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Autore: Mork    26/07/2011    2 recensioni
Il viaggio di un Personaggio Letterario alla ricerca del proprio Autore. Si ringrazia S. King per l'ispirazione! :3
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Quando l’Autore fece per deporlo a terra con delicatezza, il Personaggio riaprì gli occhi e si mise a sedere di scatto.
«Ma guarda», esclamò lo scrittore «Credevo ti fossi addormentato»
«Come potrei addormentarmi in una situazione simile?», ribatté il Personaggio, scontroso.
Si guardò attorno: l’Autore lo aveva portato in un’ampia radura, silenziosa e tranquilla. Il profumo che scaturiva dagli alberi era dolce ed evanescente ora, e l’unico suono che si sentiva era il cinguettare di qualche uccello solitario. Al centro della radura brillava uno specchio d’acqua: il Personaggio notò che non c’era neanche un rigagnolo nelle vicinanze. Da cosa sgorgava, allora?
«Quella è la mia pozza personale», spiegò l’Autore, vedendo la curiosità del ragazzo.
«Pozza personale? Perché, ogni Autore ne ha una?»
«Non di norma, e non so nemmeno con quale criterio essa appaia: tra gli Autori di mia conoscenza, sono l’unico ad averla»
«E a cosa serve?»
«È da lì che escono fuori i Personaggi», rispose l’Autore corrugando la fronte «Per questo mi ero preoccupato nel vederti su quel sentiero. Credevo che fossi uscito da qui e che poi ti fossi perso nel venirmi a cercare»
«Quindi...», esordì il Personaggio, cercando di raccogliere le idee «Ogni Personaggio esce dalla pozza del proprio Autore? È così che funziona?»
«Non sei un grande ascoltatore, vero?», lo rimproverò bonariamente lo scrittore «Ti ho detto che non tutti gli Autori hanno una pozza, e non è detto che un Personaggio che esca dalla pozza specifica di un Autore poi gli appartenga. Altrimenti quei poveracci senza una pozza non avrebbero nessuno, non ti pare? Tu, ad esempio, da dove sei saltato fuori?»
Il Personaggio stava per rispondere, quando un fruscio alle sue spalle lo fece voltare di scatto, impietrito dal terrore: tutte quelle ore passate nella foresta lo avevano reso ipersensibile come un animale selvatico.
L’Autore, vedendo il suo spavento, si frappose tra lui e la foresta e, nel passargli accanto, gli scompigliò i capelli. Non lo avrebbe mai ammesso, ma il ragazzo provò un’improvvisa e meravigliosa sensazione di sicurezza.
 
Dal sottobosco spuntò un naso rosa, seguito ben presto dal muso bianco di quello che il Personaggio inizialmente scambiò per un lupo, ma che aveva le orecchie troppo allungate e l’atteggiamento troppo giocoso per poterlo essere davvero. Il cane uscì con un balzo dalla macchia e si mise immediatamente a fare le feste all’Autore, scodinzolando e alzandosi sulle zampe posteriori nel tentativo di leccargli la faccia.
«Cabal!», rise lo scrittore, accarezzando vigorosamente la testa del cane «Che accidenti ci fai qui? Dov’è il tuo padrone?»
«Qui», rispose una voce nell’oscurità delle fronde, e pochi istanti dopo un uomo emerse dall’ombra, sorridendo: «Scusa Stephen, non so proprio cosa gli sia preso»
«Oh, non preoccuparti, Neil», ammiccò l’Autore «Deve aver sentito l’odore del novellino, qui»
E fece un cenno con la testa alle sue spalle. Come se gli fosse stato ricordato improvvisamente il motivo della sua visita, il cane saltellò via da Stephen e si avvicinò al Personaggio, annusandolo con entusiasmo. Il Personaggio, dal canto suo, non era molto più sereno di prima, e rimase immobile sperando fortemente che quella bestia si allontanasse da lui il prima possibile.
«Sta’ tranquillo, è buonissimo», lo rassicurò il proprietario, l’uomo che Stephen aveva chiamato “Neil”.
Il ragazzo lo guardò con un’espressione tutt’altro che tranquilla, ma il nuovo arrivato gli rivolse un sorriso così aperto e pieno di calore che il Personaggio sentì il suo cuore allargarsi: nessuno gli aveva mai sorriso in quel modo, da quando era uscito dalla pozza.
«È tuo, Stephen?», chiese Neil, avvicinandosi al gruppo. Indossava un lungo cappotto nero, da cui stava spazzolando via foglie e spine, aveva grandi occhi scuri simili a quelli del suo cane, brillanti e affettuosi, e un intrico di ricci capelli corvini che sembravano ignorare del tutto l’esistenza del pettine.
Stephen negò con la testa, e il Personaggio si alzò in piedi di scatto, un po’ perché così sperava di liberarsi di Cabal, che lo annusava imperterrito, un po’ perché sperava che fosse finalmente di fronte al suo Autore. Non avrebbe saputo dire da cosa gli derivava questa convinzione; forse perché sembrava che il cane l’avesse condotto da lui, forse perché, pur avendolo incontrato così all’improvviso, gli sembrava di rivedere un vecchio amico: guardandolo negli occhi si sentiva protetto, apprezzato, importante. Si sentiva a casa. Il battito del suo cuore gli rimbombava nelle orecchie pieno di aspettativa.
Neil lo osservò con dolcezza, ma scosse la testa: «Non è lui quello che cercavo»
Nonostante sembrasse sinceramente dispiaciuto, il Personaggio si sentì di nuovo montare addosso la rabbia: per quanto tempo ancora sarebbe stato guardato dall’alto in basso, e poi respinto?
Strinse pugni e denti, si voltò e corse via senza dire una parola.
Era ferito. E la sua sofferenza lo rendeva ancora più furioso: era stanco di sperare, stanco di aspettare, stanco di cercare, e si sentiva bruciare dalla vergogna ripensando a quanto tempo aveva sprecato ad illudersi; a quanto pareva, la sua nascita non era stata voluta. Era nato da un pensiero distratto, da un ozioso fantasticare, e nessuno si sarebbe preso la briga di venire a cercare quello scarto che era. Non era altro che una bozza, un tentativo mal riuscito. A quanti altri sarà successo, prima di lui? Quanti fantasmi di Personaggi mai realizzati si dimenavano nell’acqua primordiale da cui lui era emerso? In fondo, aveva ben visto come gli Autori vivi si muovessero a piacimento in quel mondo: possibile che il suo non l’avesse ancora trovato? Possibile che non avesse sentito dentro di sé che una sua creatura era venuta alla luce? Doveva pur esserci un motivo per cui era uscito dalla pozza di un Autore morto da quasi cent’anni: anche il pensiero che l’aveva generato doveva essere morto da un pezzo.
 
Alla luce sanguigna del sole che andava a morire tra i rovi della selva, il Personaggio vide un lampo bianco sfrecciare al suo fianco, e un istante dopo Cabal gli si parò davanti, abbaiando con decisione, come per ammonirlo. Il ragazzo si fermò stizzito e il cuore gli balzò energicamente in petto: ma era troppo infuriato per avere paura, e si lanciò contro la bestia con l’intenzione di colpirla.
Il suo pugno destro fu bloccato da un pugno ancora più risoluto, e nello stesso tempo si sentì abbracciare con forza.
«Quante volte devo ripeterti che è pericoloso entrare nella foresta al tramonto?», ansimò Stephen, lasciandogli il polso ma stringendogli la mano come farebbe un padre un po’ burbero.
«Non m’importa!», strillò il Personaggio, cercando di liberarsi.
«Ma a noi importa», mormorò Neil con il fiato corto, poggiandogli il mento sulla spalla.
«Perché?! Io non sono vostro! Lasciatemi!»
«Sei testardo come Stephen», osservò Neil.
«E ingenuo come Neil», aggiunse Stephen, lanciando un’occhiataccia al collega, che gliela restituì.
«C’è un po’ di noi in te, altrimenti Cabal non avrebbe voluto seguire il tuo odore»
«E io non avrei notato la tua presenza»
«Magari non saremo i tuoi Autori, ma c’è un motivo per cui ci hai incontrato»
«Niente avviene per caso, qui. Le influenze reciproche sono delicate e complesse»
«Chiunque ti abbia creato, deve aver preso qualcosa da noi»
«E questo significa che potrebbe essere nei paraggi»
Invece di calmarlo, quelle parole fecero divincolare il Personaggio con rinnovata energia: non voleva ascoltarle, non voleva essere rassicurato, non voleva tornare a sperare.
Ma soprattutto non voleva che i due Autori vedessero che stava piangendo.
«Torna indietro. Cercheremo il tuo Autore insieme», lo invitò Neil con dolcezza.
«Tsk. Inutile. Prima ho dovuto portarlo via da qui con la forza »
«Beh, meno male che si sono aggiunte due braccia in più, eh? Deve essere molto più agguerrito, ora», scherzò Neil, liberando il Personaggio dall’abbraccio.
«Non parlare come se fossi chissà quale forza della natura, Gaiman. Lo sappiamo tutti che sei un mollaccione», lo provocò Stephen, con un sorriso sornione.
«Ma non è vero!», protestò Neil indignato «Guarda che ho cominciato ad allenarmi tutti i giorni, sai?»
«Posso immaginarlo», ribatté Stephen socchiudendo gli occhi, sarcastico.
«Ma volete stare zitti?!», sbottò il Personaggio, sentendosi trascurato di punto in bianco.
I due Autori si scambiarono un sorriso complice che avrebbe fatto invidia al Gatto e alla Volpe, e si voltarono contemporaneamente verso il ragazzo.
«Ancora qui? E dire che ti ho lasciato andare da un pezzo, come da te richiesto», lo schernì Neil.
«Pare proprio che non voglia separarsi da noi», rincarò la dose Stephen.
«Cosa?! Ma neanche per sogno!»
«Ci toccherà proprio occuparci di lui», continuò Neil, ignorando il Personaggio.
«Così pare», concluse Stephen, placcando improvvisamente il ragazzo e caricandoselo sulle spalle. Il Personaggio era troppo scioccato per lamentarsi o combattere, e lo strambo corteo, con Stephen in testa, Neil al centro che sorrideva come un Buddha, e Cabal a chiudere la fila, voltò la schiena al tramonto e si incamminò verso la pozza al centro della radura.
  
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