Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Giulls    26/07/2011    3 recensioni
Michelle Waldorf è all'apparenza una ragazza normale: ha 18 anni, vive con la madre a Los Angeles, sta per diplomarsi ed è il capitano della squadra di pallavolo della scuola. Eppure la sua vita viene presto sconvolta da due avvenimenti: il fantasma del suo passato e lui, il suo nuovo vicino di casa. Robert Pattinson.
< Ti va di ricominciare? > propose porgendomi la mano, < ciao, mi chiamo Robert Pattinson >
< Piacere, Michelle Waldorf >
< Waldorf? > ripeté sgranando gli occhi, < come Blair Waldorf in Gossip Girl? Cavolo, puoi farmi un autografo? Non capita tutti i giorni di conoscere una ragazza che faccia di cognome Waldorf >
< Va bene, ma tu devi promettermi di mordermi sul collo > risposi a tono e entrambi incominciammo a ridere.
[...]
< Io avrei ancora un paio di scatoloni da sistemare… okay, più di un paio e avrei bisogno di qualche buon'anima che mi dia una mano. Ti andrebbe? >
< Certo, perché no? > risposi alzandomi in piedi, < ma mi offri la colazione >
< Va bene, > asserì, posando una banconota da dieci dollari sul tavolo, < andiamo? >
< Andiamo > dissi mente prendevo la mia borsa e uscii dal bar insieme a Robert. Chissà, questo potrebbe essere l'inizio di una nuova amicizia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutte, spero stiate bene e che stiate passando delle buone vacanze.
Strano ma vero, ho deciso di staccarmi da faccialibro per aggiornare la storia e spero che non vi deluda il nuovo capitolo.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate!

A presto, Giulls

P.S. Scusate per la brevità, ma devo uscire tra 10 minuti e sono ancora in pigiama da questa mattina!



Il passato non ti abbandona mai

Supermercato, ore sei e trenta del pomeriggio: strano ma vero, Robert aveva accettato di fare la spesa con la sottoscritta. Dal nostro ritorno da Londra era partito per la premiere della seconda parte di Breaking Dawn in Europa e non ci eravamo visti per due settimane e mezz'ora dopo il suo ritorno io dovevo scappare a fare la spesa per prendere qualcosa per la cena, gli avevo domandato di accompagnarmi, giusto per stare un po' insieme, e lui aveva accettato subito.
Pensavo fosse divertente fare la spesa insieme, ma il Robert che mi trovavo davanti era totalmente diverso da quello che avevo accompagnato all'aeroporto: Robert di due settimane fa aveva ventiquattro anni, mentre il Robert attuale ne aveva otto.
< Queste le voglio > disse mostrandomi un pacchetto di caramelle gommose.
Le presi in mano e lo guardai accigliata.
< Perché, se ti ho chiesto di prendermi delle verdure, mi hai portato un sacchetto di caramelle? >
< Beh…sono a forma di verdura > rispose prendendomi di mano le caramelle e mettendole dentro il carrello della spesa.
< Le vuoi prendere veramente? >
< Sono buone! > piagnucolò mettendo su un adorabile broncio.
Scossi la testa e presi dal banco frigo un cesto di insalata.
< Puoi andare a prendere un cartone d'acqua? > domandai mentre mi dedicavo alla scelta dei pomodori.
< Okay >
< Robert? > lo chiamai.
< Sì, Mitchie? >
< Acqua, non caramelle gommose dalla forma di bottiglie >
Rise e si allontanò, ritornando pochi minuti dopo con un cartone d'acqua in mano.
< Altro? > chiese posandola nel carrello.
< La tequila! >
< La cosa? > ripeté inarcando le sopracciglia < Cosa hai intenzione di fare con la tequila? >
< Ubriacarmi > risposi facendogli la lingua e lui inarcò un sopracciglio.
< Lo sai che non hai ventuno anni? Non potresti nemmeno bere birra >
< È per quello che ti ho portato con me > ribattei sorridendo sorniona, ma mi fulminò con lo sguardo.
< Bene, allora non la prendi >
< Avanti, papà, sto scherzando > replicai scuotendo la testa < Jenny ed io dobbiamo preparare un dolce messicano per il compleanno di sua madre >
< Ora ci siamo. E che dolce volete fare? >
< Non lo so, mi ha semplicemente detto di portarle una bottiglia di tequila > dissi alzando le spalle e Robert posò nel carrello anche un paio di birre.
< Anche se non potresti, queste le berremo questa sera, quando ceneremo soli soletti, che ne dici? >
< Non vedo l'ora > risposi sorridendo e portai le braccia dietro al suo collo per baciarlo, ma un flash improvviso ci impedì di baciarci.
Voltai la testa di lato e vidi che un fotografo ci stava fotografando. Sbuffai e mi spostai verso la corsia dei cereali per comprare i
Cap'n Crunch, tornai indietro da Robert, che era rimasto bloccato davanti al banco frigo insieme al carrello da alcune sue fan, ma non appena girai l'angolo mi scontrai contro qualcuno e sia le sue uova che io finimmo a terra.
< Stai bene? > domandò mentre mi aiutava a rialzarmi.
< Sì, ma mi dispiace un sacco per le sue uova > risposi guardandolo in faccia: solo una persona al mondo aveva i miei stessi occhi, il mio stesso colore di capelli e la mia stessa espressione da cane bastonato, e quella persona mi aveva abbandonato da anni.
< Michelle… >
< Pa…papà? >
< Che bello vederti > rispose abbracciandomi, ma non lo ricambiai, semmai lo allontanai in malo modo.
< Cosa diavolo ci fai qui? > chiesi arrabbiata.
< Sono venuto in città per qualche giorno per un seminario e mi sono fermato da Ronnie. Ti ricordi di Ronnie, vero? >
< Certo che me lo ricordo > risposi fredda.
< Ma come stai? >
< Sto alla grande >
< Sì, ti trovo bene infatti. Ti sei fatta molto più bella dall'ultima volta che ti ho vista. E sei anche cresciuta >
< E se non fossi sparito dalla mia vita mi avresti vista crescere > ribattei incrociando le braccia al petto.
< Lo so, mi dispiace >
< Michelle, ecco dove ti eri cacciata! > esclamò Robert venendomi incontro con il nostro carrello < Scusa, ma mi ci è voluto un po' a liberarmi della folla > continuò baciandomi la guancia e poco dopo notò la presenza scomoda davanti a noi < ehm…salve > disse imbarazzato.
< Stai con un attore? > domandò George Waldorf, proprio non riuscivo a chiamarlo
padre, alternando lo sguardo tra me e Robert.
< Che cosa mi sono perso? > chiese il mio ragazzo senza capire.
< Robert, lui è George Waldorf, nonché il padre che mi ha abbandonata senza dire una parola > risposi indicando mio
padre < George > continuai guardando quest'ultimo, fredda < lui è Robert e sì, stiamo insieme >
< Piacere di conoscerla, signor Waldorf > disse Robert porgendogli la mano e sorridendogli educatamente, mentre io lo guardavo sconvolta: perché era così gentile con lui?
< Il piacere è mio, Robert > rispose ricambiando la stretta < Michelle, possiamo incontrarci domani e parlare un po'? >
< Direi proprio di no > dissi prendendo Robert sottobraccio e girando i tacchi per andarmene, ma George mi afferrò per un polso.
< Devo dirti una cosa importante >
< Non mi interessa >
Strattonai il braccio per liberarmi dalla sua presa e mi allontanai con Robert.
< Michelle, sto per sposarmi! >
Mi bloccai di colpo e serrai le dita, sentendo piano piano le unghie premere sulla carne.
< Congratulazioni >
< E vorrei che tu partecipassi. Mi sposo il 20 del mese prossimo. Robert, sei invitato anche tu >
< Non verremo > ribattei fredda.
Sospirò, tirò fuori un foglio dal portafoglio, vi scrisse su qualcosa e me lo porse.
< Questo è il mio nuovo numero, chiamami domani, ti prego. Vorrei incontrarti per parlare un po' >
< Non vero l'ora > dissi sarcastica e dopo averlo lasciato solo continuai a fare la spesa senza proferire parola, finché non mi sfogai una volta salita in macchina < ma come diavolo si permette di venire qui bello come il sole e di sbattermi in faccia la sua nuova vita perfetta? >
< Michelle, calmati >
< Calmarmi? Calmarmi? Mi vuoi prendere in giro? Mi ha abbandonata senza dirmi una parola e da quando ha lasciato Bianca lei si è rincretinita! Se non se ne fosse andato io non mi sentirei costantemente infelice e non sentirei nemmeno la mancanza dell'affetto di un padre! > urlai a pieni polmoni e scoppiai in lacrime.
Accostò la macchina e mi prese tra le sue braccia, accarezzandomi la schiena per farmi calmare.
< Ora sfogati > sussurrò al mio orecchio e continuai a piangere, imbrattandogli la maglia di mascara.
< Sai cosa mi manca? La mia infanzia, quando mi lanciava in aria e mi diceva che stavo volando, quando a Natale si travestiva da Babbo Natale e veniva nel mio asilo. Ma, soprattutto, mi manca il suo chiamarmi principessa > risposi mentre nascondevo il volto tra le mani e continuavo a piangere < era felice >
< Quando? >
< Prima > risposi mentre tiravo su col naso.
Mi baciò la fronte e ignorammo i tre paparazzi che si erano posizionati davanti al cofano.
< Posso fare qualcosa per te? >
< Puoi restituirmi la mia infanzia? > chiesi tirando su col naso.
< Mi spiace, ma non posso >
< Puoi regalarmi un unicorno? >
< Perché vuoi un unicorno? > domandò ridendo.
< L'ho sempre chiesto a Babbo Natale, ma non ne ho mai ricevuto uno >
Rise e mi accarezzò una guancia.
< Mi dispiace, Mitchie, ma è impossibile >
Alzai lo sguardo dal suo petto e lo guardai.
< E allora l'unica cosa che puoi fare è restarmi accanto e ascoltare le mie lamentele >
< Come ho sempre fatto, tesoro > ribatté sorridendomi e lo ricambiai < domani se ti va posso venire anche io all'incontro con tuo padre >
< No, non fa niente > risposi sorridendo.
< Giusto, magari preferisci andarci da sola >
< No, non voglio chiamarlo, tanto meno incontrarlo >
< Ma…è tuo padre… >
< Non è stato un padre molto presente, però. Perché dovrei accontentarlo? A me non interessa vederlo felice, non dopo tutto quello che mi ha fatto >
< Michelle, è tuo padre. Ha sbagliato, ma ora vuole rimediare e te l'ha fatto capire chiaramente. Non trattarlo così. Ti lamenti sempre che tuo padre ti ha abbandonata. E ora che vuole tentare un riavvicinamento, tu glielo neghi >
Mi scostai dalle sue braccia e mi appiccicai al finestrino.
< Riportami a casa > gli dissi fredda.
Ero arrabbiata. Quell'uomo mi aveva fatto del male, non meritava il mio perdono. E odiavo il fatto che Robert non stesse dalla mia parte. Era il mio ragazzo, non quello di George, era me che doveva spalleggiare, non lui.
Una volta arrivati davanti a casa spense il motore e mi guardò.
< Il bacio della buonanotte me lo dai? >
Mi sporsi verso di lui e lo baciai a fior di labbra, ma senza soffermarmi troppo.
< Notte >
< N… >
Presi le sporte con dentro la speso e uscii dalla sua auto sbattendo con forza sia la portiera che la porta di casa, sperando che intuisse che non lo volevo tra i piedi.
Una volta in casa sistemai i miei acquisti e mi buttai sul mio letto, mentre non facevo altro che pensare alle parole di George. Dopo aver fissato il mio soffitto per chissà quanto tempo e aver notato una macchia alla quale non vi avevo fatto caso, mi alzai dal letto per aprire la finestra e per far circolare un po' l'aria, vedendo Robert fuori casa che stava gettando l'immondizia nei cassonetti.
Mi sedetti sul bordo della finestra e lo guardai.
< Lo sai che è da maleducati spiare la gente? > domandò guardandomi.
< Lo so, ma a dire la verità sei una calamita per i miei occhi >
< Sei ancora arrabbiata con me? >
< No >
< Allora mi inviti a cena a casa tua? Non so cosa mangiare, altrimenti >
< Mi dispiace, ma morirai di fame. Io sto uscendo >
< E dove stai andando? >
< Da Jenny >
< Che è a New York > ribatté sorridendo. Come faceva a saperlo?
< E tu come lo sai? >
< Me l'hai detto l'altro giorno. Mitchie, ho fame…posso venire da te? >
Il telefono squillò in quel momento e quando lo presi in mano vidi che mi stava chiamando un numero che non conoscevo.
< Pronto? >
< Michelle, sono io, tuo padre >
Mi si mozzò il respiro e il mio sguardo si fece vacuo.
< Che…che cosa vuoi? >
< Mi dispiace chiamarti a quest'ora, ma il nostro incontro è stato così improvviso. Hai già mangiato? Vorrei portarti fuori a cena >
< A dire il vero… >
< Michelle > disse interrompendomi < lo so che non sono il padre dell'anno e mi dispiace per tutto. Ti sto solo chiedendo un'occasione per recuperare. Una cena e te ne puoi andare quando ti pare >
< Okay > risposi sospirando.
< Passo a prenderti? Abiti sempre nella stessa casa? >
< No, non venire. Bianca è a casa >
< Oh, ma certo. Beh, allora ci vediamo alle nove al Pitt's >
Chiusi di scatto la finestra e corsi in giardino da Robert.
< Mitchie, è tutto okay? >
< Sto uscendo con George >
< Tu cosa? >
< Mi…mi ha chiamato ora ed io gli ho detto di sì >
< E allora divertiti >
< Io non voglio andare! >
< E perché hai accettato? >
< Non lo so…puoi venire con me? > chiesi guardandolo speranzosa, ma fece di no con la testa.
< Credo sia meglio se uscite solo voi due insieme >
< Coraggio, vieni con me > dissi afferrandolo per la mano e lo trascinai in casa e in camera mia, lo feci sedere sul mio letto e infine presi in mano un vestito bianco e uno turchese lungo fino alle ginocchia < quale dei due? >
Robert assottigliò lo sguardo e alternò lo sguardo tra i due vestiti.
< Quello turchese >
< Bene > risposi rimettendo il vestito turchese nell'armadio e mi infilai quello bianco.
< Ero sicuro che l'avresti fatto > disse ridendo.


Pitt's, ore nove e venti.
Il nostro appuntamento era alle nove e lui era in ritardo.
< Signorina, desidera qualcosa? > domandò la stessa cameriera per la terza volta e per questo giro presi una bottiglia d'acqua.
Mi accasciai sulla sedia e iniziai a tamburellare le dita sul tavolo. Ero in procinto di andarmene quando lo vidi avvicinarsi al tavolo.
< Scusa il ritardo, ma mi ci è voluto un po' per trovare la strada, quella che facevamo sempre in auto l'hanno chiusa >
< Sì, lo so >
< È da molto che aspetti? >
< Sì, da venti minuti > ribattei fredda.
< Non so te ma sto morendo di fame > mi disse mentre prendeva in mano il menu < tu cosa vorresti mangiare? >
< Perché siamo qui? > chiesi in risposta.
< Per mangiare >
< No, perché siamo usciti, perché sei qui con me >
Sospirò e posò entrambe le mani sul tavolo.
< Mi manchi, Michelle. Sei mia figlia e mi manchi >
< E prima non ti mancavo? >
< È complicato >
< Sì o no > ribattei fredda.
< Ovviamente sì >
< E allora perché te ne sei andato? >
< È… >
< Fammi indovinare > dissi interrompendolo < complicato? >
< Sì >
Mi alzai dal tavolo e lo guardai sprezzante.
< Stammi bene, George >
< Michelle! > esclamò correndomi dietro e mi afferrò per un polso < Ti prego, voglio solo parlare un po' con te. Ti chiedo solo questo >
Sospirai e ci accomodammo in una panchina non molto distante dal ristorante. George tirò fuori una busta dalla tasca della sua giacca e me la porse. Era l'invito al suo matrimonio.
< Perché vuoi che vi partecipi? >
< Perché voglio che tu faccia parte della mia nuova vita. Voglio che tu conosca i tuoi fratelli, voglio che… >
< Fratelli? Io ho dei fratelli? > domandai sgranando gli occhi.
< Sì. C'è Hannah, la prima figlia di Katia, che ha un anno in meno di te, poi ci sono Jonah e Tobey, due gemelli di dieci anni e Maddie, che ha otto anni. Jonah, Tobey e Maddie sono figli miei e di conseguenza sono tuoi fratelli per metà >
< Quindi da quando te ne sei andato ti sei messo subito insieme a questa Katia? >
< È per lei se sono andato fino a Newark >
< Vi conoscevate già? >
< Sì >
< La storia della promozione era una scusa? >
< Sì >
< Hai…hai tradito mamma con lei? >
< Sì >
< E la modella? >
< L'ho inventato. Katia…Katia era la migliore amica di tua madre > rispose e lo guardai con occhi e bocca spalancati.
< Zia Katia? > domandai con le lacrime agli occhi.
< Lei >
Mi accasciai sulla panchina e guardai davanti a me con occhi vitrei la strada.
< Con tutte le persone al mondo, proprio con lei? La mia madrina? >
< Michelle, è…è capitato >
< Ma lei è sempre stata a Newark, è tornata a Los Angeles per il mio battesimo, quando l'hai vista se lei abitava laggiù e tu l'unico spostamento che facevi era per dei corsi di aggiornamento a New York? >
< Ci incontravamo sempre a New York >
Mi alzai dalla panchina e lo guardai negli occhi.
< Io non posso, mi dispiace >
< Michelle >
< Non posso venire al tuo matrimonio, non ce la faccio. Non…non cercarmi più, ti prego >
George mi guardò con gli occhi lucidi e infine annuì.
< Come tu desideri >
Mi allontanai da lui, tornai in macchina e guidai fino alla spiaggia. Adoravo la spiaggia, adoravo il mare e il suo odore, ma odiavo stare lì di notte e per di più da sola.
Ciononostante camminai fino alla riva, mi tolsi le scarpe e mi sedetti sulla sabbia, mentre sentivo la musica provenire dal molo con le giostre.
< C'è una cosa che tu non sai > disse Robert alle mie spalle.
< Che ci fai qui? >
< Ho visto la tua macchina > ribatté mettendosi a sedere accanto a me < mio padre quando ero piccolo raccontava a me e alle mie sorelle la storia della gitana dei mari del sud >
< Sì, la conosco > gli dissi sorridendo < George me la raccontava ogni sera prima di andare a letto, era la mia storia preferita >
Rabbrividii e mi posò sulle spalle la sua giacca.
< Se sei qui deduco che la cena non è andata bene >
< George tradiva Bianca con la sua migliore amica. Quella donna è stata la mia madrina al battesimo e mio padre quando andava a delle conferenze a New York se la sbatteva > dissi con rabbia < e lui ora mi chiede di partecipare al loro matrimonio? Ho tre fratelli, lo sai? Anzi, se vuoi contare anche la mia sorellastra Hannah, quatto >
Mi strinse nel suo abbraccio e appoggiai la testa nell'incavo del suo collo.
< Vuoi fare qualcosa? >
< Sono stanca, voglio tornare a casa >
< Come tu desideri >


È passata una settimana dalla disastrosa cena da Pitt's e George non mi aveva più cercata, esattamente quello che volevo io. Ma nonostante tutto mi erano arrivati a casa un paio di inviti al matrimonio. Quando Bianca li vide si sedette sul divano e per un attimo credetti di guardare in faccia la vecchia Bianca, ma pochi secondi dopo li gettò nel cestino e si comportò come se niente fosse.
Dopo la scuola mi ero recata in centro per cercare un vestito per…sì, il matrimonio. Lo detestavo per quello che mi aveva fatto ma andare a Newark, la città del mattone, era l'unico modo per avere le risposte che stavo cercando. Era l'unico compromesso. Non gli avevo ancora parlato e non volevo nemmeno farlo. Forse gli avrei mandato un messaggio sul cellulare.
Mentre Meredith, che era stata promossa titolare nel mio negozio preferito, mi faceva provare un vestito, il mio telefonino squillò.
< Pronto? >
< Ciao, Mitchie >
< Rob! Come è andata l'intervista? >
< Bene, grazie al cielo niente di stressante. Cosa stai facendo? >
< Indovina >
< Shopping? >
< Sì >
< Cosa stai per comprare o cosa hai comprato? >
< Cosa sto per comprare, direi >
< Allora? >
< Sto cercando un abito per il matrimonio >
< Hai deciso di voler andarci? >
< Già >
< Ma non mi sembri felice >
< Non lo sono. Ma sono sicura che sia l'unico modo per avere delle risposte. Hey, io sono nel mio solito negozio, vuoi venire? >
< Va bene > rispose ridendo e pochi istanti dopo sentii la campanella del negozio suonare e Robert ed Emma stavano camminando verso di me < scusa, ho fatto il prima possibile >
Risi e spinsi il tasto rosso del telefonino, poi mi attaccai alle labbra invitanti del ragazzo più bello del mondo.
< Ciao > dissi sorridendo.
< Ciao a te >
< Ciao Emma >
< Michelle, che bello vederti! > rispose sorridendo e mi baciò la guancia.
Dal loro arrivo provai altri quattro vestiti, ma Emma me li bocciava sempre.
Ad un certo punto, però, Meredith mi consegnò un vestito a dir poco divino: era lungo più o meno fino a metà coscia, ornato con vari disegni floreali, aveva una fascia che copriva il seno e una cintura nera da allacciare subito sotto.
< Meredith, lo adoro! > esclamai mentre uscivo dal camerino < è sensazionale! >
< Ci stai veramente bene > rispose lei sorridendomi.
< E voi che ne dite? > domandai rivolta a Robert e ad Emma.
< Ti sta davvero bene >
< Ma? >
< Ma non credo sia adatto ad un matrimonio > intervenne Emma guardandomi con attenzione.
< Forse no, ma Meredith farà una magia e lo renderà tale. Vero? >
< Come sempre > rispose lei ridacchiando e si allontanò.
< Magari uno scialle… > dissi più a me stessa che a loro due mentre mi guardavo allo specchio.
< Sì, forse > rispose Robert mentre si alzava e mi veniva accanto.
Guardai la sua immagine riflessa allo specchio e gli sorrisi.
< E tu? Cosa indosserai? >
< Vuoi che venga con te? >
< Assolutamente! Certo, sempre che la tua manager ti dia il permesso… >
< Permesso accordato > rispose lei ridendo.
< E comunque troverò qualcosa pescando dal mio armadio. Noi uomini non siamo come voi donne >
< Ecco perché noi donne siamo superiori a voi > ribattei per le rime.
< Ecco, prova questo > disse Meredith interrompendoci, mentre mi passava uno scialle dello stesso colore del vestito.
< Sì, decisamente meglio > asserì Robert mentre mi guardava.
< Mi piace un sacco > dissi mentre guardavo la mia immagine riflessa < aggiudicato >
< Benissimo > rispose sorridendo.
Rientrai nel camerino e indossai la divisa scolastica una seconda volta.
< Lascia, offro io > intervenne Robert.
< Ma… >
< Shh, zitta > ribatté portandomi una mano davanti alla bocca e dopo aver salutato Meredith uscimmo dal negozio.
< Bene, piccioncini, vado a fare la spesa per cucinare qualcosa per questa sera. Ci vediamo domani >
< Ciao! > rispondemmo Robert ed io in coro.
< Ora che si fa? > chiese Robert mentre guardava l'orologio.
< Ho fame. Vieni a cena a casa mia? >
< Andata > asserì baciandomi sulle labbra.
Una volta a casa, mentre io mi stavo facendo una doccia, Robert cucinò qualcosa di indefinito che finì nel bidone poco dopo.
< Sei un cuoco terribile >
< Beh, almeno so che apprezzi un gesto carino! > rispose Robert offeso.
Risi e presi un raviolo al vapore dalla confezione d'asporto. Avevo ordinato cinese subito dopo il suo fiasco in cucina.
< Apprezzo il gesto, ma la prossima volta lascia che cucini io > ribattei alzandomi dalla sedia e mi sedetti sulle sue gambe.
Con uno scatto felino Robert si alzò in piedi e, sempre tenendomi in braccio, si sedette sul divano.
< Cosa vogliamo guardare?
Toy Story, Paranormal Activity o Prince of Persia? >
<
Prince of Persia, Prince of Persia, Prince of Persia! >
< E sia > disse Robert mentre i sistemava tra le sue braccia.
< Jenny, Sarah ed io abbiamo visto questo film tre volte al cinema >
< Direi che ti è piaciuto >
< Un sacco >
Cinque minuti dopo l'inizio di
Prince of Persia Robert mi stava disturbando, sì, il termine più appropriato è disturbare, perché mi stava baciando il collo e mi impediva di godermi il film in santa pace.
< Ti rendi conto che stai preferendo un film a me? >
< Ti rendi conto che non mi stai lasciando godere uno dei miei film preferiti? >
Dopo quella risposta le mani e la bocca di Robert si allontanarono dal mio corpo.
< Certo che sei ingiusta >
< Perché? >
< Perché sei bellissima, il mio corpo reclama un contatto con il tuo e tu mi snobbi per un film >
Lo guardai e gli sorrisi, poi avvicinai le mie labbra alle sue.
< Ti amo da morire e lo so che lo sai. Ma non possiamo fare sempre sesso. Davvero, tra gli allenamenti che sono aumentati e te che mi chiedi di fare sesso non ho più forze >
Robert rise della mia risposta e mi baciò una tempia.
< E allora questa sera ti lascio ricaricare le batterie. Abbiamo un fine settimana a disposizione per noi >
< Ninfomane che non sei altro > borbottai, ma mi sentì benissimo e, ridendo, mi strinse a sé.

   
 
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