Ciao a tutte, spero stiate
bene e che
stiate passando delle buone vacanze.
Strano ma vero, ho deciso di staccarmi da
faccialibro per aggiornare la storia e spero che non vi deluda il
nuovo capitolo.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate!
P.S. Scusate per la
brevità, ma devo uscire tra 10 minuti e sono ancora in
pigiama da questa mattina!
Il passato non ti abbandona mai
Supermercato,
ore sei e trenta del pomeriggio: strano ma vero, Robert aveva
accettato di fare la spesa con la sottoscritta. Dal nostro ritorno da
Londra era partito per la premiere della seconda parte di Breaking
Dawn in Europa e non ci eravamo visti per due settimane e mezz'ora
dopo il suo ritorno io dovevo scappare a fare la spesa per prendere
qualcosa per la cena, gli avevo domandato di accompagnarmi, giusto
per stare un po' insieme, e lui aveva accettato subito.
Pensavo
fosse divertente fare la spesa insieme, ma il Robert che mi trovavo
davanti era totalmente diverso da quello che avevo accompagnato
all'aeroporto: Robert di due settimane fa aveva ventiquattro anni,
mentre il Robert attuale ne aveva otto.
< Queste
le voglio > disse mostrandomi un pacchetto di caramelle gommose.
Le presi in
mano e lo guardai accigliata.
<
Perché, se ti ho chiesto di prendermi delle verdure, mi hai
portato
un sacchetto di caramelle? >
<
Beh…sono a forma di verdura > rispose prendendomi di
mano le
caramelle e mettendole dentro il carrello della spesa.
< Le
vuoi prendere veramente? >
< Sono
buone! > piagnucolò mettendo su un adorabile broncio.
Scossi la
testa e presi dal banco frigo un cesto di insalata.
< Puoi
andare a prendere un cartone d'acqua? > domandai mentre mi
dedicavo alla scelta dei pomodori.
< Okay >
<
Robert? > lo chiamai.
< Sì,
Mitchie? >
< Acqua,
non caramelle gommose dalla forma di bottiglie >
Rise e si
allontanò, ritornando pochi minuti dopo con un cartone
d'acqua in
mano.
< Altro?
> chiese posandola nel carrello.
< La
tequila! >
< La
cosa? > ripeté inarcando le sopracciglia <
Cosa hai intenzione
di fare con la tequila? >
<
Ubriacarmi > risposi facendogli la lingua e lui
inarcò un
sopracciglio.
< Lo sai
che non hai ventuno anni? Non potresti nemmeno bere birra >
< È per
quello che ti ho portato con me > ribattei sorridendo sorniona,
ma
mi fulminò con lo sguardo.
< Bene,
allora non la prendi >
<
Avanti, papà, sto scherzando > replicai scuotendo la
testa <
Jenny ed io dobbiamo preparare un dolce messicano per il compleanno
di sua madre >
< Ora ci
siamo. E che dolce volete fare? >
< Non lo
so, mi ha semplicemente detto di portarle una bottiglia di tequila
>
dissi alzando le spalle e Robert posò nel carrello anche un
paio di
birre.
< Anche
se non potresti, queste le berremo questa sera, quando ceneremo soli
soletti, che ne dici? >
< Non
vedo l'ora > risposi sorridendo e portai le braccia dietro al
suo
collo per baciarlo, ma un flash improvviso ci impedì di
baciarci.
Voltai la
testa di lato e vidi che un fotografo ci stava fotografando. Sbuffai
e mi spostai verso la corsia dei cereali per comprare i Cap'n
Crunch,
tornai indietro da
Robert, che era rimasto bloccato davanti al banco frigo insieme al
carrello da alcune sue fan, ma non appena girai l'angolo mi scontrai
contro qualcuno e sia le sue uova che io finimmo a terra.
< Stai
bene? > domandò mentre mi aiutava a rialzarmi.
< Sì,
ma mi dispiace un sacco per le sue uova > risposi guardandolo in
faccia: solo una persona al mondo aveva i miei stessi occhi, il mio
stesso colore di capelli e la mia stessa espressione da cane
bastonato, e quella persona mi aveva abbandonato da anni.
<
Michelle… >
<
Pa…papà? >
< Che
bello vederti > rispose abbracciandomi, ma non lo ricambiai,
semmai lo allontanai in malo modo.
< Cosa
diavolo ci fai qui? > chiesi arrabbiata.
< Sono
venuto in città per qualche giorno per un seminario e mi
sono
fermato da Ronnie. Ti ricordi di Ronnie, vero? >
< Certo
che me lo ricordo > risposi fredda.
< Ma
come stai? >
< Sto
alla grande >
< Sì,
ti trovo bene infatti. Ti sei fatta molto più bella
dall'ultima
volta che ti ho vista. E sei anche cresciuta >
< E se
non fossi sparito dalla mia vita mi avresti vista crescere >
ribattei incrociando le braccia al petto.
< Lo so,
mi dispiace >
<
Michelle, ecco dove ti eri cacciata! > esclamò Robert
venendomi
incontro con il nostro carrello < Scusa, ma mi ci è
voluto un po'
a liberarmi della folla > continuò baciandomi la
guancia e poco
dopo notò la presenza scomoda davanti a noi <
ehm…salve >
disse imbarazzato.
< Stai
con un attore? > domandò George Waldorf, proprio non
riuscivo a
chiamarlo padre,
alternando lo sguardo tra me e Robert.
< Che
cosa mi sono perso? > chiese il mio ragazzo senza capire.
<
Robert, lui è George Waldorf, nonché il padre che
mi ha abbandonata
senza dire una parola > risposi indicando mio padre
< George > continuai guardando quest'ultimo, fredda
< lui è
Robert e sì, stiamo insieme >
<
Piacere di conoscerla, signor Waldorf > disse Robert porgendogli
la mano e sorridendogli educatamente, mentre io lo guardavo
sconvolta: perché era così gentile con lui?
< Il
piacere è mio, Robert > rispose ricambiando la
stretta <
Michelle, possiamo incontrarci domani e parlare un po'? >
< Direi
proprio di no > dissi prendendo Robert sottobraccio e girando i
tacchi per andarmene, ma George mi afferrò per un polso.
< Devo
dirti una cosa importante >
< Non mi
interessa >
Strattonai
il braccio per liberarmi dalla sua presa e mi allontanai con Robert.
<
Michelle, sto per sposarmi! >
Mi bloccai
di colpo e serrai le dita, sentendo piano piano le unghie premere
sulla carne.
<
Congratulazioni >
< E
vorrei che tu partecipassi. Mi sposo il 20 del mese prossimo. Robert,
sei invitato anche tu >
< Non
verremo > ribattei fredda.
Sospirò,
tirò fuori un foglio dal portafoglio, vi scrisse su qualcosa
e me lo
porse.
< Questo
è il mio nuovo numero, chiamami domani, ti prego. Vorrei
incontrarti
per parlare un po' >
< Non
vero l'ora > dissi sarcastica e dopo averlo lasciato solo
continuai a fare la spesa senza proferire parola, finché non
mi
sfogai una volta salita in macchina < ma come diavolo si
permette
di venire qui bello come il sole e di sbattermi in faccia la sua
nuova vita perfetta? >
<
Michelle, calmati >
<
Calmarmi? Calmarmi? Mi vuoi prendere in giro? Mi ha abbandonata senza
dirmi una parola e da quando ha lasciato Bianca lei si è
rincretinita! Se non se ne fosse andato io non mi sentirei
costantemente infelice e non sentirei nemmeno la mancanza
dell'affetto di un padre! > urlai a pieni polmoni e scoppiai in
lacrime.
Accostò la
macchina e mi prese tra le sue braccia, accarezzandomi la schiena per
farmi calmare.
< Ora
sfogati > sussurrò al mio orecchio e continuai a
piangere,
imbrattandogli la maglia di mascara.
< Sai
cosa mi manca? La mia infanzia, quando mi lanciava in aria e mi
diceva che stavo volando, quando a Natale si travestiva da Babbo
Natale e veniva nel mio asilo. Ma, soprattutto, mi manca il suo
chiamarmi principessa > risposi mentre nascondevo il volto tra
le
mani e continuavo a piangere < era felice >
<
Quando? >
< Prima
> risposi mentre tiravo su col naso.
Mi baciò
la fronte e ignorammo i tre paparazzi che si erano posizionati
davanti al cofano.
< Posso
fare qualcosa per te? >
< Puoi
restituirmi la mia infanzia? > chiesi tirando su col naso.
< Mi
spiace, ma non posso >
< Puoi
regalarmi un unicorno? >
< Perché
vuoi un unicorno? > domandò ridendo.
< L'ho
sempre chiesto a Babbo Natale, ma non ne ho mai ricevuto uno >
Rise e mi
accarezzò una guancia.
< Mi
dispiace, Mitchie, ma è impossibile >
Alzai lo
sguardo dal suo petto e lo guardai.
< E
allora l'unica cosa che puoi fare è restarmi accanto e
ascoltare le
mie lamentele >
< Come
ho sempre fatto, tesoro > ribatté sorridendomi e lo
ricambiai <
domani se ti va posso venire anche io all'incontro con tuo padre
>
< No,
non fa niente > risposi sorridendo.
<
Giusto, magari preferisci andarci da sola >
< No,
non voglio chiamarlo, tanto meno incontrarlo >
< Ma…è
tuo padre… >
< Non è
stato un padre molto presente, però. Perché
dovrei accontentarlo? A
me non interessa vederlo felice, non dopo tutto quello che mi ha
fatto >
<
Michelle, è tuo padre. Ha sbagliato, ma ora vuole rimediare
e te
l'ha fatto capire chiaramente. Non trattarlo così. Ti
lamenti sempre
che tuo padre ti ha abbandonata. E ora che vuole tentare un
riavvicinamento, tu glielo neghi >
Mi scostai
dalle sue braccia e mi appiccicai al finestrino.
<
Riportami a casa > gli dissi fredda.
Ero
arrabbiata. Quell'uomo mi aveva fatto del male, non meritava il mio
perdono. E odiavo il fatto che Robert non stesse dalla mia parte. Era
il mio ragazzo, non quello di George, era me che doveva spalleggiare,
non lui.
Una volta
arrivati davanti a casa spense il motore e mi guardò.
< Il
bacio della buonanotte me lo dai? >
Mi sporsi
verso di lui e lo baciai a fior di labbra, ma senza soffermarmi
troppo.
< Notte
>
< N… >
Presi le
sporte con dentro la speso e uscii dalla sua auto sbattendo con forza
sia la portiera che la porta di casa, sperando che intuisse che non
lo volevo tra i piedi.
Una volta
in casa sistemai i miei acquisti e mi buttai sul mio letto, mentre
non facevo altro che pensare alle parole di George. Dopo aver fissato
il mio soffitto per chissà quanto tempo e aver notato una
macchia
alla quale non vi avevo fatto caso, mi alzai dal letto per aprire la
finestra e per far circolare un po' l'aria, vedendo Robert fuori casa
che stava gettando l'immondizia nei cassonetti.
Mi sedetti
sul bordo della finestra e lo guardai.
< Lo sai
che è da maleducati spiare la gente? >
domandò guardandomi.
< Lo so,
ma a dire la verità sei una calamita per i miei occhi
>
< Sei
ancora arrabbiata con me? >
< No >
< Allora
mi inviti a cena a casa tua? Non so cosa mangiare, altrimenti >
< Mi
dispiace, ma morirai di fame. Io sto uscendo >
< E dove
stai andando? >
< Da
Jenny >
< Che è
a New York > ribatté sorridendo. Come faceva a
saperlo?
< E tu
come lo sai? >
< Me
l'hai detto l'altro giorno. Mitchie, ho fame…posso venire da
te? >
Il telefono
squillò in quel momento e quando lo presi in mano vidi che
mi stava
chiamando un numero che non conoscevo.
<
Pronto? >
<
Michelle, sono io, tuo padre >
Mi si mozzò
il respiro e il mio sguardo si fece vacuo.
<
Che…che cosa vuoi? >
< Mi
dispiace chiamarti a quest'ora, ma il nostro incontro è
stato così
improvviso. Hai già mangiato? Vorrei portarti fuori a cena
>
< A dire
il vero… >
<
Michelle > disse interrompendomi < lo so che non sono il
padre
dell'anno e mi dispiace per tutto. Ti sto solo chiedendo un'occasione
per recuperare. Una cena e te ne puoi andare quando ti pare >
< Okay >
risposi sospirando.
< Passo
a prenderti? Abiti sempre nella stessa casa? >
< No,
non venire. Bianca è a casa >
< Oh, ma
certo. Beh, allora ci vediamo alle nove al Pitt's >
Chiusi di
scatto la finestra e corsi in giardino da Robert.
<
Mitchie, è tutto okay? >
< Sto
uscendo con George >
< Tu
cosa? >
< Mi…mi
ha chiamato ora ed io gli ho detto di sì >
< E
allora divertiti >
< Io non
voglio andare! >
< E
perché hai accettato? >
< Non lo
so…puoi venire con me? > chiesi guardandolo
speranzosa, ma fece
di no con la testa.
< Credo
sia meglio se uscite solo voi due insieme >
<
Coraggio, vieni con me > dissi afferrandolo per la mano e lo
trascinai in casa e in camera mia, lo feci sedere sul mio letto e
infine presi in mano un vestito bianco e uno turchese lungo fino alle
ginocchia < quale dei due? >
Robert
assottigliò lo sguardo e alternò lo sguardo tra i
due vestiti.
< Quello
turchese >
< Bene >
risposi rimettendo il vestito turchese nell'armadio e mi infilai
quello bianco.
< Ero
sicuro che l'avresti fatto > disse ridendo.
Pitt's, ore
nove e venti.
Il nostro
appuntamento era alle nove e lui era in ritardo.
<
Signorina, desidera qualcosa? > domandò la stessa
cameriera per
la terza volta e per questo giro presi una bottiglia d'acqua.
Mi
accasciai sulla sedia e iniziai a tamburellare le dita sul tavolo.
Ero in procinto di andarmene quando lo vidi avvicinarsi al tavolo.
< Scusa
il ritardo, ma mi ci è voluto un po' per trovare la strada,
quella
che facevamo sempre in auto l'hanno chiusa >
< Sì,
lo so >
< È da
molto che aspetti? >
< Sì,
da venti minuti > ribattei fredda.
< Non so
te ma sto morendo di fame > mi disse mentre prendeva in mano il
menu < tu cosa vorresti mangiare? >
< Perché
siamo qui? > chiesi in risposta.
< Per
mangiare >
< No,
perché siamo usciti, perché sei qui con me
>
Sospirò e
posò entrambe le mani sul tavolo.
< Mi
manchi, Michelle. Sei mia figlia e mi manchi >
< E
prima non ti mancavo? >
< È
complicato >
< Sì o
no > ribattei fredda.
<
Ovviamente sì >
< E
allora perché te ne sei andato? >
< È…
>
< Fammi
indovinare > dissi interrompendolo < complicato? >
< Sì >
Mi alzai
dal tavolo e lo guardai sprezzante.
< Stammi
bene, George >
<
Michelle! > esclamò correndomi dietro e mi
afferrò per un polso
< Ti prego, voglio solo parlare un po' con te. Ti chiedo solo
questo >
Sospirai e
ci accomodammo in una panchina non molto distante dal ristorante.
George tirò fuori una busta dalla tasca della sua giacca e
me la
porse. Era l'invito al suo matrimonio.
< Perché
vuoi che vi partecipi? >
< Perché
voglio che tu faccia parte della mia nuova vita. Voglio che tu
conosca i tuoi fratelli, voglio che… >
<
Fratelli? Io ho dei fratelli? > domandai sgranando gli occhi.
< Sì.
C'è Hannah, la prima figlia di Katia, che ha un anno in meno
di te,
poi ci sono Jonah e Tobey, due gemelli di dieci anni e Maddie, che ha
otto anni. Jonah, Tobey e Maddie sono figli miei e di conseguenza
sono tuoi fratelli per metà >
< Quindi
da quando te ne sei andato ti sei messo subito insieme a questa
Katia? >
< È per
lei se sono andato fino a Newark >
< Vi
conoscevate già? >
< Sì >
< La
storia della promozione era una scusa? >
< Sì >
<
Hai…hai tradito mamma con lei? >
< Sì >
< E la
modella? >
< L'ho
inventato. Katia…Katia era la migliore amica di tua madre
>
rispose e lo guardai con occhi e bocca spalancati.
< Zia
Katia? > domandai con le lacrime agli occhi.
< Lei >
Mi
accasciai sulla panchina e guardai davanti a me con occhi vitrei la
strada.
< Con
tutte le persone al mondo, proprio con lei? La mia madrina? >
<
Michelle, è…è capitato >
< Ma lei
è sempre stata a Newark, è tornata a Los Angeles
per il mio
battesimo, quando l'hai vista se lei abitava laggiù e tu
l'unico
spostamento che facevi era per dei corsi di aggiornamento a New York?
>
< Ci
incontravamo sempre a New York >
Mi alzai
dalla panchina e lo guardai negli occhi.
< Io non
posso, mi dispiace >
<
Michelle >
< Non
posso venire al tuo matrimonio, non ce la faccio. Non…non
cercarmi
più, ti prego >
George mi
guardò con gli occhi lucidi e infine annuì.
< Come
tu desideri >
Mi
allontanai da lui, tornai in macchina e guidai fino alla spiaggia.
Adoravo la spiaggia, adoravo il mare e il suo odore, ma odiavo stare
lì di notte e per di più da sola.
Ciononostante
camminai fino alla riva, mi tolsi le scarpe e mi sedetti sulla
sabbia, mentre sentivo la musica provenire dal molo con le giostre.
< C'è
una cosa che tu non sai > disse Robert alle mie spalle.
< Che ci
fai qui? >
< Ho
visto la tua macchina > ribatté mettendosi a sedere
accanto a me
< mio padre quando ero piccolo raccontava a me e alle mie
sorelle
la storia della gitana dei mari del sud >
< Sì,
la conosco > gli dissi sorridendo < George me la
raccontava
ogni sera prima di andare a letto, era la mia storia preferita >
Rabbrividii
e mi posò sulle spalle la sua giacca.
< Se sei
qui deduco che la cena non è andata bene >
< George
tradiva Bianca con la sua migliore amica. Quella donna è
stata la
mia madrina al battesimo e mio padre quando andava a delle conferenze
a New York se la sbatteva > dissi con rabbia < e lui ora
mi
chiede di partecipare al loro matrimonio? Ho tre fratelli, lo sai?
Anzi, se vuoi contare anche la mia sorellastra Hannah, quatto >
Mi strinse
nel suo abbraccio e appoggiai la testa nell'incavo del suo collo.
< Vuoi
fare qualcosa? >
< Sono
stanca, voglio tornare a casa >
< Come
tu desideri >
È passata
una settimana dalla disastrosa cena da Pitt's e George non mi aveva
più cercata, esattamente quello che volevo io. Ma nonostante
tutto
mi erano arrivati a casa un paio di inviti al matrimonio. Quando
Bianca li vide si sedette sul divano e per un attimo credetti di
guardare in faccia la vecchia Bianca, ma pochi secondi dopo li
gettò
nel cestino e si comportò come se niente fosse.
Dopo la
scuola mi ero recata in centro per cercare un vestito
per…sì, il
matrimonio. Lo detestavo per quello che mi aveva fatto ma andare a
Newark, la città del mattone, era l'unico modo per avere le
risposte
che stavo cercando. Era l'unico compromesso. Non gli avevo ancora
parlato e non volevo nemmeno farlo. Forse gli avrei mandato un
messaggio sul cellulare.
Mentre
Meredith, che era stata promossa titolare nel mio negozio preferito,
mi faceva provare un vestito, il mio telefonino squillò.
<
Pronto? >
< Ciao,
Mitchie >
< Rob!
Come è andata l'intervista? >
< Bene,
grazie al cielo niente di stressante. Cosa stai facendo? >
<
Indovina >
<
Shopping? >
< Sì >
< Cosa
stai per comprare o cosa hai comprato? >
< Cosa
sto per comprare, direi >
<
Allora? >
< Sto
cercando un abito per il matrimonio >
< Hai
deciso di voler andarci? >
< Già >
< Ma non
mi sembri felice >
< Non lo
sono. Ma sono sicura che sia l'unico modo per avere delle risposte.
Hey, io sono nel mio solito negozio, vuoi venire? >
< Va
bene > rispose ridendo e pochi istanti dopo sentii la campanella
del negozio suonare e Robert ed Emma stavano camminando verso di me
<
scusa, ho fatto il prima possibile >
Risi e
spinsi il tasto rosso del telefonino, poi mi attaccai alle labbra
invitanti del ragazzo più bello del mondo.
< Ciao >
dissi sorridendo.
< Ciao a
te >
< Ciao
Emma >
<
Michelle, che bello vederti! > rispose sorridendo e mi
baciò la
guancia.
Dal loro
arrivo provai altri quattro vestiti, ma Emma me li bocciava sempre.
Ad un certo
punto, però, Meredith mi consegnò un vestito a
dir poco divino: era
lungo più o meno fino a metà coscia, ornato con
vari disegni
floreali, aveva una fascia che copriva il seno e una cintura nera da
allacciare subito sotto.
<
Meredith, lo adoro! > esclamai mentre uscivo dal camerino
< è
sensazionale! >
< Ci
stai veramente bene > rispose lei sorridendomi.
< E voi
che ne dite? > domandai rivolta a Robert e ad Emma.
< Ti sta
davvero bene >
< Ma? >
< Ma non
credo sia adatto ad un matrimonio > intervenne Emma guardandomi
con attenzione.
< Forse
no, ma Meredith farà una magia e lo renderà tale.
Vero? >
< Come
sempre > rispose lei ridacchiando e si allontanò.
< Magari
uno scialle… > dissi più a me stessa che a
loro due mentre mi
guardavo allo specchio.
< Sì,
forse > rispose Robert mentre si alzava e mi veniva accanto.
Guardai la
sua immagine riflessa allo specchio e gli sorrisi.
< E tu?
Cosa indosserai? >
< Vuoi
che venga con te? >
<
Assolutamente! Certo, sempre che la tua manager ti dia il
permesso…
>
<
Permesso accordato > rispose lei ridendo.
< E
comunque troverò qualcosa pescando dal mio armadio. Noi
uomini non
siamo come voi donne >
< Ecco
perché noi donne siamo superiori a voi > ribattei per
le rime.
< Ecco,
prova questo > disse Meredith interrompendoci, mentre mi passava
uno scialle dello stesso colore del vestito.
< Sì,
decisamente meglio > asserì Robert mentre mi guardava.
< Mi
piace un sacco > dissi mentre guardavo la mia immagine riflessa
<
aggiudicato >
<
Benissimo > rispose sorridendo.
Rientrai
nel camerino e indossai la divisa scolastica una seconda volta.
<
Lascia, offro io > intervenne Robert.
< Ma…
>
< Shh,
zitta > ribatté portandomi una mano davanti alla
bocca e dopo
aver salutato Meredith uscimmo dal negozio.
< Bene,
piccioncini, vado a fare la spesa per cucinare qualcosa per questa
sera. Ci vediamo domani >
< Ciao!
> rispondemmo Robert ed io in coro.
< Ora
che si fa? > chiese Robert mentre guardava l'orologio.
< Ho
fame. Vieni a cena a casa mia? >
< Andata
> asserì baciandomi sulle labbra.
Una volta a
casa, mentre io mi stavo facendo una doccia, Robert cucinò
qualcosa
di indefinito che finì nel bidone poco dopo.
< Sei un
cuoco terribile >
< Beh,
almeno so che apprezzi un gesto carino! > rispose Robert offeso.
Risi e
presi un raviolo al vapore dalla confezione d'asporto. Avevo ordinato
cinese subito dopo il suo fiasco in cucina.
<
Apprezzo il gesto, ma la prossima volta lascia che cucini io >
ribattei alzandomi dalla sedia e mi sedetti sulle sue gambe.
Con uno
scatto felino Robert si alzò in piedi e, sempre tenendomi in
braccio, si sedette sul divano.
< Cosa
vogliamo guardare? Toy
Story,
Paranormal
Activity
o Prince
of Persia?
>
< Prince
of Persia,
Prince
of Persia,
Prince of Persia!
>
< E sia
> disse Robert mentre i sistemava tra le sue braccia.
< Jenny,
Sarah ed io abbiamo visto questo film tre volte al cinema >
< Direi
che ti è piaciuto >
< Un
sacco >
Cinque
minuti dopo l'inizio di Prince
of Persia
Robert mi stava
disturbando, sì, il termine più appropriato
è disturbare,
perché mi stava baciando il collo e mi impediva di godermi
il film
in santa pace.
< Ti
rendi conto che stai preferendo un film a me? >
< Ti
rendi conto che non mi stai lasciando godere uno dei miei film
preferiti? >
Dopo quella
risposta le mani e la bocca di Robert si allontanarono dal mio corpo.
< Certo
che sei ingiusta >
<
Perché? >
< Perché
sei bellissima, il mio corpo reclama un contatto con il tuo e tu mi
snobbi per un film >
Lo guardai
e gli sorrisi, poi avvicinai le mie labbra alle sue.
< Ti amo
da morire e lo so che lo sai. Ma non possiamo fare sempre sesso.
Davvero, tra gli allenamenti che sono aumentati e te che mi chiedi di
fare sesso non ho più forze >
Robert rise
della mia risposta e mi baciò una tempia.
< E
allora questa sera ti lascio ricaricare le batterie. Abbiamo un fine
settimana a disposizione per noi >
<
Ninfomane che non sei altro > borbottai, ma mi sentì
benissimo e,
ridendo, mi strinse a sé.