La torre di Graiadir guardinga si ergeva
A difesa del popol che tranquillo viveva
Ignaro del nemico che invidioso di quello,
Agli abitanti della rocca tendeva un tranello.
Un viandante una notte venne ospitato
Non sapendo che ai trolls aveva giurato
Obbedienza e lealtà in cambio di oro
Se li avesse condotti nella torre al tesoro.
L’uomo sapeva cosa cercare
Un entavir d’oro doveva trovare
Toccato, in un tempo lontano,
Dal drago bianco con la sua mano.
Magici poteri possedeva il gioiello
Ma non interessava al nemico che quello
Di donare, al possessore del talismano,
Di guardare nel tempo vicino e lontano.
Avrebbe potuto così vedere
Cosa in futuro doveva accadere.
Resin fu quindi ospitato
Senza che nessuno avesse pensato
Che con sé quell’uomo portava rovina.
Accolto fu da madamigella Marvina,
Figlia del signore della rocca perenne,
Ma, fu per tutti un mistero,
Appena lo vide, la fanciulla svenne.
Unanime fu delle ancelle il pensiero,
Che dello sconosciuto ella si era invaghita.
Ah, l’ingenua servitù della torre
Crede che un’occhiata di sbieco gettata
Basti ad amor che subito accorre.
Velocemente fu portata alle sue stanze,
Mentre il signore ordinava le danze
E il pranzo e la festa, tutto in onore,
Come era d’usanza, del viaggiatore,
Che come figlio di un nobile si era spacciato,
Avendo a un ricco mercante le vesti rubato.
Solo Marvina dovette mancare
Un malanno a letto la costringeva a restare.
La danza locale, la baraonda
Risuonavan dall’una all’altra sponda
Delle stanze, della torre, dell’intero boschetto
Che circondava la zona e dei trolls nascondiglio perfetto.
Resin colse al volo l’occasione
E sparì dalla vista cercando un balcone
Dove lanciare il nefasto segnale
Affinché i nemici compissero il male.
La luce di una torcia il buio squarciò
Cadde dal balcone, sul terreno si spaccò:
Il segnale era dato, bisognava sbrigarsi
E niente o nessuno doveva insospettirsi.
Dal bosco i nemici uscivan veloci
E dagli sguardi si capiva che eran feroci.
Si poggiavano scale, volavan rampini,
Trenta e più mostri violavan le mura.
I passi di Resin risuonavan sui freddi scalini,
Di una presenza inquietante aveva paura.
Mentre apriva il portone ai nemici
La guardia dov’è? si domandava.
Nella sala da ballo tutti felici
Pochi eran svegli, la maggior parte dormiva.
I mostri volevano sangue da bere
Ma nei corridoi nessuno si fece vedere.
Furibondi, sbavando seguivano il vile
Che per l’oro si mostrava gentile.
Questi li guidò per tunnels tortuosi
Chiedendosi dov’erano tutti i virtuosi
Che per la salvezza della torre vetusta
Avrebbero sopportato di tutto, anche la frusta.
Aveva paura, non lo poteva negare
Mentre cercava al tesoro d’arrivare.
Qualcosa o qualcuno lo spaventava,
Anche se di preciso cosa non lo sapeva.
Le indicazioni seguiva di una vecchia mappa
Anche se per orientamento era una schiappa:
Per la terza volta si infilava in una stanza
Mentre i suoi compagni non avevan pazienza.
Giunse infine davanti alla porta agognata
Ma quando la aprì cercando la ricchezza sognata
Un’amara sorpresa gli si parò davanti:
Marvina e una decina armati fino ai denti.
Ma non eri a letto ammalata?
Guardando nell’entavir fui fortunata
Ho visto di un furfante il vile tranello
E in anticipo la difesa ho preparato.
Ogni mostro non ebbe altro tempo che quello
Di vedere la spada di chi lo aveva attaccato.
Di Resin di diventar ricco la premura
Non bastò a farlo vivere un’altra ora.
Così la torre rimase sicura
Per cento anni e tanti ancora.