finestra, voltando le spalle alla porta e a chiunque fosse entrato.
Vi aspetto numerosi!
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Generale.

Generale, dietro la collina
Ci sta la notte, crucca e assassina.
E in mezzo al prato c’è una contadina
Curva sul tramonto, sembra una bambina;
di cinquant’anni e di cinque figli
venuti al mondo come conigli,
partiti al mondo come soldati,
e non ancora tornati…


“Generale?”
Una alta figura entrò nella stanza, cercando con lo sguardo il Generale.
Lo trovò due secondi dopo, era seduto su una larga poltrona accanto alla finestra, voltando le spalle alla porta e a chiunque fosse entrato.
Il profilo scuro scrutava il cielo cupo della notte da dietro gli occhiali, il mento poggiato sulla mano, con fare pensoso e affranto.
Senza scomporsi, una profonda voce maschile gli rispose con una tonalità il più neutra possibile, malcelando la preoccupazione e la tristezza.
“Professor Lupin, lo sa che non voglio essere chiamato così. Non sono un militare, e non voglio esserlo. Sono un ragazzo, non un combattente. Per favore…”
“Certo, perdonami Harry. Scusa. Ma ormai tutti ti vedono come il Generale Potter, sei tu il vessillo di questa guerra.”
“Non vorrei esserlo, lo sa.”
“Scusa ancora.”
“Cosa voleva dirmi?”
“Sono arrivati gli Alleati dalla Bulgaria e dalla Francia, quelli dall’America, dall’Italia e dalla Germania dovrebbero arrivare a momenti.”
Harry sospirò stanco, sembrava molto più vecchio dei suoi diciassette anni.
“Va bene, falli accomodare nella sala da pranzo, dà loro una sistemazione dove preparare le truppe alla battaglia. Avvisami quando arrivano gli altri Alleati.”
“Parli proprio come un Generale, Harry. Non puoi biasimarci se ti consideriamo tale.”
Il ragazzo si voltò per la prima volta verso il professore, mostrando le profonde occhiaie sotto quegli infiniti universi verdi che erano i suoi occhi.
A dispetto del colore, quegli occhi non avevano nessuna scintilla di speranza dentro, ma solo una grande angoscia e un grande abbattimento.
Remus ebbe paura a vedere quanto il volto del ragazzo fosse cambiato in così poco tempo: non era più un adolescente esuberante e, per quanto poco, spensierato; era un uomo energico e determinato, fortificato da durissime prove ed enormi sofferenze.
Harry poteva avvertire il timore che egli stesso emanava, e ne rimase profondamente ferito.
Dopotutto sapeva che doveva essere così: lui doveva sacrificare la sua giovinezza per salvare il mondo, come gli altri si erano sacrificati per lui.
Era triste, ma inconfutabilmente vero.
Doveva essere così.
Il fatto che lui non lo volesse, non doveva contare nulla: era giusto, solo questo contava.
“Vada, per favore. Vorrei stare solo.”
“Certo.”
Il professore uscì dalla stanza, e Harry tornò a contemplare il nero splendore della notte.
Si stava buttando anima e corpo in quella guerra, così tanto che quella situazione di continuo allarme era divenuta per lui il pane quotidiano.
Chissà cosa sarebbe successo se ne fosse uscito vivo da quella guerra.
Avrebbe mai potuto tornare a essere un normale ragazzo di diciassette anni, e a vivere come tale?
L’unica vaga speranza che lo sosteneva era che, se fosse riuscito a uccidere Voldemort, forse non tutto per lui sarebbe stato perduto: Ron e Hermione al suo fianco lo avrebbero aiutato a tornare a ridere e scherzare, forse addirittura ad amare.
Da quanto tempo era che non rideva? Da settimane? Mesi? Sì, mesi.
Cercò di ricordarsi la collina dietro la Tana: verde e ridente, dove la signora Weasley aveva raccolto fiori di campo per il matrimonio di Bill.
Dove aveva giocato a Quiddich con i suoi amici.
Dove aveva visto Ginny baciare Malfoy, sentendosi molto meno tradito di quanto si aspettasse.
Forse l’amava solo come un’amica, e aveva confuso quell’affetto per vero e unico amore.
Chissà se l’avrebbe mai trovato quell’unico vero amore che tanto agognava, cui tendeva desideroso e bramoso la mano come un assetato nel deserto la tende al miraggio dell’oasi.
In quel frangente iniziò a piovere.

Generale, dietro la stazione
Lo vedi il treno che portava al sole?
Non fa più fermate, neanche per pisciare,
si va dritti a casa, senza più pensare
che la guerra è bella, anche se fa male,
che torneremo ancora a cantare,
e a farci fare l’amore,
l’amore dalle infermiere…

Sperava solamente che la guerra finisse, non chiedeva poi tanto.
Gli stava facendo molto male allo spirito ed alla mente quella continua tensione.
Tensione di cui, nonostante tutto, si stava lentamente assuefacendo, che era quasi diventata una droga per lui, il Generale.
La calma forse lo feriva di più ancora.
Non sapeva perché, ma era così.
Anche in quel momento di assoluta tranquillità si sentiva male.
I minuti passavano lenti e inesorabili, quando alla lontana stazione ferroviaria di Godric’s Hollow si fermò un treno.
Si ricordava che lo aveva visto passare moltissime volte, lo aveva visto sempre dirigersi a ovest al tramonto, oppure dirigersi a est quando albeggiava, e sempre tirare dritto, senza mai fermarsi.
Harry attese lunghissimi minuti prima di ricevere una risposta a quella stranezza.
Una Cadillac nera arrivò lenta nel viottolo di quella che una volta era casa Potter, fermandosi davanti al portone d’ingresso.
Un uomo in uniforme scese dal posto del guidatore ed aprì la portiera dietro, facendo scendere una ragazza alta vestita di bianco.
Sembrava non curarsi della pioggia, anzi, sembrava che quasi la trovasse piacevole.
L’uomo prese i bagagli della ragazza e li portò in casa, mentre lei si metteva sotto la luce di un lampione e guardò nella direzione di Harry.
Era una ragazza estremamente bella, dall’aria matura e dal volto temprato da grandi sofferenze.
Nonostante fossero lontani, Harry poteva vedere chiaramente i lineamenti nobili e fini, i capelli neri fradici di pioggia, e soprattutto gli occhi di uno splendido e inusuale violetto.
La ragazza gli sorrise, incurvando dolcemente le labbra rosse e morbide.
Si inchinò leggermente, senza mai distogliere lo sguardo dal suo.
Anche Harry fece un cenno con la testa, sorridendo suo malgrado.
La ragazza si mosse e si diresse verso l’ingresso.
Toc, toc.
“Avanti.”
Lupin entrò di nuovo nella stanza, un sorriso stranamente malinconico gli illuminava il volto.
“E’ per l’arrivo di quella ragazza, vero? Bel pezzo di figliola, davvero.”
L’uomo annuì allargando il sorriso.
“E’ la Generalessa Sarah Black, Generale, rappresentante della comunità Mezzelfica.”
“Black?”
“Si. E’ la figlia illegittima di Sirius, Harry. Sarebbe stato molto felice di sentire il tuo commento su di lei. E posso dire con estrema certezza che con lei al nostro fianco, le possibilità di vittoria saranno molte di più.”
Senza un’altra parola, Remus se ne andò dalla stanza, lasciando un Harry Potter che finalmente mostrava in un sorriso i suoi diciassette anni.

Generale, la guerra è finita.
Il nemico è scappato, è vinto, è battuto!
Dietro la collina non c’è più nessuno,
solo aghi di pino, e silenzio, e funghi;
buoni da mangiare, buoni da seccare
Da farci il sugo quando viene Natale,
quando i bambini piangono, e a dormire
non ci vogliono andare…

Erano passate sei settimane dall’arrivo di quel treno, che aveva lasciato Sarah, la Generalessa, sul suo viottolo di casa.
La guerra era finta, il sole era tornato a splendere su Godric’s Hollow e su tutto il mondo.
La collina verde della Tana era tornata a essere il loro luogo preferito per giocare a Quiddich.
Sul clivo a nord di quella collina i verdi pini profumavano l’aria silenziosa, nascondendo i primi funghi, quelli che spuntavano come piccoli miracoli dal terreno tra agosto e settembre.
La felicità era così tanta che riusciva a perdersi nel soffio del vento tiepido di fine estate, viaggiando lontana e portando profumi così dolci che sembravano dare vita a tutte le creature della Terra.
E Harry era tornato un adolescente esuberante e, finalmente, spensierato, portando però sempre con sé i segni della sua maturità forzata sul volto.
E aveva finalmente trovato ciò che tanto desiderava.

Generale, queste cinque stelle,
queste cinque lacrime sulla mia pelle,
che senso hanno dentro il rumore
di questo treno che è mezzo vuoto
che è mezzo pieno, e va veloce
verso il ritorno.
Fra due minuti è quasi giorno, è quasi casa,
è quasi amore…

“Generale, eccomi.”
“Non chiamarmi così!”
“Scherzavo.”
Harry sorrise.
“Allora, Generalessa, me lo vuole concedere questo bacio?”
Sarah si avvicinò leggera e silenziosa, e si baciarono teneramente, felici e sereni.
Remus li guardava da lontano, con un sorriso malinconico dipinto sul volto.
Voltò gli occhi al cielo, le lacrime scorrevano lente sul viso.
“Sirius, James, Lily… Lo so che siete orgogliosi di loro, lo so…”
  
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