Capitolo 5
-Ricordi del passato -
Dopo il messaggio di
Max rimasi per tutta la notte a fissare il cassetto del comodino di fianco al
letto.
Sapevo perfettamente
che lì dentro c’era una cosa che avevo scelto di chiudere per
sempre il giorno in cui ci eravamo detti che era meglio fermarci. Che non aveva
senso continuare una storia con tutti i chilometri che ci dividevano. Eravamo
stanchi tutti e due e gli errori commessi avevano lasciato una ferita troppo
grande per poter essere scordati e ripetuti.
Eppure il mattino
dopo, con solo poche ore di sonno alle mie spalle mi svegliai e non riuscii a
fare a meno di indossare il suo ciondolo.
Nell’indossarlo
provai una strana sensazione.
Non sentivo più
la solita sensazione di prima. Sorrisi un po’ amareggiata.
Nelle poche ore di
sonno la mia mente aveva realizzato per me quello che il mio Io razionale non
voleva ammettere. Mi stavo prendendo una nuova cotta alla quale sarei dovuto
stare attenta.
La mia mente mi
ripeteva che è solo un gioco, se mi scotto mi farei solo del male.
Forse per questo avevo
indossato quel ciondolo.
Invocai
silenziosamente il mio amore passato per Max con la speranza che mi aiutasse a
fermare quello che stava cominciando a nascere.
Mi vestii per andare
all’università. Alla porta bussarono. Sapevo che era Ginny. Terminai di lisciare il colletto della camicia che
scollata lasciava ben visibile il ciondolo, mentre la gonna di jeans che
arrivava al ginocchio completava l’effetto.
-Ehi! Nany! Abbiamo fatto le ore piccole?- Ginny
entrò in camera facendosi strada tra le cianfrusaglie e i videogiochi di
mio fratello. -Wo! Il tuo ciondolo! Qui la vedo
brutta vi siete chiamati?- notò subito il ciondolo. Ormai mi conosceva
fin troppo bene.
Scossi la testa e
sorrisi allegra.
Terminai di mettere le
scarpe e una volta raccolta la borsa uscimmo di corsa prima di perdere il
treno.
-Avanti cosa è
successo per mettere il ciondolo?- mi chiese sospettosa.
-Niente di che…
speravo che mi aiutasse per una cosa ma è stato inutile…- alzai le
spalle noncurante.
-Aiutarti per
che?-sollevò un sopracciglio e mi guardò stupita.
-Niente non ti
preoccupare!- raggiungemmo la stazione e chiacchierammo del più e del
meno fino al giungere del treno.
Non feci nemmeno in
tempo a salire che una mano mi trascinò sulla carrozza e mi costrinse a
seguirlo.
Era David. Mi voltai
per vedere dove fosse Ginny ma l’avevo persa di
vista. Mi sentii strattonare e costretta a sedermi.
-Si può sapere
cosa diavolo ti è preso?!- lo guardai torva mentre lui, come al suo
solito in perfetta forma mi fece un sorriso diabolico.
Cominciavo a
desiderare di strapparglielo dalla faccia. Il sorriso.
-Voglio stare da solo
con la mia cara sfidante! Perché ieri non hai accettato ad uscire? Ti
sei già arresa?- ecco dove voleva arrivare. Poco dopo giunse anche Ginny che lo guardò male.
-No non mi arrendo, ma
devi capire che non sono a tua disposizione tutte le volte che vuoi!- sbottai
irritata per voltarmi a guardare fuori dal vetro.
Per il resto del
tragitto rimase muto a guardarmi.
Ginny leggeva in silenzio il suo libro, dando
ogni tanto un’occhiatina ogni volta che si dava cenno di movimento.
Sinceramente non badai
molto a David anche se sbuffava e mi sfiorava la gamba ogni volta che sperava
di attirare la mia attenzione.
Ero troppo stanca per
litigare e non gli detti peso fino a che non si stancò e prese anche lui
a ripassare le sue lezioni.
Arrivammo in stazione
e Daniel si portò via Ginny, avevano una
lezione più tardi quindi volevano approfittarne per farsi un giro.
A me toccò la
tortura di sopportarmi David per il resto del tragitto fino a scuola.
-Sei sempre
così permalosa?- chiese per rompere il silenzio.
-Si- risposi
seccamente.
-Magnifico… che
simpatica! Già sento di amarti!- disse lui sarcastico.
Mi limitai a guardarlo
storto.
-Di chi è quel
ciondolo?- chiese lui, avvicinandomi istintivamente per prenderlo.
Mi ritrassi di scatto.
-Ehi calma! Non te lo
rubo mica!- lui continuò a dire qualcosa ma non vi badai, scesi nella
stazione della metro e non gli prestai attenzione.
Poco prima di entrare
nell’edificio mi sentii prendere per un braccio.
Mi voltai decisamente
arrabbiata.
-Si può sapere
che ho fatto?- chiese lui incazzato.
Non volevo prendermela
con lui, semplicemente non ero dell’umore giusto per parlare.
-Scusa… ma oggi
non è giornata… non ho chiuso occhio e sono stanca, non mi va di
parlare.- risposi tranquilla senza alzare la voce.
Lui fece un segno
d’assenso e se ne andò su per la sua aula lasciandomi perdere.
..::*_*::..
(i pensieri di Daniel ndA)
Perché me la
prendo tanto! Dannazione!
Io speravo di
prenderla in giro un pochino e lei subito a mettere il muso! Che carattere
impossibile! Come si fa ad innamorarsi di una persona del genere!
Nemmeno le fosse morto
il gatto!
Che nervi!
Passai la prima lezione
a imprecare contro quell’oca…
Poi finalmente beccai
in un corridoio Daniel e lo raggiunsi di corsa.
-Ehi! Così quel
muso lungo!?- chiese lui con un sorriso misto tra divertimento e
curiosità.
-Odio quella ragazza!
Ha un tale caratteraccio! E’ impossibile!- esplosi in mezzo al corridoio,
alcune ragazze mi fissarono… non me ne fregava niente!
Non era da me questo.
-Te l’ho
già detto che chi disprezza compra?- chiese lui fintamente pensoso.
-Credo di si…-
lo guardai malissimo –Che nervoso! Questa mattina era arrabbiata per i
fatti suoi e non mi ha degnato di uno sguardo! Come può pensare di
vincere così?!- non mi resi nemmeno conto effettivamente della cavolata
che avevo appena sparato. Sfortunatamente per me Daniel l’aveva udita benissimo.
-Scusa ma tu non
volevi farla perdere? Adesso ti preoccupi anche del suo modo per farti
innamorare di lei? Non ha molto senso questa cosa mio caro… Non è
che sei tu che speri che sia lei ad innamorarsi di te?- chiese come uno che la
sa lunga.
-Io…. Si hai
ragione! Cosa diavolo me ne importa! Tanto peggio per lei!-
Non aveva senso
preoccuparsi! Con il suo caratteraccio non avrebbe mai avuto la vittoria!
-Sei proprio
andato… poi ieri ho saputo da Ginny che non
siete usciti…- lo detestavo quando ficcava il naso così e rigirava
il coltello nella piaga.
-No, aveva da fare-
dissi imitando la sua voce.
-Capisco… senti
c’è una cosa che dovrei forse farti sapere su di lei…- disse
lui questa volta serio.
-Cosa?- risposi
irritato. Odiavo quando mi tenevano sulle spine.
-Non puoi sperare di
vederla oltre la scuola, Ginny ha detto che per
alcune cose successe in passato non può uscire di casa se non per venire
a scuola… una specie di punizione- rispose.
-Punizione? Ha vent’anni e la mettono ancora in punizione?!-
scoppiai a ridere.
Era assurdo! Aveva
quanto… diciannove anni e ancora la mettevano in punizione?!
-Pare, a giudicare da
quel che ho capito dal racconto di Ginny, che tempo
fa avevano avuto a che fare con delle persone poco raccomandabili… non so
altro- era serio non rideva.
-A che stai pensando?-
chiesi sospettoso, smettendo di ridere.
-L’hai vista come si veste… non è
che ha fatto parte di qualche setta o robe del genere? Capitano cose del genere
e nella vostra zona avevo letto tempo fa di alcuni malati di mente…-
disse lui più per chiedermi conferma.
-Non so… ma se
fosse così potrei capire il perché della punizione… fosse
mia figlia non la lascerei uscire di casa- ragionai.
-Pensi già al
matrimonio?- questa volta era una presa per il cu**. Non era divertente.
Matrimonio? E poi con chi?
Comunque tornando alla
discussione mi venne in mente che forse con un po’ di educazione sarei
riuscita a farmi dire qualcosa da lei sul perché di questa storia.
..::*_*::..
Terminai la lezione e
cercai di evitare il più possibile David. Sfortunatamente fu impossibile
e me lo dovetti portare dietro a pranzo.
Stavo quasi per
addentare il mio panino quando…
-Cosa avevi da fare di
tanto importante ieri per non poter uscire?- chiese di botto infrangendo il
silenzio.
Sospirai. Non mi
andava di dire che ero in punizione… sarebbe suonato ridicolo e avrebbe
comunque creato altre domande… ma evidentemente qualcuno aveva già
accennato alla mia situazione.
-Sei in punizione per
caso?- quella domanda fu carica di significati. Lo guardai.
Sospirai di nuovo.
–L’hai saputo da chi questo?-
-Daniel… che a sua volta l’ha saputo
dalla tua amica- disse lui guardandomi curioso. Voleva ficcare il naso non
c’era dubbio. Ma tanto valeva dirglielo, visto e considerato che in
alternativa avrebbe insistito fino a portarmi alla disperazione. Cosa che
volevo per altro evitare.
-Beh si non posso
uscire, i miei me lo proibiscono- risposi secca. Non c’era scritto da
nessuna parte che avrei dovuto dirgli tutto però.
Addentai il mio
panino.
-Perché?-
temevo lo chiedesse.
-Tempo fa ho avuto a
che fare con gente poco raccomandabile e ho rischiato parecchio. Come i miei
l’hanno saputo mi hanno proibito di uscire- risposi vaga addentando di
nuovo il mio pranzo.
Non gli bastava…
doveva per forza continuare –Come li hai conosciuti?-
-Non vedo come possa
interessarti…- risposi irritata dal fatto che un estraneo mi chiedesse
parti della mia vita privata.
-Non avevamo una
scommessa in palio noi due?- rispose lui con un guizzo perfido negli occhi.
-Non era compresa nel
pacchetto la mia vita passata- risposi sorridendo, perfida.
-Ma mi serve per
conoscerti. Avanti che tipo di persone erano? Cosa ti hanno fatto?- continuava
insistente.
Non avrebbe mollato
tanto valeva raccontare la versione abbreviata.
-Inizialmente uscivamo
come compagnia, e a tutti piaceva la magia in generale.. solo che loro erano un
po’ più tendenti a cose poco pulite, io e Ginny
eravamo contrarie. A loro questo non ha fatto piacere e ci hanno allontanate.
Poi presi da un apparente scatto di bontà ci hanno chiesto scusa…
e sono tornati… per cercare di sacrificarci per qualche idea malata delle
loro… li abbiamo denunciati e fine della storia- in realtà avevo
tralasciato mooolti particolari come ad esempio che
volevano ucciderci e che in realtà tentarono anche di screditarci…
se non fosse stato che l’avevamo anticipato.
-Sacrificarci? Vuoi
dire che anche tu sei dentro quel genere di cose….?- questo era quello a
cui non volevo arrivare. Essere accusata di quello che non ero e per cui, tra
l’altro, ero sempre stata fermamente contraria. Non avevo mai fatto nulla
di male se non accendere candele e incensi profumati… ma per gran parte
delle persone che ignorano le cose additano e fanno di tutto un grosso fascio,
senza badare a quello che succede realmente.
-Io non faccio quel
genere di cose! Non paragonarmi a quei mostri!- mi sentivo offesa mi alzai,
così come la mia voce si fece più alta.
-Ehi calma calma… era solo per essere sicuri… anche Daniel
apprezza molto quel genere di cose… e non fa nulla di male…- mi
aveva messo le mani sulle spalle e cercava di farmi sedere.
Cercai di ricacciare
dentro le lacrime di rabbia che bruciavano ai lati degli occhi.
Rimasi in silenzio e
ripresi a mangiare.
-Non mi hai detto del
ciondolo, chi te l’ha regalato?-
E’ proprio un
ficcanaso!
-E’ del mio ex- risposi secca.
-Se devi farmi
innamorare di te non dovresti dirmi certe cose- uno sguardo diabolico lo colse.
Possibile che non riuscisse a pensare ad altro che a quella scommessa?
-E’ un ricordo speciale. E’ importante
per me.- non aggiunsi altro.
-Ci sono delle
parole… cosa c’è scritto?- ficcanaso e pure testardo! Non
capiva quando era ora di smetterla?
-Non credo ti possa
interessare- questa volta era giunto al limite.
-Lo amavi parecchio eh?-
adesso basta!
-Ma possibile che tu
non sappia pensare ad altro che a quella maledetta scommessa!- esplosi non ce
la facevo più.
-Rinuncia e io
smetterò di insistere- disse lui angelico.
-Non sai pensare ad
altro? Sei una persona impossibile! Credi che sia così stupida! So
perfettamente che moriresti piuttosto che ammettere di avere perso!-
Adesso chi mi fermava
più?
-Hai ragione morirei
piuttosto che ammettere di avere perso, arrenditi non hai speranze!- si
avvicinò e mi accarezzò la schiena. Mi irrigidii. Lo sentii
sussurrarmi: -Vieni a letto con me e togliti questo pensiero, tanto è
inutile negare l’evidenza…- le sue parole erano dolci… non
riuscivo a muovermi. Imprecai in decine e decine di lingue assurde. Prese a
baciarmi lungo il collo lentamente
e con tocchi leggeri che riuscivano a farmi rabbrividire.
-Smettila!- lo
allontanai riacquistando il controllo. –Che diavolo ti è preso!-
sapevo di essere rossa, anche se non ero certa del motivo per cui lo ero
diventata.
Lui parve rendersi
conto solo dopo qualche istante di quello che stava facendo e dopo aver fissato
per un minuto abbondante un punto imprecisato dietro le mie spalle raccolse la
sua roba e se ne andò senza proferire una parola.
..::*_*::..
Come era possibile!
Aveva ragione… che diavolo mi era preso! La stavo baciando e accarezzando
senza nemmeno capire il perché!
Mi ero bevuto il
cervello forse? Assurdo, volevo baciarla, la sua pelle, sentivo ancora il suo
sapore.
Era come se avessi
desiderato da sempre assaggiarla. E mi era persino piaciuto.
Aveva quel gusto
dolce, di vaniglia.
Cercai di riscuotermi
da quei pensieri. Pensieri che andavano avanti, vagavano senza fermarsi.
Da quanto volevo e
speravo che lei mi guardasse? La conoscevo da tre giorni! Non era possibile una
cosa del genere!
Fisicamente non era
nemmeno il mio tipo!
Mi lasciai cadere
sulle gradinate che conducevano al quarto piano.
Non ricordo quanto ero
rimasto lì immobile con un gomito appoggiato sulle ginocchia piegate a
fissare il vuoto e a passare la mano tra i capelli ogni volta che ripetevo a me
stesso che non era possibile.
Dovevo essere
impazzito, sicuramente!
Era lo stress prima
degli ultimi esami, avevo quasi terminato, doveva essere quello non
c’è dubbio!
Mi rialzai e ripromisi
a me stesso che avrei rinunciato a quella scommessa! Si sarei andato da lei a
dirglielo! Guardai l’orologio.
Doveva essersene
già andata. Mi diressi alla stazione con la speranza di vederla ma fu
tutto inutile.
Sulla carrozza mi misi
a cercare un posto dove sedermi.
Sentii la sua voce in
un angolo e incrociai lo sguardo di Ginny che fece
finta di non vedermi.
La sentivo parlare dei
professori e decisi di sedermi esattamente nel sedile dietro di lei.
Per non farmi notare
chiesi alla sua amica di far finta di niente.
Alle mie spalle
parlava spedita, come non avevo ancora avuto modo di sentirla, e rideva di
gusto mentre parlava con l’amica seduta di fronte.
Poi prese anche a
parlare della scommessa.
La sentii sospirare.
-Che cosa hai in
mente?- le chiese Ginny, ben consapevole della mia presenza.
-Spero semplicemente
che gli passi di mente e che con il tempo ci rinunci… anche se
però… temo ci vorrà parecchio… oggi continuava ad
insistere…- la sua voce era tranquilla… non era accusatoria.
Il treno era arrivato.
La sentii raccogliere la sua roba per scendere.
Mi passò di
fianco. La vidi impallidire mentre spalancava gli occhi.
Sapeva che avevo
assistito ad ogni cosa che aveva detto.
Per un istante pensai
che non se ne sarebbe fatto nulla.
Ma qualcosa mi spinse
a dire tutt’altro.
-Devo dedurre che ti
arrendi?- sorrisi diabolico.
Mi odiai per questo.
Lei non disse nulla.
Semplicemente si limitò a scendere in silenzio.