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Autore: Querthe    28/03/2006    2 recensioni
Poesiola o filastrocca che vogliate. Ammetto che la qualità è bassina, ma mi sono divertito a scriverla. Per la cronaca un entavir è una croce greca tridimensionale a 6 bracci.
Genere: Fantasy, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La torre di Graiadir guardinga si ergeva

A difesa del popol che tranquillo viveva

Ignaro del nemico che invidioso di quello,

Agli abitanti della rocca tendeva un tranello.

Un viandante una notte venne ospitato

Non sapendo che ai trolls aveva giurato

Obbedienza e lealtà in cambio di oro

Se li avesse condotti nella torre al tesoro.

L’uomo sapeva cosa cercare

Un entavir d’oro doveva trovare

Toccato, in un tempo lontano,

Dal drago bianco con la sua mano.

Magici poteri possedeva il gioiello

Ma non interessava al nemico che quello

Di donare, al possessore del talismano,

Di guardare nel tempo vicino e lontano.

Avrebbe potuto così vedere

Cosa in futuro doveva accadere.

Resin fu quindi ospitato

Senza che nessuno avesse pensato

Che con sé quell’uomo portava rovina.

Accolto fu da madamigella Marvina,

Figlia del signore della rocca perenne,

Ma, fu per tutti un mistero,

Appena lo vide, la fanciulla svenne.

Unanime fu delle ancelle il pensiero,

Che dello sconosciuto ella si era invaghita.

Ah, l’ingenua servitù della torre

Crede che un’occhiata di sbieco gettata

Basti ad amor che subito accorre.

 

Velocemente fu portata alle sue stanze,

Mentre il signore ordinava le danze

E il pranzo e la festa, tutto in onore,

Come era d’usanza, del viaggiatore,

Che come figlio di un nobile si era spacciato,

Avendo a un ricco mercante le vesti rubato.

Solo Marvina dovette mancare

Un malanno a letto la costringeva a restare.

La danza locale, la baraonda

Risuonavan dall’una all’altra sponda

Delle stanze, della torre, dell’intero boschetto

Che circondava la zona e dei trolls nascondiglio perfetto.

Resin colse al volo l’occasione

E sparì dalla vista cercando un balcone

Dove lanciare il nefasto segnale

Affinché i nemici compissero il male.

La luce di una torcia il buio squarciò

Cadde dal balcone, sul terreno si spaccò:

Il segnale era dato, bisognava sbrigarsi

E niente o nessuno doveva insospettirsi.

Dal bosco i nemici uscivan veloci

E dagli sguardi si capiva che eran feroci.

Si poggiavano scale, volavan rampini,

Trenta e più mostri violavan le mura.

I passi di Resin risuonavan sui freddi scalini,

Di una presenza inquietante aveva paura.

Mentre apriva il portone ai nemici

La guardia dov’è? si domandava.

Nella sala da ballo tutti felici

Pochi eran svegli, la maggior parte dormiva.

 

I mostri volevano sangue da bere

Ma nei corridoi nessuno si fece vedere.

Furibondi, sbavando seguivano il vile

Che per l’oro si mostrava gentile.

Questi li guidò per tunnels tortuosi

Chiedendosi dov’erano tutti i virtuosi

Che per la salvezza della torre vetusta

Avrebbero sopportato di tutto, anche la frusta.

Aveva paura, non lo poteva negare

Mentre cercava al tesoro d’arrivare.

Qualcosa o qualcuno lo spaventava,

Anche se di preciso cosa non lo sapeva.

Le indicazioni seguiva di una vecchia mappa

Anche se per orientamento era una schiappa:

Per la terza volta si infilava in una stanza

Mentre i suoi compagni non avevan pazienza.

Giunse infine davanti alla porta agognata

Ma quando la aprì cercando la ricchezza sognata

Un’amara sorpresa gli si parò davanti:

Marvina e una decina armati fino ai denti.

Ma non eri a letto ammalata?

Guardando nell’entavir fui fortunata

Ho visto di un furfante il vile tranello

E in anticipo la difesa ho preparato.

Ogni mostro non ebbe altro tempo che quello

Di vedere la spada di chi lo aveva attaccato.

Di Resin di diventar ricco la premura

Non bastò a farlo vivere un’altra ora.

Così la torre rimase sicura

Per cento anni e tanti ancora.

   
 
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