Film > Coraline e la Porta Magica
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Autore: Ary_S    27/07/2011    2 recensioni
Momenti, passati e futuri, della vita del Pink Palace. Fruscii, sussurri, bisbigli.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Un anno.                   Fango.

 

 

Dopo aver fatto i compiti, Coraline Jones uscì di casa per una nuova esplorazione.

Era gennaio: i professori, come al solito, erano nervosi per essere indietro col programma e così caricavano i ragazzi di lezione, senza nemmeno lasciar godere loro della poca atmosfera natalizia che era ancora sopravvissuta. In realtà da esplorare c’era rimasto ben poco, quasi nulla. Coraline aveva setacciato ogni luogo vicino al Pink Palace: il giardino dove ora riposavano migliaia di tulipani rossi ( e qualche rapa di Bobinsky) la vecchia rimessa, la stradicciola tortuosa che portava giù in paese, il sentiero alberato che conduceva al… In realtà, da quando lei e Wyborn vi avevano imprigionato la mano dell’Altra Madre per sempre non era mai più andata a visitarlo. Non per paura

 ( o sì?), semplicemente quando ci pensava qualcosa le diceva che poteva fare ben altro, tipo leggere, e così faceva; anche a costo di sopportare i ticchettii delle unghie di sua madre sulla tastiera del portatile. A furia di rimandare e rimandare, era passato un anno senza vedere il vecchio pozzo.

Coraline si ricordò di non aver detto ai suoi genitori che era uscita. Poco importa, ormai conoscevano le abitudini di loro figlia. Non le serviva, né importava più il loro permesso.

Mentre camminava, Coraline si divertiva a seguire con lo sguardo le nuvolette di condensa che le uscivano dal naso salire e dissolversi sopra la sua testa. Stava ben lontana dalla quercia velenosa, che i suoi occhi ( ma soprattutto le sue mani) avevano presto imparato a riconoscere.

Aveva piovuto la scorsa notte, le suole dei vecchi stivali di gomma erano infatti tutti infangati. Si respirava un’aria pungente e pesante, che ti ghiacciava le narici e la punta delle dita. Che postaccio, quello in cui viveva: troppo freddo per stare in manichette l’estate, troppo caldo per nevicare in inverno.

Senza pensarci, aveva imboccato quel famoso sentiero di meli…

Sentì un miagolio familiare dietro di sé .

Silenzioso com’era arrivato, il gatto nero si accostò a Coraline e la salutò rivolgendole una profonda occhiata felina. Lei sorrise e si chinò per accarezzare la testolina del gatto che, deliziato, si strusciò contro le sue gambe. Dopo questo momento di tenerezza, però, l’animale scrutò serio la schiera di alberelli davanti a sé, per poi riservare a Coraline uno sguardo pieno di rimprovero e sorpresa.

  “Oddio! Che stupida che sono! Ho imboccato il viale del pozzo senza che me ne accorgessi, dopo esserci passata mille volte!”

Pensò Coraline dandosi una pacca sulla testa.

Decise sul momento che sarebbe ritornata al pozzo.

<< Guarda che è proprio lì che sto andando. >> Ribatté Coraline al gatto, mettendosi le mani sui fianchi.

<< E non è che mi serva il tuo permesso! >>

Il gatto la guardò con aria stanca, quasi seccata. Scosse la testa e dopo essersi stiracchiato balzò via dietro una roccia, e sparì.

Coraline si chiedeva perché il gatto avesse assunto quello strano atteggiamento.

Beh, certo, quello era un luogo particolare, sinistramente particolare, dove era accaduto un fatto pericoloso e significativo per Coraline, per il gatto e per Wyborn. E per l’Altra Madre.

Ma che secondo Coraline non andava dimenticato.

Raggiunse piano piano il pozzo, canticchiando una di quelle canzoncine assurde di suo padre come fece l’ultima volta, un po’ preoccupata per la mancanza del gatto.

 

 

Un cerchio di funghi rivelava l’entrata del pozzo, celato sotto uno strato di fango.

Coraline, come al solito, non si curò di sporcarsi le mani, una cosa che sua madre le avrebbe sicuramente rimproverato.

Il coperchio del pozzo era rotondo e scuro. A Coraline ricordava tanto quegli orrendi bottoni che coprivano gli occhi dei bambini fantasma, dell’Altra Madre e dei suoi fantocci.

Pensando che lì sotto c’era la mano che l’aveva quasi strozzata la fece rabbrividire.

Bizzarramente però, le fece più paura un’altra di mano, che le si posò sulla testa così d’improvviso.

Sfortunatamente Coraline non poteva tirare a Wyborn le sue calosce, ma lo desiderò tanto.

Se fosse stato un suo compagno di classe questi si sarebbe messo a ridere di fronte agli strilli e agli sproloqui di Coraline; invece Wybie si rattrappì ancora di più, nascondendo il più possibile la testa tra le spalle. Sembrava dispiaciuto… quasi spaventato.

<< Ehi, Jonesy. Scusa se ti ho… beh, fatto paura. Hai visto il gatto? >> disse il ragazzino, guardandosi i piedi.

<< Ceeerto che l’ho visto. Poi se n’è andato. >>

Rispose Coraline con una punta acida nella voce, ancora ansimante per lo spavento.

<< Ah. Beh, io… mi chiedevo che ci facevi qui. >>

<< Ma perché tutti si chiedono perché sono qui?! >> Esclamò Coraline furibonda.

Wybie girò la testa verso di lei.

<< Tutti? >> le chiese, stavolta guardandola dritta negli occhi. Coraline si sentì in trappola.

<< Sì… il gatto... >> farfugliò Coraline dondolandosi su un piede.

<< Forse cercava di avvertirti. >> Le ricordò, con voce debole ma ferma.

Coraline fissò grave il suo… amico? Aiutante? Conoscente? Vicino rompiscatole?

<< Ormai è morta. >> concluse la giovane.

<< Sembra che tu lo dica solo per far piacere a te stessa… come se non ne fossi sicura. >>

Dopo aver detto questo, Wybie fece dietrofront e si avviò lento già per la collinetta.

<< Ehi! Dove stai andando? >> Coraline lo rincorse, ripetendo sempre la stessa domanda alla quale il ragazzino non rispondeva.

Wybie, spazientito, si girò di scatto.

<< Senti Coraline, è in… inutile parlare con te. Lascia perdere. Sei testarda. >>

Sembrò sorpreso da sé stesso. Roteò gli occhi da tutte le parti, tutte tranne verso Coraline. Incrociò le dita, sembrò che farfugliasse qualcosa.

Le guance si erano inscurite.

<<  Scusa. Ciao. >>. Scappò via.

Normalmente Coraline l’avrebbe inseguito, ma era troppo colpita dal comportamento insolito di Wybie.

Udì un rombo di motocicletta in lontananza.

Gettò un’ultima occhiata al pozzo e corse a casa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Puntualizziamo una cosa. Io non amo questo film e questo libro. IO LI VENERO * imita Antoine Ego*.

Lo guarderei sempre. Sarei sempre pronta. E saprei che ne rimarrei sempre affascinata, troverei sempre qualcosa di nuovo. Ok, ora basta coi condizionali.

Questa fanfiction non ha una trama particolare. Sono momenti, passati e futuri. Mi ispiro sia dal libro che dal film. Metto particolari che nel libro non ci sono e viceversa. Ovviamente il particolare più grande, Wyborn, non potevo trascurarlo. E’ adorabile, e serve. Mi ha fatto soffrire scoprendo nel libro che non esiste. E poi è puccioso.

L’ho chiamata Gibberish Song perché i momenti, importanti o meno della vita, sono come sussurri, bisbigli, suoni senza un apparente senso. Le canzoni di Coraline “ Dreaming”, “ Exploration” e quella dei titoli di coda sono scritte in questa lingua inventata, il Gibberish ( che tradotto sarebbe appunto “borbottio”).

Il capitolo l’ho chiamato “Fango” perché si respira un’aria opprimente, appiccicosa, anche sporca in questo capitolo, come il fango: tra la paura nascosta, la rabbia e la sorpresa di Coraline e i comportamenti del gatto e di Wybie. E ovviamente, il pensiero della mano dell’Altra Madre.

Mica è finita qui eh? Non so quanti episodi scriverò… dipende. So solo che non sono sempre incentrati su Coraline, o su Wybie. Darò spazio anche al gatto, a Charlie e alla mamma, a Spink e Forcible, a Bobinsky, alla nonna di Wybie e perché no, anche all’Altra Madre. Alcuni capitoli saranno legati ad altri, anche se non postati in ordine cronologico. Quindi… fate attenzione.

Scusate per le ripetizioni “ Coraline” “ Coraline” “ Coraline” “ Gatto” “ Gatto” “ Gatto” “ Wybie” Wybie” Wybie” ma soprattutto “ Pozzo” “ Pozzo” “ Pozzo” ma in effetti, come potevo chiamare quest’ultimo? Boh. Se leggete il libro di Gaiman vedete che è pieno di ripetizioni. Per “vecchia rimessa” intendo quella specie di capannone vicino al giardino, che nel Giardino Fantastico forma la forcina a libellula di Coraline.

La scena dove Wybie e Coraline chiudono il coperchio del pozzo mi ah sempre ricordato l’eclissi a bottone dell’Altro Mondo, così ho riportato questa similitudine.

Spero che abbiate gradito intanto questo schifo di primo capitolo. L’ho scritto alle due di notte, potete constatare. E che avevo appena visto quel capolavoro di Selick ( SELICK, NON Tim Burton, SELICK) in 3D e… stavo ancora sognando.

Buon salve, signori.

Arys




   
 
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