Premessa
Prima di tutto... AUGURI DI BUON ONOMASTICO, KISTUNE-NEESAN!! =3 Questo è il mio regalo per te ^-^ Spero ti piaccia il capitolo, come spero che piacerà a tutti!!!! Ringrazio Okami-neesan, Niki 96 e _histerya_ che hanno recensito senza sclerare di brutto ^^'' Grazie a todos e Buonissima Lettura!! ^^
Capitolo
3 - Permette?
Stupida, stupida, stupida!!
Passeggiò nervosamente
avanti ed indietro per la strada sterrata.
È chiaro
come il sole che quel tizio ha cose
strane per la testa!! Tanto valeva che si presentasse con un coltello
in mano e
dirti con quel suo sorriso “Heilà, salve, solo per
lei, l’aspetto al bosco per
violentarla.”
Eppure ora era lì, con il
suo paio di jeans chiari e la sua felpa nera preferita, quella che le
stava tre
volte tanto e che aveva un lupo stampato sulla schiena. Faceva davvero
freddo.
Mise le mani dentro al tascone della felpa e si guardò
intorno. Nessuno in
vista. Le aveva dato forse buca?!
Stava per andarsene
quando sentì lo schiocco secco di un ramo che si spezzava
provenire dalla
foresta. Si voltò e rimase immobile, spaventata.
Davanti a lei si ergeva
fiero un lupo alto almeno tre metri e mezzo dal pelo nero e gli occhi
di un
viola profondissimo. Il suo respiro caldo si condensava in piccole
nuvolette
davanti alle sue narici.
“Oh Cristo santissimo...”
disse con voce tremante Anra mentre alzava lo sguardo per incontrare
quello del
lupo. Appena vide i suoi occhi, però, si
tranquillizzò all’istante.
“Ruby-san...?” chiese cautamente.
L’animale si accucciò a terra e la
continuò a
guardare in risposta.
In persona! Beh, anche
se non sono molto persona
al
momento... sentì dire nella sua testa.
La ragazza saltò
indietro, più terrorizzata che mai. “Che accidenti
mi hai fatto?!” Poi si
avvicinò al muso dell’animale e prese in una mano
l’enorme mascella pelosa.
“Dimmi immediatamente che cosa mi hai fatto e che diamine
sei!” ordinò
scuotendolo ad ogni parola.
Il lupo voltò il capo
liberandosi dalla stretta della donna e sbadigliò per
stiracchiarsi la
muscolatura dolorante della bocca. Allora,
prima di tutto io sono un Antico. Il mio nome completo è
Rigel Regendorf
Stigmatis, Terzo Antico delle Gemme. Il lupo è la mia forma
animale e per
metterla in poche parole-- Si bloccò quando vide
Anra impallidire alla
parola “Antico” e svenire ad
“animale”. Sospirò. Che doveva fare con
quella
ragazza?
***
Qualcosa di caldo, ruvido
e bagnato gli stava strusciando contro la faccia. Lo scacciò
con un infastidito
gesto della mano e lentamente aprì gli occhi. Si
ritrovò davanti il muso del
lupo. Un pensiero lentamente serpeggiò nella sua mente.
“Che cosa hai fatto?”
Eri svenuta e ti ho
leccata finchè non ti sei
risvegliata.
“MA CHE SCHIFO!!!”
urlò
lei spaventando Ruby che si allontanò. Cercò di
asciugarsi il volto come meglio
poteva con un lembo della felpa prima di scostarsi i capelli rossicci
dal volto
e prendere un lungo respiro. “Ok,” disse dopo un
po. “Va bene, sei un Antico.
Quanti anni hai?”
Il lupo ci pensò su per
un po.
2539.
La notizia la impressionò
non poco ma cercò di non darlo a vedere.
Avrei circa 25 anni se
fossi un umano.
“Va bene. Io ne ho venti.
Venti e basta. Niente cifre
astronomiche.”
Ruby inclinò di lato la
testa. Davvero? Ti facevo più
grande.
“È un complimento o
sembro più vecchia?” gli chiese guardandolo
stizzita.
No, no, un complimento,
è ovvio. Sembri più
adulta, si
affrettò a dire lui.
“Bene. Considero il fatto
che tu non mi abbia già sventrata una cosa positiva, quindi,
finchè sei di buon
umore, io vorrei tanto che tu mi lasciassi andare...”
Gli occhi del lupo si
oscurarono mentre un sommesso ringhio vibrò nel suo petto. Ancora credi che noi Antichi siamo pericolosi?!
Basta, ho deciso! Tu
vieni con me!
Si alzò ed afferrò Anra
per il cappuccio della felpa. La sollevò da terra.
“Mettimi giù!! METTIMI
GIÙ
IN QUESTO PRECISO ISTANTE!!! BRUTTO CAGNACCIO!!
LASCIAMIII!!!!”
Lui la ignorò e la poggiò
delicatamente sul suo dorso. Una volta a quattro metri da terra, la
ragazza
prese ad urlare, raggiungendo circa i trentamila decibel quando vide la
falce
color ametista agganciata al fianco del lupo. Ruby sbuffò,
infastidito dal
rumore troppo alto e cominciò a correre zittendola
all’istante.
Anra dovette aggrapparsi
con tutte le forze che aveva per non cadere e si dimenticò
di urlare aiuto. Il
vento le sferzava il volto, facendole lacrimare gli occhi marroni. Gli
alberi e
tutto ciò che li circondava erano diventati una grande massa
indistinta color
verde scuro con qualche chiazza blu notte. Cercò di
appiattirsi contro il collo
del lupo per evitare che il vento la portasse via. Sentiva i possenti
muscoli
dell’animale contrarsi in perfetta sincronia sotto le sue
gambe ed il morbido
pelo grigio aveva un buon odore di menta.
Così ti
perdi il panorama, disse
ad un certo punto la voce di Ruby nella sua
testa. Anra si alzò molto lentamente e si guardò
intorno, trattenendo il
respiro. Sotto di lei si stagliava tutta la città,
illuminata dalla pallida
luce della luna piena, con la baia a nord, la cui acqua lievemente
mossa
luccicava come le stelle. In quei pochi minuti avevano già
percorso il bosco ed
erano sul fianco della montagna che sovrastava la cittadella.
“Wow...” sussurrò
incantata dimenticando di tenersi. Ad un certo punto, Ruby si
arrestò di colpo,
interrompendo bruscamente il sogno ad occhi aperti di Anra che
ritornò
improvvisamente alla realtà. La ragazza si
aggrappò di nuovo al pelo del lupo
per non essere sbalzata giù. “MA SEI
IMPAZZITO??!!” gli urlò mentre penzolava
giù da un fianco della bestia.
Questa la prese di nuovo
per il cappuccio e la posò a terra con molta attenzione.
Prima che lei potesse
voltarsi per fare all’animale una bella lavata di capo,
sentì un fruscio e il
lupo sparì, lasciando un Ruby senza maglietta e con una
falce bianco-violetta assicurata
dietro la schiena da una sottile cinghia nera.
Anra lo fissò scioccata
per qualche secondo e lui fissò lei perplesso.
“Che c’è?” chiese infine
l’Antico portando una mano alla falce, pensando che ci
fossero dei nemici
dietro di lui.
Al suono delle sue
parole, la ragazza si riscosse e con un rapido movimento
afferrò un sasso
appuntito puntandolo verso l’uomo. “Tu ora mi
spieghi che cosa sei...”
Si avvicinò a lui con la punta del sasso davanti a
sè
e Ruby alzò le mani guardando inquietato l’arma
improvvisata. “... Perché
hai scelto me come vittima...” Un
altro passo. “... E che
vuoi farmi.”
Poggiò la punta del sasso sul petto nudo dell’uomo.
Al tocco un ghirigoro
circolare viola comparve sul lato del collo di Ruby.
“Ora,” disse lui senza
staccare gli occhi dalla pietra. “Perché non
mettiamo giù quel pericoloso pezzo
di carbone...” Molto lentamente abbassò una mano e
scostò la pietra dal suo
petto approfittando del fatto che la ragazza stava fissando sconvolta
il suo
Sigillo. “.... e ne parliamo con calma?”
Quando il ghirigoro
sparì, Anra si accorse che l’uomo la stava
toccando e tentò di pugnalarlo con
furia, ma Ruby le immobilizzò i polsi. La guardò
con un sorriso furbetto.
“Bloccata,” canticchiò lui. Lei si
limitò a fissarlo con odio. “Potrei per
favore avere una conversazione normale con te? Da essere umano ad
essere
umano?”
In tutta risposta, Anra
aprì la mano e lasciò cadere il sasso.
“Grazie mille,” disse
l’Antico rilasciandola dalla sua stretta.
Lei mise le mani nel
tascone frustrata e marciò fino all’orlo della
strada. Si sedette con le gambe
sospese nel vuoto, cercando di appallottolarsi più che
poteva: faceva un freddo
cane. Al pensiero le sfuggì una veloce occhiata
all’uomo che stava armeggiando
con la sua arma. Sbuffò e tornò a guardare il
panorama davanti a lei.
Non mi ha fatto niente
ancora. Magari non è poi
così cattivo. Però... ripensò a
quel disegno che era apparso e scomparso come una luce ad intermittenza
e al
fatto che non era umano. Persa com’era nei suoi pensieri non
si accorse di Ruby
che si avvicinava.
“Posso sedermi accanto a
te?” chiese e senza aspettare una risposta si
sistemò anche lui con le gambe a
penzoloni.
Lei prima lo guardò con
disprezzo, ma lentamente la sua espressione cambiò.
Osservò i lineamenti
rilassati dell’uomo. Lui aveva chiuso gli occhi con il volto
rivolto verso la
luna davanti a loro, un sorriso appena accennato gli tendeva le labbra
rosa
pallido, il vento gli faceva ondeggiare i corti e scarmigliati capelli
neri. L’odio
si trasformò in curiosità e poi in interesse
mentre i suoi occhi scivolavano
sul suo petto scolpito, i muscoli delle braccia tese, il fisico
asciutto...
“Cristo, come fai a startene a torso nudo con questo
freddo,” gli disse quando
un brivido la riportò sulla terra.
Ruby aprì gli occhi e la
guardò con un sorriso enigmatico. Lei ricambiò
osservandolo come se fosse
matto. Poi alzò un braccio. Anra fissò
stupidamente l’arto finchè l’uomo non
parlò. “Se vuoi puoi scoprirlo da sola.”
La ragazza lo studiò
sospettosa per un altro po prima di avvicinarsi titubante a lui. Non
appena
potè, Ruby piegò il braccio intorno a lei e la
strinse a sé con un sospiro.
Anra rimase sorpresa: era bollente. “Ma
hai la febbre a cinquanta o cosa?” chiese lei impressionata.
L’uomo scoppiò in una
fragorosa risata, facendo sussultare il petto sotto ad Anra.
“No, non sono
malato. Sai, avendo due cuori ed almeno il doppio del sangue di un
essere
umano, è semplicemente normale che la mia temperatura
corporea sia leggermente
più alta del normale. Senza
contare che sono del Lupo.”
“Ok, ok, alt,” disse Anra
e lui stette zitto. “Non sei umano.”
“Esatto.”
“Sei un... Antico.”
“Terzo Antico delle Gemme
per la precisione.”
“Ok...” sussurrò lei
sempre più insicura. Ma quel calduccio era così
piacevole... “E hai due cuori.”
“Non ci credi?”
Anra rispose con il
silenzio.
Ruby sospirò ed allentò
la presa per metterle una mano sul capo. “Senti da
te.” Le spinse con
delicatezza la testa sul suo petto e trattenne il respiro.
Tatatum. Tatatum.
La ragazza spalancò gli
occhi impressionata. “Ok, ora ci credo.”
L’Antico riprese a respirare e tolse
la mano dai suoi capelli ma lei non si spostò. Quel suono
armonioso, unito al
calore del suo corpo, era meglio di qualsiasi ninnananna o letto caldo.
Ruby la
guardò sorpreso prima di ridacchiare e circondarle il fianco
con il braccio
mentre Anra si metteva comoda. “Vaaaa beene, lo ammetto: voi
Antichi non siete
poi così pericolosi,” disse dopo un momento di
silenzio.
“E Halleluja,”
replicò
lui con sarcasmo.
“Oi, che pretendi: sono
anni che non faccio altro che leggere atrocità su di voi. In
un vecchissimo
rapporto c’era scritto che un Antico una volta è
entrato in una base della
Marina, ha ucciso tutti e poi con i cadaveri ci ha fatto un
falò!!”
L’uomo scoppiò a ridere
come se gli fosse stata raccontata una barzelletta.
“Che accidenti c’è
da
spanciarsi??!!” lo rimproverò lei.
“Scusa, ma” disse Ruby
ridacchiando ancora. “È falso. O almeno, lo
è in parte.”
“Hai il coraggio di
andare contro la parola scritta?” chiese Anra con tono di
sfida.
“Eccome. Quell’Antico di
cui parli lo conosco e pure bene. Era mia cugina. È vero che
ha ucciso tutti i
Marines, ma il falò l’ha fatto con i poster da
ricercata che la ritraevano. Se
n’è salvato solo uno, che è in mio
possesso.”
“Ah sì? E perché ha
ucciso tutta quella gente?”
“Diciamo... Regolazione
di conti personali.”
“Ed ora che fine ha fatto
quest’assassina?” chiese la ragazza divertita,
immaginandosela magari a fare
volontariato.
Sentì Ruby prendere fiato
ma non parlò.
“È morta due settimane
fa,” disse infine dopo un lungo momento
d’esitazione. “Aqua-chan è
morta,”
ripetè, rivolto più a sé stesso che ad
Anra.
Lei trasalì: mai sentita
così tanto dolore in una sola voce. Si mise subito a sedere
e fissò
intensamente l’uomo, che la guardava perplesso. Poi, senza
preavviso, gli gettò
le braccia al collo, abbracciandolo. “Ecco perché
sei così triste. Mi dispiace
moltissimo,” gli sussurrò. Lui
abbandonò la fronte sulla spalla della ragazza e
prese un lungo respiro mentre le poggiava una mano sulla schiena.
“Ed io non ho potuto
nemmeno fare niente...” disse con voce rotta. Una rabbia
inspiegabile e potente
cominciò a bruciargli dentro. “Niente!!”
esclamò a voce più alta, sbattendo con
forza un pugno sul terreno accanto a lui. Senza volerlo,
attivò i suoi poteri
ed una fila di massicce lance d’acciaio puro spuntarono dal
terreno per
culminare in un enorme agglomerato di punte affilate qualche metro
più in là.
Anra allentò la sua
stretta intorno al collo dell’uomo mentre guardava spaventata
ed impressionata
quello sfogo di rabbia. Anche Ruby lo guardò, perplesso. Poi
si guardarono a
vicenda, in silenzio, per un lunghissimo minuto. Infine la ragazza
scoppiò a
ridere senza un motivo preciso, seguita dall’Antico che si
stese a terra.
“Dio, sono davvero
patetico,” ridacchiò l’uomo.
“Perché, tu credi in
Dio?” chiese lei.
Ruby la guardò come se
fosse matta. “È ovvio. L’uomo che ha
creato i Primi Antichi e che ogni tanto ci
dà dei compiti da svolgere è lui. Che razza di
domanda è?” disse corrugando la
fronte.
Anra fece spallucce.
“Pensavo che foste indipendenti, voi Antichi.”
Osservò incantata il busto
scolpito dell’Antico steso a terra con le braccia aperte.
“Che sono tutte
queste... cicatrici?” chiese in un soffio passando un dito su
una linea
leggermente più chiara sulla pancia dell’uomo. Ne
vide altre anche sulle
braccia, sul petto e sul collo.
“Riesci a vederle?!”
domandò lui stupito. Lei annuì. Ruby la
osservò impressionato per un po.
“Tecnicamente non dovresti, le copro con la mia magia....
Bah, si vede che mi
sono distratto un attimo e l’incantesimo si è
sciolto...”
“Come te le sei fatte?”
insistè lei.
“Se te lo dico non mi
credi,” rispose l’Antico chiudendo gli occhi.
“Beh, tu almeno provaci!”
L’altro sospirò
rassegnato. Identica a Lamia ed Aqua-chan....
“Allora, intorno al millennio fa, la Marina
attaccò la mia città, la distrusse
ed uccise tutti. Nel massacro morì anche la mia ragazza,
seppure fosse
innocente. Mi catturarono e mi chiusero in un laboratorio per condurre
esperimenti su di me. Sai, qualcosa del tipo
“l’arma perfetta” e tutta quella
roba lì. Le cicatrici sono tutto quello che mi rimane di
quei giorni prima che
arrivasse Aqua-chan e mi salvasse da quello che ero diventato. Anche
lei, suo
fratello maggiore e la sua sorella gemella erano stati rinchiusi in un
laboratorio. Anche loro erano state vittime di esperimenti su
esperimenti. Come
lo era stato l’Antico del Vento, anch’esso salvato
da Aqua-chan. Ed io mi sono
detto: “Devo in qualche modo ripagarla!”
Così sono diventato il loro medico e
mi occupavo di lei dato che era quella su cui avevano posto le
“modifiche” più
pesanti. Ed invece....” Prese un lungo respiro per non
ripetere quella
terribile parola.
“Quindi è tutta colpa
della Marina...” riflettè la ragazza guardandolo.
“Non mi dire che mi
credi,” disse lui sinceramente stupito.
“Perché non dovrei?”
L’uomo ridacchiò
divertito. “Tecnicamente, io dovrei essere l’uomo
nel torto, il lupo cattivo,
la bestia sanguinaria, “Il Mietitore”, come dice il
mio soprannome...”
“A me quella falce non fa
paura.”
Quel sussurro, così
sincero e così ingenuo lo colpì come un pugno
nello stomaco. Aprì gli occhi e
la guardò. Il suo volto, reso pallido dalla luce della luna,
era disteso. Non
stava mentendo. Gli occhi color cioccolato erano... semplicemente
splendidi.
“Non... Non ti faccio paura, eh....”
Anra scosse la testa e
sorrise. “Sei un bravo ragazzo, perché dovrei
averne?”
“Beh, fino a qualche
minuto fa credevi che io fossi un mostro assassino o chissà
quale immagine di
serial killer che ti eri fatta...”
Lei gli diede uno
schiaffo sull’addome e l’uomo sobbalzò.
“È acqua passata,” disse seccata.
“Ok, ok, come vuoi,”
sospirò l’Antico accondiscente.
Ruby richiuse gli occhi e
si godè la luce lattea della luna. Appariva calmo, ma dentro
di lui c’era il subbuglio:
cosa doveva dire adesso? Che doveva fare? Come doveva comportarsi?
Doveva
andarsene?
Il suo filo di pensieri
fu rotto dal tocco gentile di Anra che si distendeva al suo fianco,
poggiando
la testa sul suo braccio. L’Antico voltò di scatto
la testa e la guardò
arrossendo.
“Parlami di te,”
sussurrò
lei con un sorrisetto sulle labbra.
***
Fu svegliata dalla voce
di Ruby nella sua testa.
Anra, siamo arrivati.
Lei si mise a sedere sul
dorso del lupo. Sbadigliò mentre si strofinava un occhio. Si
guardò intorno
smarrita prima di rendersi conto di essere di fronte a casa sua.
“Come hai
fatto a capire che vivo qui?” chiese ancora un po assonnata.
Fiuto.
Erano stati a parlare per
ore sotto la luna, distesi sull’erba, abbracciati
l’uno all’altra. Chissà
quanto era tardi... E il giorno dopo doveva pure rimettere in ordine
un’intera
sezione della biblioteca.
Sentì il lupo prenderla
di nuovo per il cappuccio della felpa e posarla con gentilezza a terra.
Frugò
nella tasca dei jeans finchè non trovò le chiavi
di casa. Quando si voltò per
salutarlo, come prima, non trovò più
l’animale, ma Ruby nella sua forma umana.
“Beh,” disse dando un
calcio ad un sassolino. “Rigel Regendorf
Stigmatis...”
L’uomo si avvicinò a lei.
“Incredibile, ti sei ricordata il mio nome
intero...” sussurrò un po divertito.
Lei ridacchiò. “Ci
vediamo domani?” gli chiese con un sorriso.
Lui prese fiato e fece
per dire qualcosa, ma la richiuse. Boccheggiò un altro paio
di volte finchè non
sospirò, scosse la testa ed alzò una mano in un
cenno di saluto. “D’accordo. A
domani, allora...”
Anra lo guardò con un
sorrisetto. “Che volevi dirmi?”
Pensò di aver visto le
sue guance arrossarsi, ma la strada era poco illuminata e non poteva
esserne
certa.
Adesso poteva voltarsi,
aprire la porta ed entrare. Invece rimase lì a perdersi
nell’ametista degli
occhi di Ruby mentre lui la fissava sorpreso ed imbarazzato.
Alla fine
l’Antico prese
il coraggio a due mani e si avvicinò ancora di
più a lei. Le sfilò gentilmente
le chiavi di mano mentre la faceva indietreggiare fino a quando non
toccò la
porta con la schiena. Infilò la chiave nella serratura e la
fece scattare.
“Permette?” le sussurrò a fior di labbra
con quel suo bellissimo sorriso
sghembo. Poi la baciò ed aprì la porta
spingendola delicatamente verso
l’interno della casa senza separarsi un solo momento da lei.