Autore: FunnyBunny
Pairing: Onew/OC
Capitoli: 2/?
Desclaimer: Gli
SHINee non mi appartengono ma Key
sì
This
is so much like us,
We fight like we’ll never see each other again
And then become mixed in the soap called love,
Suddenly, all the animosity disappear.
We fight a hundred times,
And our hearts break a hundred times,
But like tangled pieces of string
Our love can’t be pulled apart.
Love’s
Way – SHINee
‘
Passò
una settimana da quel giorno e non rividi gli SHINee. Non che ci fosse
qualcosa
di strano in effetti, e dopo il primo giorno non pensavo già
più a loro, troppo
presa dal lavoro.
Quella
mattina mi ero svegliata particolarmente bene. Era sabato, è
ciò voleva dire
giorno libero, e il sole era alto in cielo, il che mi permetteva di
scattare
ottime fotografie. Ebbi una mezza idea di prendere la metro e dirigermi
nei
distretti marginali -magari in qualche parco- ma lasciai la questione
in
sospeso e andai a fare colazione al bar dove lavorava Jihyun.
Io
e
lei ci eravamo conosciute ad un corso di fotografia in America, due
anni prima.
Fino a quel momento non mi ero mai interessata alla Corea, ma il nome
di quella
ragazza, il suo comportamento, il suo fascino mi portarono a volerne
sapere di
più. Chiesi a Jihyun di insegnarmi il coreano in cambio di
alcuni consigli su
come scattare foto, e lei accettò. Jihyun però
era negata a fotografare, così
mollò il corso quasi subito, ma rimanemmo in contatto e,
stranamente,
diventammo amiche. Dovette tornare in Corea un anno dopo a causa di sua
mamma,
ammalata, ma appena diciottenne feci le valige e la raggiunsi qui, nel
suo
appartamento.
I
primi giorni della mia permanenza lì -quasi due mesi prima-
ero rimasta
scioccata dal fatto che lavorasse in un bar ma potesse permettersi un
appartamento con due stanze e tutti i comfort possibili nel quartiere
più
centrale e lussuoso. Poi capii tutto quando vidi i suoi genitori:
l’emblema
della ricchezza. Non ostentata, semplicemente… ovvia. Il
portamento, il modo di
parlare, i vestiti… decisamente benestanti.
«Buon-
Oh ciao Erin!» Esclamò Jihyun quasi rovesciando il
tè addosso alla persona
seduta al tavolo che stava servendo. Scossi leggermente la testa
sedendomi al
bancone.
«Giorno
Jihyun… mi dai un caffè normale?» urlai
mentre lei era intenta a scusarsi.
«Certo,
arrivo!» esclamò servendo un altro cliente. La
cosa che più odiavo di quel
posto era la carenza di personale: la mia amica e un'altra ragazza
erano le
uniche cameriere, insieme al padrone.
«Tenga
straniera!» le feci una linguaccia e presi il mio
caffè, iniziando a
sorseggiarlo con calma. “potrei andare a fotografare qualche
tempio che…”
«Erin!»
Time out. Quella non era certamente la voce di
Jihyun. Mi voltai di
scatto il capo, trovandomi davanti a niente di meno che Onew,
incappucciato in
una felpa nera per non farsi riconoscere.
Che.
Cavolo. Ci. Faceva. Lì.
«Che
cavolo ci fai qui?!» ribattei sussurrando. Buttai
l’occhio in direzione di
Jihyun. Non aveva ancora notato il ragazzo davanti a me fortunatamente.
«Niente.
Passavo e ti ho riconosciuta» borbottò sedendosi
nella sedia a fianco alla mia.
Incredibile… com’era possibile che si fosse
fermato in quel bar solo per me? E
soprattutto, credeva forse che io volessi parlare con lui? Era uno
sconosciuto,
e non me ne fregava nulla se fosse famoso in tutta l’Asia.
Per me rimaneva solo
un ragazzo troppo, troppo invadente e rompi
scatole.
Mi
spostai velocemente nella sedia alla mia destra, mettendo un
po’ di distanza
tra noi.
«Non
ti conosco, che diavolo vuoi da me?!» sussurrai guardando
Jihyun… «Vattene»
«Dai,
non esse-»
«Dio,
ecco che arriva. Stai zitto e non alzare il viso, per nessuna
ragione.» Jihyun,
servito l’ultimo cliente, si diresse verso il balcone,
guardandomi sorridente. Cercai
di ricambiare, ma tutto quello che riuscii a fare fu una smorfia.
Se
Jihyun avesse riconosciuto quello scemo c’erano due opzioni,
valutai
velocemente. La prima, nel migliore dei casi, consisteva in Jihyun che
urlava
come una pazza e approfittava della macchina fotografica chiusa nella
mia borsa
per farsi un servizio fotografico con lui. La seconda, la peggiore,
consisteva
in Jihyun che urlava come una pazza, si faceva fare un servizio
fotografico con
lui, e lo trascinava nel ripostiglio per fare cose oscene.
Probabilmente
anche Onew aveva capito la situazione, così se ne stava
zitto a testa bassa,
trafficando con il cellulare. Una vocina nella mia testa si chiese come
mai
stessi coprendo Onew, ma la scacciai velocemente, salutando Jihyun, che
intanto
era arrivata davanti a me.
La
verità è che non ne avevo la più
pallida idea.
«Tesoro
chi è quell’uomo che prima ti parlava? Ti stava
importunando?» sussurrò
sporgendosi leggermente verso di me. Lanciai uno sguardo veloce a Onew,
per poi
rispondere con un “No, non ti preoccupare. Era solo uno
scemo” stava per
ribattere facendomi una ramanzina -lo si vedeva dallo sguardo, simile a
quello
di una mamma-, ma un altro cliente la richiamò a un tavolo
dall’altra parte
della stanza.
Aspettai
che si allontanasse, poi mi voltai leggermente verso Onew.
«Ti
conviene uscire, se non vuoi che ti salti addosso. Fra poco
verrà a chiederti
cosa vuoi ordinare» poi, rivolta alla mia amica le urlai di
non aspettarmi per
la cena, e uscii velocemente. Trovai Onew già sulla strada,
ad aspettarmi.
«Addio»
Dissi freddamente dirigendomi verso la fermata dell’autobus.
Ovviamente sentii
i passi di Onew che cercava di starmi dietro.
«Senti,
abbiamo iniziato con il piede sbagliato! Perché-»
«Il
piede era giustissimo, invece!» esclamai
guadagnandomi più di
un’occhiata curiosa dai passanti. «Addio».
Roba
da pazzi. Solo uno con poco cervello avrebbe avuto il…
coraggio? Di venire lì e
salutarmi come se fosse nulla. Non era successo nulla di particolare,
forse, se
non per il fatto che io ero… io. Lo sapeva Jihyun, lo sapeva
il signor Park, la
nostra vicina di casa e la portinaia: con me era meglio non parlare.
Era come
una specie di contratto che stipulavo con ogni persona che conoscevo.
Io non
parlavo con loro e loro non parlavano con me. Come intrappolata in una
bolla,
avevo vissuto così tutta la mia infanzia e la mia
adolescenza.
Jihyun
e il signor Park? Le solite ovvie eccezioni. Ma non avevo voglia di far
aumentare le eccezioni a tre, e chi se ne fregava se
Onew-o-come-cavolo-si-chiama
era famoso.
Alla
fine decisi di prendere il treno e avviarmi appena fuori Seoul, in uno
dei
tanti paesini caratteristici che avevo imparato ad apprezzare. Uscita
dalla
stazione notai con disappunto che il cielo si stava annuvolando a vista
d’occhio.
“E
ti
pareva…”. Il paesino in cui ero scesa era piccolo
e molto caratteristico, ai
piedi di una lunga distesa di colline. Rimanevo sempre sorpresa da come
il
paesaggio coreano fosse variegato: pochi chilometri e si passava da un
paesaggio
fatto di cemento a uno mozzafiato.
Comprai
un po’ di frutta come pranzo da una simpatica signora e mi
incamminai verso una
stradina che portava su una delle colline più alte.
Affaticata, leggermente
sudata e con la borsa che pesava, arrivai in cima mezz’ora
più tardi.
«Meglio
mangiare, prima…» tirai fuori una mela dal
sacchettino, cominciando a guardarmi
intorno. Con la mente analizzai il paesaggio, cercando di immaginarmi
la
composizione perfetta per una foto. Qualche giorno prima il signor Park
aveva
fatto cadere casualmente nella mia borsa un
volantino di un concorso
fotografico a tema libero per fotografi emergenti. Per quanto poco ci
sperassi,
avevo deciso di provare a partecipare. Tirai fuori la mia macchina
fotografica
e iniziai a scattare qualche foto qua e la. Tutte deludenti. Inoltre il
cielo
si stava annuvolando in fretta, e serviva come minimo
mezz’ora per tornare al
villaggio.
«E
che
cazzo. Non ce n’è una decente» imprecai
sedendomi per terra sul mio cappotto
ormai umido. Davanti a me le nuvole coprivano quasi del tutto il cielo,
lasciando solo un piccolo sprazzo di luce, che andava a posarsi flebile
sopra a
una collina. Provai un senso di tristezza guardando quel paesaggio
cupo.
Scattai un’ultima foto a quel paesaggio e poi misi via la
camera, proprio
quando le prime gocce d’acqua iniziavano a cadere sul
terreno.
«Shit. Shit. Shit. Shit. Shit. Shiiit!»
continuavo a
imprecare percorrendo il sentiero il più velocemente
possibile. Nel dizionario,
alla voce “Bagnato” c’era la mia foto, ne
ero sicura.
Arrivata
al villaggio, mi infilai nel primo negozio che trovai aperto. Appoggiai
la
borsa su un tavolino mentre cercavo di scrollarmi via quanta
più acqua
possibile. “Ricordami perché sono venuta qua,
cavolo!” pensai mentre mi sedevo
ad un tavolino. Lì dentro, con il riscaldamento
acceso, l’ambiente era
molto confortevole. Era un bar all’occidentale, con un
balcone e dei tavolini,
ampie vetrate e una tv appesa alla parete.
Il
bar
era deserto, tanto che pensai fosse chiuso, finché una
ragazzina, sui sedici
anni, entrò correndo da una porta e si precipitò
verso il telecomando come se
fosse la sua unica ragione di vita. Non si accorse nemmeno della mia
presenza.
Le sue dita spinsero qualche numero, i suoi incisivi torturarono il
labbro
inferiore finché, partita la sigla di una qualche
pubblicità, si lasciò andare
con un lungo sospiro.
Un
po’
incuriosita mi avvicinai e mi sedetti davanti al balcone. Vidi gli
occhi della
ragazza lanciarmi un’occhiata annoiata per poi cambiare
completamente
espressione una volta riconosciuti i miei tratti occidentali.
«Oh! Oh… ehm…
H-Hi! Ehm…
You are... wet?» la sua
vocina balbettò qualcos’altro, poi sconsolata
preferì chiudere la bocca.
«Parlo
coreano, non ti preoccupare» mormorai. «Avete
qualcosa di caldo? Un caffè o una
cioccolata…»
«C’è
il caffè»
«Ok»
si affrettò verso la dispensa, lanciando alternativamente
occhiate a me e alla
tv.
Nell’attesa
puntai i miei occhi sull’apparecchio sopra alla mia testa.
Non stavo veramente
guardando lo schermo, preferivo di gran lunga vagare con la mente. Una
sigla
che conoscevo bene e un urletto da parte della ragazzina davanti a m,
però, mi
svegliò dalla mia trance.
“Oh,
tutto si spiega!” sorrisi leggermente. Era iniziato Inkigayo.
Si
affrettò a versare il caffè in una tazza, poi
tornò a fissare il televisore.
“Chissà
se c’è Onew…”
NO!
Scossi la testa cercando di scacciare quello strano pensiero. Lo avevo
visto
solo quella mattina, quindi non avrebbe avuto il tempo di andare agli
studi di
registrazione, no? Anche se in effetti… probabilmente
l’avevano registrata.
Però Jihyun ne avrebbe parlato. Non gli ho sentito dire
nulla e…
Oh
insomma!
«Senti…
ehm… per caso in questa puntata ci sono gli…
SHINee?»
«Li
conosci? Certo che ci sono! Non vedo l’ora!» mentre
un gruppo strano faceva la
sua apparizione la ragazza decise di distogliere lo sguardo dalla tv e
posarlo
sul mio.
«No,
ne ho solo sentito parlare… sono bravi?» mi
ritrovai a chiedere.
«Cavolo
se sono bravi! Taemin, quello con i capelli lunghi, è
bravissimo a ballare e
sta migliorando tantissimo a cantare, Minho è un rapper
bravissimo, Key è bravo
sia a cantare che a reppare che a ballare, e… beh, Jonghyun
e Onew hanno due
delle voci più belle che si sentano in giro secondo me! E
poi sono bellissimi!
Secondo me sono più bravi dei 2pm, anche se ovviamente non
sono una hater.
Voglio dire, vivi e lascia vivere no? Concordi con me vero? Vero.
Però vabbè, i
Super Junior non li superano nessuno! Cavolo ma l’hai visto Siwon?
Roba
che gli salterei addosso. Certo, anche Jonghyun non scherza, ha degli
addominali! Anche Onew ha dei pettorali che… wow! Diciamo
pure che tutti sono
fighi. Una volta una ragazza ha detto che Minho non sapeva cantare. Ti
rendi
conto? E allora io gli ho detto che lui era più intonato di
lei e le sue amiche
messe insieme. Voglio dire, come ti permetti? E-»
2pm?
Super junior? Siwon? Cosa?!
«Ehm…
Ok, ok…» cercai di fermarla «Come
ti-»
«Oh
Dio! Eccoli!» il suo urlo mi ruppe i timpani. Indicava con un
braccio il
televisore, mentre saltellava sul posto. Mi doleva ammetterlo, ma era
la
versione più giovane di Jihyun. Non riuscivo a capire cosa
ci trovassero di
così tanto bello in loro, e cosa ci fosse da urlare ogni
volta che comparivano
su uno schermo. Erano umani, no? Belli si, ma umani. Decisi comunque di
starmene zitta e non interrompere la ragazza di fronte a me, che
alternava
momenti in cui urlava ad altri in cui cantava. Senza volerlo i miei
occhi
s’incatenarono allo schermo, osservando curiosa quei cinque
ragazzi che ballavano
e cantavano.
Beh… bravi erano bravi, non c’era niente da dire. Ammisi tra me e me che la voce di Onew era proprio bella. Però… Beh, in effetti non c’era un però. Non c’era nulla nella mia mente in quel momento. E sinceramente mi stava bene così.
-
Note
dell’autore:
Sono
felice
che vi piaccia la storia e la protagonista, non me lo aspettavo! Probabilmente
non vi starà così
simpatica andando avanti, fidatevi…
DICEVO!
Lol, spero che questo capitolo vi piaccia. E la fan girl… XD
Mi sono divertita
un casino a scrivere! La storia non è neanche lontanamente
“iniziata” è ancora
una fase dove non succede pressoché nulla… Spero
non vi annoi!
loverholic_:
Grazie mille,
sono felice che ti piaccia! ^^ Scrivere longfic è un
calvario ;_; grazie al
cielo non sono l’unica!
LaurisChan92:
Spero
non ti deluda! :D
Anche io lo avrei fatto, una figuraccia in più non cambia
nulla visto quante ne
faccio. ._.
Dolloop:
Oddio
sono contenta che
non sia pesante da leggere! Erin. Beh, per quanto riguarda
l’aspetto mi sono
ispirata ad una modella che mi piace tanto, mentre per il carattere e
il
comportamento non prende ispirazione da nessuno, è
inventata. Purtroppo però ho
finito per “darle” alcuni
aspetti del
mio carattere senza che me ne accorgessi, come il fatto che parli a
vanvera
quando è nervosa o l’orgoglio…
Ja
ne~!