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Spoiler S2,
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Wordcount:
759 (FDP)
Disclaimer:
TVD
è di L.J. Smith e di quegli adorabili stronzi di Julie e
Kevin. Se
mi pagassero per fare questo, sarei la donna con il lavoro
più bello
del mondo dopo la Dobrev.
N/A:
Scritta per
il TVG!Fest
@ vampiregeometry,
prompt Elijah/Katherine
- "Credi ancora nell'amore?"
─ Il
titolo viene dal latino, e tradotto letteralmente vuol dire
“preso
d'amore”, inteso nel senso di amante.
Filocaptus
Stefan
se n'è andato da più di un'ora quando il leggero
scricchiolare di
pietre sotto un passo pesante attira la sua attenzione.
L'idea
che sia proprio lui, magari di ritorno insieme alla promessa di
liberarla, non la sfiora nemmeno per un attimo.
Katherine
non è una sciocca, tanto meno un'illusa.
A
quest'ora Stefan sarà tra le braccia della sua preziosa
Elena, ora
ancora più preziosa, dato che l'ha abilmente salvato dalle
grinfie
della sua doppelgänger ninfomane.
Con
una smorfia indecifrabile, e già consapevole di chi
realmente si
troverà davanti, Katherine si rimette in piedi e si
incammina a
testa alta verso l'entrata della cripta, tentando di non mostrare la
paura che ancora una volta torna a stringerla in una morsa spietata.
Non
che ci sia davvero modo di nascondergliela, ovviamente.
Lo
sguardo di lui, infatti, sembra oltrepassare la maschera della sua
indifferenza, quell'invincibile corazza di sopravvivenza costruita
attraverso i secoli, mettendone a nudo ogni crepa.
Non
è facile fingere, con lui. Non lo è mai stato.
Appoggiata
contro il muro di pietra, spaventata da quale potrebbe essere il
significato della sua presenza ma impossibilitata a fare qualunque
altra cosa, Katherine lo osserva.
Osserva
quello sguardo che tanto tempo prima era solito posarsi su di lei con
tenerezza e riguardo, e che ora è lo specchio di una parete
di aridi
mattoni anneriti dal tempo.
Osserva
quelle mani che una volta l'avevano accarezzata con dolcezza,
sporcandosi del sangue che ancora colava denso dai morsi sul suo
collo, e che adesso probabilmente non chiederebbero di meglio che
stringerla fino a farle del male, vendicandosi per il suo tradimento.
«Sei
cambiato molto, Elijah», mormora infine.
«Quasi
per niente in confronto a te, Katerina», risponde l'altro,
tagliente, e il volto di lei si accartoccia appena in una smorfia
d'insofferenza.
Katerina
è morta da molto, troppo tempo, e Katherine odia con forza
il modo
in cui quel nome riesca a rievocarne il fantasma.
«Mi
sono dovuta adattare», ribatte quindi, impulsivamente, e con
tono
altrettanto duro.
Non
è disposta a dargli più soddisfazione di quanta
la situazione già
ne implichi.
Elijah
incassa il colpo con indifferenza.
«E
ho sentito che ci sei riuscita bene», dice semplicemente.
Lei
stringe appena le labbra, aspettando la sua prossima mossa,
preparandosi alle minacce e al sarcasmo.
Davvero
pensavi di sfuggirci, Katerina?, le
avrebbe chiesto.
Ci
sono riuscita per cinquecento anni,
avrebbe risposto lei, e avrei potuto continuare
per altri
cinquecento, se loro
non
si fossero messi di mezzo.
Ma Elijah non sembra
interessato ad una conversazione del genere.
«Dimmi,
credi ancora nell'amore?», le domanda invece, dopo una
manciata di
lunghi minuti di silenzio, cogliendola di sorpresa.
È
una ben strana domanda, che la riporta indietro a tempi innocenti e
incubi sfocati, tra odore di fiori e puzzo di sangue.
Tuttavia
lo stupore dura così poco che non riesce nemmeno a trapelare
dal suo
volto.
Se
sta cercando di essere crudele, pensa Katherine, non gli riesce molto
bene.
D'altronde
la crudeltà è un'arte che solo il migliore dei
maestri può
insegnarti, ed Elijah ha sempre rifiutato di cedere alle lusinghe di
Klaus.
Lei,
invece, è stata una sua ottima allieva.
«Sì,
Elijah, ci credo ancora», risponde quindi, e non è
nemmeno
totalmente una bugia.
L'amore
l'ha tradita, l'ha abbandonata e l'ha messa in pericolo troppe volte.
L'amore
non è degno né della sua fiducia né
della sua speranza.
Ma
questo non vuol dire che abbia smesso di crederci, anche se in modo
completamente differente da quello di Katerina.
«Tu
continui a non farlo, invece?», rilancia, non con malizia ma
con una
pacata noncuranza.
Negli
occhi di Elijah passa un lampo veloce, di rabbia e forse anche di
vergogna.
Ma
vergogna per cosa?, si
domanda
Katherine, attenta. Per avermi amata allora, o
perché
continua ad amarmi ancora adesso?
In
fondo se c'è una cosa a cui non ha mai smesso di credere
riguardo
all'amore, è che puoi sempre confidare su di esso quando si
tratta
di far commettere qualche assurdità ad una persona.
Ma
Elijah, evidentemente, almeno quella lezione l'ha imparata bene.
«Tra
non molto sarà tutto finito, Katerina», replica
con durezza,
ignorando la sua domanda. «A quel punto mi
occuperò personalmente
di te», aggiunge poi, con un tono piatto che non lascia
trapelare
alcuna emozione, e che tuttavia riesce ad instillare dentro di lei la
scintilla di un terrore sopito per cinquecento anni.
Quando
lui si volta per andarsene, Katherine si accorge di tremare appena.
E
non a causa della minaccia in sé, ma perché per
la prima volta, e
non senza una punta di delusione oltre che di paura, riesce a vedere
l'estrema somiglianza tra Klaus e suo fratello.