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Autore: Ivola    27/07/2011    3 recensioni
Nel luogo più bello del mondo. E’ lì che crede di essere una ragazza ormai senza speranza e senza più un appiglio.
Ma chi è lei in realtà? E’ davvero ciò che sembra o è solo... una leggenda?
{Terza classificata alla Dodicesima Edizione degli Original Concorsi di Eylis: La Sorgente e... Lui}.
Genere: Sentimentale, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leggenda d’acqua



 
La luce si rifletteva placida nello specchio d’acqua.
I colori erano dieci volte più brillanti in quella lucente radura incontaminata; persino i suoni – quei pochi percettibili – parevano più dolci e allegri, come il canto di un usignolo.
Le fronde degli alberi nascondevano la piccola cascata generata tra le rocce e nell’aria c’era profumo di una fresca primavera.
La snella ragazza che bagnava i piedi nel laghetto si inebriò di quel luogo, lo sentiva dentro di lei; si sentiva come a casa. Si svestì dei suoi inutili indumenti e, senza esitare, si immerse lentamente, godendo appieno del gelo che si impossessava con prepotenza delle sue membra.
Dopo essere arrivata al centro della sorgente, e quindi nel punto più profondo, si rilassò con un lungo sospiro.
Sentiva i piccoli pesciolini giocare con le sue dita dei piedi, provocandole diversi risolini divertiti; non badava più ai brividi che si facevano strada ripetitivamente lungo la sua bianca schiena, all’andatura tremolante che avevano assunto braccia e spalle. Era, forse, nel luogo più bello del mondo. Perché sprecare quegli attimi di pura tranquillità?
Nuotò fin sotto la cascata.
I lunghi capelli color grano le si appiccicarono gelidi alla testa e alla pelle candida, facendola gemere lievemente.
Poi, si immerse del tutto, per guardare il mondo che si nascondeva sotto di lei.
Sotto l’acqua, si rannicchiò in posizione fetale, in modo che il moto della corrente generata dalla cascata le facesse fare delle piccole capriole.
Scese ancora più giù, nuotando come un’abile delfino nuota nell’oceano, ammirando e stupendosi come una fanciulla di tutte le meraviglie che popolavano quella piccola porzione di mondo.
Creature che non aveva mai avuto il piacere di vedere sfrecciavano veloci al suo passaggio, spesso rannicchiandosi in una tana non visibile tra le pietre o tra le fluenti piante subacquee.
Attorno a lei era tutto sconosciuto, a parte i suoi capelli che ondeggiavano continuamente, quasi come per proteggerla e ricordarle che al di fuori di quella meraviglia esisteva un’altra realtà. Più dura e crudele, dove uomini codardi si nascondevano come quei pesciolini o, se forti e valorosi, combattevano per i loro ideali.
A quella riflessione, la ragazza risalì in superficie, conscia comunque che necessitava di ossigeno.
A quale categoria apparteneva, lei?
Di sicuro, non ai valorosi, se era lì a nascondersi dal mondo e dai suoi problemi.
E Lui, Lui, a che categoria apparteneva?
Lacrime lente e gelide le solcarono la guance arrossate.
Oh, Lui sì che aveva combattuto.
Ed era morto per lei e lei soltanto. Non aveva potuto fare niente per salvarlo. Perché quando l’aveva trovato era già troppo tardi.
Un colpo di spada, uno soltanto, aveva tolto la vita al più grande dei suoi amori.
L’aveva seppellito lì nel bosco, nel loro bosco, dove si erano incontrati la prima volta.
L’aveva protetta. Dalle ingiustizie e dalle malelingue.
“Voi non siete una strega”, le aveva detto, con un amabile sorriso, all’ombra di una grande quercia dove solitamente lei desiderava rintanarsi. Erano da poco scappati da un gruppo di feroci soldati.
Eppure, nonostante la continua fuga, le davano tutt’ora la caccia. Per purificarla.
Per abbatterla.
Per annientarla completamente.

Ma, intanto, l’avevano già fatto uccidendo colui che l’aveva protetta, aiutata e amata.
Cosa restava di lei? Solo la sua innocenza di ragazza che si era rintanata nel folto di quel bosco.
Eppure sorrise, senza volerlo.
Quello era il loro posto e lei vi sarebbe rimasta per sempre.
Percepì dei rumori diversi dal solito. Stridii di metallo; li conosceva fin troppo bene: spade.
L’avevano trovata.
La stavano spiando, dunque; erano in cinque, armati. Ma non l’avevano ancora presa, forse perché godevano della vista del suo corpo sinuoso, pensando che si sarebbero pentiti nello spegnere il candore che lo pervadeva.
La sua soffice pelle ebbe un altro tremito e, nel guardare quegli assassini, sorridette quasi con malignità.
Con una lentezza esasperante, quegli uomini si contorsero sul terreno sino a mutare in delle forme indistinte.
Quelle forme divennero animali, mammiferi. Cervi.
Corsero con le loro quattro, veloci zampe, scappando, inoltrandosi nell’inverno.

Perché solo attorno a lei rimase quella tenera ed eterna primavera a farle compagnia.









Note d'autrice:
Questa storia - tanto sudata, credetemi! - è stata scritta per la Dodicesima edizione degli Original Concorsi di Eylis: "La Sorgente e... Lui", classificandosi terza.


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E' ispirata alla leggenda di Diana e Atteone. Secondo essa, quest’ultimo segue la dea quando ella fa un bagno in una sorgente e lei, scoprendolo, lo trasforma in un cervo. Ovviamente questo scritto è solo ispirato, è veramente diverso dalla leggenda in sé per sé. E’ ambientata nel Medioevo, quando, per futili ragioni le ragazze venivano condannate a morte perché considerate “streghe”. Ma la protagonista ha davvero qualcosa di strano… vero?
Spero vi sia piaciuta ^^

Ivola (Soul'sLullaby sul Forum :D)
   
 
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