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Autore: AngelSword    26/07/2011    5 recensioni
“Credi davvero a quello che hai appena detto?” le chiese. Il suo sguardo non era carico di rabbia, ma la metteva comunque a disagio.
Spostò nervosamente il peso da un piede all’altro mentre cercava di sostenere il suo sguardo. “A cos’altro dovrei credere? Le parole stampate non mentono mai, e di certo non puoi essere tu a contestarle.”
“Dammi una possibilità.” La sua voce era tremendamente determinata.
“Per fare cosa?” ribatté cautamente Anra.
“Per farti ricredere su tutto.”
Special dedicato alla mia sister Kitsune-chan, è ambientato subito dopo la fine del Volume I.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ancient Saga'
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Premessa

Prima di tutto... AUGURI DI BUON ONOMASTICO, KISTUNE-NEESAN!! =3 Questo è il mio regalo per te ^-^ Spero ti piaccia il capitolo, come spero che piacerà a tutti!!!! Ringrazio Okami-neesan, Niki 96 e _histerya_ che hanno recensito senza sclerare di brutto ^^'' Grazie a todos e Buonissima Lettura!! ^^

Capitolo 3 - Permette?

Stupida, stupida, stupida!!

Passeggiò nervosamente avanti ed indietro per la strada sterrata.

È chiaro come il sole che quel tizio ha cose strane per la testa!! Tanto valeva che si presentasse con un coltello in mano e dirti con quel suo sorriso “Heilà, salve, solo per lei, l’aspetto al bosco per violentarla.”

Eppure ora era lì, con il suo paio di jeans chiari e la sua felpa nera preferita, quella che le stava tre volte tanto e che aveva un lupo stampato sulla schiena. Faceva davvero freddo. Mise le mani dentro al tascone della felpa e si guardò intorno. Nessuno in vista. Le aveva dato forse buca?!

Stava per andarsene quando sentì lo schiocco secco di un ramo che si spezzava provenire dalla foresta. Si voltò e rimase immobile, spaventata.

Davanti a lei si ergeva fiero un lupo alto almeno tre metri e mezzo dal pelo nero e gli occhi di un viola profondissimo. Il suo respiro caldo si condensava in piccole nuvolette davanti alle sue narici.

“Oh Cristo santissimo...” disse con voce tremante Anra mentre alzava lo sguardo per incontrare quello del lupo. Appena vide i suoi occhi, però, si tranquillizzò all’istante. “Ruby-san...?” chiese cautamente. L’animale si accucciò a terra e la continuò a guardare in risposta.

In persona! Beh, anche se non sono molto persona al momento... sentì dire nella sua testa.

La ragazza saltò indietro, più terrorizzata che mai. “Che accidenti mi hai fatto?!” Poi si avvicinò al muso dell’animale e prese in una mano l’enorme mascella pelosa. “Dimmi immediatamente che cosa mi hai fatto e che diamine sei!” ordinò scuotendolo ad ogni parola.

Il lupo voltò il capo liberandosi dalla stretta della donna e sbadigliò per stiracchiarsi la muscolatura dolorante della bocca. Allora, prima di tutto io sono un Antico. Il mio nome completo è Rigel Regendorf Stigmatis, Terzo Antico delle Gemme. Il lupo è la mia forma animale e per metterla in poche parole-- Si bloccò quando vide Anra impallidire alla parola “Antico” e svenire ad “animale”. Sospirò. Che doveva fare con quella ragazza?

***

Qualcosa di caldo, ruvido e bagnato gli stava strusciando contro la faccia. Lo scacciò con un infastidito gesto della mano e lentamente aprì gli occhi. Si ritrovò davanti il muso del lupo. Un pensiero lentamente serpeggiò nella sua mente. “Che cosa hai fatto?”

Eri svenuta e ti ho leccata finchè non ti sei risvegliata.

“MA CHE SCHIFO!!!” urlò lei spaventando Ruby che si allontanò. Cercò di asciugarsi il volto come meglio poteva con un lembo della felpa prima di scostarsi i capelli rossicci dal volto e prendere un lungo respiro. “Ok,” disse dopo un po. “Va bene, sei un Antico. Quanti anni hai?”

Il lupo ci pensò su per un po.

2539.

La notizia la impressionò non poco ma cercò di non darlo a vedere.

Avrei circa 25 anni se fossi un umano.

“Va bene. Io ne ho venti. Venti e basta. Niente cifre astronomiche.”

Ruby inclinò di lato la testa. Davvero? Ti facevo più grande.

“È un complimento o sembro più vecchia?” gli chiese guardandolo stizzita.

No, no, un complimento, è ovvio. Sembri più adulta, si affrettò a dire lui.

“Bene. Considero il fatto che tu non mi abbia già sventrata una cosa positiva, quindi, finchè sei di buon umore, io vorrei tanto che tu mi lasciassi andare...”

Gli occhi del lupo si oscurarono mentre un sommesso ringhio vibrò nel suo petto. Ancora credi che noi Antichi siamo pericolosi?! Basta, ho deciso! Tu vieni con me!

Si alzò ed afferrò Anra per il cappuccio della felpa. La sollevò da terra.

“Mettimi giù!! METTIMI GIÙ IN QUESTO PRECISO ISTANTE!!! BRUTTO CAGNACCIO!! LASCIAMIII!!!!”

Lui la ignorò e la poggiò delicatamente sul suo dorso. Una volta a quattro metri da terra, la ragazza prese ad urlare, raggiungendo circa i trentamila decibel quando vide la falce color ametista agganciata al fianco del lupo. Ruby sbuffò, infastidito dal rumore troppo alto e cominciò a correre zittendola all’istante.

Anra dovette aggrapparsi con tutte le forze che aveva per non cadere e si dimenticò di urlare aiuto. Il vento le sferzava il volto, facendole lacrimare gli occhi marroni. Gli alberi e tutto ciò che li circondava erano diventati una grande massa indistinta color verde scuro con qualche chiazza blu notte. Cercò di appiattirsi contro il collo del lupo per evitare che il vento la portasse via. Sentiva i possenti muscoli dell’animale contrarsi in perfetta sincronia sotto le sue gambe ed il morbido pelo grigio aveva un buon odore di menta.

Così ti perdi il panorama, disse ad un certo punto la voce di Ruby nella sua testa. Anra si alzò molto lentamente e si guardò intorno, trattenendo il respiro. Sotto di lei si stagliava tutta la città, illuminata dalla pallida luce della luna piena, con la baia a nord, la cui acqua lievemente mossa luccicava come le stelle. In quei pochi minuti avevano già percorso il bosco ed erano sul fianco della montagna che sovrastava la cittadella.

“Wow...” sussurrò incantata dimenticando di tenersi. Ad un certo punto, Ruby si arrestò di colpo, interrompendo bruscamente il sogno ad occhi aperti di Anra che ritornò improvvisamente alla realtà. La ragazza si aggrappò di nuovo al pelo del lupo per non essere sbalzata giù. “MA SEI IMPAZZITO??!!” gli urlò mentre penzolava giù da un fianco della bestia.

Questa la prese di nuovo per il cappuccio e la posò a terra con molta attenzione. Prima che lei potesse voltarsi per fare all’animale una bella lavata di capo, sentì un fruscio e il lupo sparì, lasciando un Ruby senza maglietta e con una falce bianco-violetta assicurata dietro la schiena da una sottile cinghia nera.

Anra lo fissò scioccata per qualche secondo e lui fissò lei perplesso. “Che c’è?” chiese infine l’Antico portando una mano alla falce, pensando che ci fossero dei nemici dietro di lui.

Al suono delle sue parole, la ragazza si riscosse e con un rapido movimento afferrò un sasso appuntito puntandolo verso l’uomo. “Tu ora mi spieghi che cosa sei...” Si avvicinò a lui con la punta del sasso davanti a sè e Ruby alzò le mani guardando inquietato l’arma improvvisata. “... Perché hai scelto me come vittima...” Un altro passo. “... E che vuoi farmi.” Poggiò la punta del sasso sul petto nudo dell’uomo.

Al tocco un ghirigoro circolare viola comparve sul lato del collo di Ruby. “Ora,” disse lui senza staccare gli occhi dalla pietra. “Perché non mettiamo giù quel pericoloso pezzo di carbone...” Molto lentamente abbassò una mano e scostò la pietra dal suo petto approfittando del fatto che la ragazza stava fissando sconvolta il suo Sigillo. “.... e ne parliamo con calma?”

Quando il ghirigoro sparì, Anra si accorse che l’uomo la stava toccando e tentò di pugnalarlo con furia, ma Ruby le immobilizzò i polsi. La guardò con un sorriso furbetto. “Bloccata,” canticchiò lui. Lei si limitò a fissarlo con odio. “Potrei per favore avere una conversazione normale con te? Da essere umano ad essere umano?”

In tutta risposta, Anra aprì la mano e lasciò cadere il sasso.

“Grazie mille,” disse l’Antico rilasciandola dalla sua stretta.

Lei mise le mani nel tascone frustrata e marciò fino all’orlo della strada. Si sedette con le gambe sospese nel vuoto, cercando di appallottolarsi più che poteva: faceva un freddo cane. Al pensiero le sfuggì una veloce occhiata all’uomo che stava armeggiando con la sua arma. Sbuffò e tornò a guardare il panorama davanti a lei.

Non mi ha fatto niente ancora. Magari non è poi così cattivo. Però... ripensò a quel disegno che era apparso e scomparso come una luce ad intermittenza e al fatto che non era umano. Persa com’era nei suoi pensieri non si accorse di Ruby che si avvicinava.

“Posso sedermi accanto a te?” chiese e senza aspettare una risposta si sistemò anche lui con le gambe a penzoloni.

Lei prima lo guardò con disprezzo, ma lentamente la sua espressione cambiò. Osservò i lineamenti rilassati dell’uomo. Lui aveva chiuso gli occhi con il volto rivolto verso la luna davanti a loro, un sorriso appena accennato gli tendeva le labbra rosa pallido, il vento gli faceva ondeggiare i corti e scarmigliati capelli neri. L’odio si trasformò in curiosità e poi in interesse mentre i suoi occhi scivolavano sul suo petto scolpito, i muscoli delle braccia tese, il fisico asciutto... “Cristo, come fai a startene a torso nudo con questo freddo,” gli disse quando un brivido la riportò sulla terra.

Ruby aprì gli occhi e la guardò con un sorriso enigmatico. Lei ricambiò osservandolo come se fosse matto. Poi alzò un braccio. Anra fissò stupidamente l’arto finchè l’uomo non parlò. “Se vuoi puoi scoprirlo da sola.”

La ragazza lo studiò sospettosa per un altro po prima di avvicinarsi titubante a lui. Non appena potè, Ruby piegò il braccio intorno a lei e la strinse a sé con un sospiro. Anra rimase sorpresa: era bollente. “Ma hai la febbre a cinquanta o cosa?” chiese lei impressionata.

L’uomo scoppiò in una fragorosa risata, facendo sussultare il petto sotto ad Anra. “No, non sono malato. Sai, avendo due cuori ed almeno il doppio del sangue di un essere umano, è semplicemente normale che la mia temperatura corporea sia leggermente più alta del normale. Senza contare che sono del Lupo.”

“Ok, ok, alt,” disse Anra e lui stette zitto. “Non sei umano.”

“Esatto.”

“Sei un... Antico.”

“Terzo Antico delle Gemme per la precisione.”

“Ok...” sussurrò lei sempre più insicura. Ma quel calduccio era così piacevole... “E hai due cuori.”

“Non ci credi?”

Anra rispose con il silenzio.

Ruby sospirò ed allentò la presa per metterle una mano sul capo. “Senti da te.” Le spinse con delicatezza la testa sul suo petto e trattenne il respiro.

Tatatum. Tatatum.

La ragazza spalancò gli occhi impressionata. “Ok, ora ci credo.” L’Antico riprese a respirare e tolse la mano dai suoi capelli ma lei non si spostò. Quel suono armonioso, unito al calore del suo corpo, era meglio di qualsiasi ninnananna o letto caldo. Ruby la guardò sorpreso prima di ridacchiare e circondarle il fianco con il braccio mentre Anra si metteva comoda. “Vaaaa beene, lo ammetto: voi Antichi non siete poi così pericolosi,” disse dopo un momento di silenzio.

“E Halleluja,” replicò lui con sarcasmo.

“Oi, che pretendi: sono anni che non faccio altro che leggere atrocità su di voi. In un vecchissimo rapporto c’era scritto che un Antico una volta è entrato in una base della Marina, ha ucciso tutti e poi con i cadaveri ci ha fatto un falò!!”

L’uomo scoppiò a ridere come se gli fosse stata raccontata una barzelletta.

“Che accidenti c’è da spanciarsi??!!” lo rimproverò lei.

“Scusa, ma” disse Ruby ridacchiando ancora. “È falso. O almeno, lo è in parte.”

“Hai il coraggio di andare contro la parola scritta?” chiese Anra con tono di sfida.

“Eccome. Quell’Antico di cui parli lo conosco e pure bene. Era mia cugina. È vero che ha ucciso tutti i Marines, ma il falò l’ha fatto con i poster da ricercata che la ritraevano. Se n’è salvato solo uno, che è in mio possesso.”

“Ah sì? E perché ha ucciso tutta quella gente?”

“Diciamo... Regolazione di conti personali.”

“Ed ora che fine ha fatto quest’assassina?” chiese la ragazza divertita, immaginandosela magari a fare volontariato.

Sentì Ruby prendere fiato ma non parlò.

“È morta due settimane fa,” disse infine dopo un lungo momento d’esitazione. “Aqua-chan è morta,” ripetè, rivolto più a sé stesso che ad Anra.

Lei trasalì: mai sentita così tanto dolore in una sola voce. Si mise subito a sedere e fissò intensamente l’uomo, che la guardava perplesso. Poi, senza preavviso, gli gettò le braccia al collo, abbracciandolo. “Ecco perché sei così triste. Mi dispiace moltissimo,” gli sussurrò. Lui abbandonò la fronte sulla spalla della ragazza e prese un lungo respiro mentre le poggiava una mano sulla schiena.

“Ed io non ho potuto nemmeno fare niente...” disse con voce rotta. Una rabbia inspiegabile e potente cominciò a bruciargli dentro. “Niente!!” esclamò a voce più alta, sbattendo con forza un pugno sul terreno accanto a lui. Senza volerlo, attivò i suoi poteri ed una fila di massicce lance d’acciaio puro spuntarono dal terreno per culminare in un enorme agglomerato di punte affilate qualche metro più in là.

Anra allentò la sua stretta intorno al collo dell’uomo mentre guardava spaventata ed impressionata quello sfogo di rabbia. Anche Ruby lo guardò, perplesso. Poi si guardarono a vicenda, in silenzio, per un lunghissimo minuto. Infine la ragazza scoppiò a ridere senza un motivo preciso, seguita dall’Antico che si stese a terra.

“Dio, sono davvero patetico,” ridacchiò l’uomo.

“Perché, tu credi in Dio?” chiese lei.

Ruby la guardò come se fosse matta. “È ovvio. L’uomo che ha creato i Primi Antichi e che ogni tanto ci dà dei compiti da svolgere è lui. Che razza di domanda è?” disse corrugando la fronte.

Anra fece spallucce. “Pensavo che foste indipendenti, voi Antichi.” Osservò incantata il busto scolpito dell’Antico steso a terra con le braccia aperte. “Che sono tutte queste... cicatrici?” chiese in un soffio passando un dito su una linea leggermente più chiara sulla pancia dell’uomo. Ne vide altre anche sulle braccia, sul petto e sul collo.

“Riesci a vederle?!” domandò lui stupito. Lei annuì. Ruby la osservò impressionato per un po. “Tecnicamente non dovresti, le copro con la mia magia.... Bah, si vede che mi sono distratto un attimo e l’incantesimo si è sciolto...”

“Come te le sei fatte?” insistè lei.

“Se te lo dico non mi credi,” rispose l’Antico chiudendo gli occhi.

“Beh, tu almeno provaci!”

L’altro sospirò rassegnato. Identica a Lamia ed Aqua-chan.... “Allora, intorno al millennio fa, la Marina attaccò la mia città, la distrusse ed uccise tutti. Nel massacro morì anche la mia ragazza, seppure fosse innocente. Mi catturarono e mi chiusero in un laboratorio per condurre esperimenti su di me. Sai, qualcosa del tipo “l’arma perfetta” e tutta quella roba lì. Le cicatrici sono tutto quello che mi rimane di quei giorni prima che arrivasse Aqua-chan e mi salvasse da quello che ero diventato. Anche lei, suo fratello maggiore e la sua sorella gemella erano stati rinchiusi in un laboratorio. Anche loro erano state vittime di esperimenti su esperimenti. Come lo era stato l’Antico del Vento, anch’esso salvato da Aqua-chan. Ed io mi sono detto: “Devo in qualche modo ripagarla!” Così sono diventato il loro medico e mi occupavo di lei dato che era quella su cui avevano posto le “modifiche” più pesanti. Ed invece....” Prese un lungo respiro per non ripetere quella terribile parola.

“Quindi è tutta colpa della Marina...” riflettè la ragazza guardandolo.

“Non mi dire che mi credi,” disse lui sinceramente stupito.

“Perché non dovrei?”

L’uomo ridacchiò divertito. “Tecnicamente, io dovrei essere l’uomo nel torto, il lupo cattivo, la bestia sanguinaria, “Il Mietitore”, come dice il mio soprannome...”

“A me quella falce non fa paura.”

Quel sussurro, così sincero e così ingenuo lo colpì come un pugno nello stomaco. Aprì gli occhi e la guardò. Il suo volto, reso pallido dalla luce della luna, era disteso. Non stava mentendo. Gli occhi color cioccolato erano... semplicemente splendidi. “Non... Non ti faccio paura, eh....”

Anra scosse la testa e sorrise. “Sei un bravo ragazzo, perché dovrei averne?”

“Beh, fino a qualche minuto fa credevi che io fossi un mostro assassino o chissà quale immagine di serial killer che ti eri fatta...”

Lei gli diede uno schiaffo sull’addome e l’uomo sobbalzò. “È acqua passata,” disse seccata.

“Ok, ok, come vuoi,” sospirò l’Antico accondiscente.

Ruby richiuse gli occhi e si godè la luce lattea della luna. Appariva calmo, ma dentro di lui c’era il subbuglio: cosa doveva dire adesso? Che doveva fare? Come doveva comportarsi? Doveva andarsene?

Il suo filo di pensieri fu rotto dal tocco gentile di Anra che si distendeva al suo fianco, poggiando la testa sul suo braccio. L’Antico voltò di scatto la testa e la guardò arrossendo.

“Parlami di te,” sussurrò lei con un sorrisetto sulle labbra.

***

Fu svegliata dalla voce di Ruby nella sua testa.

Anra, siamo arrivati.

Lei si mise a sedere sul dorso del lupo. Sbadigliò mentre si strofinava un occhio. Si guardò intorno smarrita prima di rendersi conto di essere di fronte a casa sua. “Come hai fatto a capire che vivo qui?” chiese ancora un po assonnata.

Fiuto.

Erano stati a parlare per ore sotto la luna, distesi sull’erba, abbracciati l’uno all’altra. Chissà quanto era tardi... E il giorno dopo doveva pure rimettere in ordine un’intera sezione della biblioteca.

Sentì il lupo prenderla di nuovo per il cappuccio della felpa e posarla con gentilezza a terra. Frugò nella tasca dei jeans finchè non trovò le chiavi di casa. Quando si voltò per salutarlo, come prima, non trovò più l’animale, ma Ruby nella sua forma umana.

“Beh,” disse dando un calcio ad un sassolino. “Rigel Regendorf Stigmatis...”

L’uomo si avvicinò a lei. “Incredibile, ti sei ricordata il mio nome intero...” sussurrò un po divertito.

Lei ridacchiò. “Ci vediamo domani?” gli chiese con un sorriso.

Lui prese fiato e fece per dire qualcosa, ma la richiuse. Boccheggiò un altro paio di volte finchè non sospirò, scosse la testa ed alzò una mano in un cenno di saluto. “D’accordo. A domani, allora...”

Anra lo guardò con un sorrisetto. “Che volevi dirmi?”

Pensò di aver visto le sue guance arrossarsi, ma la strada era poco illuminata e non poteva esserne certa.

Adesso poteva voltarsi, aprire la porta ed entrare. Invece rimase lì a perdersi nell’ametista degli occhi di Ruby mentre lui la fissava sorpreso ed imbarazzato.

Alla fine l’Antico prese il coraggio a due mani e si avvicinò ancora di più a lei. Le sfilò gentilmente le chiavi di mano mentre la faceva indietreggiare fino a quando non toccò la porta con la schiena. Infilò la chiave nella serratura e la fece scattare. “Permette?” le sussurrò a fior di labbra con quel suo bellissimo sorriso sghembo. Poi la baciò ed aprì la porta spingendola delicatamente verso l’interno della casa senza separarsi un solo momento da lei.

  
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